Quando sono giovani, si trovano ad affrontare dei piccoli coglioncelli, che tutto sommato riescono a sconfiggere senza particolari difficoltà.
Man mano che proseguono nella vita, incontrano tuttavia poi coglioni sempre più grossi che però, in qualche modo, riescono sempre a gestire e di cui, sia pur a fatica e a prezzo di qualche perdita, possono contenere i danni.
Poi viene il momento del boss finale. Il coglione più grosso di quelli affrontati sino ad allora: il Marito (o Compagno).
Dopo una lotta particolarmente intensa, combattuta ad un prezzo insusitatamente alto e di notevoli perdite sia per loro che per coloro che esse amano di più al mondo, riescono a sconfiggerlo e ottengono finalmente il loro obiettivo finale: il Divorzio.
Sicure che non si troveranno mai più ad affrontare un mostro potente e distruttivo come quello, le donne scendono di nuovo in campo, per scoprire che «il Marito» era però solo il boss finale del primo livello, mentre i coglioni che si trovano a dover combattere dopo il divorzio sono ben più grossi de «il Marito».
A questo punto, le donne, esasperate dalle energie consumate per combattere il Marito nel primo muro, e soprattutto dalla disillusione di aver saputo che quella non era la vera fine del gioco, potrebbero arrendersi e darsi ad altro – e in effetti tutti si aspetterebbero che lo facessero.
Ma loro non lo fanno!
Loro, nonostante le loro vite siano letteralmente bombardate da coglioni sempre più grossi, devastati e devastanti, continuano a «cercare l’amore», a «indossare un sorriso», a dirsi «angeli con un’ala sola che possono volare solo con un altro angelo»: tutto ciò anche a condizione di sconfiggere narcisisti, bipolari, alcolisti, immaturi, impotenti e, di quando in quando, suocere fagocitanti che si alleano col coglione di turno per moltiplicare la sua potenza di fuoco e distruggere gli schermi protettivi delle donne.
Ad un certo punto, ad una piccolissima percentuale delle videogiocatrici, il gioco, a random, mostra un banner che reca una domanda: «é più grosso il mostro-coglione dentro di te o sono più grossi i mostri-coglioni fuori di te?».
Loro leggono il banner.
Una parte molto piccola di quelle che lo hanno letto riflette e innesca un processo di cambiamento.
Tutte le altre rispondono mentalmente pensando «non sono impegnata, sono impegnativa: crepate tutti!!!!!1!1!!».
Essa evocano il bonus «rispettoh!» e continuano la lotta, sino a che, un giorno, per tutte, proprio mentre ancora sganciavano le bombe «credo ancora nell’amore vero», «indosso tutti i giorni il sorriso», «nei miei sogni ero io quella potenteh», «cerco un uomo che mi tratti come una regina» e «sono solare», arriva all’improvviso la scritta
L’uomo che abbandona il cristianesimo, volto alla cura e allo sviluppo dell’anima, e diventa neoliberista, ripiegato solo sul proprio ego e narcisismo, incapace di amare, ma smanioso solo di avere ed usare, a partire dai corpi, è un vero e proprio angelo caduto, come Satana.
Non c’è da stupirsi, tuttavia, se il neoliberismo è così popolare ed oggi di fatto l’ideologia largamente dominante, perché è una dottrina che insegna all’uomo ad essere la peggior versione di se stesso e lo valorizza ed esalta quando disgraziatamente vi riesce, diventando sempre più egoico, materialista, indifferente ai bisogni e alle emozioni altrui.
Non c’è da stupirsi, di conseguenza, nemmeno di tutte le reazioni isteriche che si levano ogni volta che si parla di anima e di ciò che conferisce la vera felicità dell’uomo, perché gli angeli caduti sono legati appunto istericamente ai loro veleni quotidiani, ai loro «diritti», che poi diritti non sono, ma veri e propri strumenti di infelicità propria ed altrui, nella migliore tradizione diabolica della separazione.
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta»
(Gesù di Nazareth, Lc 13, 22)
L’uomo di oggi è convinto di essere «antifascista» ma poi abortisce o fa abortire perché ha già due figli e con un terzo da mantenere poi non avrebbe abbastanza denaro per potersi prendere un cane e mettergli il cappottino, realizzando in questo modo una perfetta e criminalmente geniale forma di nazismo domestico, incoraggiato però da tutti, specialmente dalle organizzazioni politiche che si vantano del loro antifascismo, perché l’aborto «è un diritto».
Il cristianesimo ti dice che il primo modo per amare i propri figli è amarne, sinceramente e totalmente, l’altro genitore, anche quando questo, guarda un po’, diventa molto difficile; il neoliberismo, invece, all’esatto contrario, ti dice che quando «non ci sono più i sentimenti», allora puoi serenamente lasciar andare l’altro genitore, trovarti un nuovo partner, dire ai tuoi amici e amiche che «scopa bene» e decantarne le supposte qualità in un pubblico elogio sui social, che molti riescono persino a leggere con commozione e che pochi ormai riescono a vedere con i più consoni timore e preoccupazione.
Ecco perché il neoliberismo trionfa, perché incoraggia l’uomo di oggi a fare quello che gli viene meglio, cioè essere un vero e proprio deficiente e gli dice – e gli fa dire, da un esercito di mentecatti – «bravo» quanto più riesce ad esserlo.
