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Zoiper: come risolvere un problema di chiamata.

Come sai, da molti anni utilizzo per la telefonia dello studio un sistema VoIP, di cui ho già parlato più diffusamente in questo precedente post.

Uno dei software più interessanti per il Mac e per Android è Zoiper

Un problema che ogni tanto si può presentare, e che impedisce di effettuare chiamate in uscita, è l’impostazione errata di uno STUN server, specialmente col provider OpenVoip che utilizzo io ormai da anni, sin dall’inizio.

L’errore che a volte viene incontrato è quello che si può vedere di seguito:

errore STUN

Uno dei consigli che si può trovare in rete, con una breve ricerca di google, è quello di disabilitare del tutto l’utilizzo del server STUN

ricerca google

Che, in effetti, è settato di default su quello di zoiper:

impostazioni STUN server

In realtà, con OpenVoip si può inserire lo STUN server dello stesso fornitore:

Parametri openvoip

Per risolvere il problema, dunque, puoi inserire lo stun server di OpenVoip, o del tuo diverso fornitore di telefonia, nel campo STUN server, salvare e basta.

A questo punto dovrebbe essere tutto a posto.

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Sto cercando una persona per fare il downgra …

Sto cercando una persona per fare il downgrade del mio tablet samsung tab s3 SM-T825 attualmente con Android 9 verso Android 8 o, se possibile, 7, che, se ho capito, è la versione originaria.

Ovviamente a pagamento.

Contatti in privato.

Grazie.

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tecnologia

Dispositivi Huawei e Honor: come fare il downgrade.

Downgrade che soddisfazione.

Come noto, preferisco di gran lunga Android ad iOS, per i motivi che ho spiegato in questo post, e nell’intervista radiofonica collegata, che ti invito, rispettivamente, a leggere e ad ascoltare.

Anche Android, però, specialmente nelle ultime versioni ha iniziato a lasciare molto a desiderare.

L’ultima versione bella, pulita e libera di Android è la 8, Oreo. Dalle 9 compresa in poi, Google ha iniziato a togliere funzioni e a chiudere cose, rendendo Android sempre più convergente con il sistema operativo per bimbiminchia di iOS. Nella 9, ad esempio, ha tolto la possibilità per applicazioni di terze parti di registrare le telefonate, cosa fondamentale per mille motivi, soprattutto a me, come avvocato, ma anche come podcaster.

Andare indietro

Per questi motivi, ho effettuato spesso il downgrade di Android nei miei dispositivi. Attualmente, utilizzo un Note 10 plus, che ritengo essere ancora il terminale migliore e che spero Dio mi conservi più a lungo possibile perché, per la prima volta, non ho proprio cuore di cambiarlo. Sul mio note, ho fatto il downgrade dalla versione 10, dove non funzionavano più molte mie automazioni fondamentali costruite con Automagic, alla 9 (Pie).

Più recentemente, mi sono trovato di fronte ad uno dei miei dispositivi che utilizzo da «server», cioè lascio sbloccati e «unattended» a svolgere compiti come il backup, la pubblicazione sui social e così via, che non funzionava più a dovere, per colpa dell’aggiornamento ad Android 10.

Si tratta di un Honor 10 lite view, in passato appartenuto a mio figlio Davide, il distruttore, come spiego meglio in questo post, che infatti ha tutto il vetro rotto e che quindi è perfetto per questo tipo di utilizzi tipo «server», dove lo lascio lavorare da solo e mi ci collego, quando ne ho bisogno, con TeamViewer.

Come si fa il downgrade.

Il downgrade di un dispositivo come questo si effettua tramite il programma HiSuite di Huawei.

Purtroppo, come spesso accade, questo programma, che esiste sia per Windows che per Mac, per quest’ultimo, il sistema che uso io, presenta solo un insieme ristretto di funzioni; tra quelle che manca, anche quella per fare il downgrade.

Per questo motivo, ho dovuto utilizzare la versione Window, all’interno di una macchina virtuale Vmware Fusion, che, devo dire, ha funzionato egregiamente.

Quando connetti il telefono al Mac, Fusion ti chiede se vuoi collegarlo al mac stesso o alla macchina virtuale Windows sita al suo «interno». Ovviamente, devi scegliere la macchina Windows. 

