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Avvocati: sono una casta?

«Gli avvocati sono una casta».

È una delle convinzioni più diffuse. Sono 22 anni che me la sento ripetere e chissà quante altre volte ancora mi capiterà, probabilmente per sempre.

Vera o falsa?

Parliamone. Può essere utile per capire meglio la realtà che ci circonda, una circostanza, a sua volta, sempre utile per vivere meglio.

Per aversi una casta, è indispensabile che ci sia almeno un privilegio, cioè una posizione di favore di cui una certa categoria, per il solo fatto di essere tale, gode.

Si può leggere infatti nella definizione del termine della Treccani quanto segue:

casta s. f. [dallo spagn. e port. casta, propr. «(razza) casta, pura», che è dall’agg. lat. castus «casto»]. – 1. Gruppo sociale chiuso e per lo più endogamo, i cui membri sono uniti da comunanza di razza, di nascita, di religione o di mestiere; in partic., ciascuno degli strati in cui, fin dall’antichità, era divisa la società indiana. 2. Per estens., spec. con senso spreg., classe sociale, ordine di persone che si considera, per nascita o per condizione, separato dagli altri, e gode o si attribuisce speciali diritti o privilegi: la c. degli aristocratici, la c. sacerdotale, la c. militare; ritenersi appartenente a una c. privilegiata.

A questo punto, per rispondere alla nostra domanda, bisogna vedere quali sono i privilegi di cui una persona godrebbe per il solo fatto di appartenere alla categoria degli avvocati, categoria per entrare nella quale non bisogna avere diritti di nascita, ma si deve seguire un percorso di studio ed un esame di abilitazioni ai quali sono ammessi tutti, che sono aperti a tutti (non c’è nemmeno il numero chiuso).

Orbene, io non saprei dire quale potrebbe essere questo privilegio.

Va bene, magari io sono in conflitto di interessi e forse non vedo i vantaggi di cui godo. Proprio per questo, ho sempre chiesto a coloro che sostenevano, in privato o sui social, che gli avvocati fossero una casta, quale o quali sarebbero i privilegi di cui godremmo.

Nessuno è mai stato in grado di indicarmene nemmeno uno. Una volta, una simpatica amica dei social, che poi è diventata anche cliente dello studio, mi ha detto che in effetti, sì, non ce n’era nessuno, ma noi eravamo una casta lo stesso.

La realtà è che non c’è nessun privilegio.

Noi avvocati paghiamo le tasse come e nella stessa misura di qualsiasi altro imprenditore o libero professionista. Può darsi che ci sia qualcuno che fa del nero, sicuramente, ma ciò avviene in tutti i settori economici, a partire dalla Apple corporation, che tutti amate, fino all’ultimo ciabattino di provincia. Non c’è affatto una disposizione di legge che dice che l’avvocato, ad esempio, paga il 5% in meno di tasse, o che può tenersi in tasca la sua IVA. Anzi, noi paghiamo anche la nostra cassa, per un ulteriore 10% di «tassazione» sul nostro reddito, esattamente come qualsiasi altro lavoratore.

È vero che, se ci capita un problema legale, possiamo assisterci da soli, almeno nel civile. Ma questo non è affatto un privilegio, è la stessa condizione in cui si trova un meccanico quando gli si guasta l’auto, un idraulico quando deve fare la pulizia della caldaia. È un vantaggio che deriva dal fare un mestiere piuttosto che un altro. Chiunque oggigiorno può diventare avvocato se ci tiene tanto ad assistere se stesso in alcune cause… Quando poi dovrà fare la pulizia annuale della caldaia però dovrà rivolgersi ad un tecnico autorizzato, esattamente come faccio io tutti gli anni.

