«Quando deve scegliere un avvocato, la gente lo cerca specializzato in questo o quello, mentre dovrebbe solo accontentarsi di non trovarne uno con la testa piena di segatura» (ts)
Il problema.
Ecco un messaggio che riceviamo spesso:
Ho un problema legale e devo incaricare un avvocato, ma non so come devo fare dal momento che non mi è mai capitato di averne avuto bisogno prima, ho alcuni amici che mi consigliano, blandamente, ma ho sentito anche tante storie davvero spaventose. Come posso fare per trovare il professionista che fa al caso mio? Voi cosa consigliereste?
E’ un problema classico. Quando una persona ha un problema che richiede necessariamente l’intervento di un legale, non sa non tanto a chi affidarsi, ma che metodo seguire per trovare un avvocato. Quasi sempre si finisce per chiedere un po’ in giro nella cerchia dei parenti, amici, conoscenti e quindi ad usare il passaparola, con tutti i limiti che questo può avere. E’ comunque un problema che, nella sua interezza, non siamo assolutamente in grado di risolvere, ma possiamo comunque dare qualche indicazione che può essere utile.
Una cosa che si può dire subito è che scegliere un avvocato è un po’ come scegliere un qualsiasi altro artigiano o imprenditore, con alcune peculiarità che vedremo meglio subito dopo. Quando portiamo la macchina dal carrozziere o dal meccanico, quando chiamiamo l’idraulico o il tizio dell’aria condizionata vogliamo tutti essenzialmente due cose: che il lavoro sia fatto bene e che il costo sia giusto e non esorbitante e magari anche chiaro, cioè comunicato in anticipo.
La prima cosa, la cosa fondamentale nel rapporto avvocato cliente è comunque la fiducia. Occorre che la persona che si rivolge ad un professionista abbia fiducia, cioè senta di aver riposto la sua questione e i suoi interessi nelle mani della persona che meglio di altre può curarla, che questa persona è di sufficiente onestà, correttezza e diligenza per portarla avanti con serietà e impegno.
Su tale importante premessa, si può fare una serie di osservazioni.
Alcuni suggerimenti.
La «specializzazione» e i suoi limiti.
Alcune persone cercano l’avvocato per specializzazione, molto spesso magari sbagliandola anche, come ad esempio quando si cerca un penalista per una costituzione di parte civile in una vertenza il cui “succo” è il risarcimento del danno, magari da trattare con una compagnia di assicurazioni, cose alle quali è molto più avvezzo, e abile, un civilista. Ad ogni modo, alcune persone infatti pensano che la specializzazione, come per i medici specialisti, possa essere un primo criterio per scegliere il legale e quindi si mettono alla ricerca, ad esempio, di un civilista, un amministrativista, un “esperto di recuperi crediti”, un “parafangaio”, come viene chiamato scherzosamente chi si occupa quasi esclusivamente di sinistri stradali, o un novello “Jack lo sfrattatore” da lanciare contro l’inquilino.
Questo metodo può essere buono o no, a seconda dei casi. Infatti la specializzazione, nel campo delle professioni legali, è, almeno ad oggi, una realtà intanto scarsamente realizzata e comunque anche controversa nella sua opportunità. Io stesso sono da sempre più anti che pro specializzazione, per una serie di motivi.
Il problema, poi, è che molto spesso, anzi quasi sempre, l’utente sbaglia a individuare la specializzazione che gli serve.
Nel caso dei medici, è il medico di base che, dopo una prima consulenza, rimanda allo specialista o ad una struttura dove sono presenti più specialisti diversi per fare degli esami. Nel caso, invece, dei problemi legali è l’utente che presumendo di sapere cosa gli serve si rivolge ad un amministrativista, quando invece gli serve un civilista o viceversa. Anche in questi casi, dunque, il criterio della specializzazione non aiuta. E’ meglio rivolgersi ad un avvocato verso cui si possa pensare di avere fiducia, il quale avvocato, se la fiducia sarà stata ben riposta, sarà in grado di confermare la capacità di occuparsi del problema ovvero di indicare a quale altro professionista l’utente si può rivolgere o che è necessario associare nella gestione del problema. C’è una prima fase, quella in cui l’utente deve limitarsi a raccontare quello che gli è successo, i suoi problemi o “sintomi” se vogliamo continuare con l’esempio medico, e un professionista deve capire come questi si inquadrano. Per esperienza, in più del 50% dei casi l’utente da solo non è in grado di capire qual’è la natura tecnica del suo problema, se civile, penale o amministrativo o magari multiprofilo.
L’avvocato: che tipo è?
