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Associazioni: chi paga i debiti e come recuperarli?

recupero crediti

Ho svolto un lavoro per conto di un’associazione culturale che però, con varie scuse, non mi sta pagando ed i termini sono scaduti da un bel po’. Ho anche mandato un sollecito per iscritto all’associazione nella sua sede legale, ma niente. Come mi posso muovere per recuperare i miei soldi?

Le previsioni di legge.

Vediamo innanzitutto che cosa prevede la legge al riguardo, poi vediamo come devi «calare» queste norme ed utilizzarle nella tua situazione.

Secondo l’art. 38 del codice civile, «per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione, i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune. Delle obbligazioni stesse rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione».

Da ciò discende che puoi chiedere il tuo compenso sia all’associazione, come soggetto giuridico in sé, sia alle persone che ti hanno commissionato il lavoro, agendo in nome e per conto dell’associazione stessa.

Nota che queste persone non coincidono necessariamente con i legali rappresentanti dell’associazione, come ad esempio il presidente, vicepresidente, amministratore o altro. La legge non vuole, infatti, che l’assunzione di responsabilità di obbligazioni si colleghi, genericamente, ad una carica, mentre desidera che sia coinvolto chi ha effettivamente agito, a prescindere dalla sua funzione, per conto dell’associazione.

Dal punto di vista tecnico, la responsabilità di coloro che hanno agito in nome e per conto dell’associazione sembra che si configuri come una forma di garanzia ex lege, assimilabile alla fideiussione (Cass. 86/6547, 85/1655). In questa forma di garanzia, secondo i giudici, il responsabile non gode nemmeno del beneficio della preventiva escussione del fondo comune (Cass. 87/2683, 85/2090), che infatti opera solo se espressamente previsto dalle parti o stabilito dalla legge (Cass. 84/5954). C’è comunque da ricordare che il beneficio della preventiva escussione vale ad ogni modo solo in sede esecutiva, mentre in fase di merito ci si può pacificamente munire, appunto anche nei casi in cui è previsto, di un titolo valevole per tutti i soggetti obbligati.

Un aspetto da evidenziare è che la responsabilità delle persone che hanno agito per l’associazione viene comunque meno ex art. 1957 cod. civ. se il creditore non abbia proposto le proprie domande entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione principale (Cass. 84/5954). In ogni caso, le persone interessate continuano ad essere responsabili sia dopo la cessazione dell’eventuale carica ricoperta all’interno dell’associazione, sia, soprattutto, anche dopo lo scioglimento dell’associazione stessa. (Cass. 65/1582).

Che cosa devi fare in concreto.

Alla luce di quanto previsto dalle leggi in materia, ti puoi rivolgere sia all’associazione sia alla persona o alle persone che ti hanno concretamente commissionato il lavoro.

Vediamo la cosa per passi successivi, come al solito, cui corrispondono diversi gradi di «gravità» del problema da trattare.

A) Il primo passo per la trattazione di quasi tutti i problemi legali è l’invio di una diffida o lettera di sollecito, che dovrà essere inviata da un avvocato e dovrà essere indirizzata sia all’associazione sia alle singole persone che sono intervenute commissionandoti il lavoro.

Un sollecito inviato da un avvocato ha un’efficacia psicologica molto più ampia di quella di una diffida che una persona redige in proprio, perché significa che il creditore ha portato la vertenza ad un livello più alto e intende, insomma, fare sul serio, altrimenti non avrebbe incaricato un legale. L’efficacia, inoltre, è in questo caso ulteriormente incrementata dalla possibilità di «tirare in ballo», del tutto legittimamente come si è visto, le singole persone che ti hanno commissionato il lavoro che, se non pagherà l’associazione, dovranno pagare con il loro patrimonio.

Dopo il primo passo, per vedere come procedere bisognerà valutarne, ovviamente, gli effetti.

B) Se il problema con la diffida non si è risolto, cioè non hanno pagato né si è raggiunto un accordo, il passo successivo è quello di  valutare la solvenza dei debitori, cioè associazione e persone responsabili: è inutile investire nel recupero credito se né l’associazione col suo scarso patrimonio sociale né le persone responsabili con i loro scarsi o inesistenti patrimoni offrono possibilità di recupero! Su questo fondamentale concetto, rimando ad una attenta e approfondita lettura della nostra scheda sul recupero crediti.

