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Sinistra brum brum.

Le città a 30 km/h sono l’ennesimo frutto marcio della psicopedagogia e degli insegnamenti della sinistra, basati sulla individuazione dei mali del mondo nell’uomo, nella sua voglia di possedere una casa, i beni essenziali, una macchina e usare tutto ciò di cui dispone in modo normale.

Naturalmente, questa psicopedagogia demenziale e ipocrita non attecchirà mai, perché la società, per quanti idioti possa mai contenere al suo interno, possiede una sua stabilità e impermeabilità inerziali rispetto alle boiate che possono essere volta per volta partorite dalla classe che vorrebbe dirigerla.

Tutti, dunque, continueranno, salvo grazie a Dio alcune eccezioni, a viaggiare alla velocità più opportuna a seconda delle condizioni della strada, del meteo, del veicolo e di tutte le altre circostanze, velocità che in alcuni casi sarà sicuramente superiore ai 30 che si vorrebbero imposti, ma in molti altri sarà anche inferiore, essendo esperienza comune di tutti quella per cui, in determinate situazioni stradali, si debba procedere ancora più lentamente.

Gli unici effetti che produrrà sulla realtà questa demenziale tendenza delle città a 30 km all’ora saranno che i politici di sinistra potranno continuare a vantare una loro presupposta superiorità etica e morale, esattamente come i vegani, in realtà totalmente inesistente e che ci saranno molte persone che prenderanno più multe, perché «la legge é legge», come si diceva già ai tempi di Hitler.

Per certo, tra quelli che prenderanno una multa di 150€ perché andavano ai 42 sui viali a Bologna ci saranno anche degli stagisti o delle partite iva che, grazie alla totale assenza di politiche di tutela del lavoro da parte della sinistra che avrebbe invece dovuto proteggerli, ricavano mensilmente uno stipendio di 7/800€.

Ma gli amministratori e la polizia municipale da loro sguinzagliata non desisteranno e diranno che sono tutte persone che hanno commesso «infrazioni», che non hanno a cuore la sicurezza stradale e quindi dei pericoli pubblici, quando invece l’unica cosa di cui sono responsabili é appunto il desiderio di avere un’auto e usarla per lo più per accedere e recedere dal lavoro.

Non ci sarà pietà per loro, perché la pietà dei sindaci di sinistra é oggi riservata solo agli omosessuali che si sono fatti fabbricare un bambino all’estero e poi lo hanno costretto in una famiglia
omogenitoriale, facendogli perdere per sempre la figura del padre o della madre.

Per loro la legge si infrange spesso e volentieri, e a favore di telecamera e di social, mentre per il pensionato a 800€ al mese dopo quarant’anni di lavoro che andava ai 35 con la Panda mi dispiace ma non può che applicarsi.

Nel nome del bene superiore, che solo chi dirige la sinistra in Italia può conoscere, i soldi di quelle infrazioni verranno poi versati ai comuni in modo che possano pagare un contributo affitto all’ultimo clandestino sbarcato a Lampedusa, in modo che possa fare concorrenza sul mercato del lavoro a chi risiede stabilmente e regolarmente in Italia.

A fine anno, gli amministratori presenteranno delle statistiche in cui dimostreranno che il numero di incidenti é diminuito del 5,03%, in realtà dovute a fattori completamenti diversi, tra cui il fatto che molti saranno costretti a rinunciare all’automobile, ma non importa.

Chi vota sinistra avvelena anche te: digli di smettere.

Rock n’ roll.

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riflessioni

Che droghe usano gli avvocati di amnesty?

Sul sito di amnesty, si trova compilata questa meravigliosa faq, in cui i preparatissimi giuristi di quell’associazione spiegano, in termini inclusivi, ecocompatibili e pacifistici, perché l’aborto sarebbe un «diritto umano».

Esso sarebbe previsto come tale dal «diritto internazionale dei diritti umani», una cosa tuttavia che, almeno in questo universo, non esiste.

In realtà, inoltre, l’aborto non è nemmeno un diritto, né in Italia né negli USA.

Per sincerarsene, basta leggere la legge 194 e tutti i provvedimenti correlati, che non definiscono mai in nessuna occasione l’aborto come un “diritto”.

Negli Stati Uniti, ugualmente, non c’è nessuna legge che preveda il diritto all’aborto, c’è solo una sentenza, la celebre Roe contro Wade, con cui sono di fatto state consentite pratiche abortive, senza appunto che diventassero mai un diritto.

Dunque, dire, che l’aborto è un diritto é già una gran bestialità in sé.

Dire che addirittura sarebbe un «diritto umano» cioè un diritto fondamentale di ogni essere vivente é voler esagerare e dire la bestialità più grande possibile, é candidarsi per vincere il premio per aver sparato la boiata più grossa di tutti i tempi.

