Mi piacciono gli ipocriti.
Quelli che riescono a sorridere anche se ne hanno mezza voglia, che prima di dire a tutti i costi quello che pensano si chiedono se feriranno il cuore di qualcuno, che vanno persino, addirittura, a Messa la domenica, perché è fondamentale ringraziare per tutti i doni ricevuti: pur da imperfetti, distratti, annoiati in certe occasioni è giusto esserci.
Quelli che perdonano e «fanno finta» di non aver ricevuto i torti che hanno ricevuto, perché anche loro sono imperfetti e sono stati perdonati, prima di allora, infinite volte.
Quelli che si accettano così, con le loro miserie, perché solo quelli che fanno così sono poi capaci di fare cose grandi, che in quelli bravi, studiati, evoluti, perfetti restano sempre lì, a un palmo di mano, ma sempre rigorosamente nel cassetto, perché loro sono bravi e basta, poi non lo dimostrano mai tanto non occorre.
Quelli che sanno che non puoi andare a lavorare tutti i giorni contento o con la stessa voglia, ma che sei un professionista ancora più bravo se ci vai anche quando non ti va. Che non puoi nemmeno amare tutti i giorni, tutti i momenti allo stesso modo, che spesso anzi l’amore cede il passo all’odio, o persino al fastidio, per un coniuge, o anche per un figlio, ma questo non cambia nulla, l’amore resta sempre più importante.
Mi piacciono gli ipocriti perché, come uomini, sono i più veri di tutti.