Oggi volevo comunicarti che è diventato finalmente attivo il nuovo blog naturopatiz.
Da oggi non troverai più niente su questo blog in materia di nutrizione, alimentazione, integrazione, fitness, cure naturali: tutti i nuovi post saranno sempre sul nuovo, apposito, blog.
Come sai, questo blog rimarrà solo un contenitore «giuridico», per lo più nella forma classica di «l’avvocato risponde», in cui appunto rispondo alle domande degli utenti.
Ti invito ad iscriverti prima possibile al nuovo blog, cosa possibile direttamente dalla home page.
Se ti interessa la cura della persona, anche dal punto di vista spirituale e non solo partendo dal corpo, ti consiglio l’iscrizione anche al bellissimo blog, già attivo da tempo, terre dell’anima: clicca qui.
Tutti i post verranno man mano spostati nei nuovi blog.
Grazie per la tua attenzione e per l’affetto e la considerazione con cui mi segui sempre.
Anche se non te lo meriti affatto, ho una novità per te.
Nel campo dell’approccio olistico che cerco sempre di praticare nella cura della persona, ci sono alcuni servizi nuovi prenotabili da oggi, per i giorni di martedì e mercoledì, presso il mio studio di Vignola.
Si tratta di trattamenti naturopatici quali:
riflessologia plantare e della mano;
fiori di Bach;
reiki;
consulenza alimentare
trattamenti di radioestesia
detox
ecc.
In collaborazione con Antonietta Triolo, naturopata.
Per informazioni e/o prenotazioni, contattami pure in privato.
Proteine: che mondo sarebbe senza di loro? Un mondo senza tette e culi, riesci a pensarci?
Brrr… mi vengono i brividi solo ad immaginarlo.
Comunque, mi hai chiesto quali sono i prodotti migliori per integrare le proteine, per cui ho pensato di fare questo post a beneficio come al solito di tutti i lettori del blog, con quelle che uso o ho comunque usato con soddisfazione in passato personalmente.
Chiaramente, ci sono in giro, anche sui social, PT con addominali, culi e persino tette molto migliori dei miei che potrebbero consigliarti altri prodotti. Magari queste persone hanno anche un curriculum studiorum più pertinente e ricco del mio, quindi in ultima analisi valuta tu, in questo post mi limito a riportare la mia esperienza, le mie considerazioni, per quel che può valere, di persona che si allena, cura l’alimentazione ed è appassionata di tutti gli argomenti legati al fitness, finendo per informarsi e leggere molto, pur in mancanza – purtroppo – di una preparazione sistematica di base.
Prima di tutto: quelle da scartare.
Qui ti parlo innanzitutto di alcuni tipi di proteine che personalmente tendo a scartare, indicandotene anche i motivi.
Non userei mai le caseine, onestamente, essendo molto allergizzanti e la base per procurarsi problemi di permeabilità intestinale, oltre che ad assorbimento molto più lento, cosa che specialmente come uso post workout le rende abbastanza prive di senso, oltre tutto.
Le proteine vegetali non hanno lo stesso valore biologico di quelle animali. Alcune sono proprio da evitare come la peste, mi riferisco a quelle di soia.
Se vuoi approfondire a riguardo, puoi leggere il libro di Kaayla T. Daniel, The Whole Soy Story, dove si comprova come l’uso, naturalmente protratto nel tempo, di questo tipo di proteine, specialmente quelle isolate, abbia comportato problemi alla tiroide, fertilità e di tipo autoimmune.
Proteine dell’uovo.
Tra le proteine che non uso ma che invece in qualche caso si potrebbero usare metto anche quelle dell’uovo, che hanno lo svantaggio di essere poco gestibili per l’integrazione, si usano infatti solo da cotte e non si mettono in uno shaker, e di essere in media ancora più allergizzanti delle caseine. Ma il loro profilo sarebbe ottimo, quindi non sarebbero proprio da scartare del tutto, se si riescono ad integrare nella propria cucina. Un prodotto che mi piace molto, che non ho mai preso, ma che prima o poi vorrei provare sono quelle di ProteinVital.
Le whey.
Se vuoi usare le whey, o proteine del siero del latte, il tipo migliore tra i tre disponibili (concentrate, isolate, idrolizzate) a mio giudizio è quello delle isolate.
Quando le usavo, prendevo questo prodotto, Iso-Fuji di Yamamoto Nutrition, disponibile in diversi pesi e in diversi gusti, tra cui anche il caffè che a me piaceva molto.
Le beef.
Ancora poco studiate, meno diffuse delle whey, ma io le preferisco, anche perché mi piace di più evitare, quando possibile, latticini e lattosio, per via del mio stile paleo.
Ho usato due prodotti con cui mi sono trovato bene:
Ultra Beef di Yamamoto. Costa un po’ ma è una confezione da 2kg con cui alla fine risparmi e vai avanti moltissimo. Inoltre contengono anche la creatina, così ti risparmi di integrarla a parte, questa cosa per me è molto comoda.
100% Hydrolyzed Beef di Scitec Nutrition. Costano un po’ meno, ma pesano meno della metà delle Ultra, inoltre non hanno la creatina. Per me convengono quelle di Yamamoto, poi vedi tu.
Il collagene idrolizzato.
