Categorie
diritto

Comunione con mio fratello di una casa: come uscirne

Ho il 33% di immobile mentre mio fratello il 66% (ho fatto rinuncia all’eredita Di mio padre per debiti) . Mio fratello ha residenza ma non il domicilio, mentre io no (abito in un altro indirizzo). Lui non paga niente. Ha la posta intasata di atti giudiziari e multe. Non paga le immondizie ecc. dice che paga e lavora in nero, il suo denaro è gestito da una banca su internet e manda tutto all’estero, voglio togliermi da quell’immobile come fare? Ho pagato un avvocato che dopo lettere su lettere e firme, mio fratello straccia le lettere dell’avvocato.

È un problema comunque, di cui abbiamo parlato davvero tante volte, per cui, al di là di quello che diremo qui, ti invito anche a fare una ricerca tra i vecchi post, in modo da avere magari la possibilità di leggere altre considerazioni e avere altri angoli visuali.

Molto semplicemente, si tratta di una situazione di comunione ereditaria che determina, con il suo permanere, diversi problemi connessi al fatto che uno dei comproprietari, non avendo probabilmente nulla da perdere, non si interessa in alcun modo della gestione e anzi determina con il suo comportamento difficoltà in coloro che pure se ne vorrebbero occupare.

In astratto hai due possibilità di azione.

La prima sarebbe svendere la tua quota del 33% ad una persona disposta ad acquistarla sul mercato. Ovviamente, questa persona dovrà essere poi disponibile a promuovere tutte le pratiche che saranno necessarie per risolvere, in qualsiasi modo, la situazione con tuo fratello. Ovviamente, è difficile trovare un soggetto del genere, anche se non impossibile.

La seconda possibilità è coltivare tu personalmente questa posizione per arrivare ad una soluzione, che può essere delle più diverse:
– tu acquisti la quota di tuo fratello e lo liquidi, dopodiché tieni o vendi la casa;
– tuo fratello acquista la tua quota;
– regali a tuo fratello anche la tua quota
– ecc. ecc..

Per fare tutte queste cose, relative alla seconda possibilità, devi tuttavia riuscire ad instaurare un dialogo costruttivo con tuo fratello, cosa per la quale è più adatto, ad esempio, un mediatore familiare che un avvocato a mio giudizio.

Quindi il consiglio sarebbe per me quello di incaricare un mediatore familiare di provare ad intervenire nella situazione. Se vuoi ovviamente un preventivo da noi, siamo a disposizione, è sufficiente compilare il modulo che trovi in alto nel blog.

Categorie
diritto

Divisione giudiziale: devo accettare beni in natura?

Dopo aver lanciato causa per vendita giudiziale tutto asse ereditario,sono in attesa risultati stime CTU e CTP.

Villa Noemi € 3.000.000,- mia quota 16,6%
Villa Fioravante € 850,000,- mia quota 25%
Immobilare Brina € 300,000,- mia quota 25%
Cascina € 90.000,- mia quota 25%

La proposta di divsione bonaria delle sorelle, da me rifiutata,prevedeva liquidazione mie quote di Villa Noemi(16,6%)tramite assegnazione a me di Immobiliare Brina e Cascina.

Ovviamente ho rigettato la proposta bonaria,che ho ritenuto non omogenea e ho iniziato causa contro le sorelle.Desidero essere liquidata in contanti e non con immobili di scarso valore immobiliare.

Articolo 720 CC,prevede, nel caso di immobili non divisibili,assegnazione ai coeredi che hanno maggioranza,con conguaglio in danaro.Ma le sorelle non hanno fondi per pagare conguaglio.

Sarò costretta ad accettare conguaglio in immobili di scarso valore?

Dovrò accettare assegnazione immobili di scarso valore?

Come procedo?

L’art. 720 del codice civile prevede quanto segue: «Se nell’eredità vi sono immobili non comodamente divisibili, o il cui frazionamento recherebbe pregiudizio alle ragioni della pubblica economia o dell’igiene, e la divisione dell’intera sostanza non può effettuarsi senza il loro frazionamento, essi devono preferibilmente essere compresi per intero, con addebito dell’eccedenza, nella porzione di uno dei coeredi aventi diritto alla quota maggiore, o anche nelle porzioni di più coeredi, se questi ne richiedono congiuntamente l’attribuzione. Se nessuno dei coeredi è a ciò disposto, si fa luogo alla vendita all’incanto.»

