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Per andare dove dobbiamo andare: dove dobbiamo andare?

siamo tre condomini uno al p.t. negozio di estetica in affitto, uno app.to al 1° p. ed uno al 2°.Nel locale, a causa delle forti piogge, si è ostruita la fogna ed è uscita acqua dal water. Nel locale c’è un pozzetto d’ispezione dove scarica soltanto il loro bagno, il discendente del loro terrazzo e del tetto condominiale. Il tutto defluisce attraverso lo scarico finale che passa nella mia cantina per finire nel pozzetto dove scaricano i nostri servizi. L’ostruzione è stata causata da materiale misto (stracci, assorbenti, tamponi di ovatta, ecc.) che sono stati rinvenuti dall’autospurgo nel tubo fognario e che nulla c’entrava con la pioggia. Vorrei chiedere: chi deve pagare i lavori/danni? Posso far togliere quel tubo della fogna dalla mia cantina atteso che possono portarlo fuori dal locale comm.le direttamente?

Questo è l’ennesimo eccellente esempio di domanda che non è purtroppo comprensibile:
– non si capisce che proprietà abbia, tra le tre unità, il nostro lettore;
– non si capisce quale dei tre (o altri) sia il «locale»?
– non si capisce chi sia il soggetto quando il lettore parla di «loro».

Alla fine, insomma, non si capisce proprio niente ed è davvero impossibile rispondere.

Questa non è affatto una situazione insolita.

Molte persone parlano senza rendersi conto che chi ascolta non possiede le loro stesse informazioni, non conosce nulla della loro situazione e quindi se non gliene vengono forniti i dati fondamentali non possono essere in grado di capirla.

Queste persone, magari, sono quelle che interpellano un legale dicendo che hanno bisogno «solo 5 minuti», quando poi nella realtà l’avvocato, solo per capire la situazione in cui dovrebbe intervenire, ha bisogno di parlare con loro per almeno 30 minuti.

È sicuramente una forma di analfabetismo, o incomunicabilità, che però riguarda non pochi utenti, ma la maggior parte di essi – e non esagero.

La maggior parte di chi mi entra in studio parla in questo modo ed è necessario un paziente lavoro di ricostruzione e indagine da parte mia solo per capire quello di cui mi vogliono parlare. È, per converso, abbastanza raro incontrare una persona in grado esporre più o meno compiutamente una determinata situazione, mettendosi nei panni di chi ascolta e considerando il livello di informazioni a riguardo dello stesso.

Questo, naturalmente, fa parte del mio lavoro di avvocato, che è un professionista che deve fare da collegamento tra il mondo delle persone semplici, che hanno esigenze che non sempre riescono a formulare in modo compiuto, e il sistema giudiziario, o comunque la pratica legale.

Sospetto, tuttavia, che non tutti gli avvocati si dedichino, prima di cominciare il lavoro, a dipanare in modo idoneo la «matassa» di dati e informazioni che viene loro portata in modo disordinato e incompleto dal cliente. In diversi casi, nel corso di incontri con colleghi e rispettivi clienti, mi sono accorto che il collega avversario non aveva in realtà capito quello che gli aveva detto o che voleva il suo stesso cliente.

Questa omissione, che è tragica, è probabilmente alla base di molte strategie difensive completamente sbagliate che vedo praticare e anche, spesso, della difficoltà di comporre bonariamente tante vertenze che è inutile e dannoso molte volte portare avanti.

Che fare dunque?

Qui, credo, bisogna che ognuno si prenda le sue responsabilità e la sua parte di lavoro:
– il cliente deve rendersi conto che è necessario mettere il suo avvocato in grado di capire bene la situazione, pertanto, se non è in grado di esporla compiutamente da solo, deve rassegnarsi a spendere una certa parte di tempo a ricostruirla insieme al suo legale, tramite le domande che quest’ultimo gli farà;
– il cliente deve rinunciare una volta per sempre a pensare, davvero demenzialmente, che un qualsiasi problema legale possa essere trattato «in 5 minuti», in 5 minuti non si fa in tempo nemmeno a salutarsi, per esperienza posso anzi riportare che spesso solo per iniziare a capire il problema è necessaria almeno un’ora;
– l’avvocato deve accettare la necessità di dover fare questo lavoro iniziale di approfondimento e comprensione, spesso non facile, ma comunque necessario per potersi occupare con un minimo di efficacia della materia, pertanto deve fare tutte quelle domande necessarie per fare ordine nell’esposizione del cliente, raccogliere quei documenti che possono essere illuminanti e così via.

In conclusione, al nostro lettore consiglierei di valutare l’acquisto di una consulenza, nel corso della quale il problema potrebbe essere innanzitutto adeguatamente compreso e poi valutato quanto alla strategia da adottare.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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