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diritto

10 cose sulla segretezza della corrispondenza.

1) La segretezza della corrispondenza in Italia é prevista
direttamente dalla Costituzione.

2) L’articolo 15 della carta costituzionale prevede che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione sono inviolabili».

3) Per la legge italiana, la corrispondenza non è solo la vecchia posta cartacea ma qualsiasi forma di comunicazione tra individui: posta elettronica, chat, whatsapp, telegram e così via.

4) Chi riceve corrispondenza ha l’onere di curarne la riservatezza e la segretezza: questo si traduce, nel caso della corrispondenza elettronica, nel dovere di adottare tutte le precauzioni possibili per evitare che venga a conoscenza di terzi.

5) Se hai un account whatsapp, anche solo, dunque, il blocco del cellulare e lo sblocco con password o biometria non sono manie di paranoici ma precisi obblighi di legge.

6) La situazione può essere ancora più grave nel momento in cui, come oggi avviene di fatto sempre di più, tramite corrispondenza si trasmettono dati sensibili o che sono oggetto di particolare riservatezza come foto o video intimi.

7) Chi riceve corrispondenza di questo genere ha l’obbligo non solo di non divulgarla, ma anche di prevenire con tutte le misure di sicurezza del caso la eventuale diffusione accidentale.

8) Chi divulga dolosamente materiale intimo di altre persone commette un illecito di natura anche penale, considerato piuttosto grave in Italia, anche chi fornisce occasione colposamente alla diffusione di materiale sensibile può subire sanzioni considerevoli.

9) In entrambi i casi la vittima ha sempre il diritto al risarcimento del danno.

10) Assicurati di corrispondere sempre con persone in grado di tutelare adeguatamente la tua riservatezza, sia per loro serietà che per capacità di custodire adeguatamente un terminale, impedendo accessi non autorizzati.

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counseling

Creare un canale su WhatsApp: si può fare!

Canali e gruppi.

Sì può creare un canale con whatsapp?

Nominalmente no, in realtà sì, con un piccolo, ma significativo, workaround.

Ma che cos’è un canale e che differenza c’è con un gruppo?

Nel gruppo, possono scrivere tutti i membri e tutto quello che ognuno scrive viene inviato a ciascun membro. Questo è in teoria molto bello, però purtroppo comporta che nella pressoché totalità dei casi nel gruppo vengano ad esserci troppi messaggi e così, alla fine, molti si disiscrivono, molti altri restano ma smettono di leggere. Si parte dunque con un bel progetto che presto però finisce in vacca…

Il punto è che, se prendi ad esempio 50 persone, su quelle 50 ce ne saranno due o tre che dicono cose interessanti o che vale la pena ascoltare, le restanti 47 vanno bene per il cazzeggio, solo che non sempre si ha tempo o voglia di cazzeggiare…

Il canale, dunque, a differenza del gruppo funziona così: c’è uno che scrive e tutti gli altri che leggono, ma non possono scrivere. È unidirezionale, insomma.

I canali sono stati resi popolari per la prima volta su Telegram, dove spopolano ancora – io stesso sono iscritto a diversi canali. Telegram è bellissimo, ma non è così diffuso come WhatsApp. Chi crea un canale e lo propone alla gente si sente rispondere «ma io non ho Telegram» e così si finisce per non concluderne niente…

Con un semplice escamotage, però si può avere un canale anche su WhatsApp.

Su WhatsApp, per le stesse funzionalità bisognerebbe fare una «lista di distribuzione», ma la lista richiede che chi riceve il messaggio abbia il numero del mittente nella propria rubrica, cosa che la rende inutilizzabile di fatto.

Creare un canale.

Il sistema da usare è invece questo.

Crei un gruppo.

Vai nelle impostazioni e lo configuri in modo che solo tu, come amministratore, possa postare nuovi messaggi.

Poi vai sempre nelle impostazioni e fai tap su condividi come link per ottenere un link pubblico cliccando il quale le persone possano iscriversi al tuo «canale».

In questo modo, hai uno strumento del tutto analogo a un canale di Telegram, ma proponibile a tutti gli utenti di WhatsApp.

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I miei canali Whatsapp.

Attualmente ho attivato due canali, ai quali, se vuoi, sei invitato ad iscriverti – basta cliccare sul link, ovviamente da cellulare.

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diritto

No pene in chat – nuovo servizio!

Oggi lanciamo, in anteprima mondiale, un nuovo servizio di assistenza legale e counseling per la difesa, a tutto tondo, delle donne che ricevono peni in chat.

Un vero e proprio scudo anti pene.

La tentazione del maschio di imporre il proprio fallo a quante più femmine possibile è sempre stata dilagante, ma oggigiorno, grazie alla diffusione delle reti sociali, è divenuta addirittura incontenibile.

Diventa infatti estremamente agevole per qualsiasi malintenzionato raggiungere la casella di messaggistica di una qualsiasi donna, per spedire la foto del proprio pene – senza nemmeno considerare che, come è stato giustamente sottolineato, non tutti i peni sono fotogenici.

