Oggi ti parlo dei vantaggi degli appuntamenti in videochiamata e dei principali software a confronto.
Risparmio di tempo: Le videochiamate permettono di risparmiare tempo evitando gli spostamenti per raggiungere la sede dell’appuntamento. È possibile partecipare a una riunione da qualsiasi luogo con una connessione internet.
Riduzione dei costi: I costi di viaggio e alloggio possono essere notevolmente ridotti grazie alle videochiamate, rendendo gli incontri più accessibili e sostenibili economicamente.
Flessibilità: Le videochiamate offrono flessibilità nella pianificazione degli appuntamenti, consentendo di adattarsi facilmente agli impegni e ai fusi orari dei partecipanti.
Sicurezza: In tempi di emergenze sanitarie, le videochiamate consentono di mantenere il distanziamento sociale e di ridurre i rischi per la salute associati agli incontri di persona. Questo lo dico più che altro per te, io non ho mai avuto problemi a ricevere nessuno anche durante la pandemia.
Collaborazione a distanza: Grazie alle videochiamate, team e professionisti possono collaborare facilmente da luoghi diversi, superando le barriere geografiche. Spesso si fanno così anche incontri di mediazione e trattativa che sono molto utili.
Zoom: Zoom è uno dei software di videochiamata più popolari. Offre una qualità audio e video elevata e numerose funzioni di collaborazione. Tuttavia, ha affrontato problemi di sicurezza e privacy in passato, che sono stati in gran parte risolti con aggiornamenti successivi.
Microsoft Teams: Microsoft Teams è una soluzione integrata per la comunicazione e la collaborazione, che include videochiamate, chat e condivisione di file. È particolarmente adatto per le organizzazioni che utilizzano gli altri prodotti Microsoft. Alcuni utenti hanno segnalato una curva di apprendimento più ripida rispetto ad altre piattaforme.
Google Meet: Google Meet fa parte della suite di prodotti Google Workspace e offre videochiamate di alta qualità e semplicità d’uso. La sua integrazione con gli altri servizi Google lo rende una soluzione conveniente per gli utenti di Gmail e Google Calendar. Tuttavia, alcune funzionalità avanzate sono disponibili solo per gli abbonati a Google Workspace.
Cisco Webex: Cisco Webex è un servizio di videoconferenza sicuro e affidabile, utilizzato spesso in ambito aziendale. Offre numerose funzionalità di collaborazione e integrazioni con altri strumenti. Il suo principale svantaggio è un’interfaccia utente meno intuitiva rispetto ad altre soluzioni.
Skype: Skype è un software di videochiamata veterano, noto per la sua semplicità d’uso e la sua disponibilità su molteplici piattaforme. Tuttavia, la qualità delle videochiamate può variare a seconda della connessione internet e del dispositivo utilizzato.
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Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.
Ti lascio alcuni consigli finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.
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In questa puntata, ti parlo di un errore che commettono tutte le persone che si rivolgono, specialmente se per la prima volta, ad un avvocato e che è bene evitare se vi vuole trarre il massimo possibile dalla consulenza che si è acquistata e quindi dal proprio investimento.
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ho necessità del Legale fuori giurisdizione per due Ricorsi in sede civile. Infedele patrocinio- Abuso del Diritto- perdita di chance. gradirei il contatto telefonico per accennare i motivi.
Premesse
Da alcuni anni, con la crescita del lavoro di studio, non riesco più a fare preventivi telefonici o colloqui con «prospetti», cioè persone che non sono ancora clienti.
Non ho proprio modo di farlo, la mia giornata è interamente dedicata agli appuntamenti già fissati coi clienti e alle altre attività di studio.
Però, a parte questo, penso che, se anche avessi tempo, non sarebbe una buona idea fare colloqui di questo genere, perché poco funzionali per alcuni motivi che vado a spiegarti di seguito.
Inquadrare un problema legale.
Il fatto è che un problema legale, checchè ne possano pensare gli estranei a questa professione forense, non si riesce mai a inquadrare correttamente in pochi minuti.
