Categorie
diritto

Separazioni e divorzi in tribunale: facciamo anche basta?

Perché continuare a fare separazione e divorzio in tribunale quando si possono fare in studio?

La maggior parte degli avvocati continua a fare le separazioni consensuali passando dal tribunale e non con le convenzioni di negoziazione assistita.

Perché questa è una grande cazzata?

Per svariati motivi.

A) Per i clienti, i famosi utenti del sistema giustizia, é molto più lungo come tempi, scomodo e stressante. Un accordo in studio si fa in un’ora di lavoro, al massimo, su appuntamento. Ed è finito tutto lì. Addirittura, in casi particolari si può fare in videoconferenza. In tribunale, invece, devi stare ai tempi del tribunale. Depositi il ricorso, poi l’udienza magari te la fissano dopo 6 mesi, la settimana in cui avevi prenotato per andare in ferie. L’udienza, poi, é alle nove del mattino, ma tu entri alle cinque del pomeriggio. Parlo di cose reali, ordinarie, non di fatti estremi.

B) L’accordo in studio impedisce i ripensamenti.

Se due coniugi firmano un ricorso per consensuale e poi, prima di andare in udienza, uno dei due cambia idea e si ritira, bisogna ricominciare tutto daccapo e, a volte, é impossibile. Magari per arrivare alla firma ci erano voluti sei mesi di trattative
difficili…

Ora, quando un avvocato ha la possibilità di cristallizzare un accordo, di bloccarlo definitivamente, ma invece preferisce adottare un’altra strada che non blocca niente ma lascia tutto in sospeso per alcuni mesi – il tempo necessario per fissare e svolgere l’udienza di comparizione – che cosa potresti dirne?

Se uno che passasse di lì per caso dicesse che é un coglione, e che fa molto male il suo lavoro, penseresti che avrebbe ragione o che ha torto?

C) Gli accordi in house sono stati introdotti per realizzare la degiurisdizionalizzazione, una parola orribile che significa sgravare, ove possibile, i tribunali, un bene o servizio pubblico che spesso non funziona proprio perché vi si ricorre in modo eccessivo,
incardinandovi troppe cause e procedimenti rispetto a quelli che possono gestire in base alle loro dimensioni. Tempo fa lessi un contributo dottrinale che sottolineava come fare ricorso allo strumento giurisdizionale in presenza di alternative viabili fosse probabilmente un illecito deontologico; mi pare che questa prospettiva sia corretta, se é vero che anche gli avvocati hanno il dovere di collaborare per il buon andamento della giustizia. Prima ancora che scorretto deontologicamente, mi sembra non molto intelligente per i motivi già esaminati prima.

Perché allora la maggior parte degli avvocati fa così?

Per un motivo tristissimo: perché hanno sempre fatto così.

Poi si lamentano che il PCT non va, che come categoria non ci sappiamo imporre, che i notai invece, che i clienti non pagano, ecc. ecc..

Salvo poi non fare niente nei casi in cui effettivamente avrebbero il potere di innovare e migliorare la vita di tutti: clienti, utenti del sistema giudiziario, loro stessi.

Ora, se una persona non riesce a far bene anche in ciò che rientra completamente nella sua sfera di dominio, ma non lo fa, poi può dare la colpa ad altri di quello che non va?

Mi sembra di vedere quelli che si mettono addosso la maglietta «fateci votare» per poi correrci a comprare i Nutella biscuits.

Fai un primo, ma fondamentale passo.

Iscriviti all’unico blog giuridico che valga davvero la pena di seguire, clicca qui sotto.

Riferimenti.

Ti è piaciuto il post? Usa qualche secondo per supportare Tiziano Solignani su Patreon!
Become a patron at Patreon!

Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

2 risposte su “Separazioni e divorzi in tribunale: facciamo anche basta?”

Io le separazioni consensuali le faccio in tribunale e non con la negoziazione assistita perchè:
1) per la negoziazione servono due avvocati anzichè uno solo: utilizzare il collega di studio, oltre a essere uno stratagemma poco elegante per aggirare la legge, espone al rischio di illecito deontologico;
2) con la negoziazione l’avvocato deve fare un’attività maggiore rispetto a quella che si fa con un ricorso in tribunale, dovendo fare le comunicazioni al P.M. e agli uffici anagrafe dei Comuni, assumendosi le relative responsabilità. Attività che – logicamente – va pagata dal cliente, che quindi finisce per spendere di più, anzichè risparmiare.

Ciao Alberto e grazie per il tuo interessante contributo, avrei voluto risponderti prima ma purtroppo, per farlo con il dovuto raccoglimento, non ho avuto occasione.

Trattandosi di un accordo, non so quale illecito deontologico possa esserci. Non credo si possa sostenere che l’istituto sia stato, per contro, concepito per essere utilizzato solo ed esclusivamente in quei casi in cui la vertenza era partita come contenziosa, per poi, grazie a Dio, trasformarsi in consensuali, se opinassimo in questo modo escluderemmo quei casi, ancora più meritori, se possibile, che nascono sin dall’origine già «consensualizzati», che per fortuna sono una buona percentuale. Naturalmente, in questi casi non potremmo certo postulare di dover forzatamente ricorrere a colleghi di due studi diversi, a mio modo di vedere per rincorrere l’eleganza finiremmo per raggiungere il ridicolo e l’assurdo.

Per quanto riguarda invece il secondo aspetto, immagino sia soggettivo: a me il lavoro sembra molto meno rispetto a quello che si faceva in tribunale.

Tu che cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: