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diritto

I parenti mi citano in tribunale: come posso evitare questa cosa?

vorei scrollami di dosso patenti che si sono uniti per una causa civile davanti giudice,e gia stata fatta un udianza che mi sono pronuciato che non ho bisogno di alcuna assistenza ma quantopare il giudice non la pensa come me inviandomi al ctu, sbagliando a giudicarmi a favore dei parenti. Per il posesso della casa. Di certo le amicizie non gli mancano anche nel tribunale di firenze.

Purtroppo non ci sono soluzioni magiche, se sei stato citato in tribunale non puoi difenderti da solo ma devi necessariamente prendere un avvocato.

Puoi anche presentarti all’udienza, ma tutto quello che fai è privo di rilevanza perché la tua difesa deve essere mediata necessariamente da un professionista del diritto, cioè appunto un avvocato.

Se non disponi di sufficiente denaro per compensare un avvocato, puoi valutare di chiedere il patrocinio a spese dello Stato. A riguardo, puoi chiedere informazioni presso l’ordine degli avvocati, direi di Firenze.

Se non ti costituirai validamente con un avvocato iscritto all’albo, la causa procederà ugualmente in tua contumacia e ovviamente le probabilità di esito a te favorevole, non essendoci una tua difesa, saranno ridotte.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, anche se onestamente non credo che ne possa valere la pena, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente; puoi anche acquistare direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

Ti lascio alcuni consigli finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.

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Avvocati+che+vogliono+esser+pagati: che fare?

>«come posso risolvere un problema con un avvocato che ha perso la causa civile non mi ha concesso il patrocinio gratuito dicendo che non fa nulla. Ora mi ritrovo con spese processuali compensate e avvocato mi ha chiesto 400 euro sapeva che ero disoccupato ma continua a tartassami di messaggi, vi prego come posso fare?»

Il patrocinio a spese dello Stato non è una cosa che ti possa essere concessa dal tuo avvocato. Nel civile, lo concede l’ordine degli avvocati, in via anticipatoria, mentre nel penale é direttamente il magistrato.

Se avevi i presupposti per ottenerlo, dovevi rivolgerti a questo enti per fartelo riconoscere.

Se non lo hai fatto, e hai commissionato un lavoro al tuo avvocato, ora non puoi più invocare un beneficio cui non sei mai stato ammesso, ma lo devi pagare tu con le tue sostanze.

Spese compensate significa che ognuna delle parti del giudizio deve pagare il tuo avvocato.

400 euro, peraltro, se per un’intera causa sono una somma bassissima, non so se te li richieda a saldo, dopo precedenti pagamenti, o se é la somma che ti richiede per l’intero giudizio.

In ogni caso, direi non ci siano soluzione e soprattutto non valga la pena per una cifra del genere pensare a niente altro che non sia saldarla appena possibile, magari concordando un pagamento rateale compatibile con la tua situazione economica.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, anche se difficilmente temo possa valerne la pena, chiama ora lo studio al numero **059 761926** e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente; puoi anche acquistare direttamente da [qui](https://blog.solignani.it/assistenza-legale/consulenza/): in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è [qui](https://goo.gl/maps/sS4isyhSuYDnP3Nz5), a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo (https://youtu.be/ksoPba2DM1A) per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

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riflessioni

4 cose su problemi di vicinato

1) Non sono illeciti penali o reati, di solito, per cui i Carabinieri, la Polizia e altre autorità non sono competenti ad aiutarti.

2) Il primo passo per trattarli é far spedire una diffida da un avvocato di fiducia.

3) Nella diffida si chiede la cessazione dei comportamenti ritenuti illeciti e sgraditi – come rumori, usi impropri aree comuni, mancati rimborsi spese, ecc. – precisando che in difetto si procederà con una causa.

4) Per le cause in materia di immissioni é di solito competente il giudice di pace.

(? ci vediamo su blog • solignani • it ?)

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diritto

Avvocato con spese più percentuale: è giusto?

a seguito di un sinistro stradale mi rivolgevo ad un legale per essere tutelato. Dopo 5 anni la causa finisce con sentenza di primo grado con la controparte che, per sentenza, deve versarmi centinaia di migliaia di euro. La controparte paga anche le spese legali. Il mio avvocato giustamente mi richiede il pagamento delle spese legali a cui aggiunge, facendomi sottoscrivere un foglio che stupidamente ho firmato, anche il 15% del risarcimento del danno subito. È tutto lecito, o dovrei protestare?