Di solito – e ti prego di credermi, sono sincero – un’ora è l’unità temporale minima per iniziare a parlare in modo corretto e proficuo di un problema con un avvocato.
Chi vive un problema legale, lo vede come «chiaro» e semplice, così tanto chiaro da tendere a crederlo evidente anche per gli estranei.
Ma è solo un’illusione: gli estranei non ne sanno niente e hanno bisogno di spiegazioni adeguate e ben circostanziate per poterlo cogliere adeguatamente. Spesso si tratta di capire situazioni concrete, stato di luoghi (case, strade, ecc) che l’avvocato non conosce e con cui non ha alcuna familiarità.
Tieni presente che non stiamo parlando di un’interazione tra umani come la vendita di una maglietta, di cui puoi discutere tessuto, taglia, colore… Generalmente, i problemi legali sono molto più complessi e sfaccettati, fatti di dettagli magari fondamentali che solo un avvocato può cogliere.
Pochi sanno comunicare con sintesi, efficacia, rapidità.
Poi c’è un altro problema, legato al fatto che purtroppo la gente comune non è in grado di comunicare e di esprimersi adeguatamente.
Ci sono situazioni e problemi legali che potrebbero essere adeguatamente illustrati anche solo in quindici o venti minuti, ma alla tassativa condizione che chi li illustra fosse in grado di esprimersi correttamente e in modo chiaro in lingua italiana, mettere bene a fuoco quali sono i particolari che servono al legale, ordinare i vari fatti e le varie circostanze che compongono la situazione e dipanarla in modo conseguenziale, mettendo prima quel che viene prima e dopo quello che viene dopo.
Orbene, io faccio l’avvocato da venticinque anni ormai, vedo come minimo cinque persone tutti i giorni e ti posso dire che un cliente in possesso di questa capacità di comunicazione è estremamente raro, a dir molto possono capitarne uno o due all’anno – e parlo letteralmente, non per metafore.
Anche le persone con un adeguato livello di istruzione, persino in campo linguistico (insegnanti, scrittori, ecc.), di fronte ad un problema legale incespicano parecchio nella comunicazione, per tanti motivi, tra cui:
chi non dispone di una preparazione giuridica sistematica di base, come può avere solo chi ha studiato diritto per anni (cioè di solito un laureato in giurisprudenza) non può sapere quali sono i particolari, i dettagli, gli aspetti del fatto che hanno una qualche rilevanza (è proprio per questo che esistono gli avvocati in fondo;
alla radice di pressoché tutti i problemi legali ci sono problemi emotivi, a volte anche profondi, che come tali degradano la capacità della persona di restare centrata, calma, tranquilla, e di conseguenza di ordinare i pensieri, focalizzarli ed esprimerli correttamente: sia sufficiente pensare agli appuntamenti per le separazioni, dove le persone non di rado arrivano distrutte e in stato di grande agitazione.
Per questi motivi, di solito devo letteralmente «(ri)cavare» i fatti che mi servono per comprendere un problema e la situazione sottostante facendo io, come avvocato, le domande al cliente e quindi letteralmente interrogandolo, con pazienza e con il tempo necessario.
Chi dice «ho bisogno solo cinque minuti», come spesso capita, in realtà sta solo autodenunciando la sua totale e radicale mancanza di consapevolezza della complessità del suo problema in particolare e, più in generale, dei problemi legali in generale.
Di solito, dunque, io non posso dirti niente di sensato, o di utile, sul tuo problema se prima non ti ho ascoltato e interrogato almeno per quaranta minuti.
Torniamo alla tua domanda iniziale. Tu vorresti sentirmi per telefono per «accennare i motivi». Ma i motivi non si possono solo «accennare», cioè toccare di sfuggita, quando si deve valutare l’apertura di una vertenza: i motivi vanno approfonditi. Accennarli a cosa servirebbe? A vedere se possono essere fondati o meno? Purtroppo anche per questo serve un approfondimento.
Cosa puoi fare.
Per interagire con me, se non sei ancora cliente, hai a disposizione queste possibilità.
