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Pena sospesa dell’ammenda: deve essere pagata?

sono un’armiere e sono stato condannato per un esubero di cartucce il 17/12/2019 con deposito in cancelleria il 09/06/2020 alla pena di 1200 euro di ammenda -pena sospesa- devo pagare l’ammenda ?

Se è prevista espressamente la sospensione della pena, l’ammenda – che è appunto la pena – non deve essere pagata.

Ovviamente, sarebbe senz’altro preferibile far esaminare il provvedimento ad un avvocato: in una materia del genere, non puoi far affidamento su di uno scambio del genere.

Peraltro, la strategia processuale potrebbe persino essere stata poco opportuna: di solito, pene pecuniarie di basso importo si può valutare di eseguirle per conservare il «bonus» della sospensione condizionale, che può essere prezioso specialmente per una persona che svolge il tuo mestiere e che per errori contabili o di magazzino o altro potrebbe essere di nuovo colto in fallo.

Se vuoi approfondire la situazione, ti consiglio di valutare l’acquisto di una consulenza oppure di chiamare il numero 059 761926 per prenotare un appuntamento, anche telefonico o videocall.

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M’ama – non m’ama…il porto d’armi me lo danno?

ho ricevuto una condanna per furto e usufruito della pena condizionale sospesa, il reato e la relativa condanna risalgono a 15 anni fa, da quella esperienza mai più commesso reati di alcun genere, cambiato residenza, vita, ho aperto una azienda etc…
Vorrei tentare la richiesta di porto d’armi per uso sportivo, e al riguardo si leggono svariate ideologie…
So che il reato rientra nell’articolo TULPS, ma ho letto che ha la sua valenza la buona condotta, l’estinzione passati 5 anni dalla condizionale, i molti anni trascorsi indennamente e quindi buona condotta etc ..
A parer suo, se facessi richiesta di riabilitazione penale, riceverei un rigetto a prescindere per la richiesta del porto d’armi oppure le eventuali circostanze verrebbero prese in causa di consulto da parte della Procura per l’eventuale rilascio?
Dovrei quindi rinunciarci a prescindere?

Ho parlato dozzine di volte di situazioni del genere.

armiSul tema c’è anche una ormai celebra e simpatica puntata del podcast sulle «domande del cazzo» che ti invito ad ascoltare: clicca qui.

Perché è una domanda del cazzo, anche se tu ovviamente non lo potevi sapere?

Perché la decisione circa il rilascio del porto d’armi per uso sportivo, così come altre decisioni analoghe, è discrezionale da parte degli enti deputati a concederla, per cui non c’è alcun modo di sapere prima di presentare la domanda quali sono o meno le chances di ottenere una risposta favorevole.

Come in tutte le cose della vita, puoi tentare di fare la domanda, peraltro non hai nemmeno bisogno, almeno in prima istanza, di un avvocato, per cui sostanzialmente si tratta semplicemente di perderci un po’ di tempo.

Il mio consiglio dunque è quello di provare a presentare la domanda, vedendo poi che cosa risponde la Prefettura. A volte concedono anche un termine per presentare delle difese: in quel caso può esserti utile un avvocato per perorare la tua situazione e illustrare la «concedibilità» del permesso.

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Armi in casa: come custodirle.

Oggi come oggi parlare di armi e, soprattutto, della possibilità di avere armi in casa, è assai frequente e potresti aver notato che in molti siti web si possono trovare post dove si discute di questo argomento.

Quello che trovo importante e che ritengo possa essere un’utile per la corretta gestione dell’arma in casa, è esaminare la questione della custodia.

Si perché custodire l’arma nel modo corretto e, soprattutto, normativamente previsto, equivale a porre in atto una serie di condotte idonee a proteggere la salute e lo stesso diritto alla vita delle persone.

Penso istintivamente alla presenza di bambini in una casa dove sono custodite armi; devo dire -per fortuna- che la stragrande maggioranza delle persone conosce le regole per poterle custodire correttamente, cioè in assenza di pericoli per gli utilizzatori degli ambienti.

Ogni tanto capita però, per l’avvocato, di imbattersi un qualche vicenda spiacevole, frutto della disattenzione e della negligenza di alcuni.

Non sto qui a fare il commento della sentenza da dove prendo spunto per estrapolare il concetto, ma mi limito semplicemente a ricordarne in estrema sintesi il contenuto e a condividerlo con voi.

In breve: i Giudici hanno avuto modo di focalizzarsi sulla questione dell’omessa custodia: nella fattispecie un ragazzo riesce ad impossessarsi di un fucile presente in casa e a far fuoco, accidentalmente, colpendo e ferendo mortalmente un altro giovane presente, il tutto nella momentanea assenza dei genitori.

Come mai è stato possibile arrivare a questo tragico epilogo?

Ebbene, i genitori del giovane, accusati di aver cooperato nell’omicidio, per una grave trascuratezza hanno consentito ai bambini di giocare nello stesso ambiente di deposito e custodia dell’arma, hanno dimenticato di rendere inaccessibile il mobile/ripostiglio, hanno infine permesso a terzi (e quindi al minore) di entrare in possesso delle chiavi dell’armadietto di custodia.

Qual’è quindi, in definitiva, l’insegnamento utile che traspare dalla vicenda e la regola da non dimenticare mai?

E’ semplice: prevenire, ossia abolire qualsiasi pericolo domestico nascente dall’impropria gestione e custodia delle armi, riflettendo a fondo sulle cautele richieste per governare con efficienza l’uso lecito delle armi.