Si tratta di una disposizione che attribuisce al giudice un potere discrezionale, evidente nell’uso dell’avverbio «preferibilmente», che non indica certo un obbligo di procedere in tal senso. Può essere importante o significativo al riguardo, vedere cosa opina in materia il CTU incaricato dal giudice.

In ogni caso, la disposizione stessa specifica che è necessario il consenso dei coeredi, per cui, se nessuno di essi chiede l’assegnazione per l’intero di uno o più beni, facendo poi un adeguato conguaglio agli altri, si procede comunque alla vendita con incanto, quindi alla collocazione sul mercato, tramite il procedimento previsto per le aste giudiziarie, dei beni stessi, con successiva divisione del ricavato monetario che, come tale, è sempre agevolmente divisibile.

In ogni caso, si tratta di eventi che potrebbero compromettere il tuo patrimonio, per cui, al di là di tutto, ti consiglio sempre di mantenere un approccio negoziale, cercando di raggiungere un accordo tra di voi.

Categorie
diritto

CTU causa di divisione: può non andare in loco?

Ho ereditato con 3 sorelle,immobili per valore € 4.000.000,-

Si tratta di proprietà indivisibili e non omogenee come valore.

Ho rifiutato proposta bonaria di divisione delle 3 sorelle perchè l’ho ritenuta non omogenea e ho lanciato causa per divisione giudiziaria.

L’unico immobile che vale in questo a è Villa in Sardegna,le sorelle non vorrebbero vendere ma non hanno liquidità per comprare la mia quota di circa € 300.000,-

La proposta bonaria delle sorelle consisteva nel liquidare la mia quota di Villa in Sardegna con immobili di scarso valore,inabitabili e di difficile realizzazione.

Per questa ragione ho iniziato causa per vendita giudiziale.

CTU e CTP hanno visitato tutte le proprietà in Veneto da pochi giorni.

Ma la CTU per “per paura di non rientrare con le spese”ha optato per NON andare in Sardegna.

il valore della villa è € 2.500.000,-/3.000.000,- mia quota 16,6%.

può CTU rifiutarsi di andare in Sardegna a valutare l’oggetto che più vale in questo asse ereditario?

È una valutazione discrezionale che può fare il CTU, ovviamente sotto il controllo del magistrato cui è assegnato il procedimento.

Il discorso del CTU probabilmente è stato quello di cercare di fare un accertamento tecnico senza far esplodere i costi, per riguardo nei vostri confronti.

Come parti, infatti, le maggiori spese sarebbero a vostro carico.

Per contro, il valore di un immobile si può valutare, anche se sicuramente con una maggior approssimazione, senza bisogno di recarsi in loco a visitarlo, ma consultando le informazioni documentali ed acquisendo informazioni sullo stato del mercato in loco ovvero, ulteriormente, appoggiandosi ad un tecnico della zona.

Non so quale procedimento abbia seguito il CTU incaricato dal giudice, è certo che la sua valutazione dovrà comunque essere accurata.

Qualora pensaste che un accesso in loco da parte del CTU fosse indispensabile o altamente opportuno, potreste fare una istanza al CTU stesso e soprattutto al giudice di prevedere questo accesso, dando contemporaneamente la disponibilità a sostenere i maggiori oneri economici che ne deriverebbero.

Categorie
diritto

Per sciogliere una comunione scegliete un avvocato negoziatore.

in comunione con due sorelle, ho ereditato una casa con terreno. Premetto che saremmo intenzionate a vendere, ma il contrasto è sul prezzo. A questo punto chiedo: se le altre due sorelle sono disposte a vendere per una cifra che io ritengo insoddisfacente, per la medesima potrei acquistare io.
La cosa non è semplice perchè una in particolare, guidata dal marito sadico e arrogante, sarebbe portata ad opporsi per dispetto, fino a giungere alla vendita all’asta.
Leggendo il suo articolo si evince che colui il quale possiede maggiori quote, facendo richiesta di assegnazione, ha più possibilità? In previsione di come si andrà a determinare la vicenda, mi conviene acquistare la quota di una sorella che magari è più disposta a cedere?
In sintesi chiedo la migliore strategia per far si che la casa non vada in mano a persona sgradevole e possa acquistarla io.

