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Chiuditi nel cesso? Anche no!

Lo scopo principale del mio lavoro come counselor, ma anche come avvocato, e del mio essere padre, amico, fratello, figlio di Dio é quello di aiutare gli altri e, in particolare, di fare in modo che non abbiano paura, o ne abbiano il meno possibile.

Che abbiano il coraggio, la prontezza, la determinazione e,
soprattutto, il gusto di vivere la vita in tutte le sue sfumature tra il dolce e l’amaro.

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Oggi, che la vigliaccheria é diventata per molti una vera e propria virtù civile, tanto che ognuno di noi viene esortato letteralmente ad avere paura, perché questo servirebbe, in teoria, a proteggere i più deboli, fare questo lavoro è diventato più difficile.

Quando dico alcune fondamentali verità, tra cui il fatto che non esiste nessuna pandemia, non manca mai qualcuno che mi contesta – é incredibile – la mia libertà, il mio coraggio e la mia voglia di darne agli altri.

Queste persone, schiave per vocazione, si sono bevute completamente la narrativa del mainstream e sono sinceramente convinte che se non avremo tutti paura, se non correremo tutti a nasconderci sotto al letto, se – alla fine – non smetteremo di vivere, rinunciandoci una volta per sempre, si produrranno le più gravi sventure.

Provo una profonda compassione per la pochezza di queste persone che, al di là della inverosimiglianza, ormai conclamata, della narrativa mainstream, non riescono a capire che morire non è una tragedia, ma l’esito finale e naturale cui sono dirette tutte le nostre vite, mentre la vera tragedia è non vivere.

Il sanitariamente corretto funziona esattamente come il politicamente corretto, di cui rappresenta la versione 2.0, quella migliorata e più potente.

Praticamente loro non ti tolgono, formalmente, né la libertà né la vita, ma fanno in modo che, se le eserciti, se provi ad essere libero, a vivere, nelle cose più semplici, come andare a prenderti un caffè con un amico, o – non sia mai – a farti una scopata con una che sta in un comune limitrofo o – orrore – dopo le 22, tutti ti biasimano perché sei considerato uno che attenta alla salute pubblica.

Fai attenzione, non sono dieci coglioni che siedono a Roma, non eletti da nessuno, a sostenere questo regime.

Questo regime fasciosanitario si regge, come tutti i regimi
dittatoriali, sui delatori.

Questi sono persone che vedono un gruppo di ragazzi che giocano a calcio in un parco e chiamano i carabinieri perché sono intimamente convinti che se non lo facessero l’intera popolazione morirebbe e si sentono anche persone eticamente migliori per questo, persone che fanno il loro dovere, che fanno rispettare le leggi…

«Chiuditi nel cesso» degli 883 dovrebbe essere l’inno nazionale di questo regime fasciosanitario che vuole tutti chiusi in casa, terrorizzati, impauriti, senza un lavoro vero, tanto c’è la carità di Stato (il merdosissimo, ignobile e devastante reddito di
cittadinanza), pronti a denunciare il loro vicino perché per farsi una scopata si attarda dopo le dieci di sera o i bambini che scendono in cortile a giocare a pallone perché è un assembramento…

La libertà e il coraggio sono fuori moda, sono oggi oggetto di biasimo, ma proprio per questo c’è ancora più bisogno che in passato di parlarne.

Nella costituzione, e nelle Scritture, ci sono parole bellissime sulla dignità dell’uomo, sulla sua evoluzione personale e sociale, sul coraggio e sull’appartenenza: é da quelle parole che possiamo ripartire, per ambire, ad esempio, ad un lavoro, che ti dà dignità, e non a un reddito di cittadinanza, che te la toglie.

Il lavoro è difficile e verrà sempre aggravato dalla massa di inconsapevoli che remerà sempre contro ogni evoluzione, anche la propria, rendendo tutto sempre più difficile, ma questa è la storia dell’umanità, dove ogni progresso vero é sempre stato raggiunto dai «piccoli eserciti» e non dalle masse.

Ma ce la faremo perché la vita vince sempre, la luce trionfa sempre sulle tenebre.

Non avere mai paura.

«Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai». (Giosuè 1:9)

[? kondeeveedee se non hai paura ?!]

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Paura della bellezza?

L’uomo contemporaneo rifiuta la bellezza, a volte sino a detestarla, perché non si sente adeguato alla promessa di felicità di cui é portatrice.