Spartizione periferiche USB

A quel punto, puoi lanciare HiSuite e prevedere il ripristino del software. 

Qui magicamente Huawei consente di installare anche versioni anteriori, non solamente l’ultima uscita, per cui basta scegliere la versione precedente e procedere all’installazione.

Reset del telefono

Ovviamente, la procedura cancella tutti i dati del telefono.

Al termine, la situazione dovrebbe essere la seguente.

software di sistema EMUI

Dopo il ripristino, bisogna fare alcune impostazioni per evitare di essere disturbati dal sistema che richiede di essere aggiornato, come ad esempio disattivare le notifiche dell’utility di aggiornamento.

Huawei software update

Conclusioni.

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Android é stato perfetto sino alla versione …

Android é stato perfetto sino alla versione 8 (Oreo). Dalla 9 compresa in poi con scuse varie hanno iniziato a togliere funzioni. Se puoi resta con la 7 (Nougat) o la 8, non fare mai l’upgrade.

La mia esperienza di storico utente iOS ed Apple con Android e le cose che il robottino fa decisamente molto meglio di iPhone e iPad.
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Un sistema operativo che non ti consente di s …

Un sistema operativo che non ti consente di scegliere le applicazioni di default é inaccettabile, soprattutto per chi deve lavorarci. Inaccettabile, niente di meno apple ios android

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Scrivener: rinominare un progetto.

Scrivener per gli scrittori.

Con questo post, inizio a parlarti di Scrivener, un software per mac, windows e iOS, con una versione in corso di sviluppo per Android, per scrivere progetti complessi e cioè solitamente libri.

scrivereAdoro Scrivener, letteralmente, perché mi ha consentito di diventare molto più produttivo come scrittore. Oggi non entrerò in dettagli a riguardo, avendo deciso di trattare un singolo aspetto per post. Mi limiterò a dire che la caratteristica più interessante di questo software, che lo differenzia da un comune elaboratore di testo come Microsoft Word ad esempio, è che ti consente di lavorare allo stesso tempo sulla struttura globale del testo, visibile a sinistra in una zona chiamata raccoglitore o binder, e sulle singole porzioni di testo. Chi scrive può in questo modo andare in continuazione «su e giù» dalla struttura globale del testo alla scrittura di singole parti e di nuovo alla struttura, ogni volta in cui lo desidera: questo rende estremamente più facile gestire testi complessi come un libro, specialmente di saggistica, ma anche di narrativa, dal momento che non sempre anche un libro di narrativa viene scritto in sequenza ma, proprio come un film, si scrivono prima scene che in realtà sono poste cronologicamente in seguito…

Scrivener, pur essendo un prodotto molto valido ed efficace per tutti coloro che, come me, scrivono, presenta una curva di apprendimento impegnativa all’inizio, proprio perché le funzionalità offerte sono tantissime ci sono altrettanti aspetti che è bene considerare e cercare di comprendere il più possibile. Ad esempio, con Scrivener posso lavorare sui miei progetti di scrittura, sui miei libri, da qualsiasi mac, e persino dal mio cellulare Android, grazie alla sincronizzazione dei progetti tramite Dropbox e ad un’ulteriore funzione, nativa di Scrivener, che è la sincronizzazione bidirezionale verso il formato, ad esempio, txt – che è ciò che mi consente di intervenire sui miei testi anche da cellulare o tablet android, per cui non sarebbe prevista un’applicazione nativa, al momento. Questo è un aspetto fondamentale per tutti gli scrittori, cui dedicherò un post a parte.

Tutti i post che scriverò prenderanno in considerazione gli ambienti in cui opero, che sono il Mac per il desktop e Android su mobile. Probabilmente quasi tutte le cose che scriverò si applicano anche alla versione Windows e iOS, ma è ovvio che è preferibile verificare volta per volta.

Come ridenominare un progetto.

Oggi parliamo di un aspetto più semplice, che riguarda come ridenominare un progetto, un’operazione che può capitare di compiere specialmente durante la scrittura di un libro quando ti vengono in mente titoli migliori per un contenuto che è rimasto invariato oppure il contenuto che inizialmente andava in una direzione ha preso poi un’altra «piega» per cui il titolo scelto originariamente non è più adatto.