1) Mi scrivi tramite il blog dalla pagina dei contatti. È gratuito, devi però stare in un limite di caratteri prestabilito (non posso leggere gratuitamente mail di 10 pagine) e non c’è un tempo garantito di risposta perché rispondo una volta terminato il lavoro che devo ai clienti paganti, quelli che mi hanno già conferito degli incarichi.
2) Solo se sai già che cosa devi fare (esempio: patteggiamento, separazione, causa civile, ecc) puoi chiedermi un preventivo, compilando il modulo apposito nel menu principale del blog. È gratuito. Ma fai attenzione: devi già sapere il lavoro che ti serve, l’unica cosa che ti manca di sapere è quanto costerebbe. Raramente un cliente sa che cosa gli serve, prima è necessario capirlo insieme all’avvocato. Se hai un problema sul quale non sai ancora come intervenire, non puoi chiedere un preventivo, proprio perché non si sa che lavoro ci sia da fare, quindi che cosa ti preventiverei?
3) Chiami la infoline e parli con un mio collaboratore. In questo caso puoi chiedere ad esempio delucidazioni generali sulle materie trattate o sulle politiche dello studio, senza entrare nel dettaglio del tuo problema legale perché chi ti risponde non è un avvocato.
4) Decidi di investire un po’ di denaro nell’acquisto di una consulenza. Se fai questo, ottieni un’ora della mia attenzione e del mio tempo sul tuo problema, nel corso della qual ora si può vedere e valutare insieme qual è il modo migliore per trattare il tuo problema legale. Immediatamente dopo l’acquisto vieni contattato dalla mia assistente per concordare giorno ed ora dell’appuntamento, che può essere di persona presso lo studio, se preferisci venire in loco, oppure tramite videocall o anche semplicemente telefono, se invece sei distante o vicino ma preferisci non venire in studio di persona per qualsiasi motivo.
Conclusioni.
Le mie giornate trascorrono negli appuntamenti coi clienti che hanno acquistato il mio tempo e la mia attenzione e ai quali, appunto, io devo il mio lavoro.
Ho un’assistente che risponde al telefono, se rispondessi io non sarei un bravo professionista perché lascerei che la mia attenzione fosse letteralmente distratta dai problemi per i quali ho già assunto incarichi e per i quali mi hanno già pagato.
Io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Te lo ripeto: io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Essendo abbastanza conosciuto tramite questo blog, che da oltre vent’anni pubblica un post tutti i giorni e che ormai ha quasi 7.000 articoli, ho persone che mi telefonano tutti i giorni per informazioni, cenni, come dici tu, e altri contatti preliminari.
Io non biasimo queste persone e mi fa piacere che contattino lo studio, naturalmente prima di conferire un incarico si vuole parlare con un umano per vedere se dietro al blog c’è uno studio vero, ci sono persone vere di cui fidarsi.
Solamente io non posso uscire dalla mia stanza dove sono con un cliente per andare a parlare con loro.
Può darsi che tu un domani diventi mio cliente. Magari vieni da Milano o da Roma o da Napoli al mio studio di Vignola per lavorare insieme a me due ore sul problema.
Che cosa penseresti di me se, dopo avermi pagato le due ore, e dopo esserci seduti insieme, io uscissi in continuazione dalla stanza per andare a rispondere al telefono con degli sconosciuti che vogliono farmi dei «cenni» sui loro problemi?
Il fatto è che non posso trascurare quelli che sono già miei clienti e che mi hanno già pagato per andare a vedere se trovo altri clienti: non sarebbe onesto, non sarebbe corretto, non sarebbe nemmeno piacevole perché il refocusing continuo dell’attenzione da un oggetto all’altro è una cosa devastante per la nostra (di esseri umani) pace mentale e spirituale.
Ti chiedo di non adontarti se non vengo a prendere il telefono o non accetto di stare al telefono con te, ti ho spiegato le ragioni e credo che siano ragioni importanti, sicuramente criticabili ma un professionista deve trovare dei criteri generali per organizzare il proprio studio, al netto di situazioni che a volte richiederebbero deroghe o meno non può comunque decidere volta per volta, anche per organizzare il lavoro di dipendenti, colleghi e collaboratori.
