Riproduco di seguito un mio intervento per l’annuario ufficiale della Festa dei Ciliegi in Fiore di Vignola, sul tema del cambiamento della famiglia in questo nostro paesi, con alcuni spunti che possono tuttavia essere di interesse generale. Un ringraziamento al Centro Studi Vignola, organizzatore della festa, che mi ha offerto questa interessante opportunità.
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Mi è stato chiesto di rispondere a questa domanda: come è cambiata la famiglia a Vignola negli ultimi anni. Si tratta di un quesito formidabile, per vastità e importanza, al quale non sarò sicuramente in grado di dare una degna replica, ma con il quale intendo comunque cimentarmi, visto l’interesse e la passione per il tema. Penso che, in effetti, anche la microprospettiva di un piccolo artigiano del diritto possa dare un contributo, sia pure molto parziale e limitato, magari buono come primo spunto di riflessione. Viviamo in un’epoca in cui siamo sommersi dalle false informazioni, rovesciate da televisioni e giornali oramai del tutto autoreferenziali alla politica, che con il loro rumore ci impediscono a volte anche di soffermarci a riflettere sul quotidiano, tanto che spesso ci viene quasi voglia di ripartire dal basso, dalle cose di tutti i giorni, quelle stesse “cose che compongono l’arredo del mondo” per ricominciare a capire una realtà, che è tanto nostra quanto sempre più difficile da comprendere. I casi della famiglia, poi, sono quelli che non riesci mai a lasciare in studio quando giri la chiave nella toppa, alla sera, ma che ti ritrovi sempre a galleggiare nei pensieri, magari quando guardi i tuoi figli, i tuoi cari. Sono casi che non si affrontano o si seguono, ma in qualche misura si vivono, ti possono convincere, non convincere, dispiacere, indispettire, dar soddisfazione e non ti lasciano mai indifferente.
L’anno scorso ho raggiunto i 10 anni di professione e, fatto questo piccolo giro di boa, mi è capitato di riflettere su come è cambiato il mio mestiere, nel senso delle cose che faccio tutti i giorni, che sono poi quelle che le persone mi chiedono di fare, sia pure in questo tutto sommato non certo lungo intervallo di tempo, uno scorcio cronologico che in termini di storia sarebbe solo un attimo.
Solitamente, quando si pensa ai cambiamenti della famiglia intervenuti negli ultimi tempi si pensa al grande incremento delle separazioni. In realtà, il mutamento più grosso e che si è potuto veramente “toccare con mano” è stato quello degli anziani. Durante i primi anni di apertura della mia bottega, mi capitava un caso o due all’anno relativo alla gestione degli anziani. Oggi ne capitano un paio tutti i mesi. Solitamente si tratta di fratelli che non riescono a trovare un accordo sulla gestione di un genitore, se mettere o meno una badante, chi la paga, in quale proporzione e così via, oppure ci sono sospetti, a volte anche fondati, sulla futura destinazione della prossima successione. Spesso nel caso degli ultrasessantacinquenni intervengono, con buoni risultati, le istituzioni pubbliche, ma a volte nonostante ciò qualche meccanismo si incrina e non si trova una soluzione. Che cosa bisogna pensare di questo fenomeno? La prima causa è sempre il grande paradosso e problema di fondo della famiglia moderna, l’incapacità di comunicare, che si verifica anche tra fratelli e genera l’ulteriore paradosso per cui, mentre tempo addietro, in cui c’erano meno risorse ma forse più valori, questioni di questo genere venivano gestite senza grandi problemi all’interno della famiglia stessa, mentre oggigiorno, in cui ci sarebbero molte più risorse ma forse meno valori, si finisce spesso per “andare per avvocati” come conseguenza di una impasse in qualche modo da superare.