In scrivener, per ridenominare un progetto bisogna chiudere l’applicazione, o almeno il progetto, quindi, se è attiva la sincronizzazione con Dropbox attendere che la sincronizzazione termini per prevenire potenziali conflitti ed errori.

Una volta terminata la sincronizzazione – chi usa Dropbox sa che di questo ci si può accertare tramite l’aspetto dell’icona dell’applicazione di Dropbox, nel mac in alto a destra – si può procedere tranquillamente a rinominare il file. Il file di progetto, con estensione .scriv, è in realtà, in macos, una directory di pacchetto, che contiene al suo interno una pluralità di files. Comunque, questo non è rilevante in questa fase, si può procedere a denominarla come se fosse un comune file.

Sempre in Scrivener, di ogni progetto viene effettuato un backup automatico. In occasione di una ridenominazione del progetto, i precedenti backup, quelli anteriori alla ridenominazione, non cambieranno nome, non esiste una funzione per procedere in questo senso. Occorre, pertanto, ricordarsi, in caso di bisogno di accedere ad un backup, quale fosse il precedente nome del progetto di cui si vogliono ripristinare i dati – questo, naturalmente, accade solo quando ci sono stati problemi di perdita dati, cosa che nel mio caso ad esempio non si è mai verificata.

Da ciò consegue che la operazione di ridenominazione di un progetto non deve essere abusata ed è meglio che non venga svolta troppe volte, pena l’ingenerare una certa confusione con i file. Tendenzialmente, a seconda poi anche delle dimensioni del progetto, si può procedere due o tre volte ad esempio per un romanzo intorno alle 200 cartelle.

I miei progetti in corso.

Spero che questo primo post su Scrivener ti abbia interessato e ti sia stato utile.

Se vuoi vedere i miei progetti di scrittura in corso, puoi collegarti a questa pagina, dove potrai anche iscriverti per essere avvisato quando i libri saranno disponibili, oltre che godere di altri vantaggi riservati ai sottoscrittori.

Iscriviti al blog per non perdere i futuri post su Scrivener, in cui parlerò degli altri aspetti interessanti di questo fantastico programma di scrittura.

Se hai domande, lasciamele, se relative all’argomento di oggi, sotto questo post con un commento, oppure mandamele, se nuove, dall’apposito modulo che trovi nel menu principale del blog.

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tecnologia

Stackedit: un nuovo modo di scrivere.

Introduzione

Ti interessa un editor di testo che funziona con markdown all’interno di un qualsiasi browser web, quindi anche su dispositivi mobili, e si sincronizza con account di cloud come #dropbox o google drive, e consente addirittura di pubblicare i testi realizzati in questo modo su piattaforme come #wordpress?

stackedit logo

A me personalmente molto, forse man mano che vedrai meglio come funziona capirai che può essere molto utile anche a te per la tua gestione documentale.

Si tratta, comunque, di stackedit.io.

A cosa può servire.

Mi ci sono imbattuto mentre ero alla ricerca di un sistema che mi consentisse di editare alcuni post «miliari» che ho sul blog, e che quindi modifico spesso, tramite altrettanti files di testo da tenere sincronizzati su tutte le mie periferiche, anche mobili. Ció in modo appunto da poter intervenire, tipicamente inserendo nuovi link, in modo molto semplice, con un linguaggio elementare come #markdown, facendo poi in modo che le modifiche venissero riportate sul blog.

In particolare, questo sistema mi serviva per le raccolte, i post di base per categoria, materia o interesse dove raccolgo i post rispettivamente più interessanti, a beneficio dei lettori del blog, dove, essendoci più di 6000 articoli ad oggi, orientarsi è sempre più difficile.

Per converso, non è agevole modificare i post direttamente dentro a #wordpress, specialmente se si lavora da un dispositivo mobile, dove l’unica soluzione possibile è l’app wordpress, che però è un po’ lenta e farraginosa, mentre quando si ha in mente un ritocco o una modifica “al volo” c’è bisogno di aprire il file relativo velocemente, ritoccarlo e richiuderlo senza perderci troppo tempo.