Mi piacciono molto le tue due ultime parole «dovrei protestare», come se «incavolarsi» fosse, a volte, un dovere cui non possiamo sottrarci pena il passare per deboli, malfidati, persone che possono essere tranquillamente truffate e quindi, in definitiva, oggigiorno dei «perdenti».

In realtà, a livello spirituale vale la regola esattamente opposta, non c’è nessun dovere di reagire al male con il male, la legge del taglione è finita da un pezzo, ma a livello psicologico la maggior parte delle persone che vivono oggigiorno se la porta dentro come un «archetipo». Non c’è granché di male in questo, a patto di averne consapevolezza.

Detto questo, a livello tecnico è impossibile allo stato rispondere alla tua domanda, perché dipende dalla quantità di lavoro effettivamente svolta dal tuo legale.

risparmio

Anche per il compenso a percentuale, infatti, nel nostro ordinamento è previsto un criterio di corrispondenza con il lavoro svolto, nel senso che il compenso a percentuale non deve comunque essere spropositato rispetto all’opera che è stata prodigata.

Una osservazione forse utile da fare, che ho fatto tante altre volte nel blog, è che la somma che un giudice condanna una parte a rimborsare all’altra a titolo di spese legali non è necessariamente corrispondente a quello che la parte rimborsata deve al suo legale, anzi di solito è una misura minore, spesso sensibilmente. È solo quanto il giudice ritiene tutto sommato «giusto» che la parte soccombente rimborsi a quella vittoriosa, in situazioni dove vittoria e sconfitta non sono quasi mai così nette, essendoci quasi sempre soccombenza parziale.

Ma non determina cosa è giusto che un cliente paghi al suo avvocato, che si determina in base alle regole genere.

Per questi motivi, in astratto la tua situazione potrebbe anche essere corretta, per dire di più naturalmente occorrerebbe approfondire valutando da un lato il lavoro svolto e dall’altro effettivamente il compenso incamerato, alla luce del criterio alternativo dei parametri. Per fare questo bisognerebbe fare un lavoro di approfondimento che forse non vale la pena di fare, onestamente.

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diritto

Tutela legale: finalmente posso sfogarmi!

Note dell’episodio.

In questa puntata del podcast, parlo per l’ennesima volta della tutela legale.

Come sai, sono un fan assoluto delle polizze di tutela legale, che sono l’unico sistema per poter affrontare serenamente un contenzioso.

Finalmente posso parlare e dire con la mia viva voce tutto il bene che penso di queste forme di assicurazione e le cose principali relative al loro funzionamento.

Se non hai una polizza di tutela legale, non perdere altro tempo: corri a fartene una e cerca di mantenerla nel tempo.

Vedrai che prima o poi questo consiglio si rivelerà oro puro.

Riferimenti.

[la risposta è nel podcast]

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diritto

Sapessi com’è strano, aprire uno studio a Milano…

Perché non aprite uno studio anche a Milano?

Ogni tanto qualche lettore del blog e cliente dello studio mi fa questa domanda, con riferimento a questa o quella città.

La risposta sintetica è che sarebbe non solo completamente inutile, ma anzi richiederebbe un uso di risorse (tempo, attenzione, denaro) che determinerebbe una compromissione della qualità del nostro lavoro e di conseguenza necessariamente della qualità dei servizi che diamo ai clienti.

Attualmente, abbiamo e abbiamo fatto cause pressoché in ogni parte d’Italia e diverse volte anche all’estero. Anzi, la mia fattura più grossa in 22 anni di professione è stata proprio fatta in occasione di un recupero crediti negli USA.

Oggigiorno si può fare benissimo, non serve affatto avere uno studio in loco, anzi una struttura porterebbe via risorse preziose.

Quello che importa, nella trattazione dei problemi legali, è la definizione di una strategia adeguata e per fare questo non occorre avere una organizzazione complessa, che, anzi, è un «peso» enorme per quanto riguarda la sua gestione ed è destinata ad influire inevitabilmente anche sui costi praticati ai clienti, innalzandoli.

Spesso mi basta sentire un cliente 10 minuti al telefono per sapere già che cosa deve fare. Il punto, dopo, è farlo – passare alla fase del fare.

Come faccio ad avere cause un po’ dappertutto?

