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Voi che siete avvocati e vi occupate giocoforza tutti i giorni di leggi e altre attività del Governo, che cosa pensate delle prossime elezioni? E’ meglio andare o non andare a votare? Ma soprattutto per quale partito votare? (Andrea, via mail).
E’ una domanda eccessivamente impegnativa per me, proverò comunque a darti qualche spunto.
Innanzitutto, contrariamente a quello che si pensa comunemente, gli avvocati non si occupano prevalentemente di cosa è giusto o ingiusto, pur avendo una loro sensibilità, ma soprattutto di cosa è legittimo o non legittimo. La nostra forma mentis è quella di valutare le scelte, in materia, già fatte dal legislatore e, solo in alcuni eccezionali casi, che poi possono sfociare in eccezioni di legittimità costituzionale, ci è dato di occuparci in modo ampio degli aspetti di equità dei casi che si trattano. Le scelte di valore sono fatte dalla legge e noi a quella dobbiamo attenerci. Naturalmente possiamo non essere d’accordo, ma la legge, come si dice, è legge, salvo le possibilità di impugnazione della stessa, tra cui, come si è detto, l’eccezione di incostituzionalità.
A parte questo, per quanto mi riguarda, io cerco sempre di tenere come punto di riferimento la realtà, con metodo direi pragmatico-scientifico di credere ad una cosa solo quando ne ho ragionevoli evidenze e, sotto questo punto di vista, da anni ne ho concluso che nel nostro Paese la democrazia non esiste, esiste un sistema di governo basato sulla apparenza di istituzioni democratiche che in realtà non contano nulla, come ad esempio il Parlamento – lo dico con estremo dispiacere – ma anche lo stesso Governo e altri enti che formalmente hanno importanti attribuzioni ma in seno ai quali non si decide nulla che non sia stato già deciso in altre sedi.
Quelli che decidono sono le lobbies e i partiti, che poi sono lobbies anch’essi. Associazioni di banche, compagnie di assicurazione, grandi industrie, privati danarosi, istituzioni religiose. Questo è quello che, come avvocato, posso dire delle riforme che fanno i vari governi, come quella dell’indennizzo diretto che è stata disegnata dal governo Berlusconi e varata da quello Prodi e che come unico scopo quello di favorire le compagnie di assicurazione a scapito dei consumatori. Le stesse riforme Bersani, che pure hanno incidentalmente portato qualche vantaggio per gli utenti, sono state concepite per il sistema bancario e industriale.
Quando guardo al nostro sistema istituzionale, cerco di capire come potranno descriverlo gli storici tra un secolo o due e credo che, quelli onesti e liberi da condizionamenti, lo faranno proprio nei termini che ho esposto sopra.
La cosa più curiosa del nostro sistema è che si perdono anni e fiumi di inchiostro per discutere di riforme da fare e del modo in cui farle, salvo poi vederle uscire all’improvviso con un decreto legge, magari contrario a tante cose che si erano pur dette, nel momento in cui chi decide veramente ha pensato di intervenire. Quando Byron venne in Italia per aiutare la causa dei Carbonari, una volta vista com’era la situazione si irritò dicendo che gli Italiani preferivano parlare che fare. Questo, purtroppo, è un vizio che è rimasto anche oggi.
E pensare che per risolvere i problemi principali del nostro Paese basterebbe un pomeriggio, una persona di buona volontà e in grado di prendere decisioni che effettivamente siano poi rispettate.
Oltre al fenomeno del lobbismo, c’è un’altro aspetto da tenere in considerazione. Quando vedo in televisione i politici che parlano, e a volte persino si azzuffano, sui rimedi da porre in essere contro realtà quali la globalizzazione, il precariato e così via ho sempre l’impressione di essere davanti ad una farsa. Si tratta di fenomeni contro i quali i nostri politici e i nostri governi non possono fare assolutamente nulla, sono completamente impotenti. La globalizzazione è un portato del sistema economico, sorretto dalle lobbies, ed è comunque un processo oramai irreversibile, il precariato, oltre che dagli interessi e dai poteri forti, è dato dall’ingresso sullo scacchiere mondiale di realtà come quelle della Cina, ma anche dell’Asia più in generale e dall’outsourcing di molte imprese di tutto il mondo verso quei paesi. Bertinotti, Veltroni, Tremonti, Bossi, Berlusconi, Fini e D’Alema possono fare e dire quello che vogliono ma non riusciranno mai, dovessero spenderci la loro intera vita, nè a cambiare nè a contrastare minimamente questi fenomeni, che sono più grandi non solo di loro, ma dell’Italia stessa. Loro lo sanno benissimo, ma continuano a discutere per creare l’apparenza di differenze che in realtà non ci sono, per rievocare tensioni ideologiche sopite e che meriterebbero di essere lasciate spegnere definitivamente, di fronte a questa realtà.
Infine, vogliamo spendere qualche parola sul concetto di democrazia rappresentativa, una cosa che ha sostituito i regimi degli Stati assoluti precedenti ma che nessuno è mai stato in grado di spiegare compiutamente? Sul punto, vi giro un intervento di Massimo Fini che illustra adeguatamente le carenze del concetto, spiegando che, anche quando in qualche modo funziona, la democrazia rappresentativa non è nè un sistema giusto nè, soprattutto, un sistema che garantisce la bontà delle decisioni che vengono prese, dal momento che 1000 persone organizzate e pronte ad andare in una sola direzione possono sopraffarne 10 milioni non organizzate.
