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la gestione del figlio naturale dopo la cessazione della convivenza

Dopo 17 anni di convivenza in regime di famiglia di fatto (come risultava anche dallo stato di famiglia), 2 anni fa mi sono “separato” dalla mia compagna, dalla quale ho avuto un figlio, che ora ha 16 anni. Tale “separazione” non è stata regolata legalmente in nessun modo, tranne uno scritto privato non depositato presso alcuna istituzione, in cui mi impegnavo a versare un assegno mensile di mantenimento del figlio di 1.000 euro al mese, oltre ad un versamento “una tantum” di 50.000 euro per le eventuali spese straordinarie. Non sono un uomo ricco, vivo del mio lavoro di piccolo imprenditore, e la cifra che verso (regolarmente) incide pesantemente sul mio bilancio, ma, ovviamente non mi lamento. Purtroppo nel tempo il rapporto, già  burrascoso al momento della separazione, si è ulteriormente deteriorato, con la pessima conseguenza che la guerra tra noi si è ripercossa su nostro figlio, il quale, sentendo si obbligato a prendere una posizione “politica”, sceglie la madre con la quale convive.  Mio figlio è in piena adolescenza e non appena cerco di dialogare e confrontarmi con lui su temi “sgradevoli” (scuola innanzitutto, educazione, uscite notturne preoccupanti etc), il rapporto si fa burrascoso e, a tratti, rifiuta di vedermi e di parlarmi. Con la mia ex convivente non riusciamo a dialogare più nemmeno telefonicamente, ed ha recentemente rifiutato di rivolgerci ad un Consulente Familiare che potesse mediare almeno sulle scelte più importanti che riguardano il figlio. A seguito dei fatti che vado ad esporre, siamo ora in una fase di buio di comunicazione ancora peggiore, purtroppo anche con mio figlio che si nega di persona e al telefono, buio che subisco mio malgrado. Al di là di ogni commento sulle responsabilità  di tale situazione, che sarebbe inevitabilmente di parte, vorrei porre un quesito di carattere legale. La mia ex compagna e mio figlio mi hanno nascosto una pessima situazione scolastica, arrivando ad occultare anche i voti della pagella del quadrimestre, e, a metà  aprile e senza preavviso, mio figlio mi comunicava a sorpresa che l’ indomani si sarebbe trasferito in una nuova scuola, un istituto privato.  Alle mie richieste di spiegazioni la mia ex compagna giustificava tale decisione, presa senza chiedermi pareri, col fatto che tale scelta era l’unica possibilità di salvare un anno già altrimenti compromesso, e che se avessi voluto conoscere il reale andamento scolastico di mio figlio, non avrei avuto che da recarmi in passato a colloquio coi professori. Paradossalmente non posso darle torto. Saputo questo (e inghiottito il boccone) ho preso appuntamento con la Preside dell’istituto privato (proprio per evitare di cadere nel paradosso appena citato). Mi sono preoccupato subito di capire il funzionamento della scuola e seguire, defilato, l’andamento scolastico di mio figlio vi sto che non erano state affidabili, in passato, le informazioni datemi dalla ex convivente e da mio figlio. Con costernazione mi sono visto accogliere con imbarazzo e freddezza dalla Preside che, invocando il “diritto alla privacy” da parte di mio figlio e della mia ex compagna, in aggiunta al fatto che l’iscrizione era stata fatta dalla mia ex compagna e le rette le versa lei, rispondeva con molta riluttanza e solo parzialmente ad ogni mia richiesta di informazione, ma soprattutto lasciava intendere che non si sarebbe resa disponibile ad altri incontri. A questo punto vorrei rivolgerle due domande:  1) Anche se ormai in ritardo, vorrei sapere se è stato legittimo il comportamento della mia ex convivente: il non avermi cioè messo minimamente al corrente del cambio di scuola. 2) E’ legittimo da parte della Preside dell’istituto privato negarmi informazioni sull’andamento scolastico di mio figlio? Ovviamente quest’ultima è la risposta che mi preme di più. La ringrazio infinitamente. (Andrea, via mail)

Mi è piaciuta molto questa lettera, tra le veramente tante alle quali ho risposto in questi giorni relativamente alla cessazione della convivenza e alla gestione dei figli dopo la stessa. Da essa traspare un grande equilibrio di fondo che il protagonista è riuscito a mantenere pur nella crisi della sua famiglia, una notevole serenità di giudizio e una capacità di analisi della situazione, soprattutto nell’interesse del figlio che, sia pur cresciuto, si trova appunto in “piena adolescenza” – quante cose ci racconta questa espressione! – e dunque in un momento delicatissimo della sua vita, in cui può scegliere, se ben agevolato, strade positive o, viceversa, cattive strade.