Un altro aspetto sempre collegato alla fiducia è quello relativo al carattere stesso dell’avvocato. Questa è una materia molto soggettiva e che va molto a seconda dei gusti individuali.
Personalmente, tendo molto a preferire i legali che a loro volta tendono a sminuire le mie pretese, a valutarle rigorosamente, a mettere più in evidenza i pericoli e i rischi che si corrono piuttosto di quelli – ce ne sono non pochi – che tendono a darmi ragione, anzi a soffiare sul fuoco. Preferisco le persone posate, riflessive, che ascoltano e paiono comprendere piuttosto che quelle che fanno scenate, gli urlatori e le grancasse. Qui, comunque, come dicevo, è questione di gusti individuali, ci sono molte persone che hanno gusti diversi dai miei ed è giusto che si scelgano il legale con il temperamento che li fa sentire tutelati.
Meglio intendersi.
Un altro profilo molto importante è che tra l’utente e il suo patrocinatore si stabilisca una certa intesa, che serve non solo per sentirsi tranquilli ma anche per poter comunicare adeguatamente. Questa è una cosa fondamentale: l’utente deve scegliere un avvocato con il quale può parlare e che lo può capire. Qui entrano in gioco molti fattori, anche prettamente umani e indipendenti dalla capacità professionale in senso stretto, però rimane almeno a mio giudizio un aspetto importante e fondamentale. L’utente deve sentire che quando si siede nello studio del legale ha di fronte una persona che, per carattere, età, esperienze, intuito o altro, è in grado di ascoltarlo e capirlo. Non si può più andare, come si faceva fino a poco tempo e come in alcuni casi si fa tuttora, davanti all’avvocato come ci si reca di fronte ad un oracolo, che rimane distante, sibillino, avulso dai problemi e comunque sfuggevole. L’avvocato, insomma, richiamando quello che è oramai diventato un po’ il nostro slogan deve, a mio giudizio, avere un “volto umano”, non solo per la piacevolezza dei contatti con lo stesso ma anche per la efficacia nella trattazione della vertenza che solo un dialogo vero può conferire.
Usare la pubblicità?
Relativamente alla pubblicità, naturalmente gli utenti sono perplessi di fronte alla opportunità di scegliere un legale tramite la reclame, anche se c’è da dire che se questa contiene informazioni sullo studio o sul professionista e non è solo uno slogan commerciale privo di significato può essere utile. Ad esempio, in molte pubblicità di studi legali sono indicati, come anche nelle nostre, i mezzi di pagamento accettati, cosa che sotto il profilo dei costi, che vedremo subito dopo, può essere molto utile sapere. Anche di questi aspetti si parla comunque nelle risposte di yahoo.
Sì ma quanto mi costa?
Per quanto riguarda i costi, innanzitutto chi ha diritto al gratuito patrocinio deve sapere che può scegliere il suo legale solo all’interno dell’elenco appositamente previsto e tenuto dal Consiglio dell’Ordine. In base alla legge attuale, può sceglierlo in qualsiasi parte d’Italia. In ogni caso, è importante anche in questi casi che la scelta non avvenga solo in base al fatto che il legale è inserito in un certo elenco, ma in base, ancora una volta, alla fiducia che in lui si può riporre. Meglio quindi anche in questo caso informarsi, come si può, tramite il passaparola, anche in quella sua forma moderna che è internet, per poi scegliere.
Per tutti coloro che non hanno diritto al gratuito patrocinio, o non dispongono di una forma di tutela giudiziaria, il consiglio può essere quello di valutare per bene le varie alternative. Oggigiorno, in seguito alle riforme Bersani, non esiste più un unico sistema tariffario, basato sulle tariffe forensi da applicarsi alle attività esercitate, ma più regimi alternativi, tra cui ad esempio il forfettone o il patto di quota lite o anche sistemi misti tra i due. In particolare, il forfettone consente sempre di sapere quello che si va a spendere e quindi soddisfa il requisito della chiarezza di cui si diceva all’inizio. Una idea può essere quindi quella di considerare gli studi o i professionisti verso cui si pensa di poter avere fiducia e che sono disposti a praticare questi regimi tariffari relativamente nuovi ma convenienti per gli utenti, non solo per gli importi ma soprattutto sotto il profilo della chiarezza dei costi, che consente agli utenti di programmare per bene i propri impegni, senza ricevere poi “sorprese” come spesso purtroppo avveniva con il sistema tariffario classico.
In conclusione.
In conclusione, l’utente deve scegliere accuratamente il proprio legale, anche perchè si tratterà di un professionista destinato ad accompagnarlo, vista la lunghezza abnorme dei nostri processi, anche per sei, sette, otto anni e forse anche di più.
