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Chiamo il 112 ma poi non viene nessuno: posso fare una denuncia?

DOMANDA – Ho chiamato il 112 per delle molestie notturne al citofono e, nonostante l’invio di una pattuglia garantito dall’operatore che ha risposto, non è arrivata nessuna volante. Vorrei quindi fare un esposto-denuncia-querela(quale delle tre cose è più indicata in questo caso) direttamente in Procura. L’ufficio denunce-querele della Procura è competente solo per la ricezione di denunce già scritte(dal proprio avvocato o redatte in un commissariato di polizia o caserma dei carabinieri) oppure si può farla anche oralmente in tale ufficio?

— RISPOSTA – Non credo che in una situazione del genere si possa ravvisare un vero e proprio reato, considerato che l’illecito per cui era stato richiesto l’intervento era un delitto «minore», ragione per cui gli addetti alle forze dell’ordine possono motivare il mancato successivo intervento in considerazione di fatti più gravi in cui sono stati eventualmente impegnati, cosa abbastanza plausibile specialmente in una grande città.

Non so quali siano le prassi degli uffici, specialmente presso il territorio; personalmente, come avvocato, redigo le querele in studio con il mio cliente e poi già da un po’ di tempo le deposito telematicamente tramite il portale: non sempre funziona bene, ma rimane sempre la soluzione più comoda e sicura per il deposito atti; inoltre, viene sistemato e perfezionato man mano, tanto che la modalità di deposito manuale andrà gradualmente a sparire, per gli avvocati almeno, mentre i cittadini potranno sempre andare a presentare le loro denunzie oralmente presso le autorità sul territorio.

Un’alternativa da valutare rispetto alla presentazione di una denuncia, per la quale ben potrebbero difettare i presupposti, potrebbe essere quella di considerare un esposto di tipo disciplinare.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare online direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o persino tramite telefono, se lo preferisci; ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

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Ti lascio adesso alcuni consigli e indicazioni finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.

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Offese su playstation network: come procedere?

venerdì sera mi è stato rivolto un messaggio su playstation network da un utente tedesco, il contenuto offende la mia persona e pesantemente la mia famiglia. Ho segnalato il contenuto a sony che non ha preso alcun provvedimento, se non quello di bagnare il mio di profilo. Vorrei capire se posso fare qualcosa, vorrei querelare questo utente e chiedere i danni. Sono in possesso delle immagini che documentano quanto ricevuto

Una querela o un’altra iniziativa legale, anche in ambito civile, si può sicuramente valutare, ovviamente prima di procedere bisogna – ti stupirà molto, ma è così – esaminare accuratamente il testo del messaggio in questione per vedere quali sono i profili di illecito ravvisabili in esso.

«Bagnare il mio profilo» non so cosa significhi, forse hai commesso un errore di digitazione?

Il problema, comunque, in questi casi, è sempre la individuazione del responsabile, che è indispensabile per poter procedere efficacemente. Da quello che scrivi non si capisce se ci sono già abbastanza elementi adesso per poterlo verificare o se, invece, speri che siano le autorità a farlo una volta adottata un’iniziativa nei confronti del responsabile.

Ci sono, insomma, diversi aspetti da chiarire.

Ti consiglierei di acquistare una consulenza in cui approfondire insieme la situazione e vedere se e come può valer la pena procedere.

Se vuoi procedere chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

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Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è a Vignola, provincia di Modena, in Emilia, questo primo appuntamento potrà avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Per inviarmi i documenti, potrai usare questa semplice https://blog.solignani.it/info/strumenti-di-comunicazione/invio-files-e-documenti/“>guida.

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Vicini di casa rumorosi: che fare?

Mia mamma ha vicini giovani, fuori di testa, e con due gemelline , fanno rumori molesti di notte e di giorno da circa un anno e sono andati l’anno scorso alla sua porta apostrofandola malissimo invertendo i ruoli l’hanno mandata a Villa Baruziana che uno psichiatrico. Le hanno anche detto che la odiano. Diciamo che Lei si difende come può: stereo , telefono, scopa. Dove siete, non lontani da Bologna?

Noi siamo da sempre a Vignola, provincia di Modena.

Basta mettere «solignani» su google e viene fuori la scheda dello studio, che indica l’indirizzo, visualizzabile anche su google maps, con tanto di indicazioni a partire dalla posizione di chi interroga il sistema.

Peraltro, la localizzazione oggigiorno è davvero poco importante, essendosi buona parte del lavoro spostata in digitale ed essendo divenute le distanze piuttosto irrilevanti, proprio stamattina ho avuto un incontro con una cliente che sta in Germania.

Ad ogni modo, il problema di tua mamma è un classico problema di vicinato o immissioni, per ulteriori dettagli sul quale ti rimando alla scheda relativa.

