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Posso trasferirmi con mia figlia se il padre non vuole?

Sono separata da tre anni, voglio trasferirmi a Milano con mia figlia di 12 anni, li ci sono i miei figli.
A Minervino sono sola, con il mio ex non corrono buoni rapporti, lui è contrario al mio trasferimento perché così non vedrà più la bambina nei giorni stabiliti dal giudice. La bambina vuole trasferirsi con me a Milano perché li ci sono i suoi i suoi fratelli grandi ed io lo faccio anche perché ho bisogno di stare con i miei figli e loro pur adulti hanno bisogno di una madre vicina. Il giudice ascolterebbe le mie motivazioni? La minore dodicenne può decidere con chi stare?

È un problema di cui abbiamo parlato molto spesso nel blog, per cui ti invito a fare una ricerca anche nell’archivio dei vecchi post.

Per situazioni di questo genere, ci sono due possibili approcci al problema.

Il primo è quello di invitare il padre di tua figlia davanti ad un mediatore familiare. È un approccio più morbido e magari che richiede anche più pazienza, e forse tempo, ma che, se porta frutto, può essere utile anche su un piano più generale della comunicazione tra genitori, a prescindere dalla questione del trasferimento o meno.

È il sistema che ti inviterei ad esaminare in prima battuta.

Se questo metodo, invece, non lo vuoi o puoi praticare, ovvero se, praticato, fallisce, l’unico sistema è purtroppo quello di un ricorso giudiziale per ottenere l’autorizzazione.

Sicuramente il giudice ascolterebbe le tue motivazioni, ma la sua decisione al riguardo sarebbe imprevedibile. Tua figlia ha diritto di essere ascoltata nel procedimento e può senz’altro dire la sua, questo è sicuramente un fatto positivo ma non conferisce alcuna garanzia.

Se vuoi un preventivo per il ricorso per ottenere l’autorizzazione, puoi richiederlo compilando il modulo che trovi nel menu principale del blog. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Figlio che sta per nascere: la madre può trasferirsi altrove?

la mia compagna convivente è incinta e tra un mese partorirà viviamo entrambi in una casa in affitto a milano, io lavoro a tempo ind. e lei fa l’insegnante a tempo ind. qualche mese fa ha chiesto il trasferimento a Napoli, sua zona originaria e ora dopo il parto vorrebbe trasferirsi a napoli con nostro figlio che a breve verrà al mondo, io ovviamente non ho possibilità di trasferirmi assieme a lei lasciando lavoro ecc ecc sopratutto per la sicurezza di nostro figlio anche economica. Potrebbe esistere una possibilità per evitare questa distanza che si potrebbe creare tra me e mio figlio ovviamente a 800km di distanza sarebbe difficile vederlo, io lavoro nel settore privato e lei pubblico e potrebbe avere un trasferimento a Milano a differenza mia che dovrei iniziare da zero in un altra città con un figlio neonato da mantenere

Mi sembra che una situazione del genere vada valutata un po’ più globalmente, anche con riguardo alla tenuta o meno della coppia genitoriale, dal momento che la scelta della sede familiare è un tema di conflitto molto forte e molto importante all’interno della famiglia.

Pertanto, prima di andare a pensare di intervenire con strumenti giuridici, che sarebbero anche impraticabili finché vostro figlio non sarà nato, valutare altri approcci, tra cui in primis la mediazione familiare, che consentirà un confronto sereno e improntato al dialogo su come deve essere gestito il vostro menage familiare.

Il problema esiste, ma per affrontarlo credo che il punto di partenza sia che ognuno capisca le ragioni dell’altro, tu in particolare dovresti cercare di capire perché la tua compagna, in un momento peraltro così delicato, ha nutrito il desiderio di trasferirsi altrove, pur sapendo che in questo modo danneggia diverse cose tra cui l’economia della famiglia ma anche la possibilità di vostro figlio di mantenere un adeguato rapporto con il padre.

Credo, in conclusione, che dobbiate elaborare insieme, con comprensione reciproca, un adeguato progetto per la vostra vita familiare, che può proseguire anche se al momento lavorate e vivete a distanza, con visite ad esempio nei fine settimana, considerata la logistica attuale. In mancanza, temo proprio che tutto possa riverberarsi sulla tenuta della coppia.

Il prossimo passo, quindi, è interpellare un mediatore familiare e invitare la tua compagna ad una prima seduta.

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Dopo la separazione posso trasferirmi coi figli a 50 km di distanza?