Non è nemmeno vero che l’assistenza legale obbligatoria sia un regalo fatto alla nostra categoria e, di conseguenza, un privilegio. Le persone sfornite di un minimo di preparazione giuridica ed esperienza sul campo giudiziario non hanno la minima idea, la benché minima e più lontana idea di come si gestisce un processo anche molto semplice, sia in diritto sia, ciò che è più grave, a livello strategico. Farebbero molti meno danni a mettersi a riparare in proprio un’automobile o una caldaia, e dico questo con la consapevolezza dei danni che si potrebbero produrre con interventi sbagliati in questi ultimi due ambiti. La realtà è che il sistema giudiziario richiede, per accostarvisi, l’assistenza di un tecnico, che è indispensabile di fatto prima che di diritto. La legge la richiede non a protezione degli avvocati, ma degli utenti del sistema giustizia e del sistema giustizia stesso. Uno può dire quello che vuole ma è così. Ne parlo più diffusamente in questo precedente post, alla cui lettura rimando.

Un’altra stronzata gigantesca, connessa a quella di cui stiamo parlando, è quella per cui «il Parlamento è pieno di avvocati, per forza che si fanno le leggi a loro favore!!1!», che contiene in realtà due inesattezze.

Innanzitutto, come abbiamo visto, non esiste una legge a favore degli avvocati: invito espressamente tutti i lettori del post a lasciare, nei commenti, l’indicazione degli estremi di una legge che costituisca un privilegio a favore di chi appartiene alla categoria degli avvocati per il solo fatto di appartenervi. Anche perché finalmente potrei magari approfittarne…

Ma soprattutto in Parlamento non c’è neanche un avvocato vero! Quelli sono politici, quella è gente che non ha mai messo piede in un tribunale un giorno in vita sua.

Gli avvocati veri sono gente che si alza tutte le mattine per andare al lavoro, vede clienti, cerca di risolvere problemi, qualche volta ci riesce, non fa vita di partito, non abbassa la testa tanto da farsi eleggere in un Parlamento di nominati come quello che abbiamo oggigiorno in Italia. Io vi dico che in Parlamento non c’è un avvocato che sia uno, contrariamente a quanto pensa la testa fresca di tanta gente. Scusate bene, ma l’avvocato Agnelli secondo voi nel corso della sua vita ha lavorato per la categoria degli avvocati, di cui faceva parte solo nominalmente, o per la FIAT? Gli avvocati veri sono altri, sono Fulvio Croce ad esempio, una figura che infatti non conosce nessuno – andatevi a leggere la sua storia su wikipedia. C’è un po’ di differenza.

Ecco il mio punto di vista sul tema.

Ora lascio alla generalità del pubblico di raccogliere la mia sfida e di dimostrare che ho torto, indicandomi le leggi o i vantaggi di cui godiamo noi avvocati

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

11 risposte su “Avvocati: sono una casta?”