Il primo passo per trattare un problema di questo genere è quello di inviare una diffida tramite avvocato.

Se volete valutare di fare questa diffida, potete consultare questa pagina dalla quale, se credete, potrete poi anche fare l’acquisto.

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Lap dance e denuncia per molestie: che fare?

mi sono lasciato convincere da una ragazza rumena che prima mi confessa di aver subito sequestro amministrativo vettura, ad appartarmi,per 20 minuti previo pagamento di 100 euro in nero,nella zona prive di un locale lap dance che frequento nel weekend(abitudine che sto tentando di perdere) dove di solito mi limito a bere una Bibita. Nel privé ci siamo scambiati dei baci sulla bocca in modo consenziente ma non oltre, nonostante lei volesse spogliarsi. Prima di congedarci ci scambiamo il numero (sono single) Lasciato il locale, la ballerina mi manda un messaggio WhatsApp nel quale mi ringrazia e mi augura buona domenica. Ricambio.
Durante la settimana successiva,non avendo più sue notizie cancello il suo numero e i suoi messaggi . Il weekend dopo, torno al locale e la ragazza torna alla carica invitandomi a bere. Di fronte al mio rifiuto mi risponde che me l’avrebbe fatta pagare. Ora io temo di essere querelato per molestie: le mie paure sono fondate?

Se anche le troie, in questo paese, smettono di comportarsi seriamente, mi domando dove andremo a finire.

A parte questo, va innanzitutto considerato che una querela può essere sempre presentata, a prescindere dal suo fondamento nel merito, che è una cosa che si può accertare, appunto, solo in seguito.

Quindi è inutile interrogarsi sul fondamento o meno di una ipotesi di reato in relazione ad una querela che, come tale, può essere presentata da chiunque anche quando non c’è nessun reato, tant’è vero che spesso le querele finiscono archiviate o con provvedimenti di assoluzione.

Tutto ciò significa anche che una persona può, con una querela, darti fastidio e danno anche se non c’è nessuno reato, questo è uno degli effetti collaterali di un sistema giudiziario, purtroppo ineliminabile. È pur vero che chi denuncia una persona, sapendola innocente, può essere a sua volta denunciato per un reato piuttosto grave, che è la calunnia, procedibile anzi d’ufficio perché reato contro l’amministrazione della giustizia, ma molte persone, e specialmente gli stranieri, tendono a non considerare tale eventualità.

Su queste premesse, a mio modo di vedere, nei fatti che hai raccontato tu non c’è nessun reato, tantomeno di molestie, che è comunque un reato minore.

Se proprio vuoi lavorare sulla situazione si potrebbe pensare ad una diffida, che sarebbe utile sia per scoraggiare eventuali iniziative sia come principio di prova scritta nel caso in cui poi queste iniziative dovessero malauguratamente essere portate avanti.

Se vuoi venire la nostra offerta a riguardo, puoi consultare la pagina relativa. Clicca qui.

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Maltrattamenti: annotazioni metodologiche.

Approccio delle forze dell’ordine nei maltrattamenti

 

Vi sono  due importanti metodologie di approccio, determinate da protocolli delle forze dell’ordine nei casi di maltrattamento per violenza domestica e /o di genere:

1) intervento della volante presso le strutture di pronto soccorso

2)la vittima si reca in un ufficio di PG per la denuncia

1)al PRONTO SOCCORSO: si ascoltano i sanitari che hanno accolto la persona maltrattata, con richiesta di indicazioni sullo stato della persona esaminata; si accerta se vi sono lesioni, genitali, extra genitali e, in caso affermativo, si esige dal personale sanitario accurata cura anche nella documentazione.

Occorre poi preservare tutte le prove rintracciabili quali ad es. indumenti, tracce di DNA, ecc. ed acquisire tutti gli elementi utili per lo sviluppo dell’indagine giudiziaria.

Si prendono contatti con il Pubblico Ministero incaricato, per verificare l’opportunità di procedere alla raccolta immediata delle dichiarazioni.

2) In ufficio dalla Polizia Giudiziaria; come premesso la PG deve già formare per questi reati ad essere pronti a qualsiasi ora e con metodologia particolare;

la denuncia viene redatta con acquisizione del maggior numero di elementi informativi e di possibili fonti di prova. Ha particolare rilevanza l’interazione fra modalità di acquisizione della denuncia ed aspetti psicologici della vittima; pertanto ha rilevanza particolare l’analisi delle dichiarazioni assunte in denuncia per una immediata valutazione delle potenzialità offensive e della possibile RECIDIVA dei comportamenti vessatori da parte del presunto autore del reato. Si possono prendere contatti con i centri antiviolenza; l’importanza maggiore viene data alla valutazione sull’opportunità di procedere alla misura di prevenzione personale, dell’ammonimento del Questore.