In tutti i sensi e in tutti i campi, ma soprattutto dal punto di vista emotivo, quello del famoso cuore, un posto dal quale l’uomo di oggi, chiuso nella mente, se riuscisse ad andarci anche solo per un attimo, capirebbe immediatamente quanto è cretino e, soprattutto, come si stia costruendo la propria infelicità completamente da solo.
Sì perché il diavolo fa sempre le pentole ma non i coperchi, le verità egoiche sono sempre bugie che non ci danno la felicità.
Il cane col cappottino, più il rimorso quotidiano per l’aborto, non ci daranno mai la gioia piena di un bambino che vive, una nuova vita creata da noi e che sarà per sempre. Un nuovo compagno che «scopa bene», fa le lavatrici e stira non ci darà assolutamente mai l’appagamento di una famiglia unita e di un amore vero che dura per sempre, anche perché chi non è disposto ad amare per sempre non ha amato davvero neppure un solo istante.
Ascolta sempre chi ti parla di anima.
Oggi è dissonante, pesante e ti propone una strada più faticosa, la famosa «porta stretta», ma quella è l’unica strada che ti può condurre ad essere davvero felice. Tutte le altre sono solo scorciatoie false e bugiarde.
Usare gli altri, usare i loro corpi, non ti porterà alla felicità.
A quelli che, tra il serio e il faceto, propongono la creazione di siti con la recensione di ex partner, in modo che il pubblico possa poi scegliere con più consapevolezza, evitando egoisti, immaturi, narcisisti, sfaticati, bamboccioni, isteriche, pazzi e altre carinerie del genere, vorrei dire che la realtà è che ognuno di noi ha qualcosa di disfunzionale.
Ognuno di noi, in altri termini, ha la ferita narcisistica, non uscirà mai completamente dal proprio egoismo, né, tantomeno, dalla propria ipocrisia, per quanto possa sgolarsi a dichiarare «io dico sempre quello che penzoh!!!!1!».
Ognuno di noi ha, dentro di sé, una subpersonalità infantile, da bambino, che ogni tanto prende il sopravvento sulle altre.
L’uomo é stato creato impastando del fango, lo stesso termine indica il legame con la terra e le cose umili.
La scommessa, o l’investimento, di una relazione é proprio quello di andare e far andare l’altro oltre i nostri limiti, la nostra finitezza, e amare significa esattamente proprio riuscire a fare vedere all’altro quella sua bellezza che lui non riesce a guardare o che nemmeno ha mai saputo di avere.
La celebre «persona giusta» non esiste, perché nessuna persona é giusta in generale. Ogni persona, tutto al contrario, ha il compito di costruire se stessa: é un compito destinato a durare tutta la vita – e alcuni non lo cominciano nemmeno mai.
La persona giusta te la costruisci tu, esattamente come qualsiasi altro progetto, perché una relazione, un matrimonio, sono un lavoro quotidiano e costante: un lavoro su di te, l’unica cosa che rientra nella tua sfera di dominio, e, solo indirettamente, sul tuo partner, ignorandone le disfunzionalità e rinforzandone, invece, gli aspetti positivi, cioè la bellezza.
Una relazione in cui non ci si aiuta, non ci si benedice, non ci si ascolta a vicenda, non è una relazione vera e autentica, é solo una coabitazione o, peggio, una farsa. E tutte le coabitazioni alla lunga sono destinate a divenire insoddisfacenti e, da ultimo, insopportabili per estrema insofferenza.
Perché quando non c’è una scelta di fondo, un impegno, una cornice in cui collocare tutto, i difetti dell’altro diventano sempre, regolarmente, insopportabili, non essendoci alcuna ragione per tollerarli, per la mentalità edonistica dell’uomo contemporaneo.
Si sconsidera, in questi casi, che il nostro partner non è solo il nostro partner, da valutare in base a quello che ci fornisce o restituisce (che angustia, che tristezza, valutare i rapporti umani in termini contrattuali, sinallagmatici, di di do ut des), mentre invece lui o lei sono la misura della nostra capacità di amare, la finestra dalla quale guardiamo la nostra capacità di mantenere un impegno, di vivere davvero col cuore e i suoi infiniti spazi, e non con la mente e i suoi angusti calcoli, di lasciare che la nostra anima si connetta per davvero soddisfacendo così il suo più intimo e autentico desiderio.
Qualunque uomo, qualunque donna, se ci guardi bene dentro, sono da buttare.
Ecco perché chi decide di separarsi o porre fine a una relazione ha, ogni volta, sempre ragione e sempre torto allo stesso tempo: i difetti ci sono innegabilmente, ma si tratta di vizi di fabbrica… Tanto che spesso ci si separa e poi si trovano nuovi partner finendo solo per cambiare difetti, passando dal sopportare quelli del precedente al dover tollerare quelli dell’attuale.
Al di là dei difetti, vale poi la considerazione per cui uomo e donna sono, nonostante tutto, incompatibili. I discorsi sugli interessi comuni, i punti di convergenza e gli stessi gusti ed opinioni non hanno alcun valore e nessuna consistenza: fammi capire io dovrei stare con una donna perché a lei piace ad esempio andare in scooter come piace a me? Ma non si può costruire una famiglia o una relazione solida su questo, una famiglia si può costruire, tutto all’opposto, sulla capacità di volersi bene a prescindere, e di sbattersene altamente delle propensioni di ognuno, volendosi bene ed amandosi senza nemmeno la capacità di capirsi, sempre che – ovviamente – ci sia sempre quella di ascoltarsi, anche e soprattutto come enigmi irrisolti…
«Se si può divorziare per incompatibilità di carattere mi chiedo come mai non abbiano tutti divorziato. Ho conosciuto molti matrimoni felici, ma mai nessuno compatibile. Tutto il senso del matrimonio sta nel lottare e nell’andare oltre l’istante in cui l’incompatibilità diventa evidente. Perché un uomo e una donna, come tali, sono incompatibili». (Gilbert Keith Chesterton)
Il narcisismo, come scollegamento empatico dalle persone che ti circondano, è un precipitato diretto della mentalizzazione, in cui oggi siamo tutti esperti ed immerso.