Il tuo atteggiamento di padre, insomma, è molto onesto e chiaro e assomiglia molto a quello che dovrebbero avere le persone che si trovano a percorrere contesti come questi. Nonostante ciò, tuttavia, anche tu hai fatto l’errore che fanno quasi tutti e cioè non regolamentare, quando i rapporti non erano ancora così compromessi, la cessazione della convivenza e la gestione del figlio, facendo normare la situazione dal tribunale, un concetto che ribadisco sempre, una delle ultime volte un paio di post fa.

Il primo consiglio, dunque, è quello di iniziare subito le pratiche per presentare – meglio tardi che mai, meglio prima che dopo! – un ricorso al competente tribunale dei minorenni, cercando eventualmente di presentare un ricorso congiunto – anche se, oramai, a rapporti pregiudicati è molto più difficile riuscire a farlo – oppure, se non vi si riesce entro un breve lasso di tempo, un ricorso giudiziale.

Su queste cose, comunque, ti rimando per ulteriori osservazioni alla nostra scheda pratica sulla separazione dei conviventi. Per venire, invece, alle tue questioni particolari, devo dire che quello che ha sostenuto tua moglie e la preside è profondamente sbagliato e financo, nel caso della preside – che ha tirato in ballo la privacy, che non c’entra niente e che ultimamente è diventato il presidio di tutti quelli che non vogliono fare il loro dovere – demenziale.

Tu sei il padre di tuo figlio, non è che per il fatto di esserti separato dalla madre i tuoi diritti – doveri nei suoi confronti siano diminuiti, sono rimasti uguali anzi probabilmente si sono intensificati perchè dovrai svolgerli “a distanza” e senza essere agevolato dal fatto di conviverci. Nel nostro paese vige il principio della bigenitorialità e l’istituto della potestà dei genitori, ragione per cui la potestà genitoriale, che è il potere di prendere le decisioni nell’interesse dei figli, nel quale potere rientra in modo assolutamente certo quello di decidere il tipo di scuola che devono frequentare, spetta ad entrambi i genitori e deve essere esercitato di comune accordo.

Per queste ragioni, tua moglie non poteva assolutamente prendere questa decisione da sola. Lasciamo stare che, in fondo, ha fatto bene e quindi non vale la pena farci la punta e meglio che le cose continuino in questo modo. Ma una decisione di questo genere avrebbe dovuto essere concordata. Ti dirò anche che semmai, in casi di urgenza, è solo al padre e non alla madre che il codice civile, con una norma peraltro molto criticata dai fautori della parità tra sessi, riserva il potere di prendere le decisioni urgenti nell’interesse dei figli contro il consenso della madre. Nei casi normali, invece, se i genitori non si trovano d’accordo, devono ricorrere, senza formalità, al tribunale dei minorenni affinchè decida quale soluzione è più consona all’interesse del figlio.

Analogamente, la preside non ha assolutamente ragione, anzi aveva il dovere di dirti tutto quanto è a sua conoscenza sulla situazione scolastica del figlio, senza timore di perdere le grazie della madre che aveva scelto quell’istituto, perchè il tuo diritto di padre è pieno e non compromesso anche dopo la separazione e credo che ti faccia solo onore il fatto di continuare a volerti occupare di tuo figlio a differenza di tanti altri che se ne fregano.

In conclusione, la tua analisi è corretta, la tua capacità di giudizio pure, ora quello che appare consigliabile è passare, anche senza fare necessariamente grandi cose, all’azione, magari anche solo per mettere i classici “puntini sulle i”, il tutto più che altro nell’interesse di tuo figlio a poter avere ancora una guida così importante come quella che può dare un padre in un periodo difficile.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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