Intanto, ormai, in tutti i fori dell’Emilia Romagna – noi abbiamo sede a Vignola, in provincia di Modena – andiamo direttamente. Specialmente nel civile, questo è molto facilitato dal PCT o processo civile telematico, oltre che dalla mia adorata Golf TGI a metano con cui vado ad esempio a Ravenna con 2 euro… – che amore!

Anche in alcuni fori della Lombardia andiamo ormai direttamente, come ad esempio Mantova.

Per quelli che sono un po’ più distanti, utilizziamo un collega in loco, di solito una persona che conosciamo da anni, di cui ci fidiamo abbastanza (spesso è una persona che scrive sul blog) e che comunque segue le nostre istruzioni e lavora sulla base degli atti scritti da noi. Attualmente, grazie al PCT, il lavoro del collega in loco consiste quasi esclusivamente nella partecipazione alle udienze, che, specialmente nel civile, sono momenti molto «burocratici» dove non si discute nulla, rimandando al contenuto di atti già depositati o da depositare.

Nota che, peraltro, personalmente quasi mai faccio udienza anche nel mio tribunale di Modena. Ho organizzato lo studio in modo che ognuno anche al suo interno abbia una sua «specializzazione» non per materia ma per tipo di incombente. Io mi dedico all’ascolto dei clienti, alla definizione delle strategie e alla redazione degli atti, mentre altri colleghi partecipano, in mia sostituzione, alle udienze. Questo è un discorso più complesso e ci torneremo sopra, purtroppo è impossibile oggigiorno per un avvocato che voglia svolgere in modo efficiente il proprio lavoro essere tutte le mattine in tribunale, per non dire del fatto che quasi sempre le udienze si accavallano e quindi è proprio fisicamente impossibile partecipare a tutte, a meno di non avere il dono della bilocazione come padre Pio.

Per quanto riguarda gli assistiti, molte persone scelgono di venire, almeno per una volta, presso lo studio di Vignola, magari prenotando due ore anziché una, in modo da poter esporre completamente il problema in quella occasione che tendenzialmente è destinata a rimanere unica. Chi non vuole venire, può comunque fare tutto a distanza… Esiste il caro vecchio telefono, la posta elettronica, ci sono le videoconferenze. Molta gente negli Stati Uniti ha uno psicologo solo via Skype, figuriamoci se non si può avere un avvocato a distanza.

Dal punto di vista del cliente, accettare e implementare l’utilizzo di questi mezzi di comunicazione significa accedere ad un mercato molto più vasto di professionisti ed avere di conseguenza molta più possibilità di scelta, rispetto a chi sceglie l’avvocato solo perché ha lo studio sotto casa!

Ricordo anche che i nostri preventivi sono sempre in ogni caso globali, cioè indicano il costo finale per il cliente, mentre il corrispondente in loco, l’altro avvocato della zona, lo paghiamo sempre noi con quello che abbiamo ricavato dal cliente, così c’è la massima chiarezza sui costi nonostante l’intervento di più professionisti.

In conclusione, le cose che servono, per la trattazione dei problemi legali, sono le idee giuste, non gli immobili.

Perché allora ci sono studi legali che aprono sedi in più città?

Probabilmente perché devono fare del cinema, come si dice a Modena, cioè per ragioni di rappresentanza. O magari perché ai titolari piace girare per il mondo anche a costo di farlo un po’ a cazzo, pur di non stare a casa col coniuge – quale scusa migliore di «Devo andare a Milano!»?

Non chiedermi di indicarti un avvocato delle tue parti, come spiego in questo post che ti invito a leggere, non chiedermi di aprire studi dalle tue parti: chiedimi, se vuoi, un preventivo, compilando l’apposito modulo nel menu principale del blog.

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Causa di rivendicazione e usucapione: che fare?

Espongo il mio problema. La rete di recinzione che divide la mia proprietà da quella dei miei vicini non è posta sul reale confine catastale ma 10mt. più dentro rispetto allo stesso, in difetto rispetto alla mia proprietà. Ho intentato una causa di rivendicazione di questo terreno perché ho costruito la mia abitazione su l’attuale confine, in difetto rispetto alle norme del mio comune che prevedono una distanza minima di mt.5. Il mio vicino dichiara di aver sanato la sua invasione per effetto di usucapione e minaccia di chiedere l’abbattimento della mia abitazione. Ora io le chiedo in caso io perda la causa davvero il mio vicino non solo diventerà proprietario del mio terreno ma può anche chiedere la demolizione di casa mia?

È una situazione che richiede un approfondimento molto, ma molto maggiore.