Se vi è necessità di sopralluogo, occorre verificare personalmente lo stato di tutti i locali, annotando le condizioni in cui si presentano come ad es. la presenza di oggetti danneggiati chiaramente fuori posto, di pareti imbrattate, di tracce ematiche ecc.ecc.

Se vi è necessità, si eseguono fotografie sulle lesioni presenti sul corpo della vittima, con il suo consenso, ove sia possibile.

Si assumono testimonianze: vengono sentite le persone presenti e facilmente reperibili redigendo verbale di Sommarie Informazioni, se le indicazioni sono rilevanti; solo se indispensabili, si sentono i minori di età, fra 14 e 16 anni.

Si sottolinea che: le indagini devono essere preordinate anche alla tutela della vittima che in tutti i casi presenta un elevato disturbo post traumatico da stress e profondi sensi di colpa.

occorre instaurare un rapporto empatico, finalizzato alla responsabilizzazione della vittima per creare una proficua collaborazione con gli operatori di polizia.

Nel maltrattamento: ambivalente, la vittima ha sperimentato la spirale della violenza e questo rende più complessa l’attività investigativa che si deve confrontare con il rischio di recidiva; solo il 7% delle vittime denuncia il fatto. Nello stalking la vittima ha una forte determinazione ad uscire dalla relazione ed è determinata a denunciare; questa determinazione potrebbe paradossalmente essere pericolosa per la sua incolumità.

 

Per meglio comprendere l’attività degli operatori di diritto e di coloro che svolgono le indagini, segnalo una raccolta di definizioni di violenza e maltrattamento.

L’OMG definisce la violenza sessuale “un atto sessuale non corrisposto il tentativo di consumare un atto sessuale, commenti o insinuazioni a sfondo sessuale indesiderato o azioni volte a commercializzare o usare la sessualità di una persona tramite coercizione indipendentemente dalla reazione con la suddetta persona ed in qualsiasi contesto, inclusi l’ambiente domestico e quello lavorativo”. il denominatore comune è la MANCANZA DI VOLONTA’ della vittima a pestarsi alla situazione.

Le principali forme di violenza sessuale:

LA MOLESTIA: forma di violenza psicologica in cui una persona esercita pressione intimidazione coercizione o si avvale del ricatto nei confronti di un’altra con l’obiettivo di ottenere un rapporto sessuale.

ABUSO SESSUALE: corrisponde ad una qualsiasi situazione in cui una persona si trova obbligata a condotte sessuali contro la sua volontà; la forma di violenza più pericolosa

AGGRESSIONE SESSUALE include qualsiasi forma di contatto con il corpo di una persona che non ha acconsentito all’invito sessuale; verbali, includono allusioni al corpo di un’altra persona o espressioni intente ad invaderne in maniera simbolica la sessualità.

Conseguenze:

–        Disturbo da stress post traumatico: si tratta di una situazione in cui la vittima soffre di ansia e rivive spesso i ricordi di quanto è accaduto insieme a sintomi di angoscia e depressione. La rabbia è latente e manifesta.

–        Vergogna e senso di colpa: si sentono responsabili dell’accaduto; “se l’è cercata”;

–        Depressione

–        Abuso di sostanze

Da ultimo: la persona vittima di violenza sessuale è bloccata dalla paura non riesce a reagire neppure dopo l’accaduto; è una forma di reazione: la scarica di adrenalina durante l’accaduto è tanto intensa, da rendere impotenti le aree del cervello associate al ragionamento ed alla presa di decisioni.

Chi è vittima ha seria necessità di sostegno psicologico professionale.

alla violenza sessuale si aggiungono anche  VIOLENZA FISICA: comprende l’uso di qualsiasi atto volto a far male o a spaventare la vittima; in senso generale per maltrattamento fisico intendo un danno provocato non accidentalmente e con mezzi differenti; rientrano in questa categoria contusioni morsi colpi di testa violenti scossoni bruciature fratture.VIOLENZA ECONOMICA: essa è finalizzata a introdurre una situazione di assoluta dipendenza nella vittima onde poter esercitare sulla stessa un controllo indiretto tra questi atteggiamenti rientrano ad esempio l’impedire la ricerca di un lavoro la privazione o il controllo dello stipendio il controllo della gestione della vita quotidiana la determinazione a privare il partners della benché minima disponibilità economica.VIOLENZA PSICOLOGICA: consiste in una serie di atteggiamenti minacciosi vessatori e denigratori nei confronti della vittima, nonché in tattiche di isolamento, in certi caso il maltrattamento psicologico è così pesante da trasformarsi in un vero e proprio “lavaggio del cervello”; esposte ad abusi, le vittime perdono l’autostima sviluppano gravi danni sul piano psicologico; l’aspetto psicologico spesso in ombra sia nelle indagini che nelle aule di tribunale che nelle carte giudiziarie, merita a mio avviso una trattazione specifica, in un prossimo futuro post.