Il problema semantico è proprio del linguaggio parlato, della parola, e l’inapropriatezza dell’uso quotidiano di una parola si moltiplica con la sua diffusione e la conoscenza e la superficialità di chi ne fa uso. Non mi radicherei sul termine “casta” ma su ciò che parte della popolazione recepisce e esperienza della categoria degli “Avvocati” (personalmente li nominerei ‘Responsabili della difesa’, come cambierei tutti Commercialisti, etc., per esempio, “Ministro dell’economia” in ‘Responsabile dell’economia’ ). Se sei “Avvocato” un impiegato pubblico ci pensa tre volte prima di mandarti a cagare, e se ti crede un Avvicato si prodiga ben diversamente e con altro trattamento. Se sei “Avvocato” polizia, carabinieri, guardia di finanza, non ti prendono ne a ceffoni ne ti raggirano con le parole venendo meno al loro dovere, i diritti del cittadino, le leggi. In questo momento storico, nello stato italiano di oggi ma sempre più anche nel resto del mondo occidentale (corruzione e deviazione delle istituzioni, mercati economici illeciti grandi quasi, o forse più grandi di quelli ufficiali, immigrazioni, un’ identità delle classi sociali cambiata a tal punto da far dire a qualcuno che il potere di acquisto è cambiato (già, si fa fallire una nazione,morire di fame famiglie, per esibizionismo di ricchezza: scusate, Hitler nella sua follia voleva comandare e governare il mondo.) il fallimento dell’istruzione sull’ignoranza, sull’ingenuità e sulla credenza, creando un bacino di servilismo reverenziale per sopravvivenza (che prima o poi qualcuno dirà “dategli le brioches se hanno fame”); demagogia, populismo. Che quella italiana è un’ “economia di relazione” (anche quella mafiosa); burocrazia (di convenienza) esponenziale dove i preposti diventano persone di (abuso di) potere; un sistema rigido di referenzialità che si coprono a vicenda e costruiscono verità per proprio conto)
un “titolo”, anche quello, di avvocato è un’ “Autorità”, è un privilegio, se non ufficialmente, nella vita ufficiosa, quella vera di tutti i giorni.
Non si negano interventi disciplinari dei distretti ma non è possibile sapere quanti esposti vengono insabbiati per convenienza della categoria. La delega di legge agli ordini professionali un grave errore, ne ha sminuito l’etica e la deontologia, e lasciato margini a ben altro.
Che molti avvocati in parlamento non siano mai entrati in tribunale non vuol dire che non abbiano relazioni con la categoria. Ritengo difficile che molti responsabili di questo “sistema”/”regime” d’illegalità creatosi in Italia non debbano piaceri alla categoria che gli perfeziona il sistema, la cricca, l’inciucio, la truffa, l’escamotage a regola di legge. Se le leggi in Italia sono quelle che sono, le università e 250.000 avvocati hanno più di una responsabilità, quanto meno il silenzio e l’inerzia.
Il nero, la non fatturazione di un avvocato è molto più grave di quella del “bottegaio”: il cliente non potrà dimostrare la responsabilità del danno derivato.
Il tema delle lobbies è più che attuale, proprio dell’evoluzione dei sistemi democratici occidentali. Ciò che stanno facendo gli ordini territoriali nei confronti dei cittadini ha una ponderazione scientifica a vantaggio della categoria, e non mi meraviglierei se si scoprisse che qualche avvocato condannato a livello disciplinare non fosse ben voluto dall’ordine o da alcuni colleghi.

Avrei io un privilegio da rendere noto
Questa la mia esperienza:
Chiedo ad un mio vicino confinante il taglio dei rami della sua siepe che valicando la rete di confine invadono la mia proprietà, il vicino mi fa rispondere da un avvocatessa la quale asserisce che i rami benchè valichino la rete sono ancora nella proprietà del suo assistito. Do mandato ad una avvocatessa a seguire la vicenda e dopo 6 mesi ed 800 euro spesi non abbiamo concluso assolutamente niente. Passati i 6 mesi di inutili tira e molla fra avvocati revoco il mandato alla mia avvocatessa e scrivo di mio pugno una mail all’avvocatessa del mio vicino nella quale chiedo con forza il taglio dei rami. Sapete cosa mi arriva a casa ? Un disegno geometrico fatto probabilmente da un bambino di 5^ elementare che secondo l’avvocato sarebbe la prova principe che i rami del mio vicino anche se hanno attraversato la rete sono ancora nella sua proprietà. Chiedo spiegazioni dettagliate su quel disegno ma quest’avvocatessa proprio non vuole parlarmi. Scrivo all’ordine degli avvocati dove questa avvocatessa è iscritta chiedendo se questo fosse un comportamento normale per un avvocato … dopo 6 mesi ricevo una PEC dal consiglio di disciplina che mi dice candidamente che l’operato dell’avvocatessa è perfettamente in linea con il codice deontologico … nel frattempo espongo la vicenda del taglio dei rami al giudice di pace, l’avvocatessa risponde con una costituzione dove tra le altre cose indica un geometra come autore di quel disegno strano che non era nemmeno firmato, il geometra nega per iscritto ogni addebito su quel disegno (l’avvocato dice che è stato lui ma il geometra nega … bellissimo ed esilarante) ma produce una perizia dalla quale si evince che di fatto i rami sono nella proprietà del mio vicino che si estenderebbe oltre la rete di confine, io produco la mia perizia che asserisce il contrario. Il G.di P. viene a fare il sopralluogo chiede ai due geometri di stendere il metro e cosa scopriamo ? ….scopriamo che le misure del geometra del mio vicino sono sbagliate … l’avvocatessa ora vuole ritirare la domanda riconvenzionale di verifica del confine e si sta sbattendo come un’anguilla per far tagliare i rami in fretta e furia al mio vicino chiedendomi in continuazione quando il mio vicino può entrare nella mia proprietà a tagliare i rami … Ora risponda sinceramente a questa domanda avvocato Solignani : Quanti avvocati ha visto punire dai vostri consigli di disciplina dove gli avvocati sono giudicati da altri avvocati ? Quanti addetti alla raccolta dei rifiuti ha visto licenziare in tronco per aver “sottratto” dall’immondezzaio un triciclo rotto ma riparabile per il proprio bambino ? Se mettiamo a sistema il disegno non firmato fattomi pervenire e la rimorchiata di intimazioni che mi ha fatto quest’avvocatessa (ha addirittura chiesto al G. di P. che venissi condannato per “lite temeraria” al massimo della sanzione e dopo il sopralluogo ha bisbigliato al giudice … “giudice noi vorremmo ritirarci” … ) unito all’impegno del giudice di pace, dei periti ed il relativo intasamento della giustizia (tutto in linea con il codice deontologico) e la sottrazione del triciclo dall’immondezzaio (punita con il licenziamento in tronco dell’operatore) credo che qualche privilegio lo abbiate anche voi … o sbaglio ?