Mi limito a qualche breve cenno, restando inteso che conviene che tu chieda delucidazioni al legale che ti sta seguendo la posizione e che conosce il caso meglio di chiunque altro.

L’usucapione è un istituto basato sul possesso, che è una situazione di fatto, cioè un potere esercitato, anche a prescindere da qualsiasi legittimazione giuridica, su una cosa. In altri termini, un utilizzo, un uso puro e semplice.

Nelle cause in cui si verte, a titolo principale o in via di eccezione, di usucapione, dunque la prova dei fatti riguarda semplicemente l’avvenuto uso di un bene.

La prova pressoché esclusivamente utilizzata per dimostrare gli usi pregressi è quella testimoniale, questo fa sì che una vertenza in cui è coinvolto l’usucapione possa finire davvero in qualsiasi modo, perché nessuno sa cosa esattamente possano venire a dire i testimoni e come ciò che hanno riferito possa venire interpretato dal giudice.

Il secondo grosso problema di questa situazione è che sulle questioni civili si innestano quelle urbanistiche, rispetto alle quali non si può dire nulla di particolareggiato, dal momento che gli strumenti urbanistici variano a seconda della zona in cui ci si trova, anche all’interno dello stesso territorio comunale a volte.

Non so se tu abbia già instaurato la causa di rivendicazione della fetta di terreno in contestazione, ovviamente qualora tu non lo avessi già fatto sarebbe bene fare un adeguato approfondimento di tutti questi aspetti, ed altri (questi sono solo quelli principali e più problematici), che riguardano la situazione.

L’unica cosa che, in generale, si può aggiungere è che anche in situazioni come queste sicuramente una soluzione di tipo amichevole, basata sul raggiungimento di un accordo con il tuo vicino, potrebbe essere tutto sommato quella ideale. Quindi valuta anche di investire su una trattativa col tuo vicino.

Se vuoi approfondire maggiormente, tramite un secondo parere rispetto a quello del legale che ti sta già seguendo, puoi valutare di acquistare una consulenza. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani, che possono evitarti di cadere in situazioni difficili.

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Processo civile telematico: non sempre funziona.

Oggi vorrei parlarvi delle mie ultime esperienze, non proprio positive, con il processo civile telematico.

Anche per fare un po’ il punto della situazione sulle modalità di funzionamento di questo strumento che ancora non sono evidentemente del tutto a punto.

Preliminarmente, voglio dire di essere un grande fan del processo civile telematico, che ho desiderato sin da quando ho iniziato a fare la professione, ormai ventidue anni fa, come appassionato di informatica e di digitalizzazione, ma soprattutto come grande pigro che sogna sempre modi più comodi di fare le cose.

Grazie a questo strumento, comunque, possiamo fare con comodità operazioni come le notifiche, i depositi, gli accessi al fascicolo del procedimento, specialmente presso uffici giudiziari lontani da quelli in cui operiamo abitualmente, che prima richiedevano un dispendio molto maggiore di tempo, denaro, energia – e, di conseguenza, anche molte più possibilità di errore.

Molti avvocati si sono messi di traverso al processo civile telematico, come ad ogni innovazione, essendo la nostra categoria molto conservatrice e legata alle tradizione. Personalmente, invece, ho sempre accolto il PCT in modo fiducioso, benevolo e qualche volta entusiasta.

Detto questo, ci sono diverse cose che ancora non funzionano bene.

Anzi, devo dire che ultimamente sono più le cose che non hanno funzionato di quelle che hanno funzionato a dovere.

Racconto questo mio breve scampolo di esperienza nell’ultimo periodo,che è significativo dal momento che, lavorando un po’ in tutta Italia, ho un quadro anche geograficamente più completo.