C) Se la valutazione della solvenza dei debitori si è conclusa con esito positivo, o comunque con qualche speranza di recupero, il passo successivo è quello di procedere con un ricorso per decreto ingiuntivo, che sarà sia contro l’associazione sia contro le persone responsabili, che verranno dal giudice richieste di pagare in solido tra loro. Per ulteriori dettagli sul decreto ingiuntivo, rimando alla scheda di approfondimento relativa. Con questo passo, la vertenza passa da stragiudiziale, come era prima, a giudiziale e quindi occorre valutare con il giusto grado di approfondimento con il proprio legale di fiducia.

D) L’ultimo passo, cui si giunge se nonostante il decreto e la definitività dello stesso i debitori non hanno pagato, è quello della esecuzione, cioè dei pignoramenti, che potranno essere fatti, come si è visto, indifferentemente presso l’associazione o presso le persone responsabili. Consiglio anche a questo riguardo di leggere con attenzione la nostra scheda sul recupero crediti.

In generale, ognuno di questi passi o step, se compiuto con l’assistenza di un avvocato, comporta un costo, quindi il consiglio è quello di chiedere sempre un preventivo prima di partire o proseguire con ognuno di essi.

 

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Come recupero un credito da chi lavora all’estero?

vorrei chiederle un consiglio riguardo una situazione che ormai dura da agosto 2014.
In pratica sono stato truffato di 400€ su un sito di scommesse tramite un agente che lavorava per loro. Come me anche tanti altri ragazzi, ma solo io e un altro ragazzo abbiamo denunciato la persona in questione. Ho sporto denuncia dando nome e cognome e adesso il soggetto è indagato. In settimana ho fatto richiesta del 335,c.p.p. in procura per vedere la situazione a che punto sta. La persona quando ricevette la notifica di denuncia disse che voleva risarcirmi ma ogni giorno sorgevano problemi inutili e quindi ho capito che continua a prendermi in giro.
Adesso volevo fare un atto di citazione c.p c. lei che ne pensa?
Ho tutte le conversazioni su facebook, transizioni e movimenti di depositi e prelievo che lui stesso ha effettuato.
Oppure opterebbe per un decreto ingiuntivo?
Non so più che fare…lui attualmente lavora in Germania.

Anche se origina da un fatto che probabilmente costituisce una truffa, per la quale peraltro hai anche già presentato la denuncia, si tratta sempre di un recupero credito.

Come spiega la nostra scheda in materia, che ti invito a leggere attentamente, il punto fondamentale in questi casi è valutare la solvenza del debitore.

Questa valutazione è molto più importante dello strumento processuale che devi scegliere, cioè se citazione ordinaria, decreto ingiuntivo o altro ancora, e deve essere fatta prima di qualsiasi altra cosa.

Valutare la solvenza in sintesi significa esaminare attentamente quali sono le possibilità di recupero del credito una volta ottenuto un titolo che consente di fare un pignoramento, quindi quali sono le sostanze aggredibili.

Se non riesci a fare questa valutazione raccogliendo informazioni da solo, puoi chiedere un’indagine ad un’apposita agenzia.

Il fatto che il debitore si trovi in uno Stato estero ovviamente non fa che complicare il quadro.

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Valutare la solvenza prima di iniziare il recupero crediti

Dopo essere stato licenziato ho deciso di andare avanti con il decreto ingiuntivo perché la mia ex ditta non mi ha tutt’oggi corrisposto il tfr e l’ultima mensilità il tutto documentabile dalle buste paga. Inoltre dopo la notifica del decreto ho saputo che la ditta ha fatto opposizione e che la causa è stata rimandata di un anno. Concludo che, essendomi recato da questi signori per cercare l’unico il loro ragioniere mi disse che non ho piu possibilità di recuperare quel credito che ho verso di loro. È la verità o mi ha detto una balla?

Io non ho nessun modo di poterlo sapere ovviamente.

La tua possibilità di recuperare il credito dipende dalla solvenza del tuo ex datore di lavoro.

Su questo fondamentale concetto, t’invito a leggere con molta attenzione la nostra scheda sul recupero crediti.