I problemi alla base di queste situazioni non sono tecnici, ma squisitamente umani, riguardano cioè i contrasti e i conflitti che ci sono all’interno della famiglia e che rendono molto difficile se non impossibile sviluppare un dialogo serio e costruttivo, che è invece indispensabile per arrivare a una soluzione.

Per questo motivo, io credo che prima di pensare a soluzioni e metodi di tipo giudiziale, che rappresentano sempre un bagno di sangue per tutti, si debba tentare il più possibile con approcci di tipo negoziale.

In primo luogo, non potete condurre voi in prima persona la trattativa, ma dovete incaricare un legale, un avvocato. Questo avvocato non deve essere quello che la gente cerca comunemente quando desidera un «avvocato con le palle», che di solito è semplicemente purtroppo solo uno stronzo maleducato che non porta ad altro che alla rovina, ma tutto al contrario una persona affabile, saggia, dotata di propensione al dialogo, alla mediazione e in grado di definire e suggerire una adeguata strategia di base.

Vi serve, in altri termini, una persona intelligente e dotata di delicatezza, tatto e diplomazia, indispensabili per muoversi in situazioni come queste.

La trattativa sarà in primo luogo condotta da questo avvocato con le altre parti o i legali che le altre parti vorranno incaricare, sperando sempre che in questo secondo caso si tratti di professionisti ragionevoli.

Qualora la trattativa, poi, si dovesse arenare per un motivo o per l’altro, l’ulteriore ipotesi da valutare, sempre in ambito negoziale, sarebbe quella di promuovere la fase di mediazione, che in molti casi si è dimostrata un valido passo per sbloccare problemi già un po’ incancreniti, per la presenza di un mediatore, e che comunque rappresenta un momento necessario per legge per promuovere poi, se proprio non dovesse andar bene, la causa di divisione giudiziale.

È importante per il cliente capire che la fase di trattativa rappresenta un investimento importante, di cui tuttavia non c’è alcuna garanzia di ritorno. La trattativa, infatti, è un vero e proprio lavoro per l’avvocato, da svolgere con delicatezza, attenzione e scegliendo sempre le mosse più opportune: il cliente deve corrispondere un compenso per questo lavoro «di fino», però può darsi che la soluzione non arrivi perché il risultato dipende sempre dall’accettazione delle altre parti, per quanti sforzi si possano fare e per quanto un avvocato possa essere bravo.

Per questi motivi, il cliente deve mettere in conto l’eventualità di pagare diverse ore di lavoro per poi ritrovarsi con niente in mano, proprio perché si tratta di un tentativo. Un tentativo che secondo me tuttavia, vista l’alternativa, che è quella giudiziale, vale sempre la pena di fare, conviene. Si può procedere per passi successivi, eventualmente programmare ad esempio 5 ore di lavoro, esaurite le quali si può fare un primo punto della situazione e decidere insieme al legale se programmarne altre cinque oppure passare ad altri approcci e metodi per trattare il problema.

Come per quasi tutti i problemi legali, non c’è una soluzione pronta per situazioni del genere. Ci si può solo lavorare sopra e vedere man mano come la situazione evolve. I problemi legali si possono trattare, con lo scopo di arrivare ad una soluzione. In queste situazioni di comunione, il modo migliore di trattarle almeno all’inizio è sicuramente quello della trattativa, rigorosamente tramite legale perché le parti da sole non sono affatto in grado di negoziare in modo efficace, questo è un aspetto fondamentale da capire. Nel 90% dei casi le persone che si muovono senza una adeguata assistenza legale peggiorano la situazione.

Che un legale sia indispensabile per me è fuori discussione, piuttosto il problema è la scelta dell’avvocato, perché purtroppo i professionisti inadeguati ci sono e il rischio di incaricarne uno è reale. Ti consiglio di curare particolarmente bene la scelta del legale che andrai ad incaricare, assicurandoti che abbia una vera propensione e professionalità come negoziatore. Stai bene alla larga da tutti gli altri.

