Se uno commette errori grammaticali é perché ha studiato troppo poco.
Se uno, invece, usa lo schwa, sostituisce le vocali al termine delle parole con l’asterisc* oppure usa parole quali «assessora», «presidenta» e simili é perché ha studiato troppo e, soprattutto, male.
Sono tutte e due forme di ignoranza, anche se di due sottotipi diversi: la prima dovuta ad incuria, la seconda invece frutto di un impegno preciso e protratto non di rado per diversi anni.
Ma sono sicuramente entrambe forme di ignoranza.
Quella più difficile da sconfiggere é sempre la seconda, perché mentre
la prima forma di ignoranza é accompagnata dalla consapevolezza di sé, con conseguente apertura a possibili miglioramenti, la seconda forma é
accompagnata dalla consapevolezza del contrario di sé.
Chi ne é portatore, infatti, non solo non si sente affatto ignorante, ma, esattamente all’opposto, si sente più evoluto e preparato di tutti gli altri.
L’evoluzione della conoscenza pubblica degli ultimi decenni in realtà ha consistito semplicemente nel passare dalla prima forma di ignoranza
alla seconda, il ché per molti aspetti é un netto peggioramento.
Quello che si è ottenuto é infatti che la persone esprimono i propri pensieri senza errori grammaticali veri e propri ma con queste molestie e abbruttimenti, che non va dimenticato sono completamente gratuiti, del linguaggio.
É come se si fosse passato da errori incolpevoli a veri e propri atti di vandalismo dolosi: sul nostro linguaggio poteva un tempo insomma capitare che qualcuno facesse cadere qualche goccia di caffè o di olio, mentre oggi molti vi tirano a bella posta pomodori marci sentendosi, nel farlo, di essere estremamente intelligenti, evoluti e, soprattutto, etici, quando in realtà nello stuprare una bellissima lingua usando
ridicole cacofonie come «assessora» non c’è davvero nulla di etico o di cui essere minimamente orgogliosi, anzi.
Se possibile, rivorrei gli ignoranti di una volta che almeno avevano il pregio di non considerarsi dotti, intelligenti, etici, evoluti: commettevano semplicemente degli errori, ma erano così molto più
autentici.
Evviva noi.
Conclusioni
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