Siamo alla continua ricerca di pretesti per non ascoltare il cuore che, innestato nel petto, si sgola come un uccellino nel nido in attesa del cibo.
Noi però non lo ascoltiamo, scegliamo di non ascoltarlo, finendo ogni volta per ritrovarci vuoti e insoddisfatti a ripensare perplessi a quella nostra «logica» che, quando l’abbiamo pensata, sembrava così perfetta e risolutiva… salvo poi scoprire poco dopo che è, tutto al contrario, sterile e non ci nutre.
Vantarsi pubblicamente di aver abortito più volte, come ha fatto la Lucarelli, é puro narcisismo d’annata, bello stagionato e saldamente assiso nella struttura della personalità.
Definire l’aborto un «diritto inviolabile» della donna é una nevrosi o psicosi ancora priva di etichetta ma che io conosco perfettamente perché la incontro più volte al giorno, consistente in una estrema mentalizzazione e prigionia nella logica, non importa se genuina o fasulla, che fanno perdere il contatto col cuore e, di conseguenza, vivere nella sofferenza o, nei casi migliori, limitarsi ad esistere.
Queste sono le strutture spirituali figlie della cultura di morte al cui interno vive l’uomo oggigiorno.
C’è una sola ribellione possibile: tornare ad amare, tornare a metterci il cuore, ritornare a questi liberi infiniti che sanno tutto quello che c’è da sapere.
C’è un’anima dentro di te, e probabilmente sta soffrendo: torna a prendertene cura.
In questa puntata del podcast non parliamo di un problema legale, ma di un problema personale, a partire sempre da una domanda mandataci da una nostra ascoltatrice tramite messaggio vocale su whatsapp. Rispondendo a questa ragazza, con il metodo tipico del counseling che utilizzo con le persone che seguo direttamente, ho toccato molti temi interessanti per la crescita personale e l’uscita dalls sofferenza. Pertanto ho effettuato una trascrizione curata di questo episodio, in modo che sia fruibile da quante più persone possibile. Si tratta comunque di temi di cui ti tornerò a parlare, perché sono molto importanti per qualsiasi ipotesi di cura della persona.
Aggiungo solo che il tema di come uscire da una relazione disfunzionale è centrale per tantissime persone. Proprio stamattina sono stato due ore con una persona che, dopo dieci anni, deve ancora uscire del tutto dalla relazione col marito…
Data l’importanza degli argomenti trattati, per questa puntata del podcast ti ho preparato una trascrizione curata, cioè editata e sistemata, in modoc he i contenuti possano essere fruiti anche in questo modo. Ti raccomando però sempre di ascoltare la puntata in originale, magari due o tre volte, per assorbire meglio i concetti.
Introduzione
Buongiorno. Oggi ascoltiamo un quesito di tipo personale, non è un problema di tipo legale come quelli che vediamo di solito, ma un problema appunto di tipo personale, che vedremo di affrontare dal punto di vista del counseling, ma sentiamo prima un attimo la nostra sigla…
Sono Tiziano Solignani avvocato cassazionista, mediatore familiare e counselor. Oltre vent’anni fa ho aperto il blog degli avvocati dal volto umano pensando che dovesse esserci un mondo diverso e più umano di affrontare i problemi legali. In questo podcast, rispondo a domande lasciatemi per iscritto o tramite messaggio vocale da utenti della rete che hanno problemi legali o personali, intervisto esperti su temi di grande interesse e propongo riflessioni e approfondimenti in cui condivido la mia esperienza di oltre due decenni per evitare alle persone di incorrere in problemi o prendere vere e proprie fregature. Iscriviti al podcast e al blog all’indirizzo blog.solignani.it per non perdere consigli fondamentali o interviste interessanti su temi utili per la vita di tutti i giorni. Puoi seguire i blog e il podcast via mail o tramite il canale telegram. Lascia la tua recensione sul podcast su iTunes. Se vuoi comprare un’ora della mia attenzione sul tuo problema puoi acquistare una consulenza dalla home page del blog.
Bene, adesso sentiamo la domanda che ci ha mandato la nostra ascoltatrice tramite il solito messaggio vocale.
Ricordo che anche tu puoi mandare un messaggio collegandoti alla home page del blog all’indirizzo blog.solignani.it e facendo tap sul pulsante verde in basso a destra.
