ho necessità del Legale fuori giurisdizione per due Ricorsi in sede civile. Infedele patrocinio- Abuso del Diritto- perdita di chance.
gradirei il contatto telefonico per accennare i motivi.
Premesse
Da alcuni anni, con la crescita del lavoro di studio, non riesco più a fare preventivi telefonici o colloqui con «prospetti», cioè persone che non sono ancora clienti.
Non ho proprio modo di farlo, la mia giornata è interamente dedicata agli appuntamenti già fissati coi clienti e alle altre attività di studio.
Però, a parte questo, penso che, se anche avessi tempo, non sarebbe una buona idea fare colloqui di questo genere, perché poco funzionali per alcuni motivi che vado a spiegarti di seguito.
Inquadrare un problema legale.
Il fatto è che un problema legale, checchè ne possano pensare gli estranei a questa professione forense, non si riesce mai a inquadrare correttamente in pochi minuti.
Di solito – e ti prego di credermi, sono sincero – un’ora è l’unità temporale minima per iniziare a parlare in modo corretto e proficuo di un problema con un avvocato.
Chi vive un problema legale, lo vede come «chiaro» e semplice, così tanto chiaro da tendere a crederlo evidente anche per gli estranei.
Ma è solo un’illusione: gli estranei non ne sanno niente e hanno bisogno di spiegazioni adeguate e ben circostanziate per poterlo cogliere adeguatamente. Spesso si tratta di capire situazioni concrete, stato di luoghi (case, strade, ecc) che l’avvocato non conosce e con cui non ha alcuna familiarità.
Tieni presente che non stiamo parlando di un’interazione tra umani come la vendita di una maglietta, di cui puoi discutere tessuto, taglia, colore… Generalmente, i problemi legali sono molto più complessi e sfaccettati, fatti di dettagli magari fondamentali che solo un avvocato può cogliere.
Pochi sanno comunicare con sintesi, efficacia, rapidità.
Poi c’è un altro problema, legato al fatto che purtroppo la gente comune non è in grado di comunicare e di esprimersi adeguatamente.
Ci sono situazioni e problemi legali che potrebbero essere adeguatamente illustrati anche solo in quindici o venti minuti, ma alla tassativa condizione che chi li illustra fosse in grado di esprimersi correttamente e in modo chiaro in lingua italiana, mettere bene a fuoco quali sono i particolari che servono al legale, ordinare i vari fatti e le varie circostanze che compongono la situazione e dipanarla in modo conseguenziale, mettendo prima quel che viene prima e dopo quello che viene dopo.
Orbene, io faccio l’avvocato da venticinque anni ormai, vedo come minimo cinque persone tutti i giorni e ti posso dire che un cliente in possesso di questa capacità di comunicazione è estremamente raro, a dir molto possono capitarne uno o due all’anno – e parlo letteralmente, non per metafore.
Anche le persone con un adeguato livello di istruzione, persino in campo linguistico (insegnanti, scrittori, ecc.), di fronte ad un problema legale incespicano parecchio nella comunicazione, per tanti motivi, tra cui:
- chi non dispone di una preparazione giuridica sistematica di base, come può avere solo chi ha studiato diritto per anni (cioè di solito un laureato in giurisprudenza) non può sapere quali sono i particolari, i dettagli, gli aspetti del fatto che hanno una qualche rilevanza (è proprio per questo che esistono gli avvocati in fondo;
- alla radice di pressoché tutti i problemi legali ci sono problemi emotivi, a volte anche profondi, che come tali degradano la capacità della persona di restare centrata, calma, tranquilla, e di conseguenza di ordinare i pensieri, focalizzarli ed esprimerli correttamente: sia sufficiente pensare agli appuntamenti per le separazioni, dove le persone non di rado arrivano distrutte e in stato di grande agitazione.
Per questi motivi, di solito devo letteralmente «(ri)cavare» i fatti che mi servono per comprendere un problema e la situazione sottostante facendo io, come avvocato, le domande al cliente e quindi letteralmente interrogandolo, con pazienza e con il tempo necessario.
Chi dice «ho bisogno solo cinque minuti», come spesso capita, in realtà sta solo autodenunciando la sua totale e radicale mancanza di consapevolezza della complessità del suo problema in particolare e, più in generale, dei problemi legali in generale.
Di solito, dunque, io non posso dirti niente di sensato, o di utile, sul tuo problema se prima non ti ho ascoltato e interrogato almeno per quaranta minuti.
Torniamo alla tua domanda iniziale. Tu vorresti sentirmi per telefono per «accennare i motivi». Ma i motivi non si possono solo «accennare», cioè toccare di sfuggita, quando si deve valutare l’apertura di una vertenza: i motivi vanno approfonditi. Accennarli a cosa servirebbe? A vedere se possono essere fondati o meno? Purtroppo anche per questo serve un approfondimento.
Cosa puoi fare.
Per interagire con me, se non sei ancora cliente, hai a disposizione queste possibilità.
1) Mi scrivi tramite il blog dalla pagina dei contatti. È gratuito, devi però stare in un limite di caratteri prestabilito (non posso leggere gratuitamente mail di 10 pagine) e non c’è un tempo garantito di risposta perché rispondo una volta terminato il lavoro che devo ai clienti paganti, quelli che mi hanno già conferito degli incarichi.
2) Solo se sai già che cosa devi fare (esempio: patteggiamento, separazione, causa civile, ecc) puoi chiedermi un preventivo, compilando il modulo apposito nel menu principale del blog. È gratuito. Ma fai attenzione: devi già sapere il lavoro che ti serve, l’unica cosa che ti manca di sapere è quanto costerebbe. Raramente un cliente sa che cosa gli serve, prima è necessario capirlo insieme all’avvocato. Se hai un problema sul quale non sai ancora come intervenire, non puoi chiedere un preventivo, proprio perché non si sa che lavoro ci sia da fare, quindi che cosa ti preventiverei?