Una cosa, sempre della grande famiglia proteine / aminoacidi, che metto nella tisana della colazione tutte le mattine è appunto il collagene idrolizzato.
Ho notato un effetto rinvigorente sui capelli, dicono si produca anche per le unghie, ma io, tenendole corte, non ho potuto valutarlo, e un miglioramento nelle articolazioni e nei dolori articolari, che io non avendo mai avuto non ho potuto ugualmente valutare.
Il collagene è completamente incolore e insapore, lo puoi sciogliere tranquillamente nel tè o nella tisana del mattino, o durante la giornata, che non cambia di una virgola il gusto, né, quando si è dissolto, la trasparenza e quindi l’aspetto della bevanda.
Dopo averne provato diversi, ho trovato un prodotto molto buono, che contiene collagene da bovini al pascolo: questo di PureCollagen. Venduto in una busta che contiene anche un misurino, ne metto due nella tisana, come da istruzioni, ogni mattino.
Come edulcorante, sai che uso l’eritritolo bio, ma di questo magari ti parlerò meglio in un altro post apposito.
Brodo di ossa concentrato.
Un altro prodotto che mi piace moltissimo della famiglia delle proteine e degli aminoacidi, che personalmente utilizzo così da solo ma anche per cucinare, è il concentrato di brodo d’ossa di Meador e Marrow.
Qui, peraltro, non solo fai rifornimento di proteine, ma anche di minerali.
Ha la consistenza di una crema e si può usare come insaporitore, che però arricchisce anche molto nutrizionalmente, per molti piatti come risotti, stufati, spezzatini, ecc.. Io ne metto un cucchiaio, ovviamente è molto sapido, fai conto che sia tipo un «dado» di quelli venduti comunemente.
Anche questo prodotto viene da bovini allevati al pascolo, senza ormoni e antibiotici.
Ne esista anche un’altra versione insaporita con limone ed erbe varie.
Io lo uso anche per «farmi una tazza di brodo»: col mio adorato e sfruttatissimo bollitore scaldo l’acqua, poi ci diluisco dentro il concentrato, è sostanzialmente come avere un bicchiere di saporitissimo brodo appena fatto.
Dopo averlo aperto la prima volta, tienilo in frigo.
Conclusioni.
Grazie per avermi seguito sin qui, in questo meraviglioso viaggio nel mondo delle proteine ed affini.
Quando avrai provato questi prodotti, fammi sapere come ti sei trovato.
Se vuoi qualche altra indicazioni, lasciami pure un commento qui sotto o scrivimi in privato.
Se conosci qualcuno cui questo post può essere utile, o se pensi che possa essere utile per buona parte dei tuoi contatti sui social, sentiti libero di condividerlo: a me fa soltanto piacere.
Oggi scrivo un post per parlarti di scelta vegetariana e vegana, con alcuni concetti di base che saranno poi utili per molti dei post successivi in tema di nutrizione e stile di vita.
Oggigiorno, e più o meno ciclicamente, le diete che escludono i cibi di originale animale o marino sono di gran moda. Chi le adotta, peraltro, parla addirittura a proposito della propria scelta alimentare come di una «scelta etica», lasciando ad intendere velatamente che lui è in qualche modo migliore degli altri perché rispetterebbe l’ambiente e la vita, a differenza della massa inconsapevole.
Qual è però la verità? Le diete vegetariane e vegane sono effettivamente migliori per la salute? E quali sono, per chi vi è davvero interessato, gli aspetti etici al riguardo?
In questo post non parlerò di aspetti scientifici, perché se c’è una cosa che oggigiorno viene citata a sproposito, fino alla noia, sono gli studi scientifici, di cui si è fatto un vero e proprio idolo, nonostante siano spessi mal progettati, mal eseguiti, mal interpretati e non di rado persino corrotti sia nel loro finanziamento che nei loro contenuti. L’unico riferimento saranno quelle poche evidenze fattuali che ci sono in materia, ovviamente viste secondo il mio punto di vista che ognuno valuterà se condivisibile o meno.
La prima cosa da richiamare è che, in questo universo, gli uomini, per sostentarsi, devono nutrirsi di altre forme di vita.
Può sembrare crudele e io, se me lo chiedi, non ne conosco la ragione, così come non sono in grado di capire la logica di tanti altri progetti di Dio, ma fatto sta che è così.
L’uomo non si può nutrire mangiando sassi o altri oggetti inerti, ma deve necessariamente, se vuole vivere, alimentarsi di altre forme di vita, animale o vegetale. Sì è vero, ci sono persone che sostengono di potersi nutrire di aria e luce del sole, ma a quanto pare la cosa non funziona o non è sinora stato dimostrato il funzionamento, nonostante l’esistenza di svariati libri che sostengono il contrario.
Dunque, se vuoi sopravvivere, devi nutrirti di altre vite.
Nessuno vuole essere mangiato.
Ora, sai qual è un’altra importante verità a riguardo, che viene subito dopo la prima?
Che nessuna delle altre forme di vita che ti servono per sopravvivere vuole essere mangiata da te, né da nessun altro essere vivente al mondo.
Ogni forma di vita difende se stessa.