La domanda
«
Buonasera, ho di recente chiuso una relazione che presentava queste caratteristiche sin da subito la persona che frequentavo ha dimostrato un forte attaccamento verso di me ed un forte desiderio di voler definire la relazione anche se in tempi molto brevi. Poi a questa prima fase per così dire idilliaca in cui quella persona sembrava ricalcare tutte le caratteristiche da me desiderate, ne è seguita una di svalutazione in cui, la persona sembrava pretestuosa per creare litigi molto spesso per tutte le ragioni, dove si innescava un forte senso di colpa per poi approdare a una fase finale di abbandono e chiusura. A questo abbandono io penso di essere appunto la causa della rottura reagivo con determinazione al fine di trovare una soluzione e poter ripristinare la relazione questa sorta di rituale, un meccanismo, se in un primo momento mi sembrava essere giustificato da una serie di paure, di insicurezze, provate dalla persona poi nel ripetersi ciclicamente abbia creato un forte senso di inadeguatezza impotenza e sofferenza questo mi ha spinto a documentarmi con video di psicologia su YouTube anche grazie all’aiuto di persone esperte al fine di trovare una spiegazione. Sono giunta alla conoscenza di un ambito estremamente complesso ed ampio come quello dei disturbi di personalità e si è instaurata in me la consapevolezza di essermi a trovata all’interno di una relazione tossica con un manipolatore affettivo probabilmente affetto da narcisismo ora, pur avendo chiusa la relazione, mi trovo spesso a dover gestire all’altalenanza di momenti di forte mancanza quasi di astinenza ed altri più sopportabili in quanto la relazione aveva alimentato questo dualismo tra emozioni forti positive e negative a punto da creare una vera e propria dipendenza. Ora le chiedevo per chi appunto si fosse trovato all’interno di queste **relazioni tossiche** con persone disturbate comunque affette da patologie disturbi di personalità quale fosse il percorso per poter uscirne e soprattutto quale spiegazione darsi al fine di comprendere perché si siano tirate la nostra vita e conseguentemente condurci alla **guarigione** delle nostre **ferite primordiali** o a poter dare inizio a un percorso di crescita che ci permetta poi in un futuro ha di non attirarle nuovamente grazie
»
Le mie osservazioni
Attenzione alla mentalizzazione
Cosa si può dire, quali sono le osservazioni che si possono fare relativamente alla tematica, a quello che ci ha raccontato, ai problemi che ha posto la nostra ascoltatrice?
In generale mi sento di fare un’osservazione e cioè che queste situazioni non si prestano ad essere affrontate bene con una eccessiva mentalizzazione…
Facendo un attimo una premessa più generale, qui oggi noi tendiamo a vivere – questa è un una circostanza che viene ricordata da tutte le persone che si occupano di spiritualità – tendiamo a vivere troppo nella mente e troppo poco nel cuore, siamo nell’epoca della mentalizzazione, c’è anche un post nel blog in cui parlo di questo, che metterò nelle note dell’episodio, siamo nell’epoca della mentalizzazione anche per via di alcune rivoluzioni alienanti che ci sono state durante la storia dell’uomo, a partire da quella agricola per finire con quella attuale, quella digitale, che ci hanno portato a vivere sempre più nella mente astratta, nella mente logica e a essere sempre più sconnessi dal cuore e dalla dimensione emotiva, che è una dimensione che dobbiamo recuperare…
Questa la prima osservazione che mi viene mente vedendo il gesto di una persona che ha sofferto in una relazione emotiva disfunzionale e che ha cercato degli strumenti di soluzione in una disamina logica, in quello che offre la scienza a riguardo, che é un’operazione che qualche perplessità la suscita, nel senso che oggi pretendiamo di risolvere tutto grazie alla scienza anche le dinamiche emotive spirituali ma qua c’è qualcosa che secondo me stride, è impossibile non sentire questo stridore, perché quando andiamo a parlare di emotività – e le relazioni sono emotività – non sono aspetti scientifici, non è un lavoro é una dimensione legata alla sfera emotiva, l’approccio scientifico a mio giudizio mostra diversi limiti, può essere un approccio di partenza, come nella famosa immagine della scala, nell’ultima pagina del romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa.
Ti porta fino a un certo punto poi dopo, per arrivare dove devi arrivare davvero, la scala la devi buttar via e passare ad altro, la scala credo che sia la metafora della scienza, della tecnica, degli strumenti… Poi occorrono altre cose, l’intuito, la consapevolezza…
Non mi ricordo più quale popolo dicesse – probabilmente i nativi americani, lo ricorda Scardovelli in uno dei suoi video meravigliosi che consiglio a tutti di guardare, Scardovelli è un vero gigante della spiritualità e dell’anima – quale popolo dicesse che noi europei eravamo sostanzialmente pazzi perché vivevamo costantemente nella testa, mentre invece bisogna vivere nel cuore.
C’è molta verità in questa questa considerazione, dobbiamo scendere oggigiorno di un piano dal piano di sopra, quello mentale, al piano inferiore, quello emotivo, anche perché la famosa scienza, che io così poco considero ha comunque fatto uno studio, una rilevazione statistica, che che ci dice che chi vive di più nel cuore è la persona mentalmente più equilibrata, più centrata, di solito più sana che esista, mentre chi è mentalizzato, e quindi è sempre preda della logica, è una persona molto più spesso, almeno di solito…
Le tre grandi dimensioni dell’uomo.
Noi abbiamo tre grandi dimensioni come uomini dalla più superficiale la più profonda: la mente, la emotività quindi il cuore, e l’inconscio.
L’inconscio è quello che ci governa davvero, di cui noi non abbiamo consapevolezza, e non la possiamo avere, anche se pian piano scivola nella dimensione emotiva. Va però fatto notare, vorrei farti notare, come oggigiorno noi se siamo finiti per dare importanza preponderante alla mente razionale che l’aspetto più superficiale di tutta la nostra esperienza come uomini e non è nemmeno quella che ci può guidare molto bene perché le disfunzionalità della mente razionale sono tante, sono anche molto frequenti, chi razionalizza troppo è un po’ il problema di oggi no, quindi la prima indicazione che mi sentirei di dare è proprio quella di tornare al cuore, scendere un piano dalla testa al centro del petto, portare questi problemi, iniziare ad affrontarli da un punto di vista emotivo, questa come prima indicazione.