Il secondo fenomeno è sicuramente quello dell’immigrazione, sia interna che esterna, per cui si hanno, innanzitutto, sempre più coppie composte da un Vignolese e da un “nuovo residente”, chiamiamolo così perchè la parola “straniero” è oramai decisamente un po’ troppo brutta, proveniente da qualche altra parte d’Italia, dall’Africa, dall’America Latina, dall’Est europeo, dall’Asia o dalla Russia. In queste unioni, la sfida è naturalmente quella dell’amalgama delle culture, una cosa in cui noi Vignolesi dovremmo essere bravi, avendo secoli di storia e di vicende alle spalle, ma che invece a volte conduce alla triste via della separazione, un po’ per ineliminabili problemi logistici, un po’ perchè quel problema di comunicazione che c’è in tutte le famiglie viene sofferto ancora di più quando chi deve dialogare proviene da culture diverse. Il secondo effetto dell’immigrazione è, poi, l’aver determinato un aumento di quelle separazioni in cui un Vignolese già regolarmente unito in matrimonio lascia la famiglia e, spesso, anche i figli per mettersi con un partner più giovane, esotico, affascinante e di almeno iniziali minori pretese… La lezione dei nostri vecchi, che ci ammonivano “arcordet che la graneda nova la spaza bein la cà” sembra in questi casi esser stata completamente dimenticata.
Poi ci sono le separazioni, già molto diffuse dieci anni addietro e che in questo periodo hanno conosciuto una crescita regolare e costante. Al riguardo, ogni caso è diverso dall’altro, anche perchè come è stato detto ogni famiglia è un’isola che, coloro che non ne fanno parte, possono solo lambire, ma mai capire veramente. Il mio rammarico, tuttavia, è constatare che spesso, anzi quasi sempre, si giunge a livelli di reciproca insopportabilità per non aver saputo parlarsi quando si sarebbe fatto ancora in tempo. Purtroppo noi avvocati siamo visti come degli orchi cui ci si rivolge solo ed esclusivamente quando non se ne può più fare a meno, un po’ come si va dal dentista ma solo quando il male è divenuto insopportabile, per cui le situazioni famigliari, quando ci arrivano davanti, portano già dentro di loro mesi e anni di rammarichi, incomprensioni, ripicche, dispetti, delusioni, ferite, rancori che covano sotto la cenere, come matasse così ingarbugliate che non se ne potrebbe venire a capo nemmeno con la pazienza di Penelope. Quando si guarda una separazione dal di fuori, si tende a pensare: ecco è successo perchè lui, e lei, ha trovato un’altra o un altro. In realtà, e questo non certo per giustificare alcune situazioni, ma solo per cercare di comprendere meglio la realtà, si confonde solitamente la causa con l’effetto. Molte persone unite in matrimonio instaurano nuovi rapporti perchè le loro esigenze emotive, giuste o sbagliate che fossero, non venivano soddisfatte all’interno dell’unione già esistente. La differenza con il passato sta anche nel fatto che pure i nostri vecchi si concedevano le loro scappatelle, ma il matrimonio comunque continuava ad andare avanti nella maggior parte dei casi. Ci sono oggi invece persone che per uscire dalla famiglia precedente e costruirsene una nuova affrontano indicibili sacrifici economici e personali, segno che la rottura è comunque profonda e non legata ad uno o più episodi. Se mi è consentito dare il consiglio di chi ha visto tante situazioni di crisi della famiglia vorrei dir questo: parlate con il vostro partner, mettete i problemi sul tappeto, a vostra volta cercate di capirlo, non solo ascoltandone le parole, ma anche, e forse soprattutto, i silenzi. Fatelo prima che sia troppo tardi e, se notate peggioramenti, non abbiate paura a rivolgervi ad un mediatore famigliare, un esperto che aiuta le coppie a comunicare tra loro. Sembra una banalità, ma spesso in questo modo i problemi si risolvono. E concludo con una nota di colore dicendo che, se anche così non ne venite a capo, potete sempre ricordarvi il consiglio che i nostri vecchi elargivano scherzosamente ai giovani impegnati in effusioni un po’ più spinte del solito: “Oh veh, fa count dal candelot che la procesioun l’e longa!“…
In conclusione, a fare questi discorsi, anche la nostra Vignola, nei suoi aspetti più intimi, sembra aver perso quelle note caratteristiche che la volevano tranquillo paese di provincia, poco interessato alla modernità, isola felice e modello di sviluppo e di vita, con ancora una certa scala di valori. Siamo diventati città, ci siamo modernizzati e ora le nostre famiglie soffrono gli stessi problemi dele famiglie del mondo avanzato occidentale. Sarà la globalizzazione, ma, come ricordava Manzoni, non sempre ciò che viene dopo è progresso. Anche se sicuramente un ritorno al passato è inconcepibile, sarebbe bene che ci fosse più riflessione, da parte di tutti, su dove si sta andando, soprattutto per i nostri figli, le nuove generazioni di Vignolesi e di “cittadini del mondo”.