a seguito di un sinistro automobilistico occorso nel 2015 da me vinto con ragione, ora il colpevole, dopo 5 anni, mi cita in giudizio per avere 356.000 euro di danni, affermando che i carabinieri e i periti hanno sbagliato a fare i rilievi, presentando una controperizia e scrivendo, nell’atto di citazione, una valanga di falsità.
Nelle conclusioni dell’atto si chiede di riconoscere la mia responsabilità nell’incidente e per l’effetto condannare la mia assicurazione e me stesso “nelle rispettive qualità e in solido tra loro” al pagamento del danno.
Mi devo preoccupare? Devo assumere un legale? In caso di perdita in giudizio pagherò io o la mia assicurazione? Quanto mi costerà?
Da te «vinto» significa solo – immagino – che ne hai incassato un risarcimento, pagato dalla compagnia della tua controparte, senza che sul punto fosse, prima di adesso, intervenuta una causa civile.
Se così è, la transazione che hai raggiunto con la compagnia non vincola la controparte che può benissimo opinare diversamente e chiedere alla magistratura di accertare che i fatti sono andati diversamente se non al contrario, ovviamente indicando le prove a sostegno.
Questa causa che lui ti ha intentato dovrebbe, peraltro, essere gestita dalla tua compagna di assicurazione, che, come riporti tu stesso, dovrebbe essere stata citata insieme a te, con azione diretta, con richiesta di condanna in solido.
Credo pertanto che tu possa lasciar gestire la cosa alla tua compagnia di assicurazione. In caso di condanna, che dipende sempre dall’istruttoria e cioè dalle prove che sono state indicate e saranno formate nel corso del procedimento, la pronuncia sarà in solido, quindi nei tuoi confronti e della compagnia di assicurazione, che dovrebbe provvedere a pagare quanto eventualmente previsto dal giudice.
Se vuoi, si può approfondire ulteriormente con un’apposita consulenza, partendo dall’esame dell’atto di citazione, ma onestamente non credo che possa valerne la pena. Se vuoi valutarne l’acquisto, puoi comunque vedere la pagina relativa: clicca qui.
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