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CTU erronea: come denunciare il tecnico?

In corso di causa, il Giudice a mandato il CTU x fare una perizia del luogo. Il mio avv. to non si è presentato,a mandato un suo consulente che non si è opposto su nulla,l’avvocato della contro parte a detto lui al C T U dove doveva fare la perizia, la fatta dove non doveva farla, io ho tanto reclamato ma non e servito a nulla. In questo modo ha fatto una perizia a favore della contro parte. Io vorrei denunciare il C T U come devo fare?

Prima di tutto, non si capisce in che cosa questa CTU sarebbe stata infedele. L’unica cosa che riferisci è che ci sarebbe stata una «sostituzione di luoghi», cosa che però non è per niente chiara.

La prima cosa sarebbe capire quali sarebbero i difetti o vizi di questa perizia, in mancanza di questo non si possono fare valutazioni utili a mio modo di vedere.

Per quanto riguarda la partecipazione del tuo avvocato alle operazioni tecniche, si tratta di una cosa consueta: figurati che io in venticinque anni di professione non sono mai andato, nemmeno una volta, ad una CTU. Ho sempre lasciato che fosse il CTP a partecipare.

Anche per la valutazione dell’operato del tuo consulente di parte occorrerebbe avere maggiori dettagli: «non si è opposto su nulla», di nuovo, non significa niente, se non si è in grado di capire quali sarebbero i vizi della perizia. Infatti, se la perizia fosse corretta, sarebbe altrettanto corretto l’eventuale silenzio del consulente di parte, una cosa, anche questa, abbastanza comune.

Il consulente di parte, peraltro, anche se non vengono menzionati suoi interventi a verbale, è difficilmente immaginabile che possa rimanere del tutto silente: più probabilmente partecipa alle operazioni, dialogando e interagendo col CTU, determinando comunque una perizia finale diversa da quella che ci sarebbe stata se egli non fosse stato presente.

In conclusione, per vedere se e come poter far valere gli eventuali vizi, difetti ed errori di questo elaborato peritale, è necessario un approfondimento. Valuta se credi di acquistare una consulenza.

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Diffida per ingiuria: come si procede?

sono stato presumibilmente vittima di INGIURIA ad opera del mio ex-superiore gerarchico nell’azienda in cui ho lavorato fino a Novembre 2018.
Vorrei per cortesia un preventivo per la lettura e valutazione di email in mio possesso per un riscontro sull’opportunità di procedere davanti a un giudice di pace per la richiesta di risarcimento del danno.

Il costo è sempre quello per la consulenza di base, che comprende anche la diffida e cioè la lettera di richiesta danni, di natura stragiudiziale, rivolta all’autore dell’illecito.

Trovi tutto a questa pagina.

Una prima valutazione dell’opportunità di fare una causa civile al giudice di pace per il risarcimento del danno – l’ingiuria come sai è stata depenalizzata, e anche prima comunque era preferibile agire in sede civile – si può fare immediatamente, al momento del confezionamento della lettera, ma poi andrà rifatta o meglio integrata in base al riscontro che si otterrà o meno con la lettera.

Se vuoi procedere, dunque, intanto con una prima analisi di fattibilità e con la lettera, procedi con l’acquisto dalla pagina in questione.

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Progetto riservato poi diffuso: è violazione della privacy?

Dopo la ristrutturazione della ns. casa a schiera il vicino ci ha citati dall’avvocato perché secondo lui non avevamo rispettato le distanze. In quella sede ho scoperto che il vicino e l’avvocato sono in possesso del nostro progetto bozza che abbiamo usato solamente per chiedere dei preventivi a diverse ditte di costruzione e quindi un progetto non ufficiale. La sorella del vicino lavora in una di queste ditte ed io presumo che è stata lei a portare il progetto a suo fratello. La ditta può passare ad una terza persona dei dati personali? Il progetto contiene il mio nome, cognome, indirizzo, codice fiscale, ecc. Come posso tutelarmi? E’ una violazione della Privacy? La ditta, non avendo ricevuto l’incarico, non dovrebbe cancellare i miei dati personali?

Molto probabilmente è una violazione delle disposizioni in materia di trattamento dei dati personali.

Faccio però queste osservazioni.

Innanzitutto, se ho ben capito, avete già una causa civile di cui occuparvi, che vi porterà via soldi, energia, tempo. Dovete quindi valutare se volete allargare il fronte ad altre questioni collaterali, e non risolutive rispetto a quella più importante oggetto di causa, che parimenti richiedono, per essere adeguatamente coltivate, soldi, energia e tempo.

Supponendo per un attimo che si decida di «allargare il fronte» anche alla tutela della privacy, non sarebbe così immediato dimostrare chi ha commesso la violazione, dal momento che il progetto in questione, per tua stessa ammissione, ha circolato ed è stato mostrato a diverse aziende a scopo di raccolta del preventivo. Si può forse presumere che la parente della vostra controparte sia l’autrice della violazione, ma per andare da un sospetto, per quanto possa sembrare corposo, ad una dimostrazione vera e propria ce ne corre.

Tutto sommato, la mia impressione è che, coltivando questa vertenza di privacy, in cui pur i vostri diritti sono stati violati, finireste per disperdere le preziose risorse di cui disponete per affrontare la questione principale, risorse che, è bene non dimenticarlo, sono limitate, per poi magari finire per incartarvi e, dopo aver speso parte di queste risorse, non riuscire nemmeno ad ottenere un risultato.

Anche ipotizzando un ricorso, infatti, all’autorità garante per la privacy, che è una iniziativa tutto sommato meno costosa di una causa civile, il tema della prova della violazione e del responsabile della stessa rimane con tutta la sua importanza.