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Questo è quanto si può sostenere in via generale.
Per quanto mi riguarda, trovo inaccettabile non potere scegliere il mio rappresentante al Parlamento. Già il povero Parlamento non conta quasi niente, se non posso nemmeno scegliere la persona che voglio mandarci ma delegare questa scelta ad un partito politico, cioè una delle organizzazioni che hanno rovinato il nostro Paese e verso la quale non mi sento di riporre alcuna fiducia, mi dispiace ma non ci sto. Questa riforma elettorale vergognosissima e ignominiosa, fatta dal governo Berlusconi e tranquillamente mantenuta dal governo Prodi, è veramente qualcosa di spregevole che la classe politica ha fatto nei confronti dei cittadini, riducendoli come poveri contadini analfabeti a fare la croce su di un simbolo, come se un simbolo avesse una qualche efficacia. Credo che neanche nei paesi più poveri e non alfabetizzati dell’america latina la gente sia chiamata a votare in questo modo.
Per questi motivi non andrò a votare e farò così, una specie di sciopero del voto, finchè non mi restituiranno quello che mi hanno rubato, cioè il potere di dire quale persona voglio che vada a rappresentarmi, per quel poco che può valere, almeno con questo le cose possono avere un minimo di senso, altrimenti che la festa se la facciano e se la consumino da soli, io non voglio esserne complice.
9 risposte su “per chi votare nel week-end?”
[…] negatività di questa legge elettorale, avevo personalmente avuto occasione di esprimermi in occasione delle ultime politiche, dichiarando di astenermi, proprio in ragione […]
[…] molto disincanto in me verso il mondo della politica, come noto alle ultime elezioni non ho nemmeno votato, ma questa nomina devo dire che avrebbe potuto essere molto peggiore, qualche speranza ce la dà […]
[…] per chi votare nel week-end? Pubblicato da Lorenzo Costanzini Inserito Politica […]
[…] per chi votare nel week-end? […]
Certo, sicuramente tra le lobbies vanno annoverate anche le varie organizzazioni criminali che sono sempre più organizzazioni di "colletti bianchi". Del resto mafia, camorra e compagnia bella non sono solo organizzazioni delinquenziali, ma fenomeni che hanno una storia profonda legata al territorio, con legami molteplici con la realtà sociale attuale. Ma qui il discorso sarebbe troppo lungo… e non è questa la sede. Comunque sono d'accordo con quello che hai scritto.
Quasi d'accordo.
L'analisi la condivido in pieno, insieme alle lobbies però ci metterei la criminalità organizzata e aggiungerei che il nostro Stato è uno Stato mafioso alla pari di altri stati mafiosi dell'est europa.
Che l'italia sia un paese in via di retrosviluppo non è una richiesta della globalizzazione, poteva far parte di quei paesi che dalla globalizzazione ricavano ricchezza.
Invece no.
non può esserlo perché per ogni sviluppo economico ci sono sacrifici da offrire e in questo caso per lo sviluppo dell'economia europea l'agnello sacrificale è l'Italia. Che diventerà sacca di povertà, mano d'opera e cervelli e voti, voti mafiosi. il tutto nella logica di non sviluppo del mediterraneo, ovvio.
Ovvio perché va da sé che per la costruzione dell'Europa l'asse di sviluppo non è il mediterraneo che significherebbe sviluppare le coste africane, l'asse sarà ancora il nord e l'apertura ad est.
I nostri politica si dividono tra chi ha venduto l'Italia all' Europa politica (sinistra) e chi ha colonizzato di capitali l'Est europeo (destra)
insieme per costruire l'impero europeo.
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cambiamento?
Probabilmente Obama (che dovrebbe essere ammazzato entro novembre): la sua idea è contendere l'Africa alla Cina, lo sviluppo dell'economia africana significherebbe lasciare di stucco i nostri politici, che figuriamoci se ci hanno mai pensato ad utilizzare il mediterraneo per altro se non come piscina!
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cambiamenti in Italia? L'aumento dell'astensionismo e di costruzione di movimenti per l'astensionismo potrebbe essere una strada, ad oggi l'ago della bilancia sono gli indecisi che non chiedono nulla di preciso, dovremmo riuscire a trasformare questi indecisi in interlocutori (NON IN POLITICI; VI PREGOOO!) elettori che elaborano richieste alla politica.
Abbiamo da qui alle prossime elezioni per organizzarci e crescere.
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Già, per non dire del tema dell'informazione, anch'essa completamente in mano alle lobbies e completamente autoreferenziale al sistema politico.
Per fortuna che ci sono i blog, certi blog!
sottoscrivo tutto ciò che l'Avvocato Solignani ha scritto. mi asterrò anch'io dall'andare a votare, personalmente mi sento presa in giro.
Lobbies, testate giornalistiche, banche, assicurazioni, politici…andate su http://www.disinformazione.it e fatevi una bella cultura su ciò che veramente accade.
[…] Se poi vi interessa esprimere una vostra opinione anche più approfondita, oltre che in questo blog, potete farlo anche cliccando qui […]