Sempre Scardovelli parla della mente e dell’inconscio ad esempio paragonandoli rispettivamente ad una zanzara e un elefante, dove la zanzara tenta disperatamente di pungere l’elefante per fargli cambiare direzione, ma l’elefante non si accorge nemmeno e probabilmente non viene nemmeno punto, perché la zanzara non riesce nemmeno a penetrare la pelle spessa dell’elefante.
Questa è una metafora che mi piace moltissimo, perché effettivamente è come viviamo noi: abbiamo delle menti che ci mandano in continuazione dei messaggi come dovresti fare questo, dovresti fare quello, non devi fare quello, non devi fare quello, adesso faccio così, adesso faccio cosà, che non solo non servono a niente, perché comunque la nostra essenza più profonda ha già preso un’altra direzione, ha già fatto delle altre scelte e ci possono essere 1000 motivi per queste scelte e questi motivi sono comunque destinati a restare in parte sconosciuti, in buona parte sconosciuti…
La mente ci tortura
Un aspetto che c’è da sottolineare riguardo di ciò è che non solo queste decisioni della mente razionale, tutto questo agitarsi, tutto questo voler prendere il controllo, sembra veramente un parto… La nostra mente razionale è un omino minuscolo dentro a un qualcosa di gigantesco che si agita, strepita, come se volesse prendere il controllo di una cosa enorme, molto più grande di lei, molto più grande di lui.
Tutto questo movimento della mente non solo non serve a niente, ma è una forma di violenza che noi facciamo noi stessi e questo non va bene, non va bene perché il primo comandamento, comandamento inteso sia in senso cristiano, ma in senso universale, la prima cosa che ogni persona deve fare è amare se stessa e non giudicarsi, mentre la mente ci giudica in continuazione: hai mangiato troppo di nuovo, non hai fatto allenamento di nuovo, non hai ancora incominciato a studiare, non hai fatto il corso, non sei stato bravo sul lavoro, non sei stato bravo con il tuo partner, devi fare questo, devi fare quello…
È come se ognuno di noi avesse dentro la testa oggigiorno un torturatore… Guardate che questo è molto vero, molto vero e questo è un altro motivo per cui bisogna comunque sistemare il dialogo interno…
Cosa fare in una relazione disfunzionale
Abbiamo messo insieme alcuni spunti, dobbiamo cercare di essere gentili con noi stessi, quindi la nostra ascoltatrice è caduta in una relazione disfunzionale, ma non se ne deve fare una colpa sono cose che possono accadere, non è colpa sua, è un’esperienza di vita, ogni istante di vita vale la pena di essere vissuto, ovviamente ogni istante ha un sapore diverso, può essere un sapore di dolore, di sofferenza, o sapore di gioia, di felicità, come di migliaia di altre sfumature di emozione…
Dobbiamo accogliere questi momenti tutti con gli occhi aperti come nella nella celebre poesia di Rumi, La locanda, che poi magari vi metto nelle note dell’episodio, che per me è il testo che più di ogni altro ci dice che cos’è la mindfulness o meditazione di consapevolezza, che è un altro sistema per arrivare a questo tipo di approccio all’esistenza, di questo modo di vivere la vita su cui torneremo tantissimo perché è uno strumento in cui io credo molto e di cui torneremo a parlare spesso, magari faremo una puntata apposita o più puntate sulla mindfulness.
Bene, quindi la nostra ascoltatrice ci dice anche un’altra cosa abbastanza importante e cioè che lei sta soffrendo, perché comunque aveva un attaccamento.
Questo è un po’ il bello del counseling, che consiste innanzitutto in una fase di ascolto non giudicante…
Quando l’ascolto non è giudicante le persone ti dicono da sole che cosa hanno che non va o che ritengono disfunzionale, che cos’è che dà loro fastidio qual è in sostanza il loro problema, tra virgolette il problema della nostra ascoltatrice lei ce lo ha detto molto chiaramente, lei ci ha detto «io mi sono resa conto che mi sono legata ad una persona disfunzionale in una relazione disfunzionale ma al contempo questa persona mi manca addirittura fino a livelli di dipendenza», o fino ad usare il termine dipendenza per descrivere l’intensità della mancanza.
Ovviamente non è una dipendenza, ma se la nostra ascoltatrice ha usato questo termine, questa parola specifica significa semplicemente che la mancanza è molto alta…
Siamo frammentari.
Qui bisogna richiamare un altro concetto molto importante che fa riferimento al fatto che noi non siamo unitari, questa é una cosa che noi dobbiamo accettare, noi non siamo unitari, non siamo coerenti, non siamo fatti di una parte sola: siamo fatti di più parti in contrasto tra di loro.
