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Mobbing: quanto tempo occorre perché ci sia?

È necessario un tempo minimo affinché le vessazioni cui sei sottoposto come lavoratore siano considerabili mobbing?

Ho una domanda sul mobbing. Ho un lavoro precario presso una pubblica amministrazione, il contratto, durato 1 anno e mezzo e rinnovabile, scade a fine mese. Da poco è arrivato un nuovo capo, che da subito mi ha chiesto di scrivere una lettera “strana”, cosa che io ho rifiutato. Da quel momento, quando gli uffici sono pressoché vuoti viene ad inveire per questioni inutili relative al lavoro giornaliero, svolto come sempre da quando sono lì, ritenuto ineccepibile e che mai ha suscitato polemiche o discussioni di sorta. Su whatsapp incomincia ad aizzarmi contro i colleghi sostenendo che mando note di cui non conosce l’esistenza (e che invece ha scritto lui), e quando arrivo sento che mi buffona. Lo fa solamente con me perché a causa della precarietà sono ricattabile e probabilmente farà saltare il rinnovo del contratto. Il personaggio è arrivato da una quindicina di giorni e fa così da circa una settimana. Quanto tempo ci vuole per essere considerato mobbing?

Non ci sono criteri rigidi, tassativi e predeterminati, soprattutto valevoli per qualsiasi situazione.

La valutazione circa l’esistenza di un fenomeno di persecuzione sul lavoro, o mobbing, è un giudizio che spetta, in ultima analisi, all giudice davanti al quale porti il tuo caso, pur ovviamente dopo aver fatto una valutazione preliminare tramite il tuo avvocato, che è destinata ad essere solo di massima e può in seguito trovare conferma o meno.

Per contro, non è certo richiesta con rigore una unità minima di tempo, dal momento che potrebbe esserci mobbing anche dopo un periodo relativamente breve, a condizione che le condotte, ad esempio, siano per converso gravi e presentanti tutti i requisiti di quelle persecutorie.

Non so onestamente che cosa ti convenga fare in una situazione come quella che hai descritto e, soprattutto, quale sia il tuo interesse al rinnovo del contratto o meno.

Al momento, l’unica iniziativa legale ipotizzabile è quella di una diffida di contestazione di tutte queste condotte illegittime, per valutare poi in seguito se e come utilizzarla in una vertenza magari più ampia.

Va da sé che devi valutare con molta prudenza questa ipotesi, data la situazione.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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