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Essere grati per la sofferenza: è possibile?

«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1).

Non é forse questo quello che capita anche a noi periodicamente nella vita?

Siamo condotti ogni tanto, ma regolarmente, nel deserto.

Il deserto affettivo, la tristezza, la desolazione: condizioni in cui la tentazione di cedere alle scorciatoie, alle illusioni, agli espedienti – tutte cose che non ci danno la vera felicità – é più forte del solito.

Tutto questo avviene… anche per la nostra crescita personale.

Chi è infatti che ci conduce in questi deserti?

Non è il diavolo, non è la sfortuna, ma è lo stesso Spirito.

Ma perché Dio che ci ama ci sottopone alla sofferenza, ad una sofferenza a volte così intensa?

Ciò che è ingiusto per l’uomo, può essere giusto per lo Spirito

Ma, soprattutto, ciò che è giusto per lo Spirito può sempre essere utile all’uomo, se l’uomo, che ha una sua parte da fare a riguardo, fa le scelte giuste.

È una strana verità, ma davvero dobbiamo essere grati per tutto il dolore che riceviamo e per tutti i deserti che attraversiamo perché sono le uniche cose che ci consentono di capire chi siamo davvero e quale è il segno che lasceremo sulla parete dell’eternità.

Ecco perché il primo comandamento – che, in realtà, non è una regola ma una ricetta per la felicità – é quello di amare lo Spirito con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra mente, anche, anzi soprattutto quando, come un padre severo ma pieno di amore, ci sottopone a delle prove difficili e dolorose, ma necessarie.

Sia sempre fatta la sua volontà.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

5 risposte su “Essere grati per la sofferenza: è possibile?”

Mi spiace ma non condivido assolutamente.
Non lo condivido semplicemente perché non è il pensiero di Dio.
In Giacomo 1:13 si legge: Quando è nella prova nessuno dica: sono provato da Dio. Perché con i mali Dio nn può essere provato ne’ egli stesso prova alcuno.

Perché dobbiamo sempre accusare Dio di tutto quando lui stesso ci dice che nn è lui a causarci sofferenza?
Zaccaria 2:8 Ci dice che quando soffriamo è come se toccassero la pupilla del suo occhio.

Salmo 37:9–11 la speranza che ci da… Tutte le sofferenze presto finiranno.

Sia fatta si la sua volontà… Perché lui cancellerà tutto ciò che è malvagio.

Questo mon è il mio pensiero. Perché l’ho documentato con le Sacre Scritture.
E ce ne sono tante altre di belle e incoraggianti.

Grazie

Grazie per il tuo intervento, che ho trovato molto interessante e che ho letto con attenzione e piacere. Credo che la chiave di lettura sia che Dio sicuramente non vuole per noi sofferenza inutile, ma se la sofferenza é utile o meno spesso dipende da noi e da come ci poniamo nei confronti della stessa. L’esperienza umana senza sofferenza sarebbe inconcepibile, un uomo senza aver mai sofferto diventerebbe un essere fragilissimo, destinato a perire. Le tentazioni cui è stato sottoposto Gesù lo hanno fortificato e portato a maturazione definitiva e ci hanno regalato parole chiave per capire le nostre vite, basti pensare anche solo alla prima tentazione, che è oggigiorno di attualità bruciante, dove possiamo capire che non è il pane che nutre la nostra anima. Sicuramente Dio ci ama e non ci vuole vedere soffrire gratuitamente, a volte la sofferenza é necessaria per la nostra crescita personale.

Grazie d’avermi letto e risposto.

Ma credo che bisogna fare qualche passo indietro…

La contesa* sollevata dall Avversario di Dio (Satana) richiedeva che il Figlio, il promesso Messia e futuro Re del Regno di Dio (che preghiamo nel Padre Nostro) subisse una prova d integrita in circostanze diverse. Questa prova, e le sofferenze che comportava, erano necessarie anche perché fosse “reso perfetto” quale Sommo Sacerdote di Dio a favore del genere umano.( Ebrei 5:9,10).
Dovette sopportare privazioni e sofferenze per poter “venire in aiuto di quelli che son messi alla prova”(ebrei 2:18; 4:15)
Gesu fu un profeta eccezionale
Splendido esempio d’amore
Raggiunse lo scopo principale che era quello di santificare il nome del padre suo (Mattro 6:9;22:36-38)

Il grande problema è come viene sempre raffigurato.. Un bambino nella mangiatoia oppure appeso ad una croce. Sempre inerme. Ma ora Cristo.è Re in cielo. (Ebrei 13:18; 12:2)
Pronto a mettere in atto il motivo per cui è venuto a riscattarci.
(Daniele2:44) (Rivelazione 21:3,4)

Tantissime profezie si sono adempiute.
Ne manca una…. Quando diranno Pace e Sicurezza….. (1 tessalonicesi 5:2,3)

*contesa.
Ribellione di Satana iniziata nell Eden relativa alla giustezza della sovranità di Dio .
La contesa nn verteva su chi fosse piu potente, bensì era di natura morale, nn poteva quindi essere risolta con un atto di forza distruggendo Satana.
Questo aiuta a capire perché alla malvagità e al suo principale promotore, Satana, è stato permesso di vivere cosi a lungo.
Vedi Giobbe 1:6-2:3.