La unitarietà, la visione di noi stessi come esseri unitari, è un altro precipitato della mentalità razionale, la mente ci vorrebbe sempre dicotomici, o bianchi o neri, o si o no, o su o giù, o qui o lì… Noi in realtà non siamo così, quindi concepirci in questo modo e pretenderci in questo modo è l’ennesima violenza che non facciamo noi stessi…
Lasciamo perdere questa forma di violenza e accettiamo di essere composti da parti diverse che sono spesso in contrapposizione tra loro… Guardate che ogni singolo individuo è come se fosse uno stato dove c’è una popolazione che si presenta alle elezioni determina una maggioranza, o se vogliamo indice un referendum, svolge un referendum, si determina la maggioranza e quello che la persona fa è il risultato di queste votazioni, di questo referendum: ci sarà sempre una parte soddisfatta e ci sarà sempre una parte in sofferenza.
Questo è esattamente quello che è accaduto anche alla nostra ascoltatrice, ma accade a tutti noi in continuazione… Lei si è resa conto che questa persona è disfunzionale e che questa relazione non la stava portando da nessuna parte, ma parti di lei comunque ancora, a parti di lei comunque ancora manca questa relazione manca questa persona, quindi la presa di consapevolezza almeno a livello mentale che c’è stata riguardo la disfunzionalità di questa relazione di questa persona non è stata sufficiente per determinare una uscita completa da questa esperienza…
Questo è normalissimo, è quello che accade a tutti noi, nessuno escluso: non succede mai che usciamo da una situazione, da una persona alla quale ci siamo legati, in maniera automatica.
Anche se questa persona commette delle cose gravissime nei nostri confronti, noi comunque siamo bagnati di questa persona, non asciughiamo in quattro e quattr’otto, possiamo prendere una spinta che ci determina un cambiamento, ma questo cambiamento richiederà molto tempo per avvenire e magari in alcuni casi non avverrà mai del tutto, c’è un legame che rimane.
Innescare la crescita personale.
Bene, allora, una volta che abbiamo fatto tutti questi discorsi, che cosa deve fare, che cosa può fare la nostra ascoltatrice dal punto di vista più concreto?
Intanto il tema della crescita personale è importante, non mi ricordo più chi abbia detto che lo scopo della della persona umana, di ogni uomo, è quello di costruire se stesso ed è uno scopo che dura per tutto l’arco della vita della persona… Questa secondo me è una grandissima verità, nel senso che noi nasciamo e poi dobbiamo continuare a nascere ad una versione nuova di noi stessi tutti i giorni della nostra vita, una versione nuova e possibilmente migliore, ma non migliore solo per la società, migliore per noi stessi, migliore per vivere più consapevolmente e quindi più felicemente, che è poi l’insegnamento delle grandi tradizioni sapienziali planetarie, per cui anche il cristianesimo ma il buddismo il taoismo le tradizioni indiane, tutte quelle che volete, che sono tradizioni di sapienza volta ad evitare il dolore per gestire il dolore e a consentire all’uomo di essere sempre più consapevole e più felice, per cui noi dobbiamo diventare sempre la versione migliore di noi stessi.
La mindfulness.
Quando parlo di saggezza, non parlo di saggezza mentale, abbiamo visto che la mentalizzazione è un problema oggigiorno… Parlo di un’evoluzione profonda della persona, un’emozione profonda, emotiva e se possibile anche inconscia, col tempo quindi cambiare proprio la base della personalità per quanto si possa fare molto di quanto una persona possa dire su queste cose comunque andare verso le cose buone le cose giuste quello che ci insegnano appunto le tradizioni sapienziali.
Qual è lo strumento nell’immediato che si può utilizzare per affrontare situazioni di questo genere? Io credo che sia la meditazione di consapevolezza o mindfulness. La mediazione di consapevolezza è tante cose e magari dedicheremo a questo tema una o più puntate del podcast come accennavo prima, ma è comunque intanto questo che mi preme sottolinearti, la mindfulness é una pratica, quindi va un attimo capita, ma poi bisogna praticarla, è una forma di meditazione, quindi chi la vuole praticare può prendersi uno dei tanti libri che ci sono in circolazione, eventualmente nelle note dell’episodio ti posso mettere il link al testo che uso io, che guarda caso è un testo a cui sono collegati anche dei supporti multimediali, cioè dei file audio che contengono le meditazioni da fare, quindi tipicamente è una forma di meditazione che si fa sedendosi e focalizzando l’attenzione su respiro.
Si sceglie il respiro perché il respiro è un oggetto di meditazione sempre a disposizione, oltre a essere collegato con la nostra energia al centro dell’universo e questi discorsi, è comunque un oggetto di meditazione sempre a disposizione si possono usare anche altre cose tipo la fiamma di una candela, io ad esempio faccio meditazione sul corpo quando faccio allenamento, perché quello che per sviluppare, quello che è molto importante quando si fanno degli allenamenti specialmente di muscolazione e la propriocezione, l’importante è che l’attenzione si focalizzi.
C’è un articolo molto bello, che ho dato la settimana scorsa ad una mia cliente del counseling, di Nicoletta Cinotti sulla cura dell’attenzione, dove si ricorda ancora una volta che la gestione dell’attenzione è una cura in sé a prescindere dall’oggetto, nel senso che se tu riesci ad uscire da quello stato di attenzione distribuita e disordinata in cui si vive di solito, in cui viviamo di solito oggigiorno con l’attenzione che salta da un oggetto all’altro e riesci a restare focalizzato su una determinata cosa per un certo periodo di tempo immediatamente ottieni un miglioramento del tuo stato emotivo.
