Oggi ti parlo di un mio nuovo progetto, in realtà attivo già da alcune settimane: storie mai raccontate.
É un blog di racconti.
Ci pubblico solo un post a settimana, con un nuovo racconto, tutti i venerdì alle 17.
Perché leggere narrativa invece di guardare, che so, una serie su netflix?
Ci sono anche, ogni tanto, serie tv belle e significative, ma é nelle storie «inventate» della letteratura che c’è da sempre la vera anima dell’uomo.
Inoltre il gesto di chi si raccoglie per leggere una storia che gli piace costituisce una forma di meditazione informale che fa bene in sé allo spirito di chi legge. Hai mai sollevato il volto da un testo in cui eri caduto assorto, ritrovandoti lo spirito rigenerato, energizzato, più centrato e sereno?
Detto questo, perché leggere i mieiracconti e non, ad esempio, quelli di un altro?
Questa risposta, naturalmente, voglio lasciarla a te. Anche la letteratura, in fondo, é questione di risonanza: ci sono testi bellissimi che con te possono non risuonare e viceversa.
Quello che ti chiedo è di provarli, valutare e poi magari lasciarmi un tuo commento, opinione, impressione; continuare, se ti saranno piaciuti o ci avrai trovato quel qualcosa per cui valga la pena ritornare…
Non lo so neanche io cosa ho messo nei miei racconti, sicuramente tanto di me stesso, ma anche della mia esperienza in questo mondo con cui mi trovo sempre più in distonia e che fatico ogni giorno di più a riconoscere – un argomento di cui parlavo spesso con una cara amica, Francesca, amante dei libri come me, che quest’ultima estate ha purtroppo inteso portare alle estreme conseguenze tale disagio togliendosi la vita.
Nelle mie storie parlo forse dei problemi dell’uomo contemporaneo perché in fondo, se non altro fattualmente, pure io sono uno di loro, anche se il mio cuore magari é in altre epoche, e perché mi relaziono continuamente con gli uomini di oggi, i loro problemi, le loro ferite e i loro peccati, da cui tornano ogni sera.
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Storie mai raccontate é un blog di racconti puro: solo storie e niente altro. É una promessa.
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va». (Gesù di Nazareth, Gv 3, 8)
Così è di tutti noi, esseri che veniamo dallo Spirito, per un giorno tornarvi.
Non sappiamo nè da dove veniamo, né dove stiamo andando. Ma sappiamo che, se siamo qui, se oggi, adesso, viviamo, è perché Qualcuno di infinitamente grande ci ha amato, ci sta amando, in ogni istante.
Ti auguro buona strana Pasqua e che questa resurrezione, questa particolare e difficile situazione, ti porti un cuore nuovo, una cosa di cui tutti abbiamo bisogno.
Ti auguro di riuscire ad accogliere Gesù con almeno 1/4 dell’entusiasmo con cui accogli la coop o l’esselunga che ti porta la spesa a casa.
Anche Gesù si è trovato nel deserto, e non per sfortuna o per caso, ma per mano dello Spirito, come nel deserto ci troviamo anche tutti noi oggi, probabilmente di nuovo per mano dello Spirito…
Al diavolo che lo tentava col cibo, Gesù rispose che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Queste sono le mie riflessioni per questa particolare domenica delle palme, in cui non possiamo andare in Chiesa e non possiamo avere l’ulivo benedetto, non possiamo stare con i nostri amici, i nostri cari, ma dobbiamo restare nel nostro deserto.
In questo deserto, però, ci ha portato lo Spirito e lo ha fatto per un motivo preciso: perché ormai ci serviva un cuore nuovo.
Continuerò a scrivere, perché ovviamente come hai già capito bene sono un grafomane, da sempre (e questo ha condizionato molto la mia vita), ma leggerò e interagiró molto meno.
Leggerò libri e fonti che mi interessano tramite i feed RSS, il modo migliore per seguire quello che preferisci, che consiglio sempre a tutti.
Mi ero accorto infatti che il tempo speso a consultare i social mi aveva «mangiato» quello dedicato alla lettura di testi più organici e approfonditi come sono i veri articoli e, soprattutto, i libri.
Leggere i social o un libro produce effetti opposti.
C’è una differenza fondamentale, anche a livello spirituale e meditativo, tra la lettura dei social e quella di un libro o un articolo cioè un testo «organico».
Mentre la lettura della «timeline» dei social comporta un costante refocusing attentivo, dal momento che si passa continuamente da un discorso all’altro, la lettura di un testo organico è, all’esatto opposto, un atto di focalizzazione dell’attenzione.
Leggere un libro, così come ascoltare un audiolibro o guardare un film senza interruzioni (cosa che oggigiorno sono rimasti in pochissimi a fare), sono vere e proprie forme di meditazione della vita quotidiana che pratico spesso e che inoltre raccomando a tutti i miei clienti del counseling che magari hanno meno occasioni per fare una meditazione formale – che, come tale, non è affatto detto sia migliore di quella informale.