I finissimi giuristi di amnesty però non si fermano qui.

Secondo loro, negare il «diritto umano all’aborto» sarebbe addirittura una violazione della privacy!

Ora, va bene che una delle cose più care all’uomo contemporaneo é la privacy, ma resta da capire davvero che cosa avrebbe a che fare la privacy con l’aborto.

Posso garantire che nell’intera e copiosissima legislazione italiana, europea ed estera in materia di privacy non si fa alcuna menzione e alcun riferimento alle pratiche abortive.

Né é pertinente il riferimento alle decisioni «sul proprio corpo», dal momento che nelle pratiche abortive si decide sempre e necessariamente di un corpo altrui che é solo ospitato all’interno di quello della donna ma resta innegabilmente e evidentemente dotato di alterità.

Non paghi della figura rimediata sino a qui, i bravissimi avvocati di amnesty ci tengono a informare il pubblico su chi sarebbero i titolari di questo «diritto umano»: essi sarebbero non solo le «donne, ragazze» ma anche «altre persone che possono rimanere incinte».

Un’altra cosa che non esiste.

Lo scopo di tutte queste vere e proprie boiate sarebbe, poi, raggiungere non solo la «giustizia sociale», come se abortire garantisse ad esempio stipendi più equi ai lavoratori, ma anche la «giustizia di genere».

Io mi chiedo a questo punto una cosa: premesso che é del tutto lecito essere a favore delle pratiche abortive, perché una opinione del tutto legittima la si deve giustificare e sostenere con una congerie di razzate del genere, quando ci sono diversi argomenti più seri o quantomeno reali?

Rendersi improbabili e ridicoli con tesi evidentemente strampalate e prive di fondamento che vantaggio può portare ad una causa?

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riflessioni

Quando ti serve un contratto.

E anziché prendere un bravo avvocato, tanto a te non serve, ne scarichi uno basta sia da google.

Draghi governo Occidemente Alzheimerstan Italia

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riflessioni

Ricerca avvocato a Cuba.

Un mio assistito, di cui é ovviamente giusto e pio tenere
riservatissime le generalità, vorrebbe emigrare dall’Italia, Stato di cui possiede la cittadinanza, a Cuba, con la sua famiglia.

Sono alla ricerca di un “avvocato” (le virgolette sono d’obbligo) cubano, o agenzia disbrigo pratiche di immigrazione, o altro ufficio con cui poter collaborare nella gestione di questa pratica.

Contatti in privato per favore.

Grazie.

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riflessioni

Domani alle 17 su Milano Etno tv.

Parlerò in diretta di come si possano fare separazione e divorzio a distanza, cosa utile soprattutto per chi – Italiano o straniero – si trova all’estero e non può rientrare facilmente in Italia.

Collegati per seguire e fare le tue domande.

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avvocato

Per andare dove dobbiamo andare…

Bongiorno io sono in tunisia vivono da 9 anni nn vaxx vorrei informazioni x venire in italia e poi tornare e un bel problema grazie x la sua risposta

Io ti risponderei volentieri, ma la domanda è incomprensibile.

Posso capire le difficoltà linguistiche, ma nel momento in cui ci si rivolge ad una qualsiasi persona bisogna premurarsi che la domanda che viene formulata sia intellegibile, altrimenti che cosa si può sperare di ottenere?

Tra l’altro la situazione di base coinvolge elementi internazionalistici che la rendono più complicata del solito, per cui a maggior ragione sarebbe stata necessaria una adeguata cura nella descrizione della stessa.

Io mi metto a disposizione per dare tutti i giorni spunti gratuiti, come si vede oggettivamente dagli articoli già contenuti nel blog in cui ho dato risposte a centinaia di persone, ma i miracoli non li posso e probabilmente non li voglio nemmeno fare.

Iscriviti al blog per ricevere tutti i futuri aggiornamenti.

Se ti serve aiuto professionale, chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota un appuntamento, anche a video o al telefono, con la mia assistente.

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pillole

«Tutta questa voglia di esibire il tifo per l …

«Tutta questa voglia di esibire il tifo per l’Italia è lodevole. Sarebbe meglio mostrarla ogni volta in cui veniamo spogliati, privati, depredati della nostra sovranità. Cioè tutti i giorni, da quell’associazione a delinquere che si chiama Unione Europea»

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Il comunismo funziona non solo in Italia, m …

/nIl comunismo funziona non solo in Italia, ma anche in Cina: povertà sempre più alle corde!