Questa è una grande verità, una grandissima verità, anche la lettura che venga fatta con un libro cartaceo classico o con un ebook reader che però non abbia tutte le distrazioni tipiche di un cellulare, di notifiche che arrivano in continuazione o cose di questo genere, è una forma di meditazione tant’è vero che molte persone leggono non tanto per acculturarsi, quanto perché è un qualcosa, è un gesto che le fa sentire meglio, perché per mezz’ora o un’ora pensano solo al libro che stanno leggendo…
E questa a focalizzazione dell’attenzione, che diventa come un laser su un oggetto singolo, è un gesto che ci dà enormi benefici, provare per credere, è una pratica quindi non parliamo più in generale bisogna provare a farlo se volete prendete il libro, altrimenti potete anche cercare su Internet, altrimenti fate semplicemente quello che vi ho detto, vi sedete chiudete gli occhi focalizzate l’attenzione sul vostro stesso respiro senza comandarlo senza regolamentarlo, limitandovi ad osservarlo andare su e giù come osservereste ad esempio le onde del mare che in continuazione si infrangono lungo gli scogli o la riva…
Conclusioni.
Bene per oggi è tutto, come sempre soluzioni preconfezionate scientifiche o pillole da prendere non ce ne sono, ci sono delle cose che si possono fare quindi iniziare a meditare, continuare la crescita personale, prendere sempre più consapevolezza e questo lo si ottiene grazie alla meditazione, cercare di scendere di un piano dalla testa al cuore, accettare tutte le emozioni della nostra vita, comprese quelle sgradevoli, esattamente come nella poesia della locanda di Rumi.
Ok per oggi è tutto, direi che abbiamo affrontato argomenti anche molto interessanti, meritevoli sicuramente di futuri approfondimenti.
Grazie per avermi ascoltato, resta sintonizzato abbonati al podcast e se credi manda anche tu il tuo quesito collegandoti all’home page del blog all’indirizzo blog.solignani.it facendo tap sul pulsante verde in basso a destra grazie ciao e buona giornata un abbraccio.
La locanda
«L’essere umano è come una locanda.Ogni mattina un nuovo arrivo.Momenti di gioia, di depressione, di meschinità,a volte un lampo di consapevolezza giungecome un visitatore inatteso.Dai loro il benvenuto e intrattienili tutti!Anche se c’è una moltitudine di dolori,che violentemente svuota la tua casaportando via tutti i mobili,tratta ugualmente ogni ospite con rispetto.Potrebbe aprirti a qualche nuova gioia.I pensieri cupi, la vergogna, la malizia,Accoglili sulla porta con un sorriso,ed invitali ad entrare.Sii grato chiunque arrivi,perché ognuno è stato mandatodall’aldilà per farti da guida.»
Oggi voglio parlarti della scala che c’è tra amore egoico ed amore animico. Si tratta di un aspetto molto importante, e direi assolutamente fondamentale, dell’amore; quindi oggi in conclusione ti parlo di amore, una cosa basilare per la tua vita, spiegandoti un aspetto fondamentale dello stesso…
Il «tono di voce» di questo articolo ti potrà sembrare un po’ strano e diverso dal solito, la cosa è dovuta al fatto che questo articolo è la trascrizione di una breve lezione tenuta nel mio studio ad un gruppo di persone sul tema, quindi non nasce originariamente come testo scritto, ma appunto come lezione orale.
Ti ricordo sin da ora che puoi prenotare, se vuoi approfondire maggiormente questo argomento e altri allo stesso collegati, una seduta presso lo studio di Vignola o via skype, anche se io raccomando sempre almeno per la prima seduta di cercare di venire di persona, ovviamente a condizione di non essere davvero troppo lontani.
La scala dell’amore egoico-animica si applica all’amore di tutti noi o, detto in altri termini, l’amore di ognuno di noi si colloca sempre in un determinato gradino della scala egoico-animica.
Questi discorsi sembrano molto astratti, ma è possibile fare subito due esempi molto chiari che fanno anche capire come si tratti i discorsi in realtà molto concreti e fondamentali nella vita di tutti i giorni.
L’amore egoico è l’amore di colui che desidera letteralmente possedere la persona amata, per soddisfare un proprio bisogno e senza curarsi più di tanto, o addirittura senza curarsi minimamente, del benessere della persona amata. L’amore egoico quindi è quello di colui che prende una persona e ad esempio la chiude in cantina perché la vuole avere, la vuole avere tutta per sé, la vuole avere in qualsiasi momento, al completo soddisfacimento del proprio ego.
«Victor Hugo ha magnificamente descritto questo inseguimento di colei che vi ignora: l’abate Frollo, per farsi notare da Esmeralda che continua a respingerlo, alla fine la tortura e la mette a morte!»
L’amore animico si colloca invece all’estremo opposto.
Prima di farti l’esempio dell’amore animico devo però farti una precisazione.
Sia l’esempio dell’amore egoico che l’esempio dell’amore animico rappresentano due estremi che raramente si trovano in forma pura nell’uomo di tutti i giorni. Sono però due concetti molto importanti che ci fanno capire che cos’è questa scala egoico-animica e come la possiamo utilizzare per misurare il nostro amore, perché l’amore di tutti si colloca in qualche punto di questa scala, tra l’amore egoico, che abbiamo appena visto, e quello animico che vedremo tra poco.
L’amore animico è quello che appunto, come dice il termine stesso, viene dall’anima e non dall’ego della persona.