Categorie
diritto

Locazione di un appartamento in comunione: possono farlo?

sono erede con 2 sorelle di una palazzina con 2 appartamenti ed un seminterrato privo di abitabilità. ho occupato un appartamento, dove vivo, e le mie sorelle mi fanno la guerra in tutti i modi, ora hanno chiuso le soffitte (dove c’e l’antenna della televisione) ed il seminterrato, chiedendomi la chiave del seminterrato dove vivevo senza dirmi che avrebbero cambiato la serratura. Attualmente vogliono affittare l’appartamento libero, ma lo stabile è in vendita. Ho inviato una bozza di scrittura privata, per l’occasione , e hanno fatto sapere verbalmente, , che non affittano più ma io pretendo uno scritto circa questa loro nuova intenzione, ho diritto ad averlo?

Direi di no, non c’è il diritto di avere rassicurazioni per iscritto rispetto alle intenzioni altrui di rispettare la legge o la situazione. Puoi chiederlo, tuttavia, prospettando in difetto il ricorso ad altre soluzioni o l’adozione di altre, legittime iniziative.

Però il problema credo vada affrontato globalmente, senza focalizzarsi su aspetti minimi e particolari dello stesso, che rischiano di far perdere il quadro d’insieme, facendosi travolgere dalla quotidianità.

Avete una situazione di comunione ereditaria che va sciolta, anche perché non la riuscite a gestire e le incomprensioni, quando non i dispetti, sono all’ordine del giorno. Sarebbe bene che vi dedicaste prima possibile a questo che deve essere il primo vero scopo.

Per sciogliere una comunione i metodi sono sempre quelli, se fai una ricerca nei vecchi post ne abbiamo parlato dozzine di volte: trattative, mediazione, che peraltro è obbligatoria, causa di divisione.

Queste tre fasi sono da intendersi come rimedi da adottare progressivamente, uno dopo il fallimento del precedente, proprio perché ognuno è più oneroso e «importante» ed è preferibile sempre procedere con gradualismo nella trattazione di qualsiasi problema legale.

Ovviamente, per fare questo lavoro ti serve l’aiuto di un bravo avvocato, hai davvero pochissime speranze, considerato anche il clima non positivo, di poter riuscire a trovare un accordo da sola.

Categorie
diritto

Divisione di un’eredità: sto procedendo bene?

Nel 2013,mia madre è mancata , lasciando immobili per circa € 4.000.000,-2 ville,1 cascina colonica e 2 appartamenti inglobati in una società immobiliare.Siamo 4 eredi, le proprietà sono libere da gravami.Assistita da giovane ma esperto avvocato, pochi mesi, fa iniziai causa contro le mie 3 sorelle per chiedere divisione giudiziale di tutto il patrimonio,dopo aver rifiutato la loro assurda proposta di divisione bonaria e dopo aver io rifiutato mediazione obbligatoria del tribunale.Oltre alla causa giudiziale,ho avviato anche seconda causa per spoglio,contro le sorelle per ottenere le chiavi di tutte le mie co-proprietà,che mi sono negate da sempre,per ragioni futili ed emotive.Se non otterrò chiavi di tutte le mie co-proprietà intendo presentare esposto per appropriazione indebita di quote ereditarie.Sto procedendo bene?Che altro posso fare?E’ il mio caso di bullismo famigliare?Ho vissuto all’estero 10 anni,ho preso distanza dalla mia famiglia.E vorrebbero punirmi per questo.

Non esiste, ovviamente, una cosa come il «bullismo familiare», ma espressioni come questa rappresentano probabilmente solo gli effetti devastanti di media che blaterano in continuazione a vanvera, senza limitarsi a riportare le cronache del giorno come probabilmente dovrebbero.

Diciamo, piuttosto, che, per un motivo o per l’altro, non hai al momento buoni rapporti con le tue sorelle.

Per quanto riguarda la tattica seguita sinora, direi che le iniziative poste in essere siano quelle giuste, anche se chiaramente bisognerebbe vedere con qualità modalità più nel dettaglio per dare un giudizio.

In particolare, sarebbe stato interessante cercare di sfruttare la fase di mediazione che, specialmente in casi di divisione e, più in generale, problematiche familiari, offre nella mia esperienza molto spesso buoni risultati.

Anche perché è evidente che il tuo scopo in una situazione del genere deve rimanere quello di raggiungere un accordo e non certo quello di vincere tutte le cause, che sono funzionali ad una soluzione negoziale e non sostitutive alla stessa.

Questo, peraltro, è vero in questi tutti i problemi legali e situazioni relative, ma nel tuo caso è ancor più vero, a maggior ragione.

