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A breve dovrò partire per l’america, ma quando avevo 17 anni sono stata arrestata per spaccio di marijuana. La pena fu sospesa per messa alla prova che terminò positivamente. Adesso ho 22 anni e mi chiedo se alla domanda sull’ESTA in merito agli arresti per sostanze dovrei rispondere affermativamente, e se questo possa pregiudicare il mio ingresso in America. Non so veramente a chi rivolgermi per avere delle informazioni, spero che possiate aiutarmi.
[la risposta è nel podcast]
Note dell’episodio:
– leggere anche questo post;
– la riforma di cui parlo nell’episodio é il D.Lgs. 2 ottobre 2018, n. 122.
3 risposte su “Visto per USA e precedente per spaccio: va dichiarato?”
sarei anche io molto interessato a riguardo, sarei curioso di sapere poi come si è evoluta la faccenda
Ciao Tiziano. Posso rispondere per esperienza indiretta alla domanda della lettrice. Innanzitutto bisogna dire che l’ESTA è un questionario online per chi “non ha bisogno” del visto: la veridicità delle risposte viene verificata al “Point of Entry” negli Stati Uniti dalla inflessibile Border Patrol, interfacciandosi con il database della polizia italiana. Avete presente “Terminal” con Tom Hanks? Ecco. Se che non hai i requisiti (e fidatevi, lo scoprono), ti negano l’accesso, ti stampano un bollino rosso sul passaporto e con gli USA avete finito per il resto della vostra vita. Essendo americani, è impossibile commuoverli, negoziare o corromperli; essendo americani, non esistono appelli, ricorsi, eccezioni o scappatoie. Altra cultura, come giustamente hai detto.
Nell’ESTA ci sono due domande “cruciali”: hai mai arrecato un significativo danno a cose o persone, e “hai mai violato la legge sugli stupefacenti”. Notare che per come è frasata la domanda, non serve essere stati condannati, arrestati o nemmeno scoperti. Nella loro cultura, uno anche se non è mai stato scoperto dovrebbe comunque ammetterlo. Ora questo in effetti è un po’ eccessivo, ma la nostra lettrice purtroppo la legge l’ha violata e si può dimostrare.
Ciò che deve fare è rispondere “sì”. L’ESTA le verrà negato. A questo punto dovrà fare una richiesta di un visto B2, tramite la normale ambasciata o consolato americano in Italia, spiegando il motivo. Verrà convocata per una “intervista ufficiale” con un funzionario consolare, normalmente fluente in italiano. A questa intervista è bene portare ogni documento possibile e immaginabile sulla propria persona, ma soprattutto copie del certificato del casellario e della sentenza; non guastano altre prove del proprio stile di vita attuale per dimostrare che si conduce una vita onesta (buste paga, certificati universitari). Non è superflua nemmeno una relazione di un avvocato che illustri il significato del percorso giudiziario passato. Avendo sempre a che fare con americani, bisogna essere assolutamente sinceri e “forthcoming”, cioè dire le cose senza che te le debbano chiedere.
Il funzionario, assolutamente cortese, sorridente e simpatico, dopo l’intervista e aver acquisito i documenti, si ritirerà per deliberare e con la stessa simpatia comunicherà la decisione, anche questa inappellabile. Normalmente, il visto viene concesso, purché si sia sinceri. Di nuovo, altra cultura. Al Point of Entry andrà esibito il visto, e si verrà fatti passare senza ulteriori controlli.
Questa è una esperienza indiretta, su cui non metto la mano sul fuoco. La cosa migliore da fare è chiamare l’ambasciata e chiedere lumi direttamente a loro. Nota: bisogna essere sinceri già nella telefonata. Loro sanno tutto e tengono conto di tutto.
Altra cultura.
Che contributo! Grazie davvero di cuore. Quando leggo cose di questo genere, quando un lettore del blog si prende la briga di stendere testi così, che sono davvero utili per le persone, provo molta soddisfazione perché capisco di avere creato qualcosa che può davvero essere utile per le persone, io faccio il primo passo poi altre persone mi vengono in aiuto. Grazie davvero, è bello che pian piano si riescano a compilare sempre più informazioni utili.