  • Corte d’appello di Bologna. Il collega avversario deposita un foglio di precisazione conclusioni nell’ultima udienza. Mi collego per scaricarlo e leggerlo, ma la scansione, il file PDF, contiene due facciate vuote. Penso che o il collega abbia sbagliato a fare il deposito telematico o, più probabilmente, il cancelliere a fare la scansione di un foglio depositato in udienza (temo che abbia scandito senza accorgersene il lato sbagliato). Risolvo chiamando il collega e facendomene dare una copia.
  • Corte d’appello di Milano. Mi collego per vedere la costituzione del collega avversario in un procedimento di reclamo per modifica condizioni in materia familiare. Qui la situazione è ancora peggiore. Il collega è regolarmente costituito, ma della sua documentazione nel fascicolo telematico non c’è nulla. Cosa ancora più curiosa, non c’è quasi niente nemmeno della mia, a parte il ricorso iniziale: mancano due depositi, quello della notifica e quello delle dichiarazioni dei redditi. Risolvo chiedendo alla cortesia del collega avversario di mandarmi copia della sua documentazione e alla mia corrispondenza di fare un tradizionale accesso fisico alla cancelleria.
  • Corte d’appello di Cagliari. Un giudizio di rinvio. Un mese dopo la prima udienza mi collega per scaricare la copia del verbale e vedere un po’ più nel dettaglio cosa era stato fatto, rispetto a quello che comunque mi aveva già riferito il mio corrispondente. Il verbale è sconosciuto al portalettere. Insieme al verbale nel fascicolo telematico mancano diversi atti e documenti che sicuramente sono stati depositati.
  • Tribunale di Modena. Divorzio giudiziale. Mi segno la scadenza per il mio avversario per costituirsi in giudizio. Alcuni giorni dopo mi collego per vedere la sua comparsa e i documenti allegati. Non trovo niente. Risolvo anche qui chiedendo alla cortesia della collega di mandarmi i documenti per email. Penso che il malfunzionamento fosse dovuto ad una costituzione cartacea cui non era seguita scansione da parte della cancelleria, in realtà la stessa mi dice che si è costituita telematicamente e che il problema è stato un altro, non meglio identificato…
  • L’ultimo caso è quello di stamattina, che mi ha determinato a scrivere questo breve resoconto. Tribunale di Imperia. Divorzio giudiziale. Mi collego per scaricare il verbale dell’udienza presidenziale. Al posto del mio verbale, ci trovo quello di un altro divorzio che non c’entra un cazzo col mio… Chiamo la collega corrispondente e le chiedo di passare in cancelleria, anche per la tutela della riservatezza di quei due tizi che senza loro colpa sono finiti tra le mie cose.

Accanto a queste ultime esperienze, stranamente concentratesi nell’ultimo periodo, devo dire che grazie al PCT ho potuto risparmiare tempo e denaro, con risparmi conseguenti anche per i miei assistiti, in molti casi, per cui il bilancio resta assolutamente positivo.

Il senso probabilmente di queste esperienze vuole essere quello di determinare un miglioramento ulteriore, una messa a punto più appropriatamente di quanto realizzato sinora, in modo da rendere il PCT sempre più affidabile e immune da errori.

Se avete anche voi esperienze da raccontare, lasciate un commento!

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Il compenso del mio avvocato è quello stabilito dal giudice?

Ho vinto una causa di lavoro durata 4 anni per il mancato pagamento di 4 stipendi + liquidazione + ferie non godute. Nel frattempo la ditta ha chiuso ed è in liquidazione. Il mio avvocato mi sta richiedendo il pagamento dell’intero ammontare liquidato dal giudice.
Premetto che l’avvocato non mi ha mai fatto avere un preventivo delle spese e comunque non dovrei eventualmente pagare solo la sua parcella scorporandola dalla quota liquidata dal giudice?

Come abbiamo detto già dozzine di volte nel blog, la somma cui il giudice condanna al rimborso la controparte in sentenza non ha niente a che vedere con quella che il cliente è tenuto a pagare al suo avvocato, trattandosi di due aspetti autonomi ed indipendenti tra di loro.

La condanna alle spese contenuta in sentenza indica semplicemente quanto il giudice ritiene opportuno che il condannato rimborsi alla parte vittoriosa, in tutto o in parte, ma può benissimo non corrispondere, e di fatto non corrisponde quasi mai, a quello che è dovuto dal cliente al proprio avvocato per il lavoro svolto.

Questa somma si determina in base al contratto stipulato con l’avvocato all’inizio dell’incarico, per quegli avvocati, come noi, che fanno sempre contratti ad hoc per avere la maggior chiarezza possibile; in mancanza di contratto, sopperiscono i criteri di legge, che sono diversi a seconda di quanto è iniziata la causa, che tipo di attività è stata fatta al suo interno e altre circostanze del caso concreto, per cui, per avere un’idea della congruità della somma che ti richiede il tuo avvocato, dovresti per forza acquistare una consulenza da un altro avvocato che, studiando tutto il fascicolo, ti potrebbe dire quale sarebbe la somma giusta.

A mio modo di vedere, ti conviene senz’altro cercare un accordo con il tuo legale.