in comunione con due sorelle, ho ereditato una casa con terreno. Premetto che saremmo intenzionate a vendere, ma il contrasto è sul prezzo. A questo punto chiedo: se le altre due sorelle sono disposte a vendere per una cifra che io ritengo insoddisfacente, per la medesima potrei acquistare io.
La cosa non è semplice perchè una in particolare, guidata dal marito sadico e arrogante, sarebbe portata ad opporsi per dispetto, fino a giungere alla vendita all’asta.
Leggendo il suo articolo si evince che colui il quale possiede maggiori quote, facendo richiesta di assegnazione, ha più possibilità? In previsione di come si andrà a determinare la vicenda, mi conviene acquistare la quota di una sorella che magari è più disposta a cedere?
In sintesi chiedo la migliore strategia per far si che la casa non vada in mano a persona sgradevole e possa acquistarla io.
I problemi alla base di queste situazioni non sono tecnici, ma squisitamente umani, riguardano cioè i contrasti e i conflitti che ci sono all’interno della famiglia e che rendono molto difficile se non impossibile sviluppare un dialogo serio e costruttivo, che è invece indispensabile per arrivare a una soluzione.
Per questo motivo, io credo che prima di pensare a soluzioni e metodi di tipo giudiziale, che rappresentano sempre un bagno di sangue per tutti, si debba tentare il più possibile con approcci di tipo negoziale.
In primo luogo, non potete condurre voi in prima persona la trattativa, ma dovete incaricare un legale, un avvocato. Questo avvocato non deve essere quello che la gente cerca comunemente quando desidera un «avvocato con le palle», che di solito è semplicemente purtroppo solo uno stronzo maleducato che non porta ad altro che alla rovina, ma tutto al contrario una persona affabile, saggia, dotata di propensione al dialogo, alla mediazione e in grado di definire e suggerire una adeguata strategia di base.
Vi serve, in altri termini, una persona intelligente e dotata di delicatezza, tatto e diplomazia, indispensabili per muoversi in situazioni come queste.
La trattativa sarà in primo luogo condotta da questo avvocato con le altre parti o i legali che le altre parti vorranno incaricare, sperando sempre che in questo secondo caso si tratti di professionisti ragionevoli.
Qualora la trattativa, poi, si dovesse arenare per un motivo o per l’altro, l’ulteriore ipotesi da valutare, sempre in ambito negoziale, sarebbe quella di promuovere la fase di mediazione, che in molti casi si è dimostrata un valido passo per sbloccare problemi già un po’ incancreniti, per la presenza di un mediatore, e che comunque rappresenta un momento necessario per legge per promuovere poi, se proprio non dovesse andar bene, la causa di divisione giudiziale.
È importante per il cliente capire che la fase di trattativa rappresenta un investimento importante, di cui tuttavia non c’è alcuna garanzia di ritorno. La trattativa, infatti, è un vero e proprio lavoro per l’avvocato, da svolgere con delicatezza, attenzione e scegliendo sempre le mosse più opportune: il cliente deve corrispondere un compenso per questo lavoro «di fino», però può darsi che la soluzione non arrivi perché il risultato dipende sempre dall’accettazione delle altre parti, per quanti sforzi si possano fare e per quanto un avvocato possa essere bravo.
Per questi motivi, il cliente deve mettere in conto l’eventualità di pagare diverse ore di lavoro per poi ritrovarsi con niente in mano, proprio perché si tratta di un tentativo. Un tentativo che secondo me tuttavia, vista l’alternativa, che è quella giudiziale, vale sempre la pena di fare, conviene. Si può procedere per passi successivi, eventualmente programmare ad esempio 5 ore di lavoro, esaurite le quali si può fare un primo punto della situazione e decidere insieme al legale se programmarne altre cinque oppure passare ad altri approcci e metodi per trattare il problema.
Come per quasi tutti i problemi legali, non c’è una soluzione pronta per situazioni del genere. Ci si può solo lavorare sopra e vedere man mano come la situazione evolve. I problemi legali si possono trattare, con lo scopo di arrivare ad una soluzione. In queste situazioni di comunione, il modo migliore di trattarle almeno all’inizio è sicuramente quello della trattativa, rigorosamente tramite legale perché le parti da sole non sono affatto in grado di negoziare in modo efficace, questo è un aspetto fondamentale da capire. Nel 90% dei casi le persone che si muovono senza una adeguata assistenza legale peggiorano la situazione.
Che un legale sia indispensabile per me è fuori discussione, piuttosto il problema è la scelta dell’avvocato, perché purtroppo i professionisti inadeguati ci sono e il rischio di incaricarne uno è reale. Ti consiglio di curare particolarmente bene la scelta del legale che andrai ad incaricare, assicurandoti che abbia una vera propensione e professionalità come negoziatore. Stai bene alla larga da tutti gli altri.