La prima cosa che ho intuito quando ho iniziato a fare l’avvocato è che la più importante e fondamentale sfida di ogni legale, assolutamente necessaria e che viene prima di ogni altra, è quella di diventare da un lato capace al massimo grado di interagire con la burocrazia, conoscerla a fondo e capirne le logiche anche più intime, senza però dall’altro vendersi neanche di un millimetro ad essa, restando umano, umano, umano al 100%.
Proprio questa infatti è la funzione dell’avvocato: prendere per mano una persona e guidarla attraverso i corridoi di quei castelli kafkiani che sono i tribunali non solo italiani ma di ogni stato al mondo. Fare da intermediario tra le istanze degli individui e la grande e stolida macchina giudiziaria. Un apparato nato per scongiurare il ricorso alla violenza fisica, ma che spesso finisce semplicemente per sostituire, a quel tipo di violenza, una violenza di altro tipo: quella di sentenze magari perfette in diritto, ma ingiuste nella sostanza, da cui derivano conseguenze inique e gravi per le parti.
Per fare questo, bisogna capire la logica del diritto e della giustizia con una resistenza assoluta e spietata a farsene contaminare, conservando intatta tutta la propria umanità, mettendo sempre il cuore davanti a tutto, con il cervello e la consapevolezza a fare, a loro volta, da guida.
Se mi volto indietro, o mi soffermo a guardare quello che faccio, mi pare questa sfida di averla vinta, sia per lo stile con cui faccio questa professione, sia per i contenuti, che sono spesso quelli di consigliare i miei clienti di fare tutto il possibile per evitare il ricorso alla giustizia, cercando piuttosto soluzioni alternative, anche a costo di fare compromessi e questo anche quando loro questo non vorrebbero sentirselo dire (ecco come un avvocato deve usare le famose palle, a mio modo di vedere).
Ricordiamoci sempre che il diritto è uno strumento dell’uomo, se l’uomo diventa strumento del diritto – e io l’ho visto accadere davvero molto, troppo spesso – allora c’è qualcosa nel profondo che non va.
2 risposte su “Restare umano: il primo dovere di un avvocato.”
Dopo tre sentenze di stile omertoso, sarei felice di conoscerla personalmente, anche per avere il suo aiuto in due cause ancora pendenti da tre anni, e che corrono lo stesso rischio di sentenze assurde.
Grazie di cuore da un suo affezionato lettore.
Grazie a te, evviva noi.