Grazie dell attenzione.

Buongiorno Tiziano, leggo spesso i suoi post imparando cose nuove e apprezzo la sua volontà di condivisione, cosa non scontata parlando di avvocati… Sono di solito riservata ma questa mattina mi sento di ringraziarla per le cose che scrive. Non sono sempre d’accordo con lei, ma mi piace ascoltare altri punti di vista perchè mi permette di …riaggiustarmi.
Oggi il tema della sofferenza paragonata al deserto è per me la scintilla che mi fa venire voglia esprimere di un commento.
Per anni ho visto il deserto come un luogo sterile . Negli anni ho imparato a sopportarne la siccità , la solitudine, poi a un certo punto il senso di vuoto ha rivelato inaspettatamente nuove sfaccettature.
Educata nella religione cristiana riflettevo nella simbologia del deserto solo cose negative mentre ora dopo averlo sperimentato gli attribuisco un significato diverso. Qualcosa che assomiglia a quello che descrive anche lei. Una forma di arricchimento che avviene attraverso uno stato di sofferenza. La sofferenza non deve secondo me essere esaltata con masochismo , essa è uno sentimento profondo capace di arrivare al nostro spirito più puro.
Non è un passaggio obbligato ma un sintomo a volte necessario che lo spirito utilizza per attirare la nostra attenzione. Come dice lei sembra che sia lo spirito a guidarci.
Guardando attorno vedo uno stato di pura ipocrisia riguardo alla sofferenza . Nessuno la vuole, parliamoci chiaro e chi può appena appena la scansa senza contare le volte in cui l’ammiriamo contenti di averla scampata.
Un giorno una persona mi disse: siamo fatti per stare bene.Ed io sono d’accordo.
Mi chiedo : ma fino a che punto? dov’è il confine tra il mio stare bene e quello degli altri?
E poi un conto è dirlo e un conto è metterlo in pratica.
Accetto la sofferenza come un momento di crescita ma contesto come viene distribuita!
Francamente riesco razionalmente ad accettarla fino ad un certo punto e per cose banali .
Quando mi trovo di fronte a eventi insopportabili inaccettabili assisto impietrita al caos che ha generato tutto questo.
Invidio la sua serenità ,lei nutre più certezze di me ,come ad esempio lasciare un segno su questa terra, oppure riuscire a parlare con un padre severo ma pieno di amore .
Sento tuttavia prepotente il mistero della vita , mi sembra di intuire che esiste qualcosa che va oltre la nostra possibilità di conoscenza, qualcosa che vada oltre il bene il male . E credo che la preghiera equivalga a un desiderio spontaneo di speranza .
La speranza come motore indispensabile per aspirare al miglioramento, allo stare bene.
Invece per tornare al deserto penso a uno stato mentale necessario che spazza via ogni cosa e ci lascia nudi in solitudine.
Una visione in cui possiamo liberarci da molta spazzatura, dogmi, convenzioni sociali, anche ricatti affettivi. Una sorta di digiuno mentale.
E quando si ritorna dal deserto siamo rigenerati di nuovo pronti a sperimentare quello che pensiamo di aver imparato, senza dimenticare che forse è tutto un miraggio.
Grazie
Sabrina

Grazie per le tue belle parole, che ho letto con vero interesse. Non la pensiamo in modo molto diverso. Tu però sei una donna e la femminilità è fatta in larga parte di inquietudine, che traspare molto bene da quello che scrivi, anche se dimostri di aver capito e interiorizzato tante cose importanti. Il nostro Maestro ha detto chiaramente che ognuno di noi deve prendere la sua croce, credo significhi accettare la parte di sofferenza che necessariamente ci riserva la vita, che resta comunque bellissima, non sono d’accordo che noi si sia fatti per stare bene, siamo più fatti per vivere ed amare, certo, anche noi stessi, quindi la sofferenza gratuita certo non è auspicabile, ma la realtà è che quasi mai la sofferenza è gratuita o che comunque la sua gratuità o meno dipende da quello che ne facciamo noi. Sempre il nostro Maestro ci ha detto che se costruiamo la nostra casa sulla roccia, quando viene la tempesta, o quando entriamo nel deserto se vuoi, la nostra casa, il nostro benessere, la nostra serenità, pur sottoposti a dura prova, resistono. Viceversa se tutto poggia sulla sabbia. La preghiera ci fa sentire ancora di più che Dio esiste e c’è e che così non dobbiamo mai aver paura, perché non siamo soli, anche nelle avversità. Un abbraccio forte, grazie ancora per esserti presa il tempo di scrivere.

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