Lo dicevo, senza conoscere questo autore, da sempre.
Sono i libri che ho divorato avidamente sin da bambino che mi hanno messo in grado di aiutare davvero gli altri.
É nella grande letteratura di tutti i tempi che c’è la vera anima dell’uomo e un terapeuta deve essere, prima di tutto, anche lui un poeta, una specie di cantastorie. «Il giocatore» di Dostoevskij, ad esempio, é di gran lunga il saggio migliore sulle compulsioni mai scritto…
Chi vuole aiutare gli altri deve frequentare i grandi classici, più che leggere la saggistica o gli studi…
Un abbraccio!
«Più “divori” pagine di alta letteratura e più migliora un’abilità conosciuta come Theory of Mind, teoria della mente, che consente di prevedere gli stati d’animo di chi ci è di fronte.
Una caratteristica che affonda le radici nell’empatia, inevitabile quando aprendo un libro ci si immedesima nei personaggi descritti. Si tratti del buono o del cattivo di turno, poco importa, la dinamica è sempre la stessa: si vivono le sue avventure, si cerca di capirne idee, stati d’animo e, perché no, persino di anticiparne le mosse. Il salto dal mondo immaginario al reale è breve: si allena la mente. Si addestra il cuore. Si affina l’intuito.
È la rivincita dei lettori, alla faccia di chi li accusa di non comprendere la realtà, eternamente immersi con la testa nelle nuvole. Sono da escludere i cosiddetti “volumetti rosa”.
Un carattere prevedibile o una dinamica scontata sono poca cosa per i nostri neuroni rispetto al racconto che ribalta gli stereotipi e distrugge ogni attesa.
Con uno shock letterario che ci prepara all’imprevedibile o, almeno, ci prova. Non è una questione di contenuto, ma di processo.
Quando leggiamo accendiamo le nostre competenze empatiche.»(Keith Oatley – Università di Toronto – dalla rivista “Science”)