Un’avvocatessa (oddio, avrò usato il termine giusto?), consigliere comunale del PD a Cesano, Sara Spadafora, se la prende con l’espressione «buon padre di famiglia» usata, durante un intervento, da un altro consigliere, perché si tratterebbe di una formula «sessista».
La notizia è riportata qui; per alcune reazioni a una mia prima breve nota sui social puoi vedere invece ad esempio qui.
Non posso non scrivere niente a riguardo, come sai questo è un blog da sempre contro il politicamente corretto, che é una forma odiosa e demenziale di bigottismo laico, molto peggiore di quello cattolico, con cui si vorrebbe impedire alla gente un uso pieno del linguaggio e, di conseguenza, un modo pieno di vivere la vita ed esercitare i propri diritti.

Il politicamente corretto, insomma, é un cancro immondo e marcio che alcuni stanno tentando di innestare nel linguaggio, che è una ricchezza fondamentale dell’uomo, senza per fortuna riuscirci definitivamente considerato che pian piano le persone si stanno risvegliando ed opponendo ad esso con convinzione.
Detto questo in generale, cosa c’è da dire sul caso di Cesano?
L’espressione «bonus pater familias» viene dai nostri antichi padri, i latini e i loro giuristi, ed è usata con buon profitto, e soprattutto senza che mai nessuno se ne sia adontato, nel linguaggio sia giuridico che comune da oltre venti secoli.
Significa diligenza della persona media, non c’entra né con il sesso, né addirittura, tantomeno, con la paternità o genitorialità, tant’è vero che giuridicamente, ma anche, per traslazione, nel linguaggio comune si può parlare e si parla di diligenza del buon padre di famiglia anche con riguardo ad una donna senza figli.
Che questa espressione, appunto coniata dai giuristi romani, che hanno creato il diritto e lo hanno donato a tutto il resto del mondo da secoli, sia da riformulare perché «offensiva» é una invenzione odierna.
Non so se sia vero, e non ho proprio voglia di verificarlo, che, come sostiene l’avvocatessa Spadafora, in Francia l’espressione in questione sarebbe stata riformulata.
Preferisco piuttosto pensare che questa espressione sia nata a Roma, in Italia, e faccia parte di quella cultura giuridica e legale che per la prima volta in assoluto é stata creata dai nostri antichi padri e appunto donata a tutto il resto del mondo.
Rispetto a questo complesso bagaglio di istituti e figure elaborate dai giureconsulti romani, il mio sentimento é quello di ammirazione, gratitudine ed orgoglio, tanto che alla fine posso dire con totale convinzione che non me ne frega niente di quello che hanno fatto, a riguardo, i Francesi, i nostri simpatici cugini, che però in questi ultimi anni qualche problema con la modernità sembrano avercelo, se consideriamo che una ministra del loro governo aveva persino proposto di riscrivere le fiabe della tradizione europea, sempre perché sessiste.
Se una donna si offende per l’uso di una espressione che si è usata per oltre venti secoli senza che nessuno mai se ne adontasse, direi che in realtà si sta offendendo da sola, senza nessuna efficacia causale di quell’espressione.
É proprio con vicende di questo genere che le donne, partendo da una giusta volontà di affermazione, riconoscimento e apprezzamento del loro ruolo e della loro figura, finiscono con lo sminuirsi da sole, almeno ai miei occhi ed a quelli di coloro che condividono il mio punto di vista.
Con cosa dovremmo sostituire l’espressione in questione, con «diligenza del genitore 1» o, se vogliamo essere inclusivi, «del committente la gestazione per altri»?
Curioso come queste osservazioni contro il nostro patrimonio culturale, linguistico e giuridico, vengano sempre da esponenti di sinistra, cioè da coloro che si considerano competenti, preparati, colti, istruiti, saggi e più in grado di altri di occuparsi della cosa pubblica, quando invece io a persone che sono in grado anche solo di pensare – figuriamoci poi dichiarare all’esterno e addirittura vergare pubblicamente sui social – enormità del genere non mi fiderei nemmeno ad affidare il mio cane da portare a passeggio…
Tu che ne pensi?
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6 risposte su “La diligenza del genitore 1.”
Tiz! come al solito condivido tutto quello che scrivi. Avevo letto la notizia e da ex lstudente di Legge e praticante legale sono rimasto interdetto nel leggere la notizia. PD e femminismo da sempre a braccetto per valorizzare la cultura gender e arcobaleno. Sono disposti a cancellare l’intero patrimonio culturale Italico (loro direbbero Italiota) pur di far valere la propria tesi; esattamente come fanno i dittatori in qualsiasi posto del mondo non libero. Danno del fascista a chi è diverso da loro senza rendersi conto che spesso e sovente si comportano da estremisti attaccando tutto ciò che non condividono e dimenticando…il buon senso.
Grazie Alfonso. La cosa bella è che io ho l’impressione che ci credano veramente, questo rende tutto molto più agghiacciante.
Perché come argomentato nell’articolo: “… queste osservazioni contro il nostro patrimonio culturale, linguistico e giuridico, vengano sempre da esponenti di sinistra, cioè da coloro che si considerano competenti, preparati, colti, istruiti, saggi e più in grado di altri di occuparsi della cosa pubblica”.
È un dato di fatto.
Perché lo fanno?
Anche la mia è una domanda retorica: spostano l’attenzione su argomenti che mirano “alla pancia” delle persone, in maniera da poter continuare a prendere in giro, indisturbatamente, quel popolo di cui dovrebbero fare gli interessi.
É una certamente possibile spiegazione, augurerei loro che fosse questa perché se credono veramente in quello che dicono poveri loro…
Interessante e condiviso, se non fosse per “e allora il Pd” e “la sinistra”. Se il discorso è filosofico, antropologico, linguistico e di storia giuridica, perché ridurlo, alla fine, al linguaggio pseudo politico da Social? È una domanda retorica, la risposta la so. Per ora continuerò a seguirla qui ma non più sui social, che pure sto abbandonando.
Grazie Ivan. Sì, i social vanno ridimensionati, anche se quanto a serendipità hanno una loro funzione, devo dire. Mi raccomando dammi pure del tu.