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Coronavirus: chiusura studi in Lombardia?

Gli studi legali possono restare aperti?

In tutta Italia, tranne Lombardia e Piemonte, possono restare aperti, anche se ad esempio un avvocato, nonostante tutto, è stato multato per essere rientrato troppo tardi da studio – una cosa a mio giudizio assurda e infondata.

In Lombardia e Piemonte, dove ci sono ordinanze più restrittive, la situazione non è chiara: secondo alcuni devono chiudere, secondo altri no. Qui un articolo del Sole 24 Ore dove si ricostruisce la questione.

Cosa significa chiusura.

In ogni caso, va precisato che chiusura significa solo «chiusura al pubblico».

Ricordo di nuovo che tutte le disposizioni emergenziali in materia di epidemia da coronavirus vanno lette e interpretate in modo
teleologico, con riguardo all’intenzione del «legislatore» – le virgolette sono d’obbligo, trattandosi di alti atti amministrativi in fondo – che è con tutta evidenza quello di contenere al massimo grado l’epidemia stessa limitando i contatti tra le persone e le occasioni di contagio.

Alla luce di ciò, credo che uno possa andare presso il suo studio, se ad esempio deve spedire un documento in originale o procurarsi l’attrezzatura per lavorare poi da casa – pensiamo non solo ai computer che ormai sono dappertutto ma a cose più particolari come scanner o la chiavetta per l’accesso al pct per noi avvocati, che io ho e consiglio sempre di avere in due esemplari comunque.

Naturalmente, in studio dev’esserci solo un professionista, o devono mantenersi le distanze, poi devono osservarsi tutte le prescrizioni del caso, come possibilmente quella di disinfettare le superfici prima di andarsene.

Se un cliente ha bisogno indifferibile di un documento in originale, lo si può appunto recuperare e spedire tramite posta.

Per recarsi presso lo studio chiuso, occorre una causa idonea e cioè una comprovata esigenza lavorativa. Se vai per giocare a tetris al computer, anche tenendo lo studio chiuso, hai fatto ovviamente uno spostamento illegittimo.

Se vai per i due esempi che ho fatto sopra (recuperare la chiavetta del PCT o un documento in originale) allora invece credo che sia legittimo. Oppure se un cliente deve firmare davanti a te.

Naturalmente, è consentito il lavoro da casa e via Skype, telefono e così via.

Quindi è comunque improprio parlare di chiusura: l’attività continua evitandosi solo i contatti col pubblico.

La difficile situazione dei professionisti.

Dopo le osservazioni giuridiche, adesso una nota interiore, forse ancora più importante.

Da avvocato e da counselor, conosco la realtà emotiva e personale dei liberi professionisti: quelli che stanno meglio sono costantemente al confine con la linea di burn out, molti altri l’hanno superata, molti sono da anni nella sfera delle nevrosi, non così pochi in quella della psicosi.

Su tutte queste persone, la crisi del coronavirus sta spalmando un ulteriore, ed abbastanza spesso, strato di stress.

Se sei un professionista, cerca di ricentrarti, è fondamentale.

Sto scrivendo un post per il blog, per tutti, su come affrontare questa situazione di crisi, che potrà essere utile anche a te. Anticipo qui che la cosa più importante di tutte, quella davvero fondamentale se dovessimo indicarne una, è ricostruirsi una propria routine quotidiana e attenersi il più possibile alla stessa.

Se sei un cliente, cerca di avere comprensione e pazienza: è difficile per tutti.

Un abbraccio.

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diritto

Coronavirus: quarto DPCM 22/3/2020

Normazione nazionale e regionale.

Il governo centrale, tramite il Presidente del Consiglio, ha ieri approvato, con un quarto DPCM, nuove ed ulteriori restrizioni a quello che si può fare, sia personalmente che professionalmente, durante la corrente crisi da epidemia di coronavirus.

Come spiego meglio nel post di riferimento a riguardo, con la legislazione nazionale concorre quella regionale, per cui nella tua regione potrebbero esserci provvedimenti più restrittivi, oppure potrebbero esserci provvedimenti di altre regioni di cui comunque tu devi tenere conto, ad esempio se sei un Emiliano che intrattiene rapporti con la Lombardia devi ovviamente osservare la normazione di quella regione che al momento è più restrittiva.

Ad esempio: gli studi professionali.

Studi professionali e avvocati aperti in tutta Italia, tranne che in Lombardia dove pare, anche se non è ancora del tutto chiaro, che dovranno restare chiusi. Leggiamo cosa riporta il Corriere a riguardo:


«Dal governo si rimprovera ufficiosamente ad Attilio Fontana di non aver avuto il coraggio di sfidare Assolombarda chiudendo le fabbriche. E dai vertici della Regione si fa notare come le restrizioni imposte da Milano siano più rigide di quelle del governo. L’assessore Davide Caparini risponde con durezza al ministro ministro Boccia: «Dice che avremmo dovuto aspettare? Qui si muore. In Lombardia gli alberghi saranno chiusi, gli ordini professionali fermati, l’assembramento sarà punito con 5.000 euro». Nel decreto di Conte e Speranza, invece, avvocati, contabili, architetti, ingegneri, giornalisti potranno continuare a lavorare. Alle undici di sera, per spazzar via «lo stato di incertezza» generato dal decreto, Fontana si rivolge ai lombardi: «Vale la mia ordinanza». Palazzo Chigi e il ministro Boccia confermano»


Le ordinanze di Fontana sono in realtà due, la seconda si è resa necessaria per alcuni correttivi della prima, le puoi leggere sempre nel post di riferimento.

Secondo alcuni gli studi di avvocati sarebbero esclusi dal provvedimento di chiusura in quanto servizi essenziali e soggetti a scadenza, è presto al momento per una risposta definitiva vedremo che chiarimenti saranno resi nei prossimi giorni.

Le novità.

Vediamo comunque cosa prevede il quarto decreto nazionale, che puoi leggere, insieme con l’allegato, qui.

Innanzitutto, sono sospese tutte le attiviti produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle
indicate nell’allegato 1, allegato che peraltro potrebbe, in futuro, essere modificato dal governo escludendo o inserendo all’interno di esso altre attività.

Le attività sospese ai sensi del decreto possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile. Quindi, come avevo accennato, l’importante è la chiusura al pubblico mentre l’attività può proseguire se si lavora da casa.

Le attività professionali non sono
sospese, contrariamente a quello che si era pensato prima della pubblicazione del decreto. Ma la legislazione regionale lombarda sul punto è più restrittiva.

È fatto divieto a tutte le persone di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che
per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute, nemmeno se ciò avvenisse per il rientro presso la propria abitazione.

Conclusioni.

Se hai domande circa quel che si può fare o non fare, lasciami un commento: risponderò.

Se pensi che questo post possa essere utile a qualcuno, mandaglielo.

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Ricordati sempre che oggi, come in ogni situa …

Ricordati sempre che oggi, come in ogni situazione di crisi, i nemici sono due: il contagio e gli idioti.