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diritto

Per venire dall’avvocato non serve il green pass.

Per venire dall’avvocato e dal counselor non serve al
momento il green pass.

Per venire dall’avvocato non serve il green pass.

Il decreto 105 del 23/7 istitutivo del green pass per molte attività
non ha ricompreso, infatti, i liberi professionisti.

L’attività del mio studio, dunque, continua come sempre, di persona
per chi vuole venire o in videoconferenza per chi preferisce un
collegamento telematico, anche solo per comodità.

Si valuterà in futuro se ci sarà un’estensione anche agli studi
professionali, dal momento che, come ho ricordato anche nella diretta
con Claudio Tozzi, il decreto 105 é, dichiaratamente, solo un primo
passo.

Se il governo dovesse fare questa estensione, richiedendo il pass
anche per gli studi legali, valuterò la compatibilità di questo
obbligo con quelli che mi toccano in quanto avvocato tenuto ad
assicurare ad ognuno la possibilità di difendersi, considerando che il
mio lavoro ha rilevanza costituzionale perché essenziale allo
svolgimento di uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario.

Ciò dal momento che senza avvocati i processi non si possono fare e su
questo credo che tutti concordino che non ci siano cazzi.

Già in passato ho ritenuto che per svolgere il mio lavoro come
counselor fosse necessario fare rimuovere la mascherina agli
assisititi, dal momento che un lavoro di cura non può certo svolgersi
senza guardare completamente in faccia la persona con cui lo stai
facendo.

Analogamente un domani ci potrebbero essere situazioni in cui
l’obbligo del green pass sarà da mettere a confronto e bilanciamento
con altri diritti.

Ma si valuterà eventualmente a tempo debito.

Concludo ricordando come noi avvocati, ma anche noi counselor, siamo
destinati ad accogliere e finalmente ascoltare persone che, nel
momento in cui si rivolgono a noi, si trovano in difficoltà, spesso
anche grave, o in uno stato di prostrazione anche profonda.

In considerazione di ciò, mi sentirei un cretino se la mia prima
risposta fosse quella di mettere loro davanti della burocrazia, degli
adempimenti, dei distinguo.

La prima cosa che faccio è, semplicemente, farli sedere e mettermi ad
ascoltare.

Tutto il resto viene dopo, perché quando uno è assetato gli dai un
bicchiere d’acqua, non lo stai a concionare con niente e su niente,
altrimenti non lo stai trattando con umanità, quando invece l’umanità
è la primissima cosa di cui hanno bisogno quelli che vengono da noi.

Siccome non mi vaccino e, come dice sua curricolanza, sono destinato
alla morte, cerco di comportarmi da cristiano, in maniera da avere
meno problemi possibile quando sarò dall’altra parte.

Bonificate, bonificate con fiducia.

Evviva noi!

Riferimenti

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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