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Molestie del creditore sul lavoro: come si può reagire?

l’anno scorso, prima di chiudere la mia attività per crisi e problemi vari, acquistai dei mobili per casa mia presso un negozio di arredamento con un accordo non scritto di pagarli mensilmente con una quota non specificata. Non ho mai firmato ne contratti e ne ricevute delle rate che ho pagato, che non mi sono mai state emesse, poi perdendo il lavoro ho chiesto alla signora di darmi la possibilità di rimettermi in carreggiata dandomi la possibilità di onorare il mio debito pagandola con degli importi minori mensilmente. Fino ed Agosto tutto bene, ora di inizio mese la signora mi tartassa di telefonate e messaggi anche nell’ufficio do sto lavorando ora, facendomi prendere richiami, ha preso informazioni su di me presso alcuni colleghi di tecnorete. Come posso fare per tutelarmi, io voglio pagare ma non posso uccidermi per la signora.

L’errore è ovviamente stato quello di non precisare come sarebbe dovuta avvenire la rateizzazione, anche sotto il profilo della frequenza e dell’importo delle singole rate, e soprattutto di non averlo messo per iscritto, anche perché il codice civile vede con ostilità la prova per testimoni di accordi verbali paralleli al contenuto di contratti, perché la legge ragiona nel senso di presumere che quando si fa un contratto tutti gli accordi si inseriscano al suo interno, senza trattenere nulla a livello verbale.

Quindi la creditrice ad esempio potrebbe sostenere che la rateizzazione è stata solo una concessione da parte sua, che ora legittimamente non intende più elargire, con la conseguenza che tu ti trovi a dover pagare l’intero. Peraltro, anche dimostrando che c’era un accordo di rateizzazione, in caso di mancato pagamento di una rata nei termini si avrebbe la decadenza tua dal beneficio del termine, appunto per inadempimento, con il medesimo risultato di cui sopra.

Premesso, dunque, che la creditrice ha, in diritto, ragione, il problema che residua riguarda le modalità che questa creditrice utilizza per riscuotere il suo credito, che non devono danneggiare il debitore, come appunto sta avvenendo nel tuo caso, dove ricevi telefonate sul luogo di lavoro che ti stanno danneggiando.

Per trattare una situazione di questo genere, il primo passo rimane sempre quello dell’invio di una diffida da parte di un legale, cosa cui ti consiglio di procedere prima possibile, in cui, riconoscendo anche genericamente le ragioni di credito altrui, e magari proponendo a questo punto eventualmente una rateizzazione precisa, la diffidi appunto dal tenere determinati comportanti come chiamare sul luogo di lavoro ed altro che sono inutilmente dannosi, sotto pena, in difetto, di risarcimento del danno, che, come tale, potrebbe rappresentare addirittura una contropretesa del credito vantato.

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Posso querelare un ex datore che mi ha offeso in pubblico?

come lavoro sono una promoter , le voglio raccontare il mio problema io il giorno 20 e 21 giugno ho lavorato in un C commerciale carrefour x una promozione e successo che sono stata buttata fuori senza una motivazione davanti alla gente dal responsabile di sicurezza offedendomi davanti alle persone publicamente , ho lavorato tutta la giornata di venerdi tranquilamente poi sabato fino alle 13 quando mi sono recata verso la guardia x consegnare il pass d mi si e avvicinato e mi ha deto che voleva parlare con me ,io nn mi sono rifiutata gli ho detto che verso le16 quando sarei rientrata x il lavoro avremo parlato lui con toni alti mi ha detto che io alle 16 nn potevo mettere piu piede in nel punto vendita e lui mi ha ripetuto piu volte sempre con toni alti e ero radiata a quel punto sono svenuta e sono stata socc dall a gente che stava li ora gli voglio fare una querela perche lui mi ha offesa publicamente tutto questo in assenza del direttore

Può darsi che il reato ci sia, anche se bisognerebbe approfondire maggiormente l’accaduto in tutti i suoi dettagli.

Al di là dell’esistenza del reato, però, devi valutare la disponibilità di prove a tuo favore: ad esempio, ci sono dei testimoni che possono essere sentiti circa il fatto?

Oltre a questo, e quand’anche tu avessi adeguate prove a tuo favore, devi valutare la convenienza di un’iniziativa come questa, facendo una adeguata considerazione dei costi benefici.

Nel fare questo, tieni presente che una denuncia di questo genere, soprattutto in ragione della necessità di corredarla di un adeguato apparato probatorio, è altamente sconsigliabile sia confezionata e portata avanti solo da te, mentre invece sarebbe assolutamente preferibile che tu ti facessi affiancare da un avvocato, cosa che comporta un costo di non certo recupero in seguito anche in caso di condanna della controparte.

Ti invito per il resto a leggere la nostra scheda in materia di denuncia querela.