Egli teme di arrivare in quella situazione, che lo terrorizza nel profondo, in cui avendo tutto per essere felice, tranne che la felicità, finirebbe per incolpare e condannare se stesso.

Per questo, spesso finisce per scegliere una consolatoria bruttezza, da cui si sente finalmente assolto e approvato.

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La nevrosi è quando la paura isterica di un…

La nevrosi è quando la paura isterica di una cosa fa molti più danni della cosa stessa

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La violenza di genere: lo stalking

La parola stalking è molto usata e ha preso una connotazione generica; questo a mio avviso genera confusione mentre va subito detto che con la parola stalking si individua una precisa fattispecie giuridica: Il codice penale definisce lo stalking nel reato di atti persecutori: art.612 bis. Detto reato è stato introdotto dalla legge n.38 del 2009 ed ha come tutela il bene della libertà della persona. Si tratta di un reato abituale a forma parzialmente libera: “chiunque con condotte reiterate minaccia o molestia taluno in modo da cagionar un perdurante e grave stato di ansia e di paura o generare un fondato timore per l’incolumità propria e di un proprio congiunto perpetrata su una persone legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni (..)”

L’azione consiste in

minaccia: si prospetta un male ingiusto il cui verificarsi dipende dalla volontà dell’agente.

molestie: a detto sostantivo il legislatore ha voluto dare un significato non tipizzato ma tale da comprendere tutte le fantasiose ed imprevedibili condotte insidiose realizzate dal reo, al fine di minare la libertà della persona; una vasta fenomenologia di condotte che dal 2009 si è manifestata ad es. IN COMUNICAZIONI INTRUSIVE, REITERATE E ASSILLANTI COME TELEFONATE, LA POSTA SOTTO CASA E ALL’USCITA DAL LAVORO, (questi gli esempi più classici ma v’è da dire che non vi è limite alla fantasia umana) INVIO DI DONI E DI FIORI REITERATO, far trovare animali vivi o morti, violazione di domicilio, annullare o richiedere beni o servizi per conto della vittima inserzioni ed annunci pubblici con l’indicazione di dati personali della vittima, mettere in rete immagini della vittima con connotazioni sessuali, invio di email pornografiche, furto di identità della vittima, delegittimazione della vittima( attraverso false accuse di fatti infamanti) nel contesto relazionale e sociale di riferimento. Attivazione di azioni legali strumentali; dette condotte devono essere sottoposte all’interpretazione del magistrato; devono essere reiterate nel tempo; connotate dall’assillo.

Le conseguenze del delitto sono tipizzate: tutte queste condotte per essere oggetto di esame del magistrato ed indagate devono avere come conseguenza:

-soggettivamente, uno stato d’ansia grave o di paura della vittima per l’incolumità propria, di un proprio o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva;

-oggettivamente: deve essere tale da costringere la vittima a modificare le proprie abitudini: esempi classici: cambio del numero di telefono, cambio della sede di lavoro, cambio della targa automobilistica, cambio della residenza o del domicilio.

Per tutte queste azione il carnefice, ovvero il reo deve sentirsi soddisfatto quando ha raggiunto la sua meta: controllare la vittima a proprio piacimento, costringere la vittima a tollerare molestie, minacce, modificare la sua vita e stare in uno perdurante stato d’ansia e di paura.

La pena viene aggravata -se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è nota o che è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa; -o se il fatto è commesso con strumenti informatici o telematici (il cyberstalking: furto di identità propagazione di dati anagrafici e sensibili false inserzioni commerciali)

Questo è sommariamente l’ossatura del reato di stalking nella legislazione italiana: il contegno del carnefice deve essere ben individuato e compreso soprattutto per le donne, che inizialmente scambiano l’assillo e le attenzioni reiterate per gentilezza e corteggiamento.

Spesso l’assillo ossessivo si placa se la vittima cede, ritira la querela e ritorna alle abitudini tossiche; di solito tale decisione viene preceduta da un “chiarimento” con il carnefice attraverso il quale il medesimo si dice pentito e pronto a rimediare.

È stato notato invece che appena il carnefice è certo della riappacificazione, non ci mette molto a rimettere in atto più sicuro di sè e con maggiore violenza, la condotta vessatoria sulla vittima;

questo circolo vizioso viene chiamato tecnicamente “spirale della violenza”.

Tutto ricomincia in modo più grave per la vittima, segue ribellione, segue pentimento, segue riappacificazione, seguono nuove più pesanti aggressioni;

imboccata questa spirale non è difficile immaginare che al fondo vi è la morte della vittima: femminicidio.