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Handicap in locazione: posso mettere la doccia?

vivo in affitto con la mia famiglia da oltre 20 anni in un appartamento piuttosto vecchio, mai ristrutturato nemmeno dove ce ne sarebbe bisogno, quindi il proprietario non è mai stato disturbato, semmai ha disturbato lui aumentando la mensilità…
Recentemente mia mamma è stata colpita da ictus, ed è rimasta invalida al 100 %.
Ho chiesto al proprietario di modificare quanto meno il bagno, inserendo una doccia per poter lavare mia mamma in maniera decente (la vasca è vecchia ed usurata e il bagno piccolo e scomodo per fare manovre con sollevatore ecc all’interno), ma il proprietario nonostante la gravità dei fatti non ne vuole sapere. C’è una legge in merito a cui posso appellarmi, o nonostante la situazione già complicata devo pensare ad un trasloco? Posso eventualmente farmi io carico delle spese e poi (sempre esista una legge in merito), scalare la somma dalla mensilità dell’affitto?

Che io sappia non ci sono leggi che impongono al proprietario di farsi carico delle spese necessarie per opere che sono divenute indispensabili, od opportune, per vicende che hanno colpito la persona del conduttore o uno dei suoi familiari.

Del resto, la verificazione di eventi del genere non sono certo colpa della proprietà che non può essere tenuta a farsi carico dei problemi personali dei propri inquilini.

Approfondendo la questione, probabilmente potremmo trovare adeguate basi legali per poter fare i lavori, ma non credo chiedendo il pagamento delle opere alla proprietà, ma semplicemente avendo la facoltà di realizzarle.

Già questo credo che potrebbe essere un buon approccio per il problema, anche considerando che le spese di trasloco, nonché i fastidi, sarebbero sicuramente superiori a quelle dell’intervento nel bagno.

Prima di fare qualsiasi cosa, tuttavia, il proprietario va interpellato per iscritto, con le migliori forme e formule, tramite una diffida da inviarsi mediante avvocato, perché i contatti che avete avuto oralmente non hanno nessuna rilevanza.

Può anche darsi che a seguito dell’intervento di un legale si instauri una trattativa che conduce ad un accordo sul punto, cosa che sarebbe sicuramente la soluzione di gran lunga migliore.

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La mia inquilina era tenuta a dirmi prima del contratto che era invalida?

sono venuto a conoscenza solo adesso, durante una discussione, che la mia inquilina ha una invalidità che non ho capito bene quale sia. Posso immaginare visto che fa riferimento alle scale, ma nel contratto accetta lo stato attuale senza riserve. Durante la trattativa per l’affitto, non avevo nessun diritto (o obbligo da parte sua) di esserne informato?

Non ha molto senso parlare di cose giuridiche in modo così generico.

Innanzitutto bisognerebbe capire di che invalidità si tratta, sotto il profilo tipologico e della sua gravità.

In secondo luogo, quali rivendicazioni sono collegate dalla tua inquilina a questa invalidità.

In ogni caso, sotto il profilo dell’obbligo di informativa in sede di trattative, in generale si può dire che la omissione di quest’informazione potrebbe al massimo rilevare come violazione del dovere di buona fede durante le trattative precontrattuali o nella conclusione del contratto.

Ma è un aspetto tutto da valutare, può darsi che questa condotta sia ritenuta lecita in base a eventuali diritti alla riservatezza dell’altra persona o, ancora più segnatamente, di diritti di tutela delle persone portatori di handicap.

Per dire di più bisognerebbe conoscere meglio le circostanze del caso.

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Una parente può impedirmi di frequentare una mia amica?

Ho una carissima amica da oltre 40 anni sordo muta che io ho sempre seguito nella vita quando aveva bisogno di aiuto, dopo la morte della madre nel 2011 si è presentata a casa sua una cognata che durante tutta la vita non avevano avuti buoni rapporti con l’inganno l’ha rinchiusa in un istituto di anziani e non permette a nessuno di avvicinarsi alla poveretta di anni 63. Suppongo ci siano motivi economici.Dopo alcuni tentativi fatti per incontrarla oggi mi è pervenuta una diffida da parte della cognata scritta da un avvocato dove mi intimano di non recarmi più all’istituto. Vorrei sapere se posso fare qualcosa per incontrarla o mi devo arrendere. Mi sento in colpa poichè la madre moribonda mi aveva fatto giurare di non abbandonarla e di continuare ad aiutarla come avevo sempre fatto

Ovviamente, per poter dare una risposta con un minimo di senso e di utilità pratica, bisognerebbe esaminare concretamente questa diffida che hai ricevuto e, soprattutto, le motivazioni indicate in essa.