Gli animali, i pesci, lo fanno utilizzando la propria forza muscolare, le forme di vita vegetale lo fanno con gli antinutrienti, cioè con le tossine, contenute nelle loro parti, soprattutto nei semi, che rappresentano il loro stesso futuro, un po’ come i nostri figli per noi. Qual è la tua reazione se ti toccano tuo figlio? Anche le piante difendono i loro figli, solo che non potendo muoversi lo fanno con le tossine.
Non è che tutto quello che viene dalle piante sia benefico per l’uomo. Oggi si vive nella convinzione che se assumiamo un farmaco di sintesi o facciamo un vaccino questa sia la più grande delle sventure, mentre tutto ciò che è fitoterapico non possa far male, ma è una convinzione assolutamente infondata, essendo vero piuttosto il contrario.
Le forme di vita vegetale sono comparse sul pianeta milioni di anni prima dell’uomo. Quali tipi ti piante pensi che possano essere sopravvissute sino a noi? Quelle i cui semi erano liberamente mangiabili da tutte le altre forme di vita, insetti, uccelli, animali e così via, oppure quelli i cui semi erano velenosi per le altre forme di vita, cosicché un insetto che se ne fosse cibato sarebbe morto poco dopo?
«All plants generate toxins» (Paul Jaminet, Perfect Health Diet). Tutte le piante generano delle tossine. È la loro linea di difesa.
Sempre Paul Jaminet, nello stesso libro, ci parla ad esempio (ma i casi di gente che si è avvelenata mangiando le verdure sono numerosissimi) di un caso: «Recently, an 88-year-old Chinese woman was taken to the emergency department at New York University’s Tisch Hospital by her family. She had been unable to walk or swallow for three days and soon entered a coma. Her life was saved by intravenous thyroid hormone, but she needed four weeks in the hospital before she could be moved to a nursing facility. The cause of her trouble? She had been eating 2 to 3 pounds of raw bok choy daily for several months in the hope that it would help control her diabetes». Si tratta di una donna che aveva mangiato chili di cavolo cinese nella speranza di tenere sotto controllo il proprio diabete, finendo gravemente intossicata e in coma.
Quindi il quadro, alla fine, è questo: – tu, se vuoi vivere, devi nutrirti di altre forme di vita – le altre forme di vita – guarda caso – non vogliono essere mangiate da te.
La nostra vita, quella di tutti noi, è basata sulla predazione. Non si esce da questo.
È appena il caso di sottolineare che le tossine contenute nei vegetali sono molto maggiori di quelle contenute nelle carni, degli animali e del pesce, perché gli animali, come ti ho accennato prima, si difendono scappando o attaccando, cioè con il loro movimento, in una lotta in cui a volte a soccombere può peraltro essere anche l’uomo. Nelle carni ci sono per lo più le tossine del cibo che ha ingerito l’animale stesso, ma – e questa è una importante differenza – smaltite dal suo apparato digerente e dai suoi organi emuntori (fegato, polmoni, ecc.).
Ora, sembra incredibile, ma tra le forme di vita vegetale più stracolme di tossine ci sono alcuni alimenti che sono alla base dell’alimentazione occidentale, come i cereali e i legumi che, guarda caso, sono in entrambi i casi semi.
Non scendo nel tecnico, perché come ti ho detto le discussioni tecniche mi annoiano, chi vuole approfondire può farlo semplicemente con google o leggendo uno dei tanti libri disponibili in materia. In questa sede è sufficiente dire che né i cereali né i legumi sono alimenti che possono essere mangiati crudi e, se un alimento non può essere consumato crudo, ciò significa molto semplicemente che quello non è un alimento adatto per l’uomo.
I cereali sono cibo per uccelli, che non a caso si chiamano granivori. Solo gli uccelli hanno uno stomaco adatto a digerirli senza subire danni. Noi, per poterli mangiare, li dobbiamo non solo polverizzare, ma anche cuocere, sottoponendoli dunque a molteplici trasformazioni per renderli masticabili ed ingeribili, a prezzo poi di danni gravi che sia producono nel nostro apparato digerente, e nel nostro intestino, che ha per noi la stessa importanza che hanno le radici per una qualsiasi pianta. E no, ovviamente il discorso non riguarda solo i celiaci, ma qualsiasi uomo, per cui i cereali sono un cibo inadatto.
Chi adotta la «scelta vegetariana» finisce per mangiare grandi quantità di cereali e legumi, tra cui in particolare la soia, che è sicuramente il legume più velenoso di tutti, specialmente per i maschi a causa dei fitoestrogeni che contiene.
Si tratta di cose che fanno malissimo a chi le ingerisce. In più, fanno danni tremendi anche all’ambiente. L’agricoltura, infatti, è di gran lunga la prima causa di deforestazione, come riportato in questo articolo, che richiama un recente studio in materia.
Fai bene attenzione, c’è adesso un aspetto importante: qui a morire non sono solo gli alberi, ma una vastissima quantità di microfauna che vive sugli alberi ed intorno ad essi, che viene letteralmente sterminata dalle operazioni di preparazione del terreno alle coltivazioni intensive di quella spazzatura che sono i cereali e la soia. Conigli, scoiattoli, toporagni e mille altri animali pucciosi.