3) Chiami la infoline e parli con un mio collaboratore. In questo caso puoi chiedere ad esempio delucidazioni generali sulle materie trattate o sulle politiche dello studio, senza entrare nel dettaglio del tuo problema legale perché chi ti risponde non è un avvocato.
4) Decidi di investire un po’ di denaro nell’acquisto di una consulenza. Se fai questo, ottieni un’ora della mia attenzione e del mio tempo sul tuo problema, nel corso della qual ora si può vedere e valutare insieme qual è il modo migliore per trattare il tuo problema legale. Immediatamente dopo l’acquisto vieni contattato dalla mia assistente per concordare giorno ed ora dell’appuntamento, che può essere di persona presso lo studio, se preferisci venire in loco, oppure tramite videocall o anche semplicemente telefono, se invece sei distante o vicino ma preferisci non venire in studio di persona per qualsiasi motivo.
Conclusioni.
Le mie giornate trascorrono negli appuntamenti coi clienti che hanno acquistato il mio tempo e la mia attenzione e ai quali, appunto, io devo il mio lavoro.
Ho un’assistente che risponde al telefono, se rispondessi io non sarei un bravo professionista perché lascerei che la mia attenzione fosse letteralmente distratta dai problemi per i quali ho già assunto incarichi e per i quali mi hanno già pagato.
Io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Te lo ripeto: io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Essendo abbastanza conosciuto tramite questo blog, che da oltre vent’anni pubblica un post tutti i giorni e che ormai ha quasi 7.000 articoli, ho persone che mi telefonano tutti i giorni per informazioni, cenni, come dici tu, e altri contatti preliminari.
Io non biasimo queste persone e mi fa piacere che contattino lo studio, naturalmente prima di conferire un incarico si vuole parlare con un umano per vedere se dietro al blog c’è uno studio vero, ci sono persone vere di cui fidarsi.
Solamente io non posso uscire dalla mia stanza dove sono con un cliente per andare a parlare con loro.
Può darsi che tu un domani diventi mio cliente. Magari vieni da Milano o da Roma o da Napoli al mio studio di Vignola per lavorare insieme a me due ore sul problema.
Che cosa penseresti di me se, dopo avermi pagato le due ore, e dopo esserci seduti insieme, io uscissi in continuazione dalla stanza per andare a rispondere al telefono con degli sconosciuti che vogliono farmi dei «cenni» sui loro problemi?
Il fatto è che non posso trascurare quelli che sono già miei clienti e che mi hanno già pagato per andare a vedere se trovo altri clienti: non sarebbe onesto, non sarebbe corretto, non sarebbe nemmeno piacevole perché il refocusing continuo dell’attenzione da un oggetto all’altro è una cosa devastante per la nostra (di esseri umani) pace mentale e spirituale.
Ti chiedo di non adontarti se non vengo a prendere il telefono o non accetto di stare al telefono con te, ti ho spiegato le ragioni e credo che siano ragioni importanti, sicuramente criticabili ma un professionista deve trovare dei criteri generali per organizzare il proprio studio, al netto di situazioni che a volte richiederebbero deroghe o meno non può comunque decidere volta per volta, anche per organizzare il lavoro di dipendenti, colleghi e collaboratori.
So che in questo momento nella tua testa si accende una domanda: ma non puoi chiamarmi quando ha finito gli appuntamenti?
No.
E ti spiego perché.
Quando finisco gli appuntamenti, ti confesso che sono letteralmente «cotto». Sono molto stanco. Come uno che ha lavorato in miniera, ma di un tipo diverso di stanchezza, quella mentale, che, per certi versi, è anche peggio. Tu puoi dar colpi di piccone tutto il giorno, ma verso sera arriva sempre l’ultimo colpo, quello dato il quale non riesci, o riesci solo con estrema fatica, a darne un altro.
Proprio perché cerco di dare il massimo, quando arrivo alla fine del giro degli appuntamenti del giorno sono pressoché esaurito. Vado a casa. Se anche fossi ancora in forze, avrei tutti i giorni dalle tre alle cinque persone da richiamare: va al di là delle mie possibilità. E comunque – ripeto – arrivo sempre a fine giornata esaurito.
L’attenzione è una risorsa limitata, la capacità di focalizzarsi anche.
Noi liberi professionisti che vendiamo il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra capacità di fornire delle soluzioni dobbiamo avere cura di questo bene fondamentale, non possiamo lasciarcelo guastare da altri o dalla nostra stessa incuria o inesperienza.
Altrimenti, non rendiamo un buon servizio a noi stessi e, di nuovo, ai nostri clienti: se al lunedì, finiti gli appuntamenti, non andassimo, da stanchi, immediatamente a riposarci, ricrearci, riprenderci, agli appuntamenti del giorno dopo saremmo troppo stanchi per dare un buon servizio ai clienti.
So che, così facendo, perdo delle occasioni di lavoro perché tra quelle 4, 5 chiamate ci sono sicuramente persone che se io accettassi di parlare con loro mi conferirebbero un incarico, ti so anche dire in media in quale percentuale (circa 1 su 3/4), ma non mi interessa.
Ho già la mia clientela e l’ingordigia è un peccato. Verso me stesso, perché mi danneggerebbe, e di nuovo ancora, verso chi è già mio cliente.
Se concordi con tutto questo, se tutto questo ti risuona sensato, fai come ti ho detto prima: scrivimi in privato, chiedi un preventivo, acquista un’ora. Le prime due cose sono gratis, la terza richiede un piccolo investimento. A te decidere se ne vale la pena o meno.
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Un abbraccio.