A livello generale, si può dire solo che, se non ci sono motivi di danno che tu potresti arrecare a questa persona, la diffida si può tranquillamente ignorare e tu puoi continuare a coltivare il rapporto con lei, sia pure compatibilmente con il fatto che si trova in un istituto.

Ancor prima di questo, bisognerebbe sapere se questa tua amica, nonostante il suo handicap, è ancora lucida o se al contrario si trova in stato di incapacità di intendere e di volere. Se la tua amica, infatti, fosse ancora lucida, la cognata non avrebbe nemmeno avuto titolo ad inviarti una diffida di quel genere, mentre spetta solo alla tua amica decidere chi deve frequentare.

Se, infine, ritieni che la tua amica sia gestita in modo non corretto, da parte di persone che non le vogliono bene o la trattano come si merita, puoi valutare di presentare o far presentare un ricorso per amministrazione di sostegno.

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Se il provveditore prevede meno ore per i corsi di sostegno cosa si può fare?

Sono un’insegnante di sostegno della provincia di xxx. Il provveditore agli studi ha introdotto dei criteri nella ripartizione delle risorse da dedicare agli studenti disabili che violano le direttive della 104. I “comma 3” (aventi diritto alle 18 ore)ad esempio, sono stati suddivisi in tre sottoclassi: ai meno fortunati sono state destinate 4,5 ore. Non scherzo sono state introdotte anche le mezze ore. Come possiamo muoverci contro questo scempio?

La cosa «migliore» (le virgolette sono d’obbligo) rimane purtroppo sempre il ricorso alla magistratura, anche in questi casi, per cui ricorso al TAR competente per territorio. Si possono ovviamente fare anche altre cose, come articoli di giornale, proteste, petizioni e così via, ma la cosa cui le amministrazioni sono più sensibili sono sempre gli atti giudiziari.
Il termine per la presentazione del ricorso è come sapete di 60 giorni dalla comunicazione o pubblicazione del provvedimento; tale circostanza impedisce, di fatto, che si possa negoziare o tentare di negoziare con l’amministrazione, tant’è vero che, se uno spazio per trattative ci può essere, in materia amministrativa si apre quasi sempre dopo la notifica del ricorso.
Ovviamente, prima di procedere si può tentare di mandare una diffida con richiesta di revisione del provvedimento in autotutela, ma se come è probabile il provveditorato non fa seguito in tempi brevi, dove per tali si intende massimo una settimana, dieci giorni, conviene intanto notificare il ricorso.
Questo, naturalmente, parlando in generale, perché per valutare l’impugnabilità del provvedimento è assolutamente necessario esaminarlo in concreto.

il fermo amministrativo del veicolo del disabile

È legittimo il fermo amministrativo dell’auto di un disabile con gravi problemi deambulatori?

Non sono un esperto della materia, sinceramente, ma che io sappia le qualità personali della persona cui vengono applicati questi tipi di provvedimento non sono, di per sè, prese in considerazione dalla legislazione in materia. La domanda, poi, posta così dice molto poco, mentre invece bisognerebbe partire dal conoscere le motivazioni del fermo, se ad esempio il mancato pagamento di imposte o di sanzioni per violazioni del codice della strada. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di obblighi di legge al cui rispetto sono tenute anche le persone disabili, sia pur con tutte le agevolazioni (nella prima ipotesi, soprattutto) del caso. In conclusione, non vedrei margini per una impugnazione per il fatto dell’handicap in sè, esaminando più in dettaglio il provvedimento si può vedere se si può individuare una soluzione diversa per consentire al disabile di recuperare la disponibilità del suo veicolo e mettersi in regola con le violazioni pregresse.