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Aulin e preparati contro il covid: un paragone possibile?

Perché paragonare i principali medicinali diffusi in
Occidente e la loro assunzione alla campagna di massa di inoculazione
dei preparati contro il covid non appare logico.

Adoro la logica di quelli che condividono i foglietti illustrativi dei
principali medicinali consumati in Occidente, per mostrarne i gravi
possibili effetti collaterali, per poi concluderne che, se assumiamo
quei farmaci senza tante storie, dovremmo, con la medesima noncuranza,
farci inoculare serenamente i preparati sperimentali contro il covid.

Quello che mi attrae, in tali circostanze, é la piena convinzione con
cui si possono sostenere ragionamenti e conclusioni di questo genere,
letteralmente infarciti di fallacie logiche che, tuttavia, non
sembrano destare o ancora meno sollevare il minimo sospetto.

Mi limito a citarne sono alcune:

  • il fatto che un farmaco presenti possibili effetti collaterali non
    dovrebbe affatto indurre a farvi ricorso con nonchalance, ma solo in
    caso di effettivo bisogno e con tutte le precauzioni del caso;
  • ci sono moltissime persone che riescono a vivere benissimo senza
    molti farmaci, usandone pochi e solo raramente, se non nessuno del
    tutto, semplicemente curando la nutrizione, la forza del corpo, la
    connessione col sole e altre pratiche di sicuro e ormai comprovato
    aiuto accanto alla medicina tradizionale occidentale;
  • quei farmaci sono stati testati molto più a lungo, sia prima che
    dopo l’immissione sul mercato, rispetto a preparati sperimentali
    contro il covid, che, al confronto, non hanno superato quasi nessuna
    delle fasi previste per un farmaco, a motivo dell’emergenza;
  • sempre quei farmaci vengono assunti in presenza di una patologia
    conclamata o almeno un sintomo, ad esempio ho mal di testa e prendo un
    Aulin, mentre i farmaci contro il covid vengono somministrati a
    persone che stanno bene e si pretenderebbe addirittura di darli a
    persone, i giovani, che é quasi impossibile si possano ammalare;
  • non si può, per mille motivi, paragonare l’utilizzo singolo o
    circoscritto di un farmaco ad una campagna di somministrazione di
    massa porco cazzo…

Queste sono alcune piccole differenze che ci sono tra le due
situazioni che l’uomo dei social pretenderebbe di mettere a confronto
come se fossero uguali o, almeno, analoghe, quando é del tutto
evidente che non sono né l’una né l’altra.

La verità è che la realtà che vede l’uomo dei social é emotiva: lui
non arriva a delle conclusioni attraverso un iter logico, lui parte
dalle sue conclusioni e poi sostiene e appoggia qualsiasi sciocchezza
possa portare acqua al mulino di quelle conclusioni da cui è partito.

La cosa più paradossale di tutte é che é convinto di credere nella
scienza quando, lo diciamo ancora una volta, la scienza è solo un
metodo, che peraltro predica l’esatto opposto di quello che fa l’uomo
dei social: prima analizzare i fatti, effettuare se del caso alcuni
esperimenti, solo alla fine tracciare delle eventuali conclusioni.

L’uomo dei social, che si reputa troppo intelligente per credere in
Dio, finisce così per credere a qualsiasi sciocchezza; ha bisogno di
credere nei vaccini perché sostanzialmente non dispone di altro,
quindi finisce per aderirvi, non importa quanto la logica possa
gridare, egli non la sente.

Non tutte le opinioni sono davvero opinioni, alcune sono cazzate.

Evviva noi.

Riferimenti

Conclusioni

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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