Si tratta sempre di leggere e lettura, ma l’effetto sul nostro spirito è in un caso l’opposto dell’altro: la lettura dei social ci stanca e frustra, come tipicamente avviene quando lasciamo scavallare la nostra attenzione liberamente, lasciandola saltare come una scimmia da un oggetto all’altro in continuazione, mentre quella di un libro o un articolo ben strutturato, in cui ci si possa immergere, ci ricrea, ci nutre, ci rigenera e, infine, ci può persino insegnare qualcosa – ma questo è un effetto secondario ed eventuale rispetto ai benefici che si ottengono intanto con un’attenzione focalizzata, che è una cosa che porta benefici in sé.
Conclusioni
Per cui, sarò meno «attivo» e prono all’interazione sui social, semplicemente perché li utilizzerò quasi solo per scriverci, mentre leggerò poco, probabilmente solo i commenti ai miei stessi post. Un po’ come un vero giornalista che, quasi sempre, scrive sui giornali senza leggerli ?…
Per qualsiasi cosa, naturalmente, puoi scrivermi in privato, risponderò volentieri, o qui sul blog.
Vivo una storia da tre anni con un uomo sposato, con alti e bassi. Lui in più occasioni ha detto di voler lasciare la moglie, con cui ha due figli, per costruire una famiglia con me, e ha anche compiuto dei passi concreti in questo senso, come affittare una casa, però ultimamente, in questi giorni, mi ha detto di aver deciso di provare a ricostruire con sua moglie. Io sono disperata, per lui avevo anche lasciato il mio ragazzo, ma soprattutto lo amo… Da quando mi ha detto così sto malissimo, passo momenti in cui vorrei metterli sotto con la macchina, lui e sua moglie, inoltre mi sono imposta di non scrivergli e non parlargli, vorrei farlo ma penso che sia meglio per il momento stargli lontana. Non so cosa fare, so solo che sto malissimo. Mi date un consiglio? Spero di fare cose buone…
Non è con la violenza che puoi uscire da una situazione di questo genere, violenza contro di «loro» (anche solo immaginata, di metterli sotto con la macchina) ma soprattutto contro di «te» (l’imposizione di non telefonare, non incontrarlo, non fare altre cose che vorresti fare ma pensi che non sarebbero opportune).
Tutto al contrario, è solo con l’amore che si può uscire da vicoli ciechi di questo genere, amore che però deve essere:
a) genuino e animico e non, invece, egoico;
b) rivolto verso tutti i protagonisti della situazione, compresa lui, la moglie del tuo lui e, soprattutto, te stessa.
Non è un discorso facile da capire e soprattutto da praticare, ma proviamo ugualmente ad affrontarlo perché credo che queste siano le uniche parole che potrebbero davvero servirti. Ti rimando, a riguardo, anche alla lettura di questa lezione sulla differenza tra amore animico ed amore egoico.
Cosa significa amare?
Significa forse desiderare una persona sino al punto da provare l’impulso di metterla sotto con la macchina nel momento in cui si pensa di stare per perderla?
Facciamo un passo indietro.
Nessuno di noi è completamente unitario e autentico, ma frammentario. Quello che facciamo, e anche quello che proviamo nelle nostre vite, è come se fosse la risultante di una serie continua di «votazioni» o elezioni che le svariate parti e personalità di cui siamo composti svolge, con una maggioranza che emerge volta per volta… Funzioniamo, anche se appariamo all’esterno come individui e «monadi», come tanti piccoli staterelli, con una popolazione interna che si divide in opinioni e punti di vista…
Tra le varia parti di cui siamo composti abbiamo una o più manifestazioni egoiche e una parte animica, una parte dell’anima.
Quindi, detto questo, amare cosa significa, nel suo significato letterale e rigoroso?
È semplicissimo, anche se tendiamo a dimenticarcelo o a non volerlo vedere.
Amare significa, molto semplicemente e incontrovertibilmente, mettere il bene di un’altra persona sopra al nostro.
Detto questo, se tu amassi quest’uomo di un amore vero, puro ed animico, avresti dovuto… fare dei salti di gioia nel momento in cui ti ha comunicato che voleva ricostruire con sua moglie, con cui ha anche dei figli, cosa che corrisponde probabilmente al suo bene, per come comunque lo ha valutato lui e per come generalmente avviene in situazioni del genere, in cui la separazione di una coppia con figli rappresenta sempre una ferita profonda per diversi aspetti.
Invece, tutto al contrario, sei caduta nella disperazione perché hai perso qualcosa che sentivi come tuo.
Quello che provi, dunque, al momento non è tanto amore, quanto un tuo desiderio di possesso, un volere una persona, al punto tale da immaginare di punirla gravemente per non voler essere più tua.
È, con tutta evidenza, più una manifestazione del tuo ego. Non c’è molto altruismo in questo, non c’è amore, c’è più che altro un capriccio egoico.
