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Separazione e divorzio on line: alcuni chiarimenti.

Note dell’episodio

Oggi rispondo ad un utente del blog che mi ha chiesto alcuni chiarimenti sul funzionamento di separazione e divorzio online; ho deciso infatti di fare una puntata del podcast in modo che possa essere utile a tutti per capire come funzionano queste pratiche, che sono estremamente comode per le persone che si trovano all’estero, devono separarsi o divorziare e non possono tornare, se non con difficoltà, in Italia.

La ringrazio per avermi contattato e  per avermi mandato il preventivo. Le pongo alcune domande:
1) La tariffa di 2537,60 Euro si intende “chiavi in mano” (o in questo caso “divorzio in mano”) o si tratta solo del suo onorario? Nella seconda ipotesi, quali altre spese potrebbero essere a mio carico?
2) Con questa procedura si dovra’ passare comunque per il periodo di separazione o si arriva direttamente al divorzio? Il fatto che mio figlio sia ancora minorenne ha una qualche influenza sulla procedura?
3) Dovrei informare mia moglie della procedura e aspettare da lei il consenso o comunque si puo’ procedere anche senza il suo consenso?
4) In linea di massima come avviene la procedura? Mia moglie dovrebbe fare qualcosa anche lei? Es. cercarsi un avvocato per interfacciarsi con lei? 
5) Il divorzio si intende valido solo in Italia o anche in Messico? Ossia una volta ottenuto il divorzio in Italia, l’eventuale trascrizione in Messico e’ a carico mio e di mia moglie o la trascrizione e’ da considerarsi effettuata in automatico? Tenga presente che l’importante che io risulti divorziato in Italia.

Riferimenti

Conclusioni

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Per separazione e divorzio ok ai doc presi con lo SPID.

La mia Procura di Modena mi ha accettato la prima separazione in house che, come ti avevo anticipato in questo precedente post, avevo fatto allegando, appunto per la prima volta, i documenti estratti da me, senza che i coniugi miei clienti abbiano dovuto effettuare alcun accesso presso uffici fisici.

accettato

Questo rende ancora più comodo questo modo di procedere per separazione e divorzio, specialmente:

  • in periodo di pandemia che rende difficile gli spostamenti e gli accessi agli uffici;
  • per coniugi che si sono sposati in località lontane dal luogo di residenza e di vita.

Si può ritenere a questo punto superato questo precedente post, con una «circolare» sempre della Procura di Modena in tema di documenti necessari, essendo evidentemente cambiate le circostanze.

Naturalmente, questo è solo un primo precedente e, ulteriormente, è una decisione e un orientamento espressi dalla mia Procura di Modena: può darsi che che altre procure sul territorio ragionino diversamente. Non c’è quindi alcuna garanzia, ma visto che raccogliendo i documenti in questo modo si risparmiano tempo e fastidi vale sempre la pena di provare.

Per maggiori informazioni su separazione e divorzio in house oppure separazione online e divorzio online, puoi consultare questa pagina.

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Separazione e divorzio online alla tivù.

Dopo l’intervista al Resto del Carlino che ti ho proposto ieri, ecco il mio intervento alla tivù sempre su separazione e divorzio online, un argomento che interessa molte persone per la capacità di risolvere diverse situazioni.

Ringrazio Luca Bello di TVB Studio per l’occasione concessami di parlare di questo «pacchetto» o servizio.

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Separazione e divorzio online: intervista.

Ti riporto di seguito una mia intervista pubblicata a fine marzo sul «Resto del Carlino» su separazione e divorzio online.

Per maggiori dettagli, puoi consultare questa pagina.

Sempre per maggiori informazioni, puoi lasciare un commento qui sotto o contattarmi tramite modulo nel menu del blog o whatsapp qui a fianco.

Da Vignola seguo divorzi in tutto il mondo

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Separazioni e divorzi in tribunale: facciamo anche basta?

La maggior parte degli avvocati continua a fare le separazioni consensuali passando dal tribunale e non con le convenzioni di negoziazione assistita.

Perché questa è una grande cazzata?

Per svariati motivi.

A) Per i clienti, i famosi utenti del sistema giustizia, é molto più lungo come tempi, scomodo e stressante. Un accordo in studio si fa in un’ora di lavoro, al massimo, su appuntamento. Ed è finito tutto lì. Addirittura, in casi particolari si può fare in videoconferenza. In tribunale, invece, devi stare ai tempi del tribunale. Depositi il ricorso, poi l’udienza magari te la fissano dopo 6 mesi, la settimana in cui avevi prenotato per andare in ferie. L’udienza, poi, é alle nove del mattino, ma tu entri alle cinque del pomeriggio. Parlo di cose reali, ordinarie, non di fatti estremi.

B) L’accordo in studio impedisce i ripensamenti.

Se due coniugi firmano un ricorso per consensuale e poi, prima di andare in udienza, uno dei due cambia idea e si ritira, bisogna ricominciare tutto daccapo e, a volte, é impossibile. Magari per arrivare alla firma ci erano voluti sei mesi di trattative
difficili…

Ora, quando un avvocato ha la possibilità di cristallizzare un accordo, di bloccarlo definitivamente, ma invece preferisce adottare un’altra strada che non blocca niente ma lascia tutto in sospeso per alcuni mesi – il tempo necessario per fissare e svolgere l’udienza di comparizione – che cosa potresti dirne?

Se uno che passasse di lì per caso dicesse che é un coglione, e che fa molto male il suo lavoro, penseresti che avrebbe ragione o che ha torto?

C) Gli accordi in house sono stati introdotti per realizzare la degiurisdizionalizzazione, una parola orribile che significa sgravare, ove possibile, i tribunali, un bene o servizio pubblico che spesso non funziona proprio perché vi si ricorre in modo eccessivo,
incardinandovi troppe cause e procedimenti rispetto a quelli che possono gestire in base alle loro dimensioni. Tempo fa lessi un contributo dottrinale che sottolineava come fare ricorso allo strumento giurisdizionale in presenza di alternative viabili fosse probabilmente un illecito deontologico; mi pare che questa prospettiva sia corretta, se é vero che anche gli avvocati hanno il dovere di collaborare per il buon andamento della giustizia. Prima ancora che scorretto deontologicamente, mi sembra non molto intelligente per i motivi già esaminati prima.

Perché allora la maggior parte degli avvocati fa così?

Per un motivo tristissimo: perché hanno sempre fatto così.

Poi si lamentano che il PCT non va, che come categoria non ci sappiamo imporre, che i notai invece, che i clienti non pagano, ecc. ecc..

Salvo poi non fare niente nei casi in cui effettivamente avrebbero il potere di innovare e migliorare la vita di tutti: clienti, utenti del sistema giudiziario, loro stessi.

Ora, se una persona non riesce a far bene anche in ciò che rientra completamente nella sua sfera di dominio, ma non lo fa, poi può dare la colpa ad altri di quello che non va?

Mi sembra di vedere quelli che si mettono addosso la maglietta «fateci votare» per poi correrci a comprare i Nutella biscuits.

Fai un primo, ma fondamentale passo.

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