Mio figlio va alla scuola d’ infanzia paritaria delle suore. All’ inizio dell’anno, oltre 30 euro dell’iscrizione, le suore chiedono pure una somma di 20 euro per l’ assicurazione (di cui dicono 10 euro x i bimbi e 10 euro x le persone estranee alla scuola). Posso chiedere alle suore di visionare la polizza? Questo perchè mi sembra strano che persone estranee all’ istituto siano coperte dall’assicurazione…
Si tratta di una situazione in fondo assai banale, anche se naturalmente da considerarsi con tutto il rispetto dovuto alla sensibilità di ognuno, ma che offre occasione per alcune riflessioni più interessanti sulla strategia da adottare nella gestione dei problemi legali.
Qui infatti è sbagliata l’impostazione strategica di base, il modo di muoversi e di porsi in un caso del genere.
L’errore consiste nel preoccuparsi della possibilità di richiedere una cosa ancor prima di essersi trovati di fronte ad un diniego.
Nella gestione dei problemi legali, la fumosità e le ipotesi vanno ridotte al massimo, per ridurre ulteriormente all’osso la situazione, in modo da arrivare ad occuparsi della sola «polpa» del problema, perché tutto il resto è letteralmente fatica sprecata.
Sfortunatamente, la maggior parte della gente è convinta, quando si trova a dover gestire aspetti legali nella propria vita, di dover fare riferimento a «quello che è giusto».
In realtà, si tratta di un approccio sbagliato e spesso dannoso.
E, soprattutto, in molti casi è impraticabile.
Esattamente come in questo caso: seriamente uno dovrebbe andare a studiarsi il codice della privacy e la legislazione scolastica per capire se un documento del genere è ostensibile o meno?
Il fatto è che, quand’anche un bravo e preparato giurista, magari un avvocato che lavora a 300€ all’ora, andasse a fare questo approfondimento, nemmeno ne uscirebbe probabilmente con una risposta univoca, perché sul tema probabilmente la legge non è chiara, o non affronta esplicitamente il problema, c’è un contrasto giurisprudenziale o una difficoltà interpretativa.
Quindi che senso ha questo dal punto di vista strategico?
Nessuno.
Il fatto è che nella trattazione dei problemi legali, e questo vale anche per problemi molti più gravi di una banalità come questa, bisogna fare non «quello che è giusto» ma «quello che conviene».
I problemi legali sono, appunto, problemi, non sono «diritti», come vi hanno convinto a pensare.
Vi dò una notizia molto importante: se avete un problema legale, avete un problema, esattamente come chi ha un raffreddore sta male e non ha un «diritto alla salute», ma solo il naso pieno di merda.
L’unica cosa davvero giusta da fare quando si ha un problema è definirlo, risolverlo, superarlo, in qualche modo, per poi dedicarsi alla parte bella della vita, alle cose belle che nonostante tutto ci sono per ognuno di noi.
Lasciate che reiteri il concetto.
Non dovete fare «quello che è giusto», dovete fare quello che vi consente di definire questo problema e archiviarlo definitivamente con il minimo sacrificio e la massima rapidità possibile.
Anche ad esempio – e qui mi riferisco a tanti altri casi – a costo di pagare dei soldi a gente che non se li meriterebbe affatto, soldi che però vi consentono di «comprare» la vostra serenità e allora sono in fondo ben spesi.
Un bravo avvocato dunque che si dovesse trovare a gestire il problema della nostra lettrice non le proporrebbe ovviamente uno studio di approfondimento sulla legislazione in materia di privacy al fine di ricostruire lo stato dell’arte del diritto sul punto, ma le consiglierebbe semplicemente di smettere subito di lambiccarsi con dubbi inutili e fare senz’altro una richiesta di copia della polizza, oralmente presso la segreteria, oppure tramite raccomandata a/r o posta elettronica certificata.
Solo successivamente, e solo in caso di diniego, approfondendone le eventuali motivazioni, si potrà, se del caso, andare a valutare i profili giuridici della situazione.
Ma non ha il minimo senso farlo prima, quando il problema in realtà non esiste, non esiste nessun problema di cui sia possibile anche solo parlare, perché nessuno ha mai negato l’ostensibilità di questo documento.
Quindi, chiedete e vi sarà dato… Come dicono anche le Scritture, cui le suore dovrebbero pur essere sensibili…
Se non sarà così, potrete provare a rivolgervi ad un avvocato.
Fino a che non ci saranno problemi, lasciate stare il diritto e le curiosità, il diritto non è affatto uno strumento per i curiosi, ma uno strumento che gronda lacrime e sangue, cui pensare di ricorrere solo in casi estremi.
3 risposte su “Problemi legali: fare quel che conviene, non quel che è giusto.”
Qui sei stato sublime!
come ti condivido, cerco spesso di farlo capire ai miei clienti che puntualmente… mi prendono per una che :”non sa le cose”/ “non ha le palle” / “non ha voglia di fare questo lavoro” e via dicendo! non capiscono proprio quando uno onesto li vuole aiutare!
solo un appunto Tiziano: quei 300,00 euro all’ora… e chi li ha mai nemmeno sognati?!
Grazie. Sì, il problema è proprio questo, che spesso gli assistiti non lo capiscono.
Accidenti,è proprio vero(purtroppo)…il diritto è uno strumento che gronda lacrime.E’ molto scoraggiante e solo un avvocato onesto ha il coraggio di ammettere questa triste realtà.Molti avvocati usano la parola diritto in senso contrario dicendo:questo è il suo diritto e noi faremo di tutto per salvaguardarlo.Peccato che dietro queste parole potrebbero nascondersi vere e brutte sorprese:spese illimitate,speranze deluse e ,spessissimo,alla fine una grande “sconfitta” e tante,tante lacrime. E non bisogna scordarsi che viviamo in un paese dove la bilancia della giustizia si è rotta da parecchio tempo….
Mi sto facendo sotto per circa 30.000 euro ,per 10 euro dormirei senza porsi un problema ma…è giustissimo chiedere,informarsi giusto per togliersi un dubbio! Marghy