Se guardi sul sito del CNF, ma anche sui vecchi bollettini degli Ordini, e ora sui siti dei consigli distrettuali, oltre che nella giurisprudenza della Cassazione, puoi vedere che quello per cui gli avvocati non sanzionano altri avvocati é solo un falso, falsissimo, mito. Mi riferisco ovviamente a tutte le decisioni in cui avvocati sono stati sanzionati. Ora non so nel tuo caso cosa sia accaduto, bisognerebbe come sempre vedere il fascicolo. Se hai subito un illecito da parte di un avvocato, puoi chiedere il risarcimento danni, io pago da ventidue anni oltre 1000€/anno per la mia assicurazione di responsabilità professionale apposta per coprire eventuali errori, anche qui potrai vedere consultando la giurisprudenza che gli avvocati vengono condannati eccome. Non c’è dunque nessun privilegio per la categoria in sé, sicuramente ci sono molti avvocati che fanno cazzate, come in qualsiasi altra categoria professionale, ma gli strumenti per agire ci sono e stai pur certo che sconti dai giudici non ne abbiamo, anzi.

Carissimo Avvocato,
come sa La seguo da tantissimo tempo. Trovo i suoi articoli molto interessanti, a volta contesto il contenuto come in questo articolo. Non è vero, assolutamte vero che la professione dell’avvocato è proprio tanto integerrima. Come saprà meglio di me, vi sono avvocati che meriterebbero essere RADIATI tanto sono disonesti. Per mia disgraziaho avuto ilpiacere di conoscerne parecchi. Capisco che un avvocato di controparte debba fare il suo dovere, cercare di vincere la causa, ma arrivare al punto d’essere TROPPO DISONESTO questo gli fa disonore , ed infanga la categoria legale. Poi non parliamo dell’Ordine Degli Avvocati , che pur di difendere il loro PUPILLO lo coprono in tutti i modi, con ogni stratagemma. Tutto ciò è assolutamente VERGOGNOSO. Con questo non voglio assolutamente dire che tutta la classe legale sia corrotta, anzi ci sono ottimi avvocati, preparati, coscienzosi, onesti nel riconoscere un loro errore. Viceversa debbo aggiungere che anche moltissimi Giudici, possono essere corruttibili, superficiali nell’emettere il loro Giudizio, che può pregiudicare una causa , solamente per un loro verdetto errato. Quello che maggiormente infastidisce, è il fatto di non riconoscere l’errore, anche quando glielo dimostri, ma imperterrito procede nell’errore, perchè è una casta intoccabile. Vi sono stati giudici impeccabili quali Borsellino e Falcone, che hanno dato la vita per essere fedeli alla giustizia. Scusi il mio sfogo , caro Avvocato Tiziano, ma non posso dire d’amare tanto questa classe, a parte gli avvocati che corrono dalla mattina alla sera nelle aule giudiziarie, continuano a studiare le leggi che periodicamente subiscono variazioni, a secondo dei partiti che si susseguono, cercando di modificarle per il loro tornaconto. Quella che dovrebbe essere l’emblema della Giustizia, il più delle volte, per il cittadino onesto, diventa il più acerrimo nemico