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fomentare i clienti è facilissimo

«Se mi guardo indietro, e considero i miei ormai venticinque anni di professione forense, vedo con estrema chiarezza che il mio valore come avvocato, come professionista e come uomo non sta nelle causa vinte, magari qualche rara volta anche brillantemente, nelle vertenze composte e transatte, ma in tutti quei casi in cui, contro il mio stesso interesse di legale, che come tale guadagna dello sviluppo del contenzioso, ho consigliato ai miei assistiti di fermarsi e trovare una soluzione alternativa all’instaurazione di un giudizio che li avrebbe danneggiati.
Se siamo d’accordo su questo, allora c’è da vedere insieme un altro aspetto, col quale ti porto davvero al cuore del problema.
Il punto è che, come diceva Carlo Dossi, «a molti non mancano che i denari per essere onesti».
Il punto dunque è questo: come possono essere incentivati all’onestà e all’integrità gli avvocati che non hanno, ad esempio, abbastanza denaro per pagare la cassa forense e devono farselo prestare dai propri genitori, pena la chiusura della loro attività?
Che cosa pensi che siano indotti a fare – parlo, ovviamente, di tendenza generale, fatta salva la coscienza di ognuno, ma è ovvio che un sistema non può poggiare solo sulla responsabilità individuale – quegli avvocati che non vedono un cliente da un mese, quando gliene capita uno con una causa fornita di basi legali scarse e poco adeguate per essere sostenuta in giudizio?
Sconsigliare il cliente o, al contrario, incoraggiarlo e farsi dare subito un fondo spese?
Va considerato, peraltro, che fomentare un cliente, che arriva già stremato da anni di discussioni e incollerito, è facilissimo…»

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pillole

La vocazione dell’avvocato

«Per questo motivo, per fare l’avvocato è fortemente consigliato avere il temperamento, l’orientamento, la vocazione dell’imprenditore, al lavoro in proprio.

Se non hai questo temperamento, dunque, non puoi fare l’avvocato?
A mio giudizio, lo puoi anche fare, ma è probabilmente più funzionale, per te stesso prima di tutto, che tu faccia altre scelte.
Ultimamente si parla molto del riconoscimento della figura giuridica dell’avvocato dipendente che, nella realtà economica e sociale, esiste già: sono quegli avvocati che prestano il loro lavoro per un fisso mensile presso uno studio già ben avviato e posizionato sul mercato. Si tratta di persone, non esclusivamente giovani, che spesso lavorano anche dieci, dodici ore al giorno, per un fisso largamente insufficiente e inadeguato a compensare un ammontare di lavoro del genere, specialmente se lo si paragonasse alla retribuzione di un quadro o anche solo impiegato all’interno di un rapporto di lavoro subordinato, senza alcuna tutela per ferie, malattie, pensione e anzi quasi sempre con l’obbligo di avere una propria partita IVA, un commercialista, una posizione previdenziale di cui pagare i contributi e così via.
Molti giovani si adagiano in posizioni di questo genere illudendosi che potrebbero essere il trampolino di lancio per avere, in futuro, un loro studio. In realtà, lavorare in questo modo non rappresenta affatto qualcosa che ti può preparare un domani ad avere uno studio tuo, perché, come ti ho spiegato prima, un imprenditore, un libero professionista, quindi anche un avvocato, si occupa, si deve occupare volentieri, di tutte le fasi della sua organizzazione: marketing, pubbliche relazioni, vendita, strutturazione dei tariffari, dei servizi «a catalogo», dei rapporti col fisco e con gli enti previdenziali, rapporti con dipendenti e collaboratori e così via.
Chi lavora come «avvocato dipendente», non fa che una sola parte di queste cose, solitamente molto circoscritta, col risultato che dopo aver lavorato solo in questo modo, magari anche per dieci anni, è pressoché totalmente privo delle competenze necessarie per aprire un proprio studio.
Te lo ripeto per essere maggiormente chiaro: pressoché totalmente privo. Sapere scrivere un atto, saper andare in udienza non serve per poter avere un proprio studio; quelle competenze, considerando numero e importanza, rappresentano al massimo un 2-4% di quello che serve.
Quello cui può ambire l’«avvocato dipendente» è solo entrare, pian piano, sempre più nella struttura dello studio presso cui lavora, sino a diventarne, magari, associato. Se questo accadesse, come ad esempio avviene di norma negli studi legali e nelle carriere del mondo anglosassone, l’avvocato potrebbe svolgere l’intero arco della sua attività lavorativa senza nemmeno sapere bene cosa significhi «lead generation» o blog aziendale: ci saranno sempre altri che se ne occuperanno per lui.
Il punto è che gli studi di dimensioni tali da consentire carriere di questo genere in Italia non sono affatto numerosi.»