In sostanza, si tratta della capacità che avrai di recuperare il credito una volta che il decreto sia diventato definitivo, capacità che dipende dall’esistenza o meno di sostanze aggredibili in capo al tuo datore di lavoro.

Si tratta, peraltro, di un aspetto che avreste dovuto assolutamente valutare prima di iniziare il recupero del credito, il fatto di non avervi provveduto adesso è ancora più aggravato dalla circostanza per cui, essendo stata presentata opposizione, il procedimento diventerà molto più lungo e, potenzialmente, anche più costoso.

Ti conviene, comunque, fare adesso una valutazione della solvenza, e, alla fine, anche considerando e valutando la possibilità di recuperare in tutto in parte il tuo credito dal fondo di garanzia dell’Inps, sempre che sia applicabile nel tuo caso, valutare ulteriormente se e come magari raggiungere un accordo con il tuo ex datore di lavoro.

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Se uno è nullatenente come posso recuperare un credito da lui?

Nel 2011 ho effettuato un prestito di circa 7.000€ ad un amico per lo start-up di una nuova attività. Pensavo di tutelarmi facendogli firmare un foglio di riconoscimento del debito. Dopo qualche mese ho visto che le attività del mio amico non erano propriamente legali. Allora ho chiesto il pagamento del debito. Lui non ha pagato ed è fuggito in un’altra città. L’ho rintracciato e ho dato corso ad attività legale. Lui mi ha citato in giudizio adducendo che la firma era falsa. Dopo due anni ho vinto la causa, pagato fino ad ora circa 5.000€. Il giudice lo ha condannato a 24.000€, di cui circa 7.500€ che dovrei dare al mio avvocato. Lui non possiede nulla ufficialmente e vive truffando un po’ qui un po’ la. Io però non posso pensare di pagare altre 7.500€ per non recuperare nulla. Può essere che questo è il corso della giustizia in Italia? Una persona cosa deve fare per essere tutelata?

Il «vecchio» codice civile del 1865, agli art. 2093 e successivi, prevedeva l’arresto personale per talune ipotesi di debito, arresto che venne peraltro in parte abrogato con la legge 6-12-1877, n. 4166, e venne poi meno del tutto con l’emanazione dell’attuale codice civile, momento dal quale – e parliamo del 1942 – scompare definitivamente la carcere dei debitori dal nostro ordinamento.

Attualmente, dunque, per semplici debiti non si può andare in carcere. Le sanzioni penali sono sempre previste solo quando c’è, oltre al mancato pagamento, un comportamento ulteriore e particolarmente antisociale, come ad esempio gli artifici o raggiri nella truffa (art. 640 c.p.), l’aver celato la propria incapacità cronica di pagare nell’insolvenza fraudolenta (art. 641 c.p.), l’aver tardato nel chiedere il fallimento per la bancarotta semplice o aver preferito un creditore agli altri in quella preferenziale, falsificando o distruggendo le scritture contabili in quella fraudolenta (art. 216 ss. l. fall.).

Il solo inadempimento, di per se ?, comporta oggi solo l’assoggettamento del patrimonio del debitore alle azioni esecutive di natura civilistica.

Che cosa avrebbe dovuto fare, dunque, la giustizia nel tuo caso?

Sei tu, più probabilmente, che avresti dovuto fare queste valutazioni circa la solvenza del debitore prima sia di concedere il prestito sia di iniziare la successiva vertenza per il recupero giudiziale.

Su questo tema, che è quello centrale per la tua vicenda, ti rimando alla nostra scheda sul recupero crediti, che ti consiglio di leggere molto attentamente.

Probabilmente nel tuo caso qualsiasi cosa ulteriore tu faccia si traduce in un ulteriore esborso di soldi senza alcun ritorno. Il tuo avvocato, peraltro, è giusto che sia pagato perché il lavoro lo ha svolto correttamente, anche se purtroppo non hai conseguito il risultato che speravi. Forse ti conviene cercare un accordo per definire col minor impatto possibile il pregresso e chiudere tutto.

Una cosa che si può valutare è una denuncia penale, ma con la massima prudenza e dopo aver davvero approfondito molto tutta la situazione, anche sotto il profilo investigativo.