Ma come funziona più in dettaglio?

Come avvocati particolarmente attenti alla condizione femminile, e alla dignità della donna in particolare, ci siamo posti la domanda su come sarebbe stato meglio procedere per configurare un servizio di vera tutela per le frequentatrici dei social.

Ci è apparso subito evidente come per problematiche di questo genere fosse necessario un approccio di tipo interdisciplinare.

Abbiamo così costituito una piccola squadra di professionisti di pronto intervento, in grado di scattare immediatamente nel momento in cui una donna riceve una foto di pene in chat.

Ad esempio, c’è naturalmente un avvocato in grado di inviare la richiesta danni all’autore della prodezza e di presentare le denunce presso le autorità, c’è un investigatore nel caso in cui sia necessario risalire all’identità dell’aggressore, c’è un counselor per poter fornire immediatamente un adeguato supporto spirituale alla donna rimasta vittima di gesti del genere.

La donna che avrà sottoscritto il nostro servizio verrà munita di un apposito badge da esporre in tutti i propri profili sociali, e in tutte le proprie fotografie pubblicate sui social, recante la dicitura «no pene in chat» in modo da rendere esplicito il diniego all’invio della foto di un pene in chat e da far conoscere ed eventuali malintenzionati che la sua casella postale è protetta dal nostro servizio multidisciplinare.

Ma non è finita qui.

Noi infatti siamo anche proattivi. I nostri ingegneri sociali infatti hanno predisposto un apposito software per la catalogazione di tutti i peni che verranno ricevuti dalle nostre clienti, in modo da creare man mano e col tempo, grazie alla collaborazione sociale, un vero e proprio database di foto di peni, in grado di consentire più facilmente la individuazione dei responsabili degli illeciti, tramite apposite utilities di riconoscimento automatico e controllo incrociato dei peni.

Per quanto riguarda la tariffazione, abbiamo pensato ad una modica cifra annuale a forfait; in questo modo le nostre clienti, con una spesa contenuta, potranno godere della sicurezza di aprire la propria casella postale senza ricevere brutte sorprese.

Presto creeremo la pagina prodotto nello store del nostro sito.

Se sei interessata a sottoscrivere l’abbonamento al servizio no pene in chat, mandaci nel frattempo una richiesta tramite il modulo di contatto.

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diritto

Più account di whatsapp: come gestirli sul Mac.

Oggi parliamo di come gestire più account di whatsapp sul mac.

Come sai, whatsapp è, purtroppo o per fortuna, il client di messaggistica più diffuso, tanto che si trova installato sul cellulare di quasi tutti gli utenti, anche a discapito di piattaforme più interessanti o rifinite, come tipicamente Telegram.

Essendo di fatto uno standard di mercato, comunque, è inutile protestare … contro la realtà e tocca adeguarsi.

Purtroppo, il supporto della chat su piattaforma desktop è assai limitato. Mentre, sempre prendendo ad esempio Telegram, esiste per molti sistemi un client nativo, il supporto di whatsapp sul computer da scrivania si riduce ad un client ufficiale che in realtà è solo un «wrapper» dell’interfaccia web di whatsapp.

Ciò significa che mentre, sempre mantenendo il nostro esempio, per chattare con Telegram sul mac non c’è affatto bisogno che il telefono cellulare sia acceso e collegato alla rete, per farlo con whatsapp invece sì.

È, dunque, un sistema molto raffazzonato quello scelto da whatsapp per l’utilizzo sui computer da scrivania, ma al momento non c’è niente di meglio e quindi tocca accontentarsi.

Fatta questa lunga premessa, il problema di cui voglio parlarti oggi riguarda la possibilità di gestire più account di whatsapp sul mac.

Si tratta di un problema che penso sia abbastanza diffuso.

Io stesso, ad esempio, ho tre account di whatsapp che devo gestire anche sul mac, dal momento che ho persone che corrispondono con ognuno di essi.

Come faccio ad averne tre?

I primi due derivano dal fatto che io utilizzo due SIM, in un telefono dual sim (che è al momento un Note 8 Duos), cui corrispondono altrettanti account di whatsapp, tendenzialmente uno per uso lavorativo e uno personale. Il terzo è l’account di whatsapp for business, di cui ho parlato in questo precedente post utilizzato per comunicare per lo più con i clienti dello studio.

Spiegato questo, il problema di gestire tre account whatsapp diversi sul mac deriva dal fatto che whatsapp mette a disposizione un client ufficiale per i computer di Apple, ma questo può essere configurato e lanciato solo per un account. Se tenti di duplicarlo, non funziona.

Quindi, una prima, raffazzonata soluzione potrebbe essere quella di installare più client diversi di whatsapp per Mac, come, oltre a quello ufficiale, ChitChat (gratuito) o ChatMate (a pagamento).

Questa è naturalmente la soluzione che, non avendo alternative, in un primo momento ho implementato anche io.