Stackedit mi consente di fare quello che comunque mi serviva, aggiungendo addirittura un servizio in più che può essere sempre utile quando si deve intervenire su files ma non si può configurare nulla, come ad esempio quando si sta usando un dispositivo di un altro: la possibilità di modificare i files tramite un #browser web. Puoi lavorare agli articoli che stai scrivendo anche dal computer di un amico, o di un luogo pubblico, o facendoti prestare un cellulare o un tablet…

Proviamo a immaginare di scrivere…

Andiamo comunque con ordine, immaginando, per comodità di esposizione, di creare un file di testo, un documento, tipicamente un post di #wordpress (ma ovviamente anche qualsiasi altra cosa una persona desideri), e seguendo il processo di creazione, modifica, sincronizzazione, pubblicazione.

Un esempio potrebbe essere proprio questo stesso post, che appunto ho scritto utilizzando dall’inizio alla fine #stackedit, in parte tramite #browser e in parte editando il file di testo sincronizzato dentro a Dropbox.

Come si deve fare dunque per creare un documento di testo con #stackedit?

Bisogna aprire un browser e collegarsi all’indirizzo stackedit.io, quindi cliccare sulla sezione per l’editing dei documenti. A questo punto io suggerisco di autenticarsi, con il proprio account #google, in modo da poter avere lo stesso ambiente di lavoro anche su tutte le altre periferiche che si utilizzano.

Questo è il metodo più diretto e lineare. In realtà, si può anche prendere un file di testo che esiste già nel proprio Dropbox e portarlo dentro a #stackedit facendo in modo che poi da quel momento venga sempre sincronizzato.

La sincronizzazione.

Il documento creato con stackedit da browser potrà essere sincronizzato sia con google drive che con dropbox. Una volta che sarà stata impostata la sincronizzazione con dropbox, ad esempio, tutto quello che avrai scritto nel documento tramite il browser web verrà riportato in un file di testo, appositamente creato, che ti ritroverai dentro al tuo dropbox.

La cosa bella, che rende stackedit superiore almeno in questo ad altri sistemi di creazione e modifica documenti on line come google documents, è che potrai sempre modificare il file di testo sincronizzato che si trova dentro al tuo dropbox e le modifiche verranno riportate nel documento dentro a stackedit. In questo momento, dunque, io sto scrivendo questo post all’interno del mio browser, che è #firefox. Potrei chiudere Firefox e aprire il file di testo sincronizzato corrispondente sul mio #Mac, tablet o cellulare e continuare a scrivere là dentro. Tutte le modifiche fatte da una parte o dall’altra saranno ovviamente sincronizzate e te le ritroverai sia aprendo il documento tramite il browser sia il file di testo di dropbox.

Questo è molto versatile, immagina di essere in un luogo pubblico con un computer con accesso a internet, ma senza i tuoi account o la possibilità di configurarli. Ti basterà aprire la finestra di un qualsiasi browser, autenticarti col il tuo account google e continuare a lavorare sui tuoi testi.

Viceversa, immagina di non avere la connessione a internet: niente browser, niente dropbox, niente google drive. Potrai lavorare sulla copia locale dei tuoi testi, che si sincronizzerà una volta che avrai nuovamente la connessione. Utile ad esempio tutte le volte in cui hai in mente una piccola modifica da fare, sei fuori, hai solo il cellulare e ti trovi in una zona in cui non c’è la rete. La tua creatività può proseguire, senza bisogno di attendere di nuovo la connessione di rete.

Per sincronizzare files di testo con dispositivi mobili, usando dropbox, la cui applicazione nelle periferiche mobili non effettua la sincronizzazione ma consente solo l’accesso, personalmente uso applicazioni di terze parti che fanno la sincronizzazione come dropsync.

Sincronizzazione con Google drive.

Oltre che con Dropbox, i documenti di Stackedit possono essere sincronizzati anche con Google drive. Nelle prove che ho fatto io, il documento sincronizzato non viene convertito in formato Google docs, ma conservato come semplice file di testo, quindi direi resti molto più utile la sincronizzazione con Dropbox.

Per spostare un file, basta tenere premuto a lungo e poi trascinarlo sulla cartella all’interno della quale lo si vuole inserire.

Ovviamente, stackedit può essere utilizzato con la funzione di dettatura vocale, come sto facendo io proprio in questo momento. Personalmente utilizzo la tastiera di Google, cioè Gboard, che secondo me è quella che consente più efficienza sia per la digitazione che per la dettatura e posso confermare che con stackedit funziona benissimo.