A livello strategico, per quanto possa non essere giusto, il mio consiglio probabilmente sarebbe più quello di concentrarvi sulla causa in materia di violazione delle distanze dai confini.

Se credete, si può approfondire maggiormente, sia per l’una che per l’altra questione; nel caso, potete richiederci un preventivo compilando il modulo che si trova nel menu principale del blog. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Come posso eseguire una sentenza contro una persona che lavora in Svizzera?

ho vinto una causa civile il giudice ha stabilito che devo ricevere la somma di 101.000 euro ma ad oggi la parte non paga il mio legale mi ha abbandonato perche gli devo 11.000 euro che nn ho, le chiedo c e un qualcosa che io possa fare per ottenere il risarcimento?e come devo muovermi?di intestato nn ha nulla e so che lavora in svizzera..ora sono bloccato cn una sentenza a favore ma nn so dove attaccarlo,mi puo dare un consiglio?

Queste, ovviamente, erano tutte valutazioni da fare prima di iniziare la causa, perché l’aspetto della solvenza del debitore è assolutamente fondamentale.

Una cosa che si potrebbe tentare è una ricerca sul punto da parte di una competente agenzia di investigazioni.

Se, comunque, risultasse che in Italia non ha nulla di intestato, si potrebbe valutare il pignoramento dello stipendio in Svizzera, anche se, proprio per la dimensione di internazionalità della vertenza, le cose sono più complicate rispetto ad un pignoramento all’interno del contesto italiano.

Se, inoltre, non hai soldi per retribuire un avvocato, la cosa è ancora più complicata. Forse puoi cercarne uno disposto ad accettare di seguirti con il sistema del compenso a percentuale, ma può non essere così facile proprio per le difficoltà di incasso del debito.

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Causa civile: ma quanto tempo può durare?

Vorrei sapere quanto può durare la causa che sto valutando di fare, anche perché non vorrei mi venisse a costare poi troppo. Possibile che non ci siano indicazioni sui tempi, almeno vaghe?

Purtroppo è molto difficile prevedere la possibile durata di una causa. In effetti è un problema, perchè come hai giustamente intuito la sua durata incide anche sul costo, sia con i sistemi tariffari tradizionali, sia con i sistemi nuovi, come il nostro “forfettone“, con la sola eccezione della quota lite, che però non è sempre praticabile e, dove praticabile, non è sempre accettata dal legale ed è quindi una opzione tariffaria tutto sommato ancora praticata marginalmente. Con il sistema del forfettone, almeno, hai un tetto di spesa massimo su base annuale, che secondo noi è il massimo grado di certezza che si può raggiungere considerato il tipo di lavoro che svolge un avvocato ed ha il grande vantaggio di distribuire la spesa in vari ratei, evitando che, magari dopo 7 o 8 anni, arrivi al cliente una parcella che, se redatta secondo il vecchio sistema tariffario, può non difficilmente essere di decine di migliaia di euro.

L’unico sistema per avere una vaga idea della durata di un procedimento, comunque, è quello di guardare un po’ alle statistiche, cioè alla durata che si è avuta sinora. Va al riguardo tenuto presente che ci sono grandi differenze innanzitutto tra sedi giudiziarie, per cui una causa a Milano può avere una durata diversissima di una a Napoli, quindi occorre informarsi presso un legale del foro locale – o uno studio come il nostro che essendo anche network è in grado di recuperare queste informazioni da un referente in loco.

Un’altra importante distinzione è quella tra cause di Tribunale e cause di Giudice di Pace. Le prime sono molto più lunghe delle seconde. Solitamente, una causa di Tribunale ha una possibile durata dai cinque ai sette anni, con punte in meglio o in peggio a seconda dei casi. Una causa di Giudice di Pace, invece, di solito dura circa un anno e mezzo, anche se qui si sentono in particolar modo le differenze tra sedi giudiziarie.

La statistica, comunque, è solo un dato vago ed indicativo, perchè la durata della causa che inizi oggi può essere influenzata da riforme o “ristrutturazioni” dell’apparato giudiziario che potrebbero essere, ad esempio, fatte tra due o tre anni e che potrebbero accorciare, ma più facilmente allungare, la durata della causa stessa.

Ad esempio, ricordo che agli inizi della professione iniziai una serie di cause presso l’allora esistente Pretura di Vignola, che aveva una media di durata delle cause di circa quattro anni, che, anche ai tempi, era una buona media. Dopo un paio d’anni, tuttavia, i nostri “soloni” di Roma, spalleggiati anche da quelli di Bologna e Modena, decisero che la Pretura andava soppressa – si trattò di una perdita gravissima per il territorio, che ne sta subendo le conseguenze ancora oggi – e tutte le cause finirono in Tribunale a Modena. Confluite nel gran calderone, tutte quelle cause, che avevano inizialmente buone speranze di finire in quattro anni, in realtà terminarono in sette, alcune otto anni, praticamente il doppio, e non c’è stato nulla da fare.

Come dicevo prima, comunque, è proprio per questa incertezza di fondo che spesso consigliamo ai nostri assistiti l’opzione tariffaria del forfettone, che almeno, duri quel che duri la causa, mette un “tetto” di spesa a livello annuale, così il cliente può programmarsi per bene le spese, sapendo che, per ogni anno di durata, spenderà una certa cifra e soprattutto non avrà le famigerata sorprese finali.

Un’altra cosa da dire, per chiudere il discorso, rispetto alla durata delle causa è che in tutti i casi in cui la stessa, praticamente in quasi tutte le cause di Tribunale, supera i quattro anni, la parte può, almeno, chiedere l’equa riparazione, cioè un risarcimento del danno “morale” per la durata eccessiva del procedimento.