Già qui si vede che la scelta vegetariana non ha, purtroppo, niente di etico. Partendo dal fatto che devi mangiare altre forme di vita se vuoi continuare a sostentarti, devi scegliere se mangiare direttamente le carni di animali o pesci o se preferisci mangiare vegetali, ma – attenzione – in entrambi i casi ci saranno degli animali che moriranno (oltre che delle forma di vita vegetali). Non si scappa.
Questa cosa degli animali che vengono decimati per far mangiare i veg peraltro non vale solo per i cereali e i legumi ma per molti prodotti largamente consumati in occidente, come ad esempio il cacao. Ti piace la cioccolata? La coltivazione del cacao determina danni ambientali gravissimi e un largo sfruttamento di lavoro minorile – va bene che non parliamo di vacche e magari non ti interessa, ma sono sempre bambini. Leggi ad esempio questo post tra tanti, sul «lato nero» del cioccolato.
Cosa è meglio mangiare?
Allora per stare in salute e vivere in modo «etico» bisogna mangiare la carne?
Non proprio.
La carne del supermercato proviene per lo più da allevamenti intensivi che suscitano giustamente ribrezzo anche in chi non ha pregiudizi sul tipo di cibo di cui nutrirsi, in quanto la pietà verso gli animali è un sentimento connaturato all’uomo. In questi allevamenti, tra l’altro, gli animali vengono nutriti in modo sbagliato, con gli stessi cibi spazzatura che tutti i mammiferi dovrebbero evitare, generando poi alla macellazione carni che non sono salubri, perché «inquinate» dai cibi ingeriti a monte – più in particolare, queste carni sono troppo grasse e i grassi relativi sono del tipo omega 6, pertanto proinfiammatori. Per non dire dei noti problemi degli ormoni e delle condizioni igienico sanitarie di animali stipati in stalloni.
Cosa può fare dunque, di fatto bene, il consumatore finale?
La scelta giusta è quella di consumare carne da animali allevati al pascolo, o allo stato brado, e nutriti con il cibo previsto per la loro specie che, per i bovini, ad esempio è solo l’erba che mangiano appunto pascolando.
Ma questa carne non costa di più?
Certo, cosa di più ed è anche giusto che sia così. Ma non siamo partiti dal fatto che tu volevi essere etico nelle tue scelte alimentari?
Questo è l’unico investimento sul benessere animale – e ambientale – che possa avere un senso. Se compri del tofu, dei legumi o dei cereali (parliamo di pasta, pane, pizza, spaghetti, ecc. per intenderci) l’ambiente e gli animali li stai distruggendo, nel tuo piccolo.
Tutti gli animali sono mortali.
Adesso un’altra domanda: ma non è crudele macellare gli animali, anche dopo che li hai fatti vivere liberi e in salute per tutta la vita?
Niente affatto. Torniamo al discorso iniziale, quello per cui ogni forma di vita animale su questo pianeta ha bisogno, per sostentarsi, di mangiare altre forme di vita.
Cosa credi che succeda ad un animale libero, una volta divenuto vecchio e debole, privo di forza muscolare? C’è una società degli animali, guidata da simpatiche scimmie, come in un bel film della Disney (quanti danni che hanno fatto queste pellicole), che lo prende, lo mette in un ospizio degli animali, e lo nutre e lo cura amorevolmente sino al termine, spontaneo e naturale beninteso, dei suoi giorni?
Purtroppo, o per fortuna, non succede niente di tutto questo: l’animale viene semplicemente mangiato da altri animali.
Nessun animale libero in natura muore di vecchiaia.
Ora se comunque, alla fine del suo ciclo di vita (su questo mondo, ognuno ha un ciclo di vita), un animale muore divorato o macellato con sistemi indolori che differenza fa dal punto di vista del suo benessere?
Probabilmente, è addirittura meglio la seconda ipotesi. Senza contare il fatto che, durante il suo ciclo di vita, l’animale è accudito con cura dal suo allevatore, mentre nello stato libero può comunque essere vittima di predatori, parassiti, malattie, incidenti e così via.
Quindi, in conclusione, la cosa più etica che si può fare con riguardo all’alimentazione è effettuare la spesa con discernimento, scegliendo prodotti di allevatori e coltivatori seri, spendendo anche qualcosa in più, consapevoli che si tratta di un investimento di cui vale la pena sia dal punto di vista della salute che più in generale della tutela dell’ambiente.
Considerato, poi, che ognuno di noi continua a vivere sostanzialmente prendendosi la vita di altri essere viventi, animali o vegetali, è importante dire che questo sacrificio debba può avere un senso se ognuno di noi nella sua vita si adopera costantemente per fare il bene, per aiutare gli altri, non per rubare, essere scorretto, cattivo, ma per vivere in modo civile e amorevole, con benevolenza verso tutti gli altri uomini e tutte le forme di vita che non servono strettamente alla sua sopravvivenza, in considerazione del fatto che la vita premia sempre la vita.
Il senso della scelta veg.
Se tutto questo è vero qual è allora il senso delle scelte veg?
Mi è capitato di parlare spesso con amici vegetariani e vegani di queste considerazioni, ottenendone spesso la risposta secondo cui magari è tutto vero, ma loro la carne «non la possono mangiare». Ad alcuni di questi, la carne è stata addirittura prescritta dal medico, ma loro non sono riusciti a mangiarla ugualmente. Ho quindi chiesto loro che cosa fosse successo e mi hanno detto che, dopo averlo fatto, al pensiero di aver mangiato un altro essere vivente, hanno rimesso.