Grazie per le tue belle parole. In tutto quello che hai detto però non c’è l’indicazione di alcun privilegio di categoria. Se un avvocato sbaglia, può essere citato in causa per rispondere del suo errore e ciò avviene quotidianamente. Non è nemmeno vero quello che dici dell’ordine degli avvocati, basta guardare la giurisprudenza degli ordini, del CNF, della Cassazione, dei consigli distrettuali – in ogni caso peraltro parliamo di un controllo ulteriore che si aggiunge e non certo sostituisce la giurisdizione e la responsabilità ordinarie. L’unica cosa vera è che ci sono non così pochi avvocati che sbagliano, ma questo vale per qualsiasi categoria, anzi forse noi avvocati siamo un minimo più controllati e un minimo più preparati per via del corso di studi, dell’esame di abilitazione e della formazione permanente, tutte cose che le categorie che non hanno un albo possono non fare o aver fatto. Questa è la realtà, poi se la giustizia fa schifo non c’entra nulla, quando hai un problema legale l’unico che ti può aiutare resta un avvocato, ma comunque di nuovo questo è un altro discorso.

Io non credo che ci sia bisogno di risalire al ‘700. In fondo, grandi dinastie di avvocati ci sono tuttora. Ed anche parcelle milionarie e stanze del potere. Ed anche diffidenza e snobismo di alcuni verso i colleghi avvocati “figli del popolo”. O no?

Caste di questo genere ci sono in ogni categoria: manager, boiardi di Stato, imprenditori, grandi funzionari pubblici. Sono cricche. Ma ci sono in ogni categoria, gli avvocati in sé non c’entrano niente.

Carissimo,
lei ha, oserei dire giustamente, posto l’accento sul secondo significato del termine “casta”. In realtà, la definizione stessa ci insegna che per casta si può intendere anche un gruppo sociale chiuso i cui membri sono uniti da comunanza di mestiere. Orbene, ritengo che nell’accezione popolare, gli avvocati possano essere visti come casta in quanto assimilabili, per quanto erroneamente, a gruppo chiuso. Infatti, pur potendo chiunque diventare avvocato, rimangono impresse, nella memoria delle persone, le grandi famiglie avvocatesche che si perpetuano nei secoli e che spesso tendono ad escludere, almeno nell’immaginario popolare, chi ad essi si avvicina per solo spiritum studiorum. Gli “avvocatucci popolari” vengono immaginati, sicuramente erroneamente, come sorta di paria nel mondo dei grandi avvocati, e da essi emarginati. Ed ecco allora entrare in gioco il secondo significato di casta: gli Avvocati, quelli con la A maiuscola conquistata per diritto gentilizio, godono dei privilegi di poter avere clienti milionari e parcelle milionarie, nonchè di poter far parte, quindi, delle stanze del potere, o di poterle frequentare da vicino. Questo però è, in fondo, solo un pregiudizio proprio delle classi minute….

Questo tipo di casta esiste sicuramente, ma non ne fanno parte solo avvocati, anzi avvocati per la minor parte. Non si può leggere la realtà odierna con gli occhiali di tre secoli fa…

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