Almeno in questa fase. Non sto affatto dicendo che sei una donna egoista, materialista, che vuole comprarsi un uomo e tenerselo come oggetto. Siamo frammentari, l’abbiamo detto poco fa. In questo momento, la tua ferita è una ferita dell’ego.
Ma l’anima ce l’hai ancora. Anche perché è nella sofferenza che gli dei ci fanno visita e, quando lo fanno, ci ricordano della nostra dimensione animica.
Come sempre succede, è nelle tue ultime parole che, anche se sicuramente non te ne sei resa conto, fa capolino la tua anima, quando dici «spero di fare cose buone».
Qui abbandoni la tua dimensione individuale e intuisci che l’unica via d’uscita da questa situazione in cui ti sei cacciata da sola, come fanno tutti del resto (ognuno si costruisce da solo l’inferno in cui vive), è quella di elevarti al di sopra del tuo egoismo ed iniziare a capire davvero sia te, sia lui, sia l’altra donna e cioè sua moglie.
È solo cercando di fare la cosa giusta che uscirai da questa situazione, accettando che la cosa giusta possa anche essere finire per non avere quest’uomo.
Quello che devi iniziare a fare è provare sentimenti di compassione, benevolenza, amore per tutti e tre i protagonisti cioè per te, per lui, per sua moglie.
Devi capire che ognuno di voi tre sta soffrendo terribilmente per la situazione in essere, che ognuno di voi è una persona che desidera solo vivere, amare, essere amata e non provare dolore o sofferenza e che invece lo prova.
Al momento, pensi che sia difficile provare sentimenti di questo genere per lui, che vorresti mettere sotto con la macchina, per sua moglie, che probabilmente vorresti ugualmente imballare con la macchina, ma solo dopo averla torturata adeguatamente per almeno una settimana, ma io ti dico che la persona, delle tre, che ti sarà più difficile da amare davvero sarai tu stessa.
Ti senti in colpa verso di loro, ti stai giudicando per esserti ficcata in questa situazione, pensi di essere stupida, avventata e chi più ne ha più ne metta, sei molto crudele con te stessa e più soffri e più ti dai addosso. ti imponi delle regole – non chiamare, non parlarci – pensando che ti possano aiutare mentre accrescono solo il tuo fastidio.
Inizia proprio da qui, smettila di giudicarti e accettati per quello che sei e per quella che è stata la tua vita sinora. Può darsi che sia stato tutto un errore, ma chi non commette errori? E, se anche fosse, l’importante poi è ravvedersi e rimediare, per quanto possibile.
Devi essere inflessibilmente tenera e dolce con te stessa, come una madre lo sarebbe con un proprio figlio che pur sbaglia o ha sbagliato.
Fatto questo, dovrai riuscire a guardare la sofferenza anche degli altri due ed averne compassione.
Se riuscirai a fare tutto questo, ti eleverai ad un livello più alto dell’essere, quello della tua dimensione animica, che c’è e vuole uscire fuori, lo testimoniano le tue ultime parole, e uscirai da questa situazione, anche se non è detto che sia con l’uomo che desideri al tuo fianco: ma ricordati che lo scopo non è mai avere un uomo, una donna, un animale, ma essere felici e grati in e per questa vita.
Dovrà nascere una nuova e migliore versione di te.
È sempre lo Spirito che ci porta nel deserto e lo fa per farci diventare più grandi, più capaci di amore, più felici. Sta a noi fare quello che è necessario per portare tutto a compimento.
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«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1).
Non é forse questo quello che capita anche a noi periodicamente nella vita?
Siamo condotti ogni tanto, ma regolarmente, nel deserto.
Il deserto affettivo, la tristezza, la desolazione: condizioni in cui la tentazione di cedere alle scorciatoie, alle illusioni, agli espedienti – tutte cose che non ci danno la vera felicità – é più forte del solito.
Tutto questo avviene… anche per la nostra crescita personale.
Chi è infatti che ci conduce in questi deserti?
Non è il diavolo, non è la sfortuna, ma è lo stesso Spirito.
Ma perché Dio che ci ama ci sottopone alla sofferenza, ad una sofferenza a volte così intensa?
Ciò che è ingiusto per l’uomo, può essere giusto per lo Spirito
Ma, soprattutto, ciò che è giusto per lo Spirito può sempre essere utile all’uomo, se l’uomo, che ha una sua parte da fare a riguardo, fa le scelte giuste.
È una strana verità, ma davvero dobbiamo essere grati per tutto il dolore che riceviamo e per tutti i deserti che attraversiamo perché sono le uniche cose che ci consentono di capire chi siamo davvero e quale è il segno che lasceremo sulla parete dell’eternità.
Ecco perché il primo comandamento – che, in realtà, non è una regola ma una ricetta per la felicità – é quello di amare lo Spirito con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra mente, anche, anzi soprattutto quando, come un padre severo ma pieno di amore, ci sottopone a delle prove difficili e dolorose, ma necessarie.