Dunque, se le cose stanno così, non c’è nessuna scelta vegetariana in queste persone, ma c’è un fenomeno che può essere chiamato in un solo modo.
E qual è la situazione in cui una persona non riesce ad ingerire un determinato cibo per ragioni mentali o psicologiche, senza esserne intollerante o allergica?
Ti dò un indizio: inizia per «disturbo» e finisce per «alimentare».
Per diverse persone, anche se certamente non tutte, la scelta veg è solo un disturbo alimentare.
Ora, come si possa prendere un disturbo, cioè una patologia, e presentarla come una «scelta etica», dove una persona con un problema si presenta agli altri come in realtà qualcuno che degli altri sarebbe addirittura migliore, quando invece ha un problema, resterà sempre per me un mistero.
Oggi ti voglio parlare di un libro molto interessante, uscito da poco, per tutti coloro che si interessano di stili di vita evolutivi.
Si tratta di «Il nuovo vivere secondo natura», di Angeleri e Rossiello.
Come probabilmente sai, seguo da alcuni anni uno stile alimentare e, più in generale, di vita di tipo evolutivo, conosciuto nel mainstream anche come dieta «paleo», grazie al quale ho potuto migliorare molti aspetti della mia vita e della mia salute.
Tradizionalmente, la «paleo» viene intesa come una dieta, cioè una specie di regime alimentare, anche se molto diversa dalle diete grammate tradizionali.
In realtà, il concetto «paleo» è molto più ampio e riguarda più o meno tutti gli ambiti della vita dell’uomo, ai quali si può, con uguale profitto, applicare l’intuizione evolutiva, che consiste nel far riferimento a ciò che l’uomo ha fatto per milioni di anni, prima delle tre grandi rivoluzioni (agricola, industriale, digitale), e a cui si è adattato.
Pur essendo la paleo sbertucciata da diversi esponenti del mondo della salute, a volte in buona fede, a volte in mala fede, l’approccio evolutivo è utilizzato in ogni ambito, basta aprire un qualsiasi libro di psicologia, anatomia, medicina, ortopedia e altro per rendersene conto.
La dieta elaborata dal medesimo Panzironi, la «Life 120», che scriveva la prefazione a «Vivere secondo natura», mentre quella del nuovo è scritta da Gambacciani, non è altro che un rebranding di una versione low carb della paleo, che però, con questo nuovo marchio che si è inventato, «vende» e convince molto di più.
La realtà però non sempre coincide con il marketing.
La cosa più bella di questo libro, comunque, è di non essere il solito libro di diete, di cui onestamente non si sarebbe sentito il bisogno, ma di affrontare tutti gli ambiti in cui l’uomo contemporaneo può beneficiare dell’approccio evolutivo, ambiti che per il suo benessere sono importanti tanto quanto l’alimentazione se non di più e che comunque devono essere curati insieme all’alimentazione, compresi la qualità del sonno e la gestione della luce cui siamo sottoposti, due aspetti che peraltro sono intimamente legati tra di loro.
Proprio perché gli autori, tra l’altro, ritengono la luce blu degli schermi dei computer e cellulari dannosa per la salute umana, il libro esiste solo in formato cartaceo. Ciò rende purtroppo più scomoda la consultazione, ma sotto certi versi anche più piacevole.
«Vivere secondo natura» è oggigiorno forse un titolo un po’ fuorviante, perché attualmente quando si parla di «ritorno alla natura» – un concetto su cui tutti sono in linea di principio d’accordo – il pensiero corre all’immagine di una donna, probabilmente vegana, che si mangia un gambo di sedano o una bella insalata…
In realtà, la vera natura dell’uomo è molto diversa e si può vedere benissimo osservando quello che fanno i cacciatori raccoglitori ancora esistenti sul pianeta, cioè gli uomini che – beati loro – a differenza mia e tua vivono ancora allo stato libero, anziché inquadrati in una civiltà che li ingabbia e li costringe a vivere in modo innaturale.
Per un esempio tra tanti, si può vedere questo video con un servizio sugli Hadzabe. Costoro si procurano il cibo cacciando altri animali, macellandoli sul posto, riportandone le carni al villaggio, ma non prima di averne mangiato il fegato crudo – questo molto giustamente dal momento che la carne d’organo a differenza di quella di muscolo è molto più deperibile.
Orbene, che ci crediate o no, questo è lo stato naturale della nostra specie. La vegana che, in una città italiana, si nutre, o meglio tenta di nutrirsi, di tofu, ceci, fagioli, insalate, è, invece, un portato dell’agricoltura, dell’industria, dell’urbanizzazione.
Questo, comunque, è il modello cui fa riferimento il «Vivere secondo natura» dei tre autori già menzionati. Ovviamente, è impossibile vivere in questo modo all’interno di una civiltà come la nostra e, più in generale, come quella occidentale, però è possibile, e molto utile per la salute e il benessere, cercare di rendere il più possibile compatibile il nostro stile di vita con le modalità naturali di vivere, per quanto riguarda alimentazione, luce, sonno, movimento e così via.