Ogni volta che crei un file nuovo devi dirgli che lo vuoi sincronizzare con Dropbox e ho Google drive, non è possibile ad esempio configurare stack edit per sincronizzare tutti i file con Dropbox ma lo devi scegliere volta per volta.

Il supporto alle revisioni.

Stackedit ha anche il supporto per le #revisioni, per cui è possibile risalire a qualsiasi versione anteriore del file.

Al supporto nativo, si aggiunge anche quello offerto da Dropbox tramite la sincronizzazione, per cui dovrebbe proprio essere possibile, seppur magari a volte con qualche sforzo, risalire alle versioni che si desidera del proprio testo.

Pubblicare su wordpress.

Introduzione.

Una volta completata la prima stesura del post, si può effettuare la pubblicazione, o, meglio, anche solo il caricamento in un sito worpress, come questo blog.

Infatti, ogni file di testo creato con stackedit possiede delle sue proprietà tra cui le categorie, i tag, ma anche lo status del post, che può essere impostato anche su pending, per l’ipotesi in cui non si voglia una pubblicazione immediata, ma si voglia intervenire in seguito, magari per inserire un’immagine, o perchè comunque c’è un flusso editoriale da rispettare come nel mio caso – come è noto, il blog pubblica un solo post al giorno dal lunedì al venerdì, per consentire una fruizione migliore a tutti i suoi lettori.

La pubblicazione su #wordpress non funziona come la sincronizzazione con dropbox: quest’ultima è bidirezionale, nel senso che qualsiasi modifica può essere applicata da entrambe le parti, stackeit o dropbox, e si ritroverà sincronizzata dappertutto. La pubblicazione su wordpress invece funziona in una sola direzione: se modifichi il file in stackedit.io (da browser o da dropbox o in altro modo), puoi aggiornare la pubblicazione e il post originariamente pubblicato col testo precedente verrà appunto aggiornato. Se, invece, modifichi il post dentro a wordpress, queste modifiche non verranno riportate in stackedit.io: anzi, se dopo aver modificato il post dentro a wordpress, lo modificherai anche dentro a stackedit.io, effettuando un aggiornamento del post da stackedit, le modifiche che avevi precedentemente fatto dentro a wordpress andranno sovrascritte e, di conseguenza, perse.

Inserire le tags.

Come ti dicevo, le tags possono essere inserite nelle proprietà del documento, andando in una apposita sezione. A me però piace marcare come «tag» le singole parole mentre le scrivo, anche perché dopo facilmente non me le ricordo. Per fare questo, si può utilizzare il simbolo del cancelletto tipico degli hashtag che si inseriscono su twitter, facebook, linkedin e altri social e usare un plugin come hasthagger che trasforma tutte le parole contenute in un post e precedute dal cancelletto in un tag del post, inserendo anche un link alla pagina che contiene tutti i post con la stessa tag, rendendo quindi l’hashtag del post sul blog funzionante come sui social. Molto comodo, sia per chi scrive che per i lettori del blog!

Gestire le immagini.

Con stackedit si possono anche gestire le immagini che dovranno comparire nel post su WordPress, proprio come l’immagine che compare in questo post, il logo di Stackedit stesso.

L’immagine va prima caricata nella galleria multimediale di WordPress, dopodiché se ne deve copiare il link.

Tornato a Stackedit, devi poi inserire l’immagine, all’altezza che vuoi, con la sintassi classica di markdown appunto per le immagini, mettendo in tale sintassi il link che avrai copiato.

Nelle proprietà del documento, si può anche impostare l’immagine in evidenza del post, usando lo stesso link che si era copiato precedentemente nella clipboard.

Attento allo status e alla data del post.

Se carichi un post su wordpress con lo stato di pending, definito nelle proprietà del documento, dopodiché dentro a wordpress lo pubblichi se poi, ulteriormente, modifichi il documento originario e vuoi sincronizzare le modifiche da stackedit a WordPress fai attenzione…

Devi modificare anche lo status dentro a Stackedit, altrimenti temo, pur senza aver mai provato, altrimenti, avendolo testato, succede che, sincronizzando, stackedit revochi anche lo stato di pubblicato al post e gli imponga di nuovo quello di post in revisione o pending, con il che il post diventerebbe irraggiungibile. Il post va messo nello stato di «publish» – e non published come si potrebbe pensare.