In conclusione, non saprei dirti molto di più, bisognerebbe esaminare la situazione più in dettaglio. Mi pare però che l’impostazione di base sia corretta, valuta tu se è il caso di acquisire il parere anche di un secondo avvocato.

Categorie
diritto

Piccola quota di immobile: come evitare più danno che utile?

Ho ereditato circa il 20% della casa del nonno come erede legittima in quanto mia madre è già morta. Le restanti quote sono 40% per il figlio che ha ereditato tramite testamento e 20% a testa per gli altri 2 figli. La casa risulta però suddivisa in 7 unità catastali differenti, che non corrispondono ad una divisione fisica. Dato che la casa è vecchia e necessiterà di manutenzione come si può fare per evitare di pagare le eventuali spese e le varie tasse sulla casa? Come proprietaria anche se di minoranza ho delle responsabilità anche se la casa è occupata totalmente dallo zio che ha il 40%? Ovviamente se lo zio volesse acquisire la mia quota la situazione sarebbe già risolta, ma nel caso sostenesse di non poterlo fare per ragioni economiche come si può procedere? Esiste il modo per sollevarmi da responsabilità e spese senza ricorrere alla vendita della casa? Anche rinunciando all’eredità una piccola quota sarebbe comunque già mia per effetto di eredità di nonna/mamma.

Hai ereditato per rappresentazione al posto di tua madre premorta.

Per uscire da questa situazione, hai alcune possibilità.

La prima, ovviamente, è cedere la tua quota, ma c’è il retratto successorio, inoltre, anzi soprattutto, si tratta di un «bene» assai poco appetibile sul mercato: che cosa se ne farebbe un acquirente del 20% di una casa in comunione?

L’altra possibilità è quella di fare la divisione. Di questo abbiamo parlato in molti altri post, ai quali rimando. La sostanza è che devi cercare in tutti i modi di ottenerla in via negoziale e solo come extrema ratio chiederla giudizialmente. Valuta magari anche, al riguardo, di provare soluzioni innovative come cumSolvere.

Per quanto riguarda le responsabilità, purtroppo, secondo alcuni orientamenti, i proprietari restano comunque responsabili in caso di danni a terzi, specialmente se dipendono da carenze di interventi di manutenzione spettanti alla proprietà, nonostante la detenzione in capo ad altri soggetti.

Categorie
diritto

Eredità del nonno: chi l’accetta assume i debiti di un altro coerede?

Mio padre decedito nel 2010 aveva un debito con Equitalia l’importo supera € 20.000 (multe, bolli auto, spese tribunale con vari interessi passivi ). Attualmente abbiamo rinunciato all’eredità (siamo 3 figli e la moglie, nostra mamma). Alla sua morte nel 1980, nostro nonno aveva lasciato 1/8 della sua abitazione a mio padre in eredità per la quale è già stata fatta successione. LA DOMANDA E’: il debito passa alle 7 sorelle di mio padre, avendo anche loro accettato l’eredità mio nonno?

Ogni chiamato ad una eredità è libero di accettare o meno la stessa, e di decidere la forma di accettazione, cioè se pura e semplice, con beneficio d’inventario e così via.

In caso di mancata accettazione da parte di uno dei chiamati, si verifica eventualmente l’accrescimento della quota devoluta agli altri chiamati interessati dalla delazione ereditaria.

Qui parliamo di un debito che aveva uno dei chiamati all’eredità, tuo padre, che non ha nessun motivo giuridico per trasmettersi agli altri chiamati all’eredità stessa, salvo che questi ultimi non diventino in seguito, per qualche motivo, a loro volta eredi dello stesso, in una diversa vicenda successoria.

Insomma, le tue zie assumerebbero la responsabilità dei debiti di tuo padre solo se ne assumessero l’eredità, diventando eredi universali dello stesso, mentre non possono assumerli per il solo ed irrilevante fatto di essere state chiamate insieme a lui ad una eredità priva di quei debiti.

Equitalia potrà tuttavia pignorare la quota di abitazione che era di vostro padre, determinando la vendita dell’intero immobile, in base alle norme del codice di procedura civile dettate in tema di espropriazione di beni indivisi, soddisfacendosi sul ricavato corrispondente alla quota, mentre agli altri comproprietari verrà ripartito il restante ricavato, sempre pro quota.

Categorie
diritto

Retratto successorio: rimane su parti ancora comuni dopo la divisione?