So che in questo momento nella tua testa si accende una domanda: ma non puoi chiamarmi quando ha finito gli appuntamenti?
No.
E ti spiego perché.
Quando finisco gli appuntamenti, ti confesso che sono letteralmente «cotto». Sono molto stanco. Come uno che ha lavorato in miniera, ma di un tipo diverso di stanchezza, quella mentale, che, per certi versi, è anche peggio. Tu puoi dar colpi di piccone tutto il giorno, ma verso sera arriva sempre l’ultimo colpo, quello dato il quale non riesci, o riesci solo con estrema fatica, a darne un altro.
Proprio perché cerco di dare il massimo, quando arrivo alla fine del giro degli appuntamenti del giorno sono pressoché esaurito. Vado a casa. Se anche fossi ancora in forze, avrei tutti i giorni dalle tre alle cinque persone da richiamare: va al di là delle mie possibilità. E comunque – ripeto – arrivo sempre a fine giornata esaurito.
L’attenzione è una risorsa limitata, la capacità di focalizzarsi anche.
Noi liberi professionisti che vendiamo il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra capacità di fornire delle soluzioni dobbiamo avere cura di questo bene fondamentale, non possiamo lasciarcelo guastare da altri o dalla nostra stessa incuria o inesperienza.
Altrimenti, non rendiamo un buon servizio a noi stessi e, di nuovo, ai nostri clienti: se al lunedì, finiti gli appuntamenti, non andassimo, da stanchi, immediatamente a riposarci, ricrearci, riprenderci, agli appuntamenti del giorno dopo saremmo troppo stanchi per dare un buon servizio ai clienti.
So che, così facendo, perdo delle occasioni di lavoro perché tra quelle 4, 5 chiamate ci sono sicuramente persone che se io accettassi di parlare con loro mi conferirebbero un incarico, ti so anche dire in media in quale percentuale (circa 1 su 3/4), ma non mi interessa.
Ho già la mia clientela e l’ingordigia è un peccato. Verso me stesso, perché mi danneggerebbe, e di nuovo ancora, verso chi è già mio cliente.
Se concordi con tutto questo, se tutto questo ti risuona sensato, fai come ti ho detto prima: scrivimi in privato, chiedi un preventivo, acquista un’ora. Le prime due cose sono gratis, la terza richiede un piccolo investimento. A te decidere se ne vale la pena o meno.
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Alzi la mano chi non odia i messaggi vocali, di whatsapp, telegram, messenger e simili.
Io stesso ne sono rimasto vittima abbastanza spesso.
Per fortuna, ultimamente, questa vera e propria «psicosi sociale» di mandare vocali, specialmente per dire cose come «ok», «sì» o «va bene», sembra che sia in calo, perché il vocale è sostanzialmente scomodo e usato troppo spesso fuori dai casi in cui potrebbe essere utile.
Chi, ad esempio, usa, come me, un indossabile al polso, riesce a comunicare molto meglio con brevi pezzi di testo scritti, anche perché li vede immediatamente sul proprio smartwatch, quando invece la notifica sull’orologio intelligente di un vocale è solo qualcosa del tipo «hai ricevuto un messaggio vocale», senza che ovviamente si possa avere la minima idea del contenuto. Potrebbe essere urgente, una battuta, una risata, un «sì va bene», qualsiasi cosa. Devi aspettare di tirare fuori il telefono ed essere in una situazione in cui poterlo ascoltare… tutto ciò è abbastanza fastidioso.
Ovviamente, poi, ci sono le persone «solari», definizione con cui oggigiorno si indicano gli individui siti sulla linea di confine tra l’isterico e il logorroico, che, sempre ovviamente premettendo tante scuse per il diluvio verbale, poi ti soffocano con un diluvio verbale, che è di solito completamente superfluo, dal momento che gli stessi concetti avrebbero potuto essere comunicati con tre paragrafi scritti messi bene in fila.