Se ti interessa lo stile di vita paleo, sei invitato al nostro gruppo facebook «la tribù della paleo». Se invece vuoi una consulenza da un nostro naturopata, puoi chiedercela compilando il modulo di contatto.
Un anniversario non è niente in tutto, è solo una convenzione, ma può essere l’occasione per fare un po’ il punto della situazione, raccontare un’esperienza, mettere a disposizione degli altri le proprie idee, sensazioni, punti di vista.
Per questo ho deciso di raccontare tutto dall’inizio, partendo dalla situazione in cui mi trovavo prima di acquisire consapevolezza alimentare e di stile di vita e iniziare a valutare con attenzione sia quello che ingerisco sia quello che faccio durante tutto il giorno.
L’inizio.
La mia rinascita è iniziata, come tutte le cose importanti, per caso.
Una notte di poco sonno come al solito, tra la primavera e l’estate del 2012, mentre sfogliavo Amazon sul mio iPad mi sono imbattuto in una centrifuga, molto di base, per fare succhi di frutta e verdura. Siccome in quel periodo iniziava a fare abbastanza caldo, ho deciso così, d’istinto, di acquistarla.
In quel periodo mangiavo malissimo, la classica alimentazione occidentale contemporanea piena di cibi inadatti al nostro metabolismo, prodotti industriali, vera e propria spazzatura. Verosimilmente avevo una dipendenza da varie porcherie, di cui non solo non riuscivo a liberarmi ma di cui non mi rendevo nemmeno bene conto. Lo stile di vita in cui si inseriva questa alimentazione poi era piuttosto tremendo, stress acuto per via del lavoro, gestione familiare, quasi sempre in un vicolo cieco senza sapere bene che cosa fare, e nemmeno, anche qui, rendendomi davvero conto di essere dentro ad un buco.
Il juicing.
Le cose hanno iniziato a cambiare quando, all’interno di questa dieta disastrosa, ho iniziato ad usare la centrifuga per farmi alcuni succhi, quasi esclusivamente di frutta fresca.
Ho seguito semplicemente la mia voglia, non è stata una decisione salutistica, anche perché in quel periodo non sarei stato in grado di prenderne. Si vede che qualcosa dentro al mio metabolismo, nonostante anni e decenni di maltrattamenti pesanti, era ancora in grado di guidare i miei istinti verso qualcosa di sano, qualcosa di cui il mio corpo aveva effettivamente bisogno, in mezzo a tutte le false necessità e ai cravings generati dalle dipendenze da zucchero, grani, latticini e così via.
Dopo un po’ che andavo avanti a consumare succhi, inizialmente fuori pasto, come «merenda», poi al posto della colazione, sempre seguendo il mio gusto e facendo quello che mi piaceva fare, ho notato che il cibo spazzatura, stranamente, sembrava sempre meno attraente. Quelli che mi apparivano come biscotti deliziosi iniziavano a sembrarmi sabbiosi pezzi di roba comunque troppo dolce e innaturale.
Forse mi sono convinto da solo come per autosuggestione, forse sono stati, come sostengono molti autori fautori del juicing, i nutrienti apportati dai succhi, comunque sta di fatto che ho cambiato i miei gusti, spontaneamente, indirizzandomi verso cose più salutari, cibi freschi, cose semplici.
Sta di fatto che i succhi sono stati il «ponte» che mi ha fatto passare da una situazione di totale incuria alimentare e di stile di vita alla consapevolezza della necessità di curare questi aspetti per il proprio benessere, inteso sia come eliminazione e prevenzione di patologie che come qualità di vita.
Per questo ai succhi sono ancora molto affezionato, nonostante la loro efficacia sia controversa nella comunità paleo.
Dopo un po’ di tempo, sono passato dalla centrifuga ad un estrattore, l’Hurom 400, che uso tuttora pressoché tutte le mattine con soddisfazione, facendo anche cose un pochettino più elaborate.
La nutrigenomica.
Sempre cazzeggiando con l’iPad (questa periferica ha un ruolo chiave, come del resto ha avuto e avrà sempre la lettura in tutta la mia vita), un giorno, sfogliando iBookStore, il market di ebook della Apple, mi imbatto in «Mangia che ti passa» di Filippo Ongaro. Leggendo le recensioni, decido di acquistarne una copia. Mi si apre così il mondo della nutrigenomica e il concetto di base per cui tutto ciò che introduciamo nel nostro organismo rappresenta una informazione di regolamentazione per il nostro DNA, in grado di «accendere o spegnere» i nostri geni.
Seguo regolarmente il programma proposto dal dr. Ongaro, che è un programma validissimo che consiglio a tutt’oggi a tutti coloro che non si sentono di seguire l’impostazione paleo, eliminando con ancora più convinzione ulteriori categorie di cibi come il latte e i latticini, le farine bianche e i grani raffinati, ed ottenendo risultati ancora migliori.
Il tutto sempre con grande soddisfazione, senza sentirmi limitato in nulla e senza rimpiangere alcun cibo, anzi con la soddisfazione di essermi finalmente liberato di alimenti che mi danneggiavano senza che io ne avessi coscienza.