Un altro aspetto a cui fare attenzione nel momento in cui si modifica un documento dentro stackedit e si vogliono poi portare le modifiche nel post già pubblicato su wordpress è che si deve andare nella sezione appunto di pubblicazione e non cliccare su “publish to wordpress” ma cliccare su “publish now”, che è la voce più in alto attualmente nel menu. Nel secondo caso infatti si verifica una corretta sincronizzazione delle modifiche che vengono portate da stackedit a wordpress, nel primo caso invece stackedit purtroppo creerebbe un post duplicato.

Un’altra cosa.che viene scombinata aggiornando la pubblicazione da stackedit a WordPress è la data, se non la scrivi nelle proprietà del file. Ogni volta che aggiorni la pubblicazione, stackedit aggiorna anche la data e così sposta il post originario, almeno nell’ordine in cui compare in home page – per fortuna non cambia anche la data contenuta nel link altrimenti diventerebbe irraggiungibile.

Dopo la pubblicazione, dunque, è buona norma inserire la data tra le proprietà del documento.

Cosa non mi piace.

  • Ogni volta che cambi browser devi ricollegare tutti gli account ulteriori come Dropbox o WordPress. Stackedit anche se sei autenticato non li collega al tuo account google.
  • Il file system e relative cartelle che costruisci su stackedit si sincronizza con tutti i browser in cui apri di nuovo stackedit ma non invece con dropbox, cioè vengono copiati solo i singoli files che si ritiene di sincronizzare e tutti dentro ad una stessa cartella (o a quella diversa che decidi volta per volta). Nel momento in cui sposti un file in stackedit da una cartella «attiva» ad una cartella di archivio, perché ad esempio si tratta di un file contenente un post del blog che hai già pubblicato e su cui non devi più lavorare in futuro, poi devi andare a fare lo stesso spostamento di «archiviazione» dentro a dropbox. Sarebbe molto meglio se la sincronizzazione fosse impostabile di default per tutti i nuovi files che crei e funzionasse a livello di spazio di lavoro e cioè fosse riferita non solo ai singoli files ma anche alle cartelle in cui sono contenuti.
  • Non funziona bene con Firefox, che è il mio browser preferito per tanti motivi e sopratutto per il fatto che #Chrome è non offre una funzione di leggibilità ed è di molta più difficile lettura del «vecchio» Firefox – il termine «vecchio» è per chi come me ha iniziato ad usare internet ai tempi in cui c’era il glorioso netscape, che poi è in seguito diventato Mozilla Firefox. Netscape è stato il primo, storico browser.

Da usare con Chrome.

Stackedit su #Android, infatti, funziona meglio con Chrome.

Al momento, con Firefox, il browser che uso io, presenta un primo baco fastidioso: a inizio paragrafo spesso si fa fatica a inserire la prima lettera. Un altro baco riguarda il copia e incolla, che almeno su Android non funzione bene.

Consiglio quindi di usare Chrome, anche se è un browser che mi piace poco, magari salvando sulla home il collegamento alla pagina di stackedit, in modo da poterlo poi aprire come una applicazione. Anzi, aprendo stackedit con Chrome, il sito viene riconosciuto come una “app” e Android propone di “installarla” tra le altre app: se confermi, poi trovi la app, che poi è solo un collegamento, insieme alle altre e puoi ovviamente metterne una copia sulla home screen.

Installazione su Mac.

Aprendo Stackedit su Mac con Chrome, nel menu «hamburger» di Chrome in alto a destra, quello coi tre puntini uno sopra l’altro, in verticale, compare la sotto voce «Installa stackedit». Se fai questo, Stackedit viene installato sul Mac come se fosse un’applicazione locale, con tanto di icona nel dock.

Consiglio di eseguire questo setup, per poter poi aprire l’editor molto più facilmente, senza bisogno di passare direttamente da Chrome.

Una volta comparsa l’icona nella parte inferiore o destra del dock in Catalina, l’icona stessa va trascinata nella parte superiore o sinistra, dove ci sono le applicazioni che compaiono in modo stabile, altrimenti l’icona scomparirà alla chiusura del «programma».

Se cambi il nome del file in stackedit non si sincronizza. Nemmeno se cambi cartella. Sarebbe stata più funzionale una sincronizzazione di tutto il file system.

Conclusioni.