Facciamo subito un esempio. Tu sei sposato con una donna che ami tantissimo. Questa donna un giorno vieni a casa e ti dice che si è innamorata di un altro uomo e che per la prima volta in vita sua è completamente felice. Tu, anziché impazzire ed imbestialirti, sei genuinamente felice per lei e senti la sua stessa gioia e completezza dentro di te…
È evidente che l’amore animico è l’amore con cui ci ama Dio, è l’amore con cui hanno amato quegli uomini che si sono riusciti ad elevare al massimo grado della dimensione animica, ad essere delle grandi anime, come ad esempio Ghandi, che appunto era soprannominato grande anima (a proposito sai che ad esempio a Genova una persona che si comporta male viene chiamata anima piccola), oppure Budda oppure Gesù.
Per un uomo, è difficile provare per un’altra persona un amore puramente animico che é totale e incondizionato e prescinde anche dalle proprie esigenze.
Ma, se proprio dovessimo dare una definizione di amore, che cosa potremmo dirne, se fossimo davvero sinceri fino in fondo?
Come lo potremmo definire se non come mettere il benessere di un’altra persona sopra al proprio?
Io non credo che l’amore possa essere definito diversamente da così, l’amore è sempre mettere il benessere di un’altra persona sopra al proprio benessere.
É solo in questi casi che si ama davvero, è questo peraltro l’oggetto della promessa del matrimonio cristiano, che non è affatto una promessa da poco ma è una promessa terribile che ti impegna e ti vincola per sempre, anche perché, come è stato giustamente detto, chi non è disposto ad amare per sempre non ha amato davvero neppure un solo istante.
Ma allora se amaredavvero è così difficile, così arduo, così improbabile specialmente in una società e con un inconscio collettivo di proiezione neoliberista che ha eretto l’egoismo a criterio di relazione con gli altri, sulla scorta del concetto, di Hobbes, homo homini lupus, che è esistenzialmente una delle più grandi truffe della storia della filosofia una cosa falsissima e sciagurata, dal momento che l’uomo è esattamente l’opposto è un animale non solo sociale ma socievole e che soffre tremendamente per la mancanza di autenticità propria e di relazioni autentiche con gli altri.
Se – dicevo – amare è così difficile, così arduo, così ridicolo persino, dovremmo forse rinunciarci prendendola persa in partenza o, magari, poco dopo la partenza, come fanno in tanti, quasi tutti?
Lo scopo del discorso di oggi non è fare rinunciare nessuno, anzi, tutto al contrario, io ti voglio dare più consapevolezza per renderti in grado di amare meglio, di più e più a lungo…
Quando dico che per imparare ad amare bisogna studiare molti anni intendo proprio questo, che non si nasce sapendo già come si può far sentire amata una persona, bisogna studiarlo, bisogna impararlo: bisogna studiare ad esempio i cinque linguaggi dell’amore di Gary Chapman, un grande genio.
Bisogna capire nella scala egoico-animica dove si colloca il nostro amore per una determinata persona e bisogna fare delle scelte.
L’amore non è per qualsiasi persona: qualunque stupidotto è capace di innamorarsi, per amare davvero invece ci vogliono le palle.
La conclusione del nostro discorso di oggi, comunque, è in una domanda, anzi un paio di domande.
L’essenza dell’uomo, come ha molto lucidamente sostenuto Heidegger, ha la forma di un punto interrogativo.
E lo stesso counseling, nonostante che il nome possa indurre qualcuno a pensarlo, non è mai fatto di consigli; nel counseling è assolutamente vietato impartire consigli, l’essenza del counseling è fare domande, domande che stimolino dei processi riflessivi e che generino delle nuove idee e dei nuovi punti di vista nella persona che ha fatto ricorso al counselor, che li deve produrre, di fatto, più o meno spontaneamente.
La domanda di oggi è allora questa:
«dove si colloca l’amore che provi per la persona che c’è nel tuo cuore, tra un estremo e l’altro della scala egoico-animica?»
Si colloca più vicina al tizio che prende una donna e la chiude in prigione per tenerla tutta per sè, anche a costo di farla morire, o si colloca più vicina a quell’altro tizio che gode sinceramente del fatto che finalmente la moglie ha trovato l’uomo della sua vita?
Sì, lo so: entrambi questi tizi ti sembrano dei pazzi, dei folli, delle persone completamente fuori di testa e può anche essere che sia vero, ma dentro di te ti assicuro che questi due tizi ci sono entrambi.
Ed ecco adesso la domanda finale di oggi e del resto della tua vita:
«a quale di questi due tizi dentro di te vuoi dare da mangiare da oggi in poi?»
Prenota un’ora o più di counseling presso lo studio di Vignola oppure una seduta via Skype chiamando il numero 059 761926 o contattandoci dal modulo apposito.
[spotify spotify:track:1bo6xzrCrK7ocEirC5rrZk]
«Frollo è talvolta vittima di pensieri passionali, benché abbia fatto voto di castità, s’innamora perdutamente della zingara Esmeralda, che altri personaggi vorrebbero conquistare, come il capitano Phoebus che, con l’intenzione di ucciderlo, Frollo pugnalerà alle spalle. Frollo vede Esmeralda soprattutto come un oggetto da ottenere, non come una persona da amare (tuttavia prova occasionalmente e disperatamente amore nei suoi confronti, che quasi sorpassano la libidine). Nonostante ciò, Esmeralda (che non essendo affatto innamorata e sapendo che è stato lui a cercare di uccidere Phoebus) si rifiuta di sposarlo, mentre lei viene condannata all’esecuzione Frollo prova un sadico piacere quando osserva la giovane al patibolo»