Due fratelli ricevono in eredità alcuni immobili. Si contituisce quindi una comunione ereditaria, entrambi diventano comproprietari degli immobili. Successivamente i due fratelli procedono ad un atto di divisione ereditaria in accordo tra loro, si recano ad un notaio ed effettuano la divisione. L’atto di divisione (anno 2009) prevede però, per un solo immobile, che rimanga la comproprietà al 50%. Sull’atto di divisione si scrive: ““Precisano le parti che il m.n. 107 sub. 8 (tettoia) rimane in comproprietà tra loro in quota di ½ (un mezzo) per ciascuno.”.
Volendo adesso, uno dei due fratelli alienare la sua quota, si deve prevedere la possibilità che l’altro fratello eserciti il diritto di prelazione? Si può considerare una vendita di una quota di comproprietà come se non derivasse da eredità in quanto è stata fatta la divisione ereditaria?

Il retratto successorio è un istituto di antica tradizione valevole per le situazioni di comunione ereditaria, in base al quale quello dei coeredi che intende disfarsi della propria quota, uscendo dalla comunione, vendendola, ha l’onere di offrirla, alle stesse condizioni, agli altri coeredi.

Esso non si applica in caso di donazione né, ovviamente, per vendite ad altri coeredi.

Si tratta di un vero e proprio diritto di prelazione, che ha la evidente funzione di consentire, qualora vi sia l’interesse e la disponibilità dei familiari, di conservare un bene all’interno della stessa famiglia.

Il retratto è previsto è disciplinato, attualmente, dall’art. 732 cod. civ..

In un caso come questo, la risposta deve essere ricavata in via interpretativa, non potendoci essere chiare indicazioni di legge per un aspetto così di dettaglio.

Sotto questo profilo, a mio giudizio non credo si possa avere retratto per un cespite di questo genere e in una situazione come questa.

Chiaramente, occorrerebbe, per avere maggiori elementi, esaminare con cura il rogito divisionale intervenuto tra i fratelli e le ragioni, in particolare, che hanno condotto alla conservazione della comproprietà sulla tettoia, nonché, ulteriormente la conformazione dell’immobile e della tettoia in seno ad essa: abbiamo, ad esempio, un condominio minimo, di cui la tettoia costituisce parte comune per destinazione? Quest’ultimo, solo, aspetto potrebbe essere tranchant.

Insomma, il caso andrebbe approfondito molto di più, a naso direi che comunque in una situazione del genere, anche per come la si intuisce, difficilmente si possa parlare di applicabilità del retratto.

Categorie
diritto

Equitalia può prendere la casa che ho con mia madre e mio fratello?

Sono debitrice nei confronti di Equitalia di qualche decina di migliaia di euro , senza la possibilità di estinguere il debito. Dovrò ereditare da mio padre, insieme a mio fratello e a mia madre, un paio di immobili. In che maniera potrebbero essere svantaggiati i miei cari da questa mia pendenza? Possono essere pignorate le proprietà? Esiste una maniera per aggirare l’ostacolo? Sarebbe conveniente rinunciare all’eredità?

Nel momento in cui diventerai erede di tuo padre, il tuo patrimonio e quello di tuo padre, se accetterai puramente e semplicemente, si fonderanno, con la conseguenza che verrai a rispondere dei tuoi debiti anche con i tuoi beni, intendendosi per ricompresi in essi sia quelli che avevi prima dell’eredità sia quelli che hai acquistato per effetto della successione.

Il creditore potrà agire, a sua scelta, su quelli che erano tuoi beni personali anche prima della successione oppure su quelli che facevano parte dell’asse ereditario, dal momento che non c’è nessuna distinzione tra di loro. Su questi ultimi, potrà proporre l’esecuzione forzata nonostante la situazione di comunione con tuo fratello e tua madre: il bene, tipicamente un immobile, verrà venduto per intero all’asta e agli altri coeredi verrà distribuita una porzione del ricavato corrispondente alla loro quota.

In alternativa, puoi valutare di rinunciare all’eredità, nel qual caso tuttavia verranno chiamati i successibili di grado ulteriore al tuo, ad esempio se ce l’hai un figlio, in capo ai quali si potrebbe riprodurre la necessità di una apposita valutazione.

Ti consiglio senz’altro visti i valori in ballo di acquistare una consulenza da un avvocato.