Infine, ci sono ulteriormente le situazioni in cui il vocale può essere anche utile, ma la conversazione diventa un pochino troppo lunga e si capisce presto che è inutile giocare a ping pong ma bisogna prendere il telefono e fare una cara, vecchia conversazione «in diretta», naturalmente dopo aver preso il coraggio a due mani…
Uso dei vocali per le consulenze.
Pur partendo, dunque, da una situazione di discreta antipatia per questo strumento, ultimamente mi sono messo ad utilizzare, in uscita, cioè da me verso i clienti, abbastanza spesso i messaggi vocali, dall’account whatsapp aziendale dello studio, per erogare consulenze acquistate on line.
Se, dunque, penso molto male dei messaggi vocali, perché finisco per usarli così spesso?
Perché, come tutti gli strumenti, se usati in modo appropriato, in alcune situazioni possono essere utili e vantaggiosi.
Repetita juvant.
Il primo dovere di un avvocato è ascoltare, se leggi il blog me lo avrai sentito dire tantissime volte.
Quando, però, un avvocato ha ascoltato, viene il turno del cliente di ascoltare…
E qui non così di rado qualche problema c’è.
Io mi sforzo di parlare usando il linguaggio più semplice e chiaro possibile, perché proprio questo è il succo del mio lavoro, e, soprattutto, cerco di parlare al cuore della persona che mi sta ascoltando, toccando per bene tutti quegli aspetti emotivi che spesso sono sottesi ad un problema legale, che sembra solo di natura burocratica ma che tale non è quasi mai nella realtà.
I clienti cercano di ascoltarmi, ma il fatto è che i problemi legali, quelli di famiglia o del counseling, restano situazioni complesse, non facili da spiegare. Inoltre, il cliente a volte è anche agitato, emotivamente scosso, non in grado di seguire con tutto se stesso la spiegazione che sto impartendo e, soprattutto, di ricordarsela.
Lì per lì magari capisce, ma poi, in seguito, una volta tornato a casa o agganciato il telefono, la cosa si sbriciola…
Ecco che allora può essere utile avere, da parte mia, un messaggio registrato: per poterlo riascoltare più volte. Non c’è nulla di male, per un assistito, in questo.
Io stesso, se chiedessi consulenza ad un medico per un problema non routinario, vorrei avere una consulenza su messaggio vocale per potermela riascoltare svariate volte, sino a che non sono certo di averla capita bene, e per poterla poi andare a riprendere in seguito, in caso di bisogno.
Con il chè veniamo al secondo aspetto della «consulenza via vocale»…
Condivisibilità e archiviabilità del vocale.
I casi in cui ad esempio mi capita spesso di utilizzare un messaggio vocale per erogare una consulenza acquistata tramite il blog sono quelli in cui sono coinvolte più persone, cioè una persona ha acquistato la consulenza per un gruppo di interessati, come nel caso delle strade vicinali, dei problemi di condominio, divisione e così via.
In questi casi,il messaggio vocale con la mia consulenza presenta il vantaggio di poter essere condiviso con tutte le persone interessate alla pratica stessa, oltre che il vantaggio di cui al paragrafo precedente, cioè di poter essere riascoltato, ma anche archiviato per eventuali bisogni futuri.
Più veloce e più comodo.
Ovviamente, il vocale, rispetto alla telefonata in diretta, presenta anche il vantaggio di essere fruibile nell’orario che preferiamo sia io che il cliente, nel senso che io lo posso registrare appena riesco – così faccio anche prima a fare la consulenza – mentre lui può ascoltarselo quando è più comodo per lui e/o quando ci sono anche le altre persone interessate alla pratica.
Viceversa, con la consulenza telefonica è necessario concordare un appuntamento telefonico, cioè un giorno ed ora in cui entrambi possiamo metterci a disposizione, sia io che il cliente, con la conseguenza che si ritarda anche un po’ in dipendenza dei concomitanti impegni di ognuno.
