ho un giardino in cui ho rifatto una scala per potervi accedere 4 anni fa.
il proprietario del’appartamento di sotto si è accorto (dopo 4 anni) che la scala oscura una delle due finestrelle di una camera e mi chiede di rimuoverla.
il problema è che a parte il fatto che non posso spostare la scala perché solo lì ho accesso, il suo “appartamento” secondo me è accatastato come cantina o comunque non ad uso abitativo: cosa posso fare?
Ovviamente, per poter dire se hai diritto di mantenere questa scala o meno la situazione andrebbe approfondita molto di più, soprattutto in fatto, cioè vedendo co precisione la situazione dei luoghi, degli immobili e della scala stessa.
Nel caso questo diritto non ci sia, chiaramente quattro anni sono troppo pochi per averlo acquistato per effetto di istituti legati al decorso del tempo, come ad esempio l’usucapione.
Può essere, forse, che si possa pensare ad un tuo diritto di ottenere un passaggio per interclusione, dal momento che non hai accesso altrimenti, ma è un aspetto che abbisogna di molto maggior approfondimento.
Per quanto riguarda l’appartamento sottostante, purtroppo con i «secondo me» non si conclude mai niente, anche qui sono necessari accertamenti puntuali da parte innanzitutto di un tecnico, quindi in seguito di un legale.
L’osservazione generale che si può fare è che la situazione assomiglia molto ad una di quelle in cui conviene cercare di negoziare e trovare se possibile un accordo con l’altro condomino o confinante.
Quando io dico «cercare di negoziare» intendo a) cercare un avvocato bravo e con spiccate capacità di relazione, uno molto diplomatico per intenderci b) chiedergli un preventivo per seguire la vostra situazione. Non intendo invece il fai da te: purtroppo oggi la gente comune, priva di una preparazione non dico giuridica, ma derivante dalla pratica forense, ha davvero molte poche speranze di riuscire ad ottenere dei risultati concreti e positivi.
Purtroppo, gli avvocati bravi a negoziare sono pochi, ed è questa la vera tragedia del ceto forense, e di conseguenza del sistema giustizia e di tutti i suoi utenti, perché un avvocato asino in diritto è sicuramente tollerabile, anzi in certi casi è persino preferibile, dal momento che solo una piccola parte – per fortuna – delle vertenze viene definita applicando il diritto, ma un avvocato che non sa relazionarsi con gli altri, mettere da parte il proprio ego, usare modi diplomatici e condurre una trattativa in modo efficace è assolutamente inammissibile – eppure di analfabeti relazionali ne vedo tutti i giorni sempre di più, non fanno che aumentare.
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