Gli svantaggi sono che devi tenere tre icone diverse sul dock, rendendolo un po’ troppo affollato, configurare in modo diverso ogni applicazione e persino ricordarti ogni volta in quale di essa hai configurato quale dei tre account. Per non dire del fatto che la terza, ChatMate, è pure a pagamento quindi per poterla usare oltre il periodo di prova avrei dovuto pagarne il corrispettivo.

Recentemente, per fortuna, ho trovato una soluzione migliore: Franz.

Si tratta, anche in questo caso, di un wrapper di interfacce web di altri sistemi di messaggistica, ma molto più completo e rifinito rispetto agli altri, tanto che – evviva! – si possono definire al suo interno anche più istanze dello stesso servizio di messaggistica.

Come si può vedere nell’immagine iniziale, ho potuto creare tre «servizi» di whatsapp. Dalla via che c’ero, ho inserito anche messenger di facebook, un altro client di chat scomodo da gestire su computer fisso (bisognerebbe avere sempre aperta una finestra del browser su facebook), e linkedin, quest’ultimo tanto per provare, dal momento che raramente ci sono messaggi di rilievo in quella piattaforma, anzi spesso ricevo solo spam.

Franz è gratuito, anche se si può optare per un contributo volontario su base mensile o annuale. A quanto pare, si trova in beta, ma sino ad ora non ho incontrato problemi. Piuttosto, terminata la fase di beta, può darsi che il software diventi solo a pagamento, nel qual caso speriamo non solo base dell’odioso – almeno per me – sistema di abbonamento.

Finalmente, in questo modo, ho una sola icona nel dock e soprattutto un solo programma dal quale posso tenere sotto controllo tutti i miei servizi di messaggistica.

Se anche voi avete più account di whatsapp, o anche solo semplicemente desiderate unificate le piattaforme che utilizzate attualmente (a proposito, Franz supporta anche il più volte citato Telegram), provate a installare questo simpatico programma.

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news

WhatsApp for Business: scriveteci!

Cari lettori del blog, gentili clienti dello studio, cortesi visitatori dallo spazio intergalattico… Abbiamo attivato, seguendo la nostra mania di essere sempre primi in ogni cosa, il nostro account WhatsApp for Business.

Si tratta di un’altra modalità con cui potrete contattare lo studio, semplicemente utilizzando il noto programma WhatsApp sul vostro cellulare.

WhatsApp for Business è uguale al WhatsApp che tutti conosciamo, solo che è dedicato alle aziende e ai professionisti come noi e può essere utilizzato, dal nostro lato, anche con un numero di telefonia fissa e non cellulare.

Ed il nostro account, infatti, è collegato al numero «storico» del mio studio, 059 761926.

Per chattare con il nostro studio via WhatsApp, potete inserire questo numero nella vostra rubrica, aprendo poi l’applicazione di chat, oppure potete, anche più semplicemente e direttamente, cliccare qui.

In questi giorni, abbiamo già utilizzato il nostro account WhatsApp for Business con alcuni nuovi clienti che hanno acquistato consulenze dal blog, anche perché per molta gente ad esempio l’invio di documentazione è ormai più semplice tramite WhatsApp che tramite computer.

Pensiamo, ad esempio, a tutti coloro che non hanno uno scanner: possono fare una foto col cellulare e mandarci il documento via WhatsApp.

Scriveteci.

Evviva noi.

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diritto

Uomo si spaccia per donna in chat: commette reato?

In una chat sul web,un individuo di sesso maschile che si atteggia (utilizzando nickname,fornendo informazioni) figurando in definitiva come un individuo di sesso femminile o viceversa,incorre nel reato di sostituzione di persona qualora non non vi sia intenzionalità di creare danno ne di ottenere particolare in una chat sul web,un individuo di sesso maschile che si atteggia (utilizzando nickname,fornendo informazioni) figurando in definitiva come un individuo di sesso femminile o viceversa,incorre nel reato di sostituzione di persona qualora non non vi sia intenzionalità di creare danno ne di ottenere particolare vantaggio? Il semplice atteggiarsi figurando di un genere che non è il proprio può essere oggettivamente letto come una possibilità di ottenere vantaggio?

Io sarei per la negativa, anche se con prudenza. Sicuramente il reato c’è quando, come nel caso giudicato da Cassazione Penale, Sez. V, 8 Novembre 2007, n. 46674 , una persona crea un account intestandolo ad un’altra persona, in modo da sostituirsi ad essa ingenerando nel pubblico la convinzione che quell’account sia della persona colà configurata. In questo caso, oltre al reato, si possono avere violazioni gravi di diritti della personalità, come quello semplicemente all’immagine e ciò, si noti, anche quando tramite quell’account non si propaghino convinzioni negative in sè e per sè, ma anche semplicemente opinioni contrarie a quelle della persona cui l’account è riferito.

Se invece viene celato solo il sesso, mi sembra un fatto meno grave e non tale da dar luogo ad un reato, anche se bisogna sempre vedere le particolarità del caso concreto. Resta vero, comunque, che nei social networks sarebbe bene sempre presentarsi con le proprie generalità.