No ai balletti di vocali.
Una cosa che mi rendeva restio ad utilizzare questo strumento era il timore, che avevo, che un mio vocale con la erogazione della consulenza potesse in diversi casi dare la stura ad un «balletto» avanti e indietro di vocali, con la conseguenza che magari gli scopi di risparmiare tempo ed essere più esaustivi sarebbero stati completamente frustrati.
Devo dire che a riguardo sono rimasto piacevolmente sorpreso, mai in nessun caso, sino ad oggi, si è verificata una cosa del genere e di ciò devo fare i complimenti sia a me che ai miei clienti. A me perché evidentemente sono riuscito ad essere abbastanza esaustivo, ai miei clienti perché sono riusciti a farsi bastare la risposta e ad utilizzarla per il meglio.
Quando prendo in mano un caso, mi piace concludere. Cerco di capirlo al meglio possibile e di dare le indicazioni più opportune, a mio giudizio, al cliente. Quando ho finito questo, passo ad un altro caso. Non potrei lavorare diversamente, non posso occuparmi in modo efficace di più casi alla volta, devo farne solo uno alla volta: questo è fondamentale perché ogni caso deve avere la mia completa attenzione.
Questo è un lavoro che richiede concentrazione, anche perché si forniscono informazioni su cui le persone poi fanno affidamento in situazioni spesso delicate, con la conseguenza che non si può parlare, ad esempio, come uno che vende materassi in televisione, ma bisogna prestare la massima attenzione ai contenuti che vengono forniti.
È per questo motivo che sono, generalmente, abbastanza lento nell’erogare le mie consulenze, perché devo approfondire adeguatamente e trovarmi comunque nella situazione in cui posso, per un’ora del mio tempo, dare la mia completa attenzione al caso di cui mi sto in quel momento occupando.
Se, dunque, ognuno dei miei cliente iniziasse a scrivermi ulteriormente senza motivo, il mio scopo di lavorare in modo efficiente ne verrebbe frustrato. Fortunatamente, questo non è ancora mai accaduto!
Conservare i vocali.
Abbiamo visto che uno dei vantaggi del messaggio vocale è la sua archiviabilità e quindi la possibilità di conservazione, ma come procedere in tal senso nel modo migliore?
Consiglio a tutti di conservare il messaggio vocale che contiene la consulenza, perché se ne potrebbe avere bisogno in futuro, evitando, ad esempio, che possa andare perso in caso di cambio del cellulare.
Per conservare un messaggio vocale di whatsapp, ad esempio, è sufficiente salvarlo in una cartella del computer o del mac, coperta da una adeguata strategia di backup, magari tramite utility come dropbox o google drive. I vocali di whatsapp sono registrati in formato .opus, che può essere letto, e quindi ascoltato, usando programmi come Video Lan Client – quello che uso io sul mac.
Noi comunque archiviamo nel dropbox, o comunque nel file system, dello studio i messaggi vocali contenenti le consulenze che eroghiamo ai clienti, considerato che anche per noi potrebbe essere utile andarli a recuperare, oltre che ovviamente per servirli ai cliente nel caso dovesse averne bisogno di nuovo, pur non offrendo questo servizio ufficialmente e non dando alcuna garanzia al riguardo e restando responsabile il cliente della conservazione.
Conclusioni.
Per questi motivi, chiediamo sempre ai nostri clienti di indicarci di preferenza come vogliono che la consulenza sia erogata, ma ci riserviamo sempre di scegliere noi in base all’urgenza del problema, alla sua complessità, al numero di persone coinvolte, che supporto utilizzare.
In alcuni casi, come ad esempio quelli in cui mi rendo conto che la confusione del cliente è un po’ troppo alta, preferisco concordare un appuntamento telefonico. Qui si perde più tempo, si lavora con più lentezza e si raggiungono meno risultati, ma se c’è una situazione di confusione di partenza bisogna necessariamente affrontarla e scioglierne i nodi relativi.
Sulla base di tali aspetti, dunque, uno strumento può effettivamente essere migliore di un altