«Si possono curare le proprie ferite con rispetto e dolcezza nei confronti di chi é in relazione con noi, altrimenti non sei una persona ferita, sei uno stronzo.»
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«Si possono curare le proprie ferite con rispetto e dolcezza nei confronti di chi é in relazione con noi, altrimenti non sei una persona ferita, sei uno stronzo.»
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Tendi troppo a giudicarti. Per smettere di farlo, o farlo meno, cerca di ricordarti anche tutte le cose buone che hai fatto e fai, tutto quello di buono che sei per le persone della tua vita, proprio tu, con i tuoi difetti, i tuoi limiti, la tua finitezza ??
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«Il tema della morte é oggi decisamente il grande assente nelle nostre vite, se si considera che un tempo ogni vita veniva vissuta pensando anche al momento della morte e in misura della stessa, come un momento essenziale, un’altra faccia della medesima.»
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«L’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, e questi incantesimi sono i discorsi belli» (Platone, Carmide, 157a)
consigli, ma solo di domande. É come se io mi limitassi a darti delle
scatole, che poi sei tu a riempire.
Uno dei temi fondamentali della vita di tutti noi, uno dei problemi
che mi vengono portati più spesso a studio, é quello di riuscire a
trovare il proprio «vero talento», quello per cui ognuno di noi é
stato in qualche modo chiamato.
Sette domande per trovare la tua chiamata più autentica.
Il counseling si basa su due elementi:
– ascolto non giudicante;
– formulazione di domande che stimolano processi riflessivi.
Nel mio counseling, poi, c’è un terzo elemento, di carattere negativo: il divieto assoluto di dare consigli.
Nel counseling, infatti, è il «cliente» che trova, con la
fluidificazione del counselor, la sua soluzione; non è mai il counselor che eroga una consulenza e dice al «cliente» cosa deve fare.
La cura del counseling é un tocco molto più gentile di quello di chi pretenderebbe di avere soluzioni valide per tutte le persone e tutti i casi.
É come un amico che ti siede accanto, ti ascolta, senza giudicarti per i tuoi problemi e la tua incapacità di risolverli e ti propone degli angoli visuali nuovi su quegli stessi problemi, facendoti venire idee nuove riguardo possibili soluzioni degli stessi, che tu poi elaborerai in completa autonomia.
Per questo, un buon counselor mette da parte il suo ego e mantiene sempre un atteggiamento animico: non è importante che tu risolva i tuoi problemi grazie al mio metodo e ai miei consigli, é importante che tu li risolva, in qualunque modo ciò avvenga o, se non li risolvi, che almeno la tua sofferenza sia lenita.
Il counseling non è mai una teoria da dimostrare, quanto piuttosto una mano da tendere, una connessione da stabilire, perché non è la logica – questo è difficile da capire per l’uomo contemporaneo, che vive nella mente – che consente di affrontare i problemi, ma sono le connessioni.
Te lo ripeto.
Non ti serve mai un «piano». Ti serve molto di più uno che stia con te nella tua stessa situazione, nelle tue stesse emozioni.
Ti serve, insomma, più un “complice” che un piano…
Un piano, un consiglio, una «logica» non fanno altro che farti sentire giudicato, inadeguato, impreparato, a rischio di fallire di nuovo…
Una connessione ti fa sentire compreso e che non sei solo ad affrontare i tuoi problemi e le tue paure.
Essa mette in moto e sprigiona tutta l’energia e la capacità di risolvere i problemi che si trovano dentro di te, le tue capacità di autoguarigione, che sono essenziali in ogni situazione.
Non sono mai i ragionamenti che ci muovono, non sono i progetti, non gli obiettivi, ma i sogni.
Non abbiamo bisogno di consigli, ma di ascolto, presenza, vicinanza, connessione, un modo di relazionarsi delicato e davvero rispettoso sia dei nostri problemi che, soprattutto, dei nostri blocchi, perché in quei blocchi ci sono le nostre ferite e, in ultima analisi, ci siamo noi.
/nÉ un periodo molto particolare, cerca di non sprecare nessuno dei sogni che tu dovessi ricordare al mattino ?
Ognuno di noi ha bisogno di essere ascoltato soprattutto quando non parla.
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Buonasera Tiziano… come mi avevi detto sto passando un brutto periodo con questo ragazzo che frequento da tanto tempo …ci siamo presi e lasciati parecchie volte …il rapporto sempre come mi avevi detto si è modificato….ci vogliamo davvero molto bene… me lo dice spesso ….visto che è un tipo molto freddo se lo dice è vero …non direbbe mai una cosa che non prova…io invece credo che è un po di più di un semplice bene…e credo che sua la stessa cosa x lui …ma la sua voglia di libertà è più forte del stare insieme…solo che vederlo da amico mi fa stare male …non so come fare…arrabbiarmi non serve a nulla …anzi lo posso solo allontanare…ti chiedo un consiglio e un piccolo aiuto…cosa devo fare? Quello che prova è qualcosa di più di un semplice bene…mi farebbe star un po meglio saperlo
Una relazione è esattamente come un giardino, un orto o un campo: richiede cura, attenzione e nutrimento. Tutti i giorni bisogna chinarsi su di essa a raccogliere ed estirpare le erbacce. Alcune di queste erbacce, peraltro, come ci insegna il Vangelo – puoi leggere la celebre parabola della zizzania – è meglio non cavarle subito, ma aspettare che siano completamente cresciute perché, fino ad allora, non si può nemmeno sapere se siano appunto erbacce o grano…
Nessuna relazione, per contro, nasce perfetta. All’esatto opposto, tutte le relazioni, anche quelle che sembrano più brillanti e più costruite sull’amore, più piene di sentimento, nascono zoppe e devono essere aggiustate col tempo, a forza di interventi quotidiani, di cura ed attenzione, perché ognuno di noi porta nella relazione i suoi limiti, le sue inadeguatezza quando non i suoi veri e propri problemi.
Anche se sembra contraddittorio, il lavoro sulla relazione però è sempre un lavoro su te stessa, perché non si può mai far evolvere un altro direttamente, ma solo indirettamente. In altri termini, il tuo partner non può cambiare perché glielo chiedi tu. Ognuno di noi cambia solo quando se ne convince da solo e mai quando sono solo gli altri a chiederglielo. Questo è molto importante, è fondamentale, da capire e da sapere. Lo spiego meglio nel mio post sul mito di Orfeo ed Euridice, che ti invito a leggere con attenzione: clicca qui.
Puoi, però, determinare una sua evoluzione in modo indiretto. Per fare questo, puoi evolvere tu, portare la tua personalità e la tua visione della relazione ad un livello più alto, dando a lui l’occasione per seguirti. Quello che puoi fare è accendere un circolo virtuoso che possa essere di innesco anche per la sua evoluzione, che non è garantita, perché comunque resta dipendente da lui. Puoi offrigli, col tuo lavoro su te stessa e sulla relazione, una occasione, poi lui resterà libero di approfittarne o meno.
Del resto, l’amore si regge su due grandi pilastri: la libertà e il perdono.
Se non riconoscessimo la libertà dell’altro, quello che l’altro manifesterebbe nei nostri confronti, non essendo libero, non sarebbe amore. È proprio per questo che Dio ha donato all’uomo il libero arbitrio, che è un bene che non va mai intaccato, perché è il bene più prezioso dell’uomo, ciò che lo rende tale.
Se non riconoscessimo, ancora, la libertà dell’altro, il nostro non sarebbe amore, ma solo desiderio di possesso, come spiego meglio in un altro post che ti invito a leggere molto attentamente, perché illustra la differenza tra amore egoico e amore animico. L’amore di ognuno di noi si colloca sempre in un determinato punto di questa «scala»: non è mai puramente egoico, nè puramente animico. Clicca qui.
Il perdono, ugualemente, nelle relazioni umane è necessario perché solo Dio ci ama senza errori, quando è un uomo, o una donna, ad amarci, ci sarà sempre qualcosa che l’altro fa, ogni tanto, che ci farà soffrire. Perdonare diventa facile quando capiamo che noi siamo i primi ad essere stati perdonati dagli altri, infinite volte, e che possiamo guardare al nostro partner non con gli occhiali del giudizio, forniti dalla mente, ma con quelli della compassione, che del giudizio è l’esatto opposto, forniti dal cuore.
Non è con la logica che si vive nelle relazioni, del resto, ma con il cuore. Questo lo dobbiamo ricordare sempre: significa che possiamo rinunciare a giudicare l’altro e possiamo cominciare ad ascoltarlo ed accoglierlo.
Dopo tutte queste belle premesse, dunque, che cosa puoi fare?
Non esiste una soluzione magica, una soluzione pronta, anche a pagarla milioni di euro non la puoi trovare su amazon, proprio perché in amore c’è il libero arbitrio. Quindi niente filtri d’amore, l’amore bisogna … vincerlo sul campo.
L’unica cosa che puoi fare è decidere di investire su questa persona, di continuare a investire, senza poter avere la sicurezza che questo investimento ti frutti. Esattamente come quando pianti il seme di una pianta, lo annaffi, lo curi, lo segui per un mese e poi non germoglia nulla. Amare è proprio questo, è anche accettare il rischio che di quello che diamo non torni nulla, perché non è un contratto, è un gesto di amore che noi facciamo solo per l’interesse del gesto stesso, così come facciamo un regalo di compleanno non certo per averne uno poi a nostra volta ma solo per vedere aprirsi un sorriso.
Puoi, dunque, continuare a stargli accanto, nelle modalità che sono al momento possibili e che ti cagionano anche, comprensibilmente, sofferenza, ma che al momento non possono essere diverse. Potranno cambiare in futuro, ma è solo un’eventualità e comunque riservata a un domani che non si sa se e quando arriverà.
Puoi ascoltarlo, accettarlo e stargli accanto, diventanto nel frattempo una versione sempre migliore di te stessa, aprendogli così punti di vista nuovi, occasioni di miglioramento e circoli virtuosi.
È dura, ma l’amore vero funziona così: tutto il resto non ti potrà mai offrire una sensazione di vita vera come questa.
In bocca al lupo per tutto.
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