cosa dispone la legge se il figlio maggiorenne non può dimostrare la serietà dei propri progetti di vita professionale in quanto il presupposto di partenza è che non debba esserci, a monte e secondo i genitori, alcuna pretesa di mantenimento universitario poiché sarebbe responsabilità del figlio e non del genitore? Mi spiego: cosa dispone la legge se l’humus culturale dei genitori si fonda sull’idea che i figli a 18 debbano andare via da casa sebbene studenti liceali ed universitari eccellenti ? Un principio educativo, cioè, può sopravanzare il diritto al mantenimento e all’istruzione del maggiorenne, laddove il figlio si sia diplomato con il massimo dei voti e presenti una media altissima agli esami, ma proceda lentamente poichè costretto a lavorare per sostenersi, in quanto “colpevole” per aver accampato la “pretesa”? Può il figlio essere obbligato ad abbandonare gli studi poiché messo continuamente in difficoltà economica e per scelta genitoriale?
Così non si capisce quasi niente.
Come ho detto dozzine di volte, quando si pone una domanda ad un professionista, che sia un avvocato, un notaio, ma anche un medico, un geometra o qualsiasi altro, bisogna limitarsi ad esporre i fatti, e il problema relativo (cioè quello che, di questi fatti, non ti va bene), lasciando qualsiasi valutazione più generale a lui. Nessuno entra dal dottore pretendendo di fare disquisizioni sulla scienza medica, ma si limita a dire dove gli fa male, quali sono i sintomi, e cosa vorrebbe cambiare della sua situazione.
Considerate le difficoltà anche solo di articolare correttamente una domanda di questo genere, ti consiglierei di andare a parlare con un avvocato di persona, acquistando una consulenza.
In generale, si può solo dire che la mentalità dei genitori è tutelata sino ad un certo punto, nel senso che qualora la stessa dovesse scontrarsi con i principi fondamentali della legislazione italiana e soprattutto della costituzione, che contiene regole significative in materia di filiazione, così come anche «lette» dalla giurisprudenza costituzionale, ebbene in quel caso sarebbero ovviamente prevalenti le disposizioni di legge, anche per l’interesse generale a che la società venga condotta con una certa omogeneità, sia pure nel pluralismo generalmente concesso alla popolazione.
Ovviamente, come è stato giustamente detto, per il governo della famiglia e dei figli il diritto è uno strumento molto limitato, per cui si devono valutare strumenti di intervento diversi come la mediazione e il ricorso ai servizi sociali, se del caso.
Come accennato, ti consiglio di andare a parlarne appena puoi con un bravo avvocato sensibile alle tematiche familiari e in grado di padroneggiare strumenti alternativi come quelli che ti ho indicato e magari altri.