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Ottemperanza: se la Pubblica Amministrazione non esegue le sentenze.

mio figlio ha vinto una causa al Consiglio di Stato a Dicembre 2018 contro il Comune di Roma ma ad oggi nonostante vari solleciti fatti dal nostro avvocato, ancora non ha ricevuto il rimborso di circa 7000 €.
Cosa si può fare?
Esiste un ufficio nei Comuni al quale mi posso presentare di persona

Dopo aver vinto una causa amministrativa al TAR o al Consiglio di Stato, per ottenere l’adempimento di quanto previsto dalla sentenza o altro provvedimento favorevole ci sono due strade:

1) continuare a dialogare con l’ente che dovrebbe fare quanto previsto, sollecitando e valutando insieme ai suoi rappresentanti, a volte anche per accordi sui dettagli, oppure

2) instaurare il giudizio di ottemperanza.

Di solito, si inizia col il punto 1 e si procede al 2 solo nel momento in cui si raggiunge ragionevolmente la convinzione che è inutile proseguire «con le buone» e che è meglio procedere subito con l’ottemperanza.

Questo naturalmente è solo uno schema tipico, nel senso che la relazione in cui questi metodi stanno tra loro può cambiare: si può fare subito l’ottemperanza, se non si vuole perder tempo, si possono usare entrambi gli approcci contemporaneamente, si può continuare a «trattare» anche dopo l’instaurazione del giudizio di ottemperanza.

Il giudizio di ottemperanza è regolato oggi dall’art. 114 del codice del processo amministrativo, alla cui lettura ti rimando per maggiori approfondimenti, che ha reso superflua in diritto la previa diffida ad adempiere, cosa che personalmente invece consiglio quasi sempre di fare ugualmente.

Il giudizio di ottemperanza si può proporre solo entro dieci anni dalla sentenza, analogamente all’esecuzione civile che va in prescrizione col decorso del termine decennale.

Se vuoi un preventivo per il giudizio di ottemperanza, puoi chiedercelo compilando l’apposita voce nel menu principale del blog. Per eventuale assistenza nella negoziazione con l’ente tenuto all’adempimento, puoi valutare uno dei nostri pacchetti di ricarica.

Una consulenza di approfondimento, invece, a mio giudizio non varrebbe la pena di farla, anche se ovviamente noi restiamo a disposizione.

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Auto acquistata non consegnata: che fare?

ho acquistato un’auto a km zero e in pronta consegna con la promessa (orale) del concessionario che l’avrei ritirata in 10 gg. Nel contratto (spedito da me via pec) e sulla fattura (ricevuta subito, saldando integralmente il veicolo) sono riportati marca, modello e num. di telaio. Dopo un mese di rinvii gli ho diffidati (via pec) ad adempiere in 15 gg ma mi hanno nuovamente spostato la consegna di altri 30 gg dicendomi che l’auto, essendo una demo, era “non consegnabile” in tempi brevi. Ho chiesto (sempre via pec) la restituzione integrale di quanto pagato invocando l’annullabilità del contratto in cui non vi era menzione dello status di “demo” del veicolo e, in ogni caso la valenza del diritto di recesso (l’auto è stata acquistata da remoto, fuori dal concessionario).
Quale via è sarebbe più veloce/economica? Un decreto ingiuntivo o una denuncia per frode, che per evitare condanne, spingerebbe il concessionario a risarcirmi del dovuto?

Il primo passo per trattare una situazione del genere è una diffida tramite avvocato.

Come ho già detto centinaia di volte, una diffida in proprio trasmette un messaggio disfunzionale, un po’ come dire «non sono abbastanza interessato a questa vertenza da incaricare un legale di occuparsene», di fronte al quale ogni controparte tende a rassicurarsi e a crogiolarsi ancora di più nella propria inerzia.

auto d'epocaPrima di pensare a rimedi fantascientifici, bisognerebbe tentare di utilizzare quelli classici, appunto iniziando da una diffida, formulata a regola d’arte (si tratta in fondo di una diffida ad adempiere), da un bravo avvocato.

Quando al decreto ingiuntivo, non credo proprio sia praticabile in un caso del genere. Per ciò che concerne, invece, la frode: dove sarebbe la frode? Potrebbe al massimo esserci una truffa, ma occorrono «artifizi e raggiri» che vadano al di là di un semplice inadempimento come quello di cui sembra trattarsi nel tuo caso.

Io resterei nel contesto di quello che si pratica di solito in casi del genere, prima di pensare a «velocizzare» forse è meglio pensare in generale al modo migliore in cui affrontare il problema, mentre i tempi si possono valutare comunque in seguito.

Non c’è bisogno che ricordi ancora una volta come velocità e qualità siano due termini antitetici, specialmente nel lavoro artigianale, come è in fondo quello della trattazione dei problemi legali.

Se vuoi valutare la nostra offerta per quanto riguarda la diffida, puoi consultare la pagina relativa. Clicca qui.

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Se non mi fanno trovare libera la stanza per cui pago il canone di locazione che posso fare?

Ho un contratto d’affitto per il mio studio professionale all’interno di un poliambulatorio e il contratto prevede che io abbia prenotato uno spazio il mercoledì dalle 14 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 13, per 200 euro + IVA al mese. Sia che lo utilizzi sia che non lo utilizzi. E’ già 3 volte che arrivo è tutti gli studi sono occupati e mi mettono nell’ultimo “buco” rimasto facendo pure la cresta sul mio spazio. L’ho fatto notare prima alla segretaria e dato che la cosa si è ripetuta, stamattina ho parlato direttamente con il Direttore Sanitario che mi ha risposto ” vedrò di valutare la sua situazione” e io ho risposto che non c’è nulla da valutare, che quello spazio è mio e che quando arrivo deve essere libero. Lui si è alterato dicendo che riguarderà il contratto e che valuterà se può risolvere il problema e guarderà se c’è una clausola che i ndica quanti mesi di preavviso servono per rescindere il contratto. Ok non rinnovare il contratto, ma che faccio?

Devi mandare una diffida ad adempiere alla sede legale della proprietà in cui gli fai presente questi fatti e gli chiedi di farti trovare libero il posto per cui paghi un canone di locazione nei momenti previsti.

L’invio deve avvenire tramite raccomandata a/r o posta elettronica certificata, meglio se ovviamente tramite un legale, ma se non vuoi incaricarne uno puoi farla anche personalmente.

Se poi loro non danno corso alla diffida, puoi chiedere lo scioglimento, anche anticipato, dal contratto, oltre al risarcimento dei danni che provi di aver subito per effetto del loro inadempimento, tra i quali io vedrei al primo posto la figura un po’ da peracottara che fa una professionista che deve ricevere pazienti e si trova le stanze occupate (danno anche «di immagine»).

La diffida a mio giudizio ti conviene farla comunque, pure nel caso in cui non volessi ottenere la risoluzione anticipata, anche per costituirti un principio di prova per iscritto dei fatti storici, perché se un domani ti dovesse, per qualsiasi motivo, tornare utile dimostrare questi inadempimenti in mancanza non avresti nulla, se non nella migliore delle ipotesi dei vaghi ed eventuali testimoni.