Può anche valere la pena chiedere alcune consulenze prima di conferire l’incarico, in modo da conoscere direttamente il professionista e vedere se si può avere fiducia in lui, sia sondandone la preparazione, per quel poco che è possibile, e il possesso di un certo know-how nella materia a cui è interessato l’utente, nonchè la capacità di avere idee magari innovative o particolari al riguardo piuttosto che no, sia per vedere se il suo carattere si adatta a quello dell’utente stesso e alle sue aspettative.
Dopo dieci anni: addedum (del 12.7.2017).
Torno, dopo quasi dieci anni, su questo nostro fortunatissimo post, che hanno letto in molti, che è stato linkato da molti altri blog, anche di colleghi, proprio perché credo abbia riguardato un tema poco affrontato e di cui invece gli utenti sentono molto il bisogno, perché, posto di fronte alla necessità di trovarsi un legale, non sanno bene come muoversi.
Che cosa è cambiato in questi 10 anni e che cosa si può dire di nuovo adesso?
Direi sostanzialmente il fatto che anche questo ambito è diventato più «social». Cosa fate voi ad esempio spesso quando dovete scegliere un ristorante, un albergo o una struttura? Guardate su tripadvisor. Che è diventato un sito di riferimento, tanto che a noi già sono capitate alcune questioni e vertenze legali legate a recensioni lasciate su questa piattaforma, sia per conto di utenti che avevano ricevuto diffide o addirittura querele dai locali, sia da parte dei locali che avevano ricevuto recensioni ingiuste.
Per il campo dei servizi legali, non esiste ancora un sito paragonabile a tripadvisor, almeno nel nostro paese. Ci sono alcuni piccoli esperimenti, ma a mio modo di vedere al momento non ancora significativi. Però c’è modo ugualmente di lasciare una recensione per un avvocato e, soprattutto, leggere quella che ha ricevuto.
Innanzitutto, c’è Google My Business. Questo servizio, essendo offerto dalla grande G, è già diventato un po’ il punto di riferimento (e tutto lascia pensare che lo diventi sempre più), per tutti quei tipi di attività per cui non esiste una piattaforma più focalizzata, come ad esempio per quelle di ristorazione per cui esiste tripadvisor. Il fatto è che, ricercando un’azienda o un’attività, google presenta come primo risultato la voce della sua directory My business.
Anche gli avvocati cominciano ad avere le loro prime recensioni. Quelle del mio studio ad esempio si trovano qui (e sono orgoglioso di constatare che ad oggi sono tutte a cinque stelle su cinque…). A proposito, se anche tu volessi lasciarmene una, lo apprezzerei.
Ovviamente, non potete pensare di cercare un avvocato con le recensioni di google my business, anche perché non è strutturato come tripadvisor e non si può ottenere ad esempio «l’avvocato con più stelle della zona» come si può ottenere invece per i locali.
Però può essere un buon strumento per controllare, dopo aver fatto le prime ricerche e considerazioni, quei due o tre professionisti verso cui ci si sta orientando.
Ovviamente, ci vuole la consapevolezza dei limiti di questo strumento, come di tutti gli strumenti social. Come ci sono eccellenti ristoranti che ricevono pessime recensioni, per colpa di qualche cretino, ci saranno anche bravi avvocati che magari rimediano una recensione negativa solo perché la causa è stata persa, non per colpa loro… Chi legge deve sempre valutare l’attendibilità di una recensione. Ad esempio, personalmente tendo a fidarmi poco o pochissimo delle recensioni anonime e ancor meno di quelle scritte con un linguaggio che definire traballante è dir poco… Insomma, questi strumenti social sono belli e utili, ma vanno utilizzati cum grano salis. Va anche valutato l’intervento del gestore dell’attività e la sua eventuale assenza. Personalmente, tendo a rispondere sempre ad ogni recensione, se non altro per ringraziare. Se, invece, un avvocato si trovasse con 20 recensioni senza aver risposto a nessuna di esse, se ne potrebbe forse dedurre una scarsa dimestichezza – per quel che può valere – con questi tipi di strumenti.
Un altro strumento che si può consultare, che però nella mia esperienza è meno attendibile di Google My Business, sono le fan page facebook dello studio legale. Qui però più che le recensioni suggerirei di guardare i contenuti pubblicati, perché gli utenti di facebook sono poco abituati a lasciare recensioni e infatti ne lasciano pochissime, inoltre le recensioni non sono allo stesso livello qualitativo di My Business.
Ancor oggi, di avvocati c’è bisogno e ce ne sarà sempre. Scegliere bene è importante.