Sono di Pievepelago ma vivo in Toscana da quando mi sono sposata. Ho 2 figli di 8 e 7 anni. Mi sono separata con un accordo dopo una richiesta di giudiziale. Mio marito mi corrisponde 900 euro onnicomprensivi a parte le spese sanitarie che però non vuole pagare obiettando che non sono sempre concordate (allergologo, vaccino, dentista). L’affidamento è condiviso con collocazione presso di me per ora nella casa coniugale di proprietà di mio suocero, villa molto onerosa da mantenere. Da novembre mio marito si è impegnato a darmi un’altra casa da arredare. Sono costretta a prendere una baby sitter. Ho chiesto il telelavoro domiciliare per trasferirmi a Pievepelago vicino alla mia famiglia di origine a circa 50 km di distanza da mio marito e avere un aiuto coi bimbi che sono perfettamente integrati in Emilia dove vanno ogni fine settimana, praticano attività agonistica e hanno amici. Se mi venisse accordato mio marito mi ha annunciato che si opporrebbe al trasferimento. Può farlo?

Certamente. Il trasferimento in un’altro luogo, ad una certa distanza, potremmo dire in questo caso «fuori regione», anche se non è il confine regionale in sé ad essere decisivo, dato che a volte per varcarlo sarebbe sufficiente anche il trasferimento di un chilometro, determina dei cambiamenti importanti sia per i figli che per l’altro genitore, quasi sempre il padre, con la compressione dei diritti di visita e frequentazione.

Infatti, la situazione logistica è tale da impedire in questi casi che il padre possa vedere i figli, previo avvertimento, quando lo desidera, e possa partecipare agevolmente alla loro vita, ad esempio seguendo il percorso scolastico, presenziando alle feste e agli eventi anche infrasettimanali, specialmente se lavora o comunque, anche se non lavora, se non dispone di denaro sufficiente per i viaggi e gli spostamenti.

Nel tuo caso, c’è da dire che la distanza non sarebbe così consistente, ma bisogna vedere, al di là del dato chilometrico, quali sono i tempi di percorrenza con l’auto o, in alternativa, i collegamenti con i mezzi pubblici.

Va notato che non parliamo, al riguardo, tanto di un interesse del padre, quanto di quello dei minori a conservarne la figura nel modo più pieno possibile, compatibilmente con la separazione, ed è proprio per questo che questi aspetti, che si tendono a considerare banali e scontati, sono in realtà piuttosto delicati.

Già la separazione rappresenta un trauma per i minori, spesso non così facile da affrontare, l’allontanamento ulteriore di una della figure genitoriali costituisce una ulteriore perdita e spesso un agitare il coltello in una ferita preesistente.

Occorre dunque operare con molta delicatezza e saggezza al riguardo, valutando tutti i pro e i contro di ogni singola soluzione. Nel caso si fosse convinti della bontà del trasferimento e vi fosse l’opposizione dell’altro genitore, non rimarrebbe che chiedere l’autorizzazione al giudice.

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Come posso impedire alla mia ex moglie di trasferirsi lontano con mio figlio?

la mie ex moglie,separati con affido condiviso di un bambino di 6 anni,dalla sera al mattino mi ha informato di essere decisa a trasferisrsi in una citta’ diversa da quella dove abbiamo convissuto e che dista 25 km dal mio domicilio (vivo con i miei genitori)per trasferirsi in una piccola cittadina in calabria a cira 200 km da dove vivo io (dove dispone di una casa di villeggiatura di proprietà).Il motivo e’ che vuole cercare un lavoro ,giustissimo,ma e’ altrettanto giusto che porti con se nostro figlio non permettendomi di obbiettare e negandomi la possibilita’ di continuare ad avere il rapporto che sino ad oggi con diverse difficoltà ho mantenuto con mio figlio?Lo abbiamo iscritto all’asilo di comune accordo poi lei arbitrariamente ha richiesto il nulla osta e lo ha iscritto ad altra scuola(calabria) senza dirmi nulla e senza lasciarmi la possib ilita’ di parlarne.Cosa posso fare per non farmi portare via mio figlio?sono disperato mi sento impotente dinanzi a cio’.

Dal lato umano capisco che la situazione sia molto difficile, da quello giuridico invece, per fortuna, è molto semplice.

Si tratta di capire e vedere se questo ipotizzato trasferimento sia conforme all’interesse di vostro figlio o meno.

È vero innanzitutto che da un lato perderebbe la possibilità di un rapporto più intenso con il padre, che sei tu. Bisogna vedere però se questa perdita, che è oggettiva e certa, sarebbe compensata da altri vantaggi per lui, quindi ad esempio una buona occupazione della madre, che magari gli consentirebbe di godere di un tenore di vita più agiato, la presenza di ascendenti che potrebbero prendersi cura di lui, un ambiente sociale più stimolante, un comune di residenza che offre più servizi per l’infanzia e così via.

Se, considerate tutte queste cose, ritieni che il trasferimento sia un fatto negativo per tuo figlio (e non solo per te, che sia negativo per te è ovvio e scontato, ma purtroppo non basta), puoi presentare un ricorso al giudice chiedendo che prescriva la residenza nel comune attuale con divieto di trasferirsi altrove sino ad un eventuale nuovo progetto più meritevole di attenzione.

Il ricorso è un semplice (si fa per dire) ricorso per modifica delle condizioni di separazione, per il quale è necessaria l’assistenza legale.