Dopo aver seguito per alcuni mesi le indicazioni del libro del dr. Ongaro, e degli altri testi dello stesso autore usciti successivamente, che sono ottimi libri che mi sento di consigliare a tutti, leggo della paleo e, più approfondisco, più mi pare un approccio dotato di tanto senso e molto legato all’impostazione nutrigenomica del dr. Ongaro.
La paleo sembra avere senso.
L’uomo ha vissuto, e si è evoluto, per due milioni e mezzo di anni mangiando solo certi cibi, per cui si è adattato a funzionare bene con quegli stessi cibi, dal momento che tutti gli esemplari o individui, diciamo così, che non li avessero ben tollerati, sarebbero stati eliminati dalla continuazione della specie, per un processo di evoluzione naturale.
L’alimentazione dell’uomo è cambiata con la rivoluzione agricola, che è avvenuta solo 10.000 anni fa, un «soffio» in termini di durata della presenza umana sulla terra, che è consistita sostanzialmente nella diffusione della coltivazione dei grani su vasta scala, con conseguente impostazione dell’alimentazione a base di cereali anziché carne di animali selvatici e tuberi come in precedenza.
La rivoluzione agricola è stata un disastro per l’umanità e questo disastro è stato perfezionato dalla successiva grande rivoluzione dell’uomo, quella industriale, che ha applicato all’agricoltura, già dannosa in sé per la nostra salute, i metodi industriali, facendo nascere le coltivazioni intensive, le qualità manipolate dall’uomo (fino ai moderni OGM), gli allevamenti in batteria.
Ciò a portato ad un uomo che vive in un ambiente sempre più diverso da quello per cui è stato programmato, da millenni di evoluzione che ne hanno scolpito il DNA e che, come succede agli animali rinchiusi in uno zoo, che si trovano in un habitat diverso da quello loro congeniale, soffre terribilmente.
Questo fatto che l’umanità si trovi in uno stato, oggigiorno, di grave prostrazione e sofferenza, specialmente nei paesi occidentali, paradossalmente dove c’è maggior «benessere» (le virgolette sono assolutamente d’obbligo), direi sia una circostanza oggettiva e incontestabile, una sofferenza che è poco materiale ma tutta esistenziale, diventa materiale quando ricade sullo stato di salute, perché, guarda un po’, lo stato del nostro cervello e del nostro umore condizione anche lo stato del nostro corpo.
Molti non credono che tutto questo sia vero, dicono che sono tutte cazzate perché «l’uomo si è evoluto in tutti questi anni» e «non siamo mica più gli uomini delle caverne!».
In realtà, tutto al contrario noi siamo proprio ancora gli stessi uomini che abitavano nelle caverne milioni di anni fa (e alcune fortunate tribù, sparse per il mondo, lo fanno ancora oggi).
Sapete qual è la fobia più diffusa nel mondo occidentale?
La paura delle auto, che causano in media 10 morti al giorno solo in Italia?
Macchè. Camminiamo tranquilli in mezzo alle auto, le guidiamo, le ammiriamo e le desideriamo persino.
La fobia più diffusa è invece la ofidofobia, che in Italia fa un morto ogni 4 anni se va bene.
Perché proviamo una sensazione di benessere e di intimità quando guardiamo un campo d’erba verde, mentre una gettata di cemento ci lascia spenti?
Forse la spiegazione è che cibiamo evoluti nelle savane africane, che a quel tempo erano verdeggianti, prima di distribuirci in tutte le parti del mondo.
Il passaggio alla paleo.
Chiudiamo, comunque, questa digressione e torniamo al mio percorso.
Per me passare alla paleo come dieta è stato semplicissimo, ho dovuto solo eliminare due categorie di alimenti rispetto al programma che già seguivo del dr. Ongaro: i legumi e i cereali.
Ho deciso di provarla per vedere se sarei stato meglio o peggio, nel perfetto solco della filosofia del biohacking, che è quella che di base oramai mi caratterizza in pieno.
Dopo avere eliminato i grani, ho scoperto che la mia pancia prima era sempre gonfia, ma io non me ne rendevo bene conto, e che invece si può vivere con una pancia molto più tranquilla e serena. Inoltre ho scoperto che si può mangiare senza accorgersene, a livello digestivo, alzandosi da tavola nella stessa condizione in cui ci si era seduti, senza alcuna sonnolenza, tutti aspetti inediti per me.
I primi giorni di rinuncia a pane e pasta avevo un po’ paura. Decenni di abitudini e convinzioni innestate non si sa bene da cosa e da chi, mi facevano temere che senza i carboidrati sarei «crollato», mi sarebbe girata la testa e ad un certo punto mi sarebbero mancate le forze, tanta era la convinzione che fossero quei cibi a dare energia (in realtà, poi, è vero il contrario e cioè che la tolgono).
Mi ricordo che giravo con una mela in tasca, uno snack di emergenza per l’ipotesi in cui avessi avuto un calo di energia…
Ora sembra tutto molto ridicolo, ma per uno che non ha mai vissuto un solo giorno senza mangiare pane o pasta forse non è così inverosimile.
Ovviamente, non c’è stato nessun calo di energia, anzi tutto al contrario ci sono stati solo miglioramenti, e proprio oggi è un anno che non mangio grani in nessuna forma (pane, pasta, pizza, grissini, farine, fritti, merendine, cazzi e mazzi).