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pillole

Domanda un po’ tecnica per chi legge ebook. …

Domanda un po’ tecnica per chi legge ebook. Per caso qualcuno usa un ereader con Android, di solito un tablet, su cui si possa usare agevolmente la app di google play libri per leggere? È il mio ambiente di lettura, vorrei però averlo in uno schermo e-ink. Grazie.

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counseling

Want my RSS: interessante estensione per Firefox.

Browser acchí?

Ho scoperto un’estensione per Firefox che mi piace molto.

Prima di parlartene, però, è necessaria una premessa, un breve riepilogo per capire su cosa verte il discorso.

Il programma, il software o l’applicazione che usi per navigare su internet, cioè ad esempio fare ricerche con google, leggere un quotidiano on line e così via, si chiama browser o appunto navigatore.

I browser principali al momento sono tre: Chrome, Safari, Firefox.Quello che devi usare, se dai ascolto a me, è Firefox.

Firefox e le sue estensioni.

Ora non c’è modo di parlare compiutamente dei vantaggi di questa scelta, cui magari dedicherò un post a parte; tra questi, tuttavia, ce n’è uno abbastanza interessante per me: il fatto di consentire di usare le estensioni anche nella versione mobile per Android – forse anche per iOS, che però non conosco e su cui non ti posso dire.

Le estensioni, o add-on in Inglese, sono dei componenti che puoi installare per munire il tuo navigatore di funzionalità aggiuntive in molti casi davvero interessanti e utili.

Ad esempio, una estensione tra le più utilizzate, e che io tengo sempre installata da anni, è AdBlock, che rimuove la pubblicità dalle pagine che stai leggendo, rendendole infinitamente più piacevoli.Un’altra meno conosciuta si chiama «I don’t care about cookies» e consente di rimuovere il banner fastidioso che ti chiede, ogni volta che entri in un sito nuovo, di accettare i cookies – un altro incantevole regalo dell’Unione Europea, sia bestemmiata in eterno.

Want my RSS: aggrega che ti passa.

L’estensione che ho scoperto in questi giorni si chiama «want my RSS» e consente di vedere di nuovo, immediatamente, se per il sito che stai visitando sono disponibili flussi informativi utilizzabili in un aggregatore, un software, che io utilizzo, e di cui ti parlerò meglio in un prossimo post, per raccogliere e leggere insieme tutte le informazioni dalle fonti che mi interessano.

Al momento, sugli aggregatori puoi leggere questo post.

Mettiamo che, facendo una ricerca con google, io «atterri» su un sito che mi sembra interessante e che penso mi possa essere utile seguire, al di là del post singolo che in quell’occasione mi ha attirato.

Posso aggiungerlo alla raccolta di quelli che seguo nel mio aggregatore.

Questa estensione mi mostra un’icona nella barra del browser con il simbolo dei feed RSS o atom, cliccando la quale posso aggiungere il feed del sito che sto visualizzando all’elenco di quelli che seguo.

Il vantaggio è, dunque, di sapere immediatamente che quel sito dispone di un feed, che quindi posso aggiungerlo al mio aggregatore e di farlo in un unico passaggio immediato.

Conclusioni.

Il messaggio da portare a casa è, dunque, il seguente:
– se hai un iPhone, buttalo e prenditi un terminale da uomo, anche se sei una donna;
– sul tuo nuovo dispositivo Android, installa e usa come browser predefinito Firefox
– installa le estensioni più interessanti, tra cui quella oggetto del post e le altre menzionate;
– usa un aggregatore – io suggerisco Inoreader, ma ce ne sono tanti altri – per gestire tutte le fonti di informazioni utili per te, tra l’altro – te ne riparleró – usare un aggregatore consente di ridurre la dipendenza da social e la FOMO, acronimo di fear of missing out; – iscriviti al mio blog, tramite mail o – appunto – feed RSS, per non perdere informazioni importanti e utili per la tua strategia di vita quotidiana.

Engioi!

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Usi Android di Google o iOS di Apple? Sec …

Usi Android di Google o iOS di Apple? Secondo te qual è meglio per lavoro e/o divertimento? Comincio io: questo status è stato scritto e pubblicato con Android…

La mia esperienza di storico utente iOS ed Apple con Android e le cose che il robottino fa decisamente molto meglio di iPhone e iPad.