Non ho sofferto nemmeno di carb flu, probabilmente con il programma del dr. Ongaro mi ero abbastanza ripulito bene in precedenza.
Per me la paleo, dunque, è stata solo una ulteriore rifinitura di un processo di biohacking iniziato precedentemente, che nel mio caso ha dato buona prova e che quindi ho deciso di mantenere.
Naturalmente, le vostre esperienze potrebbero essere diverse.
Va anche ricordato che la paleo è solo un modello di dieta, non una dieta rigida, ma un modello che lascia ampi spazi a variazioni o personalizzazioni. Può essere chetogenica, low carb, low fruit, con procotollo autoimmune o senza, adattata alle stagioni, alle disponibilità locali, ai tuoi gusti e inclinazioni e così via. La mia stessa paleo varia costantemente, a seconda di quello che trovo e a volte che mi va di mangiare, ad esempio in questo periodo non so perché ma consumo moltissimo cacao (al 100%), dopo essere stato alcuni mesi senza mangiarne. Inoltre dispongo di carne di angus grass-fed di cui non ho avuto la disponibilità per molto tempo, quindi i piatti che mi arrivano in tavola dipendono anche da questo.
Resta il fatto che la paleo o la dieta evolutiva è la dieta naturale dell’uomo, di questo sono piuttosto convinto. Nella nostra società corrotta e idiota non ha il molto maggior successo di quello che ha adesso che si meriterebbe, anzi viene ritenuta una dieta «di moda», solo perché alla paleo e alle diete evolutive in generale non è collegato un marchio e una industria che la spinge commercialmente sul mercato, così la gente finisce per fare la tisanoreica, la Dukan, la Axodiet e tanti altri sistemi che servono per lo più a vendere a caro prezzo prodotti appositi. Queste sono le vere diete FAD, le diete alla moda del momento, mentre è assolutamente demenziale parlare di diete del momento con riguardo a quelle evolutive, che sono diete che l’uomo ha seguito per oltre due milioni e mezzo di anni…
Ovviamente pochi se ne renderanno conto, ma questo è un discorso ancora più grande e che non riguarda solo il settore delle diete purtroppo, ma anche tanti altri e deriva da come è organizzata la nostra società.
Per fortuna, con internet qualcuno che inizia ad aprire gli occhi ogni tanto salta fuori.
La situazione attuale.
Quali sono i risultati che ho ottenuto con la consapevolezza alimentare e con la paleo, che ne rappresenta al momento il massimo grado di affinazione che sono riuscito a darle?
Ho perso quasi 50 kg di peso. Adesso peso 85 kg, per una altezza di 178 cm, con un 25% circa di massa grassa. C’è ancora da lavorare su questo versante, e il lavoro diventa sempre più difficile man mano si avvicina il traguardo, ma … non mollo, anzi mi sto solo divertendo
Non so più cosa sia l’acidità di stomaco, il gonfiore intestinale, non ho emicranie (che prima avevo abbastanza spesso) da un anno
Ho molta più energia per il lavoro e per giocare con i miei figli, più voglia di godermi la vita in generale
Non ho mai fame. Paradossalmente, quando mi imbottivo di grani, zuccheri e cibi industriali, avevo sempre fame, probabilmente per un processo di ipoglicemia reattiva. Attualmente, posso saltare un pasto senza problemi e ogni tanto lo faccio.
Quando mangio, anche quando mangio molto, mi alzo da tavola nello stesso stato in cui mi ci sono seduto: non ho sonno, non mi sento appesantito, lo stomaco e l’intestino non mi tirano, mi alzo e riprendo a fare quello che facevo prima come se non avessi neanche mangiato. L’unica cosa che mi fa capire che ho mangiato è che sono sazio e soddisfatto, ma non sento nessun carico digestivo.
Mi diverto a fare la spesa e ad occuparmi delle provviste della famiglia. Ho anche allevato e macellato un vitello di Angus galloway per avere carne grass-fed che in Italia è difficilmente reperibile. Sono cose che mi piace fare.
Mangio roba buonissima e completamente appagante continuando a dimagrire e a stare bene: ciccioli, salsiccia, pancetta, bacon, prosciutto, salmone, sgombro, uova, cacao, fiorentine di oltre 1kg, grigliate, frutta e verdura deliziose, ogni tanto frutta secca, miele, avocado… È vero che la paleo è una dieta di eliminazione, e quindi uno potrebbe pensare che si tratti di una dieta fatta di restrizioni, in realtà si elimina solo la zavorra: cos’è che ti piace degli spaghetti col ragù, dov’è il gusto, negli spaghetti collosi o nella carne? Io ho buttato la colla e tenuto la carne… E non lo rimpiango
Mi piace leggere di alimentazione, salute, fitness, insomma ho anche questi nuovi interessi, che non fanno mai male, ma soprattutto un nuovo, interessante, curioso … punto di vista.
Ecco che cos’è la paleo in fondo: un punto di vista con cui guardare noi stessi e il mondo, che ti fa capire tante cose. E questo per me, che mi considero da sempre un venditore di punti di vista, è assolutamente fondamentale ed appagante 😉
La paleo interessa anche a te?
Nel caso, qui trovi la lista dei libri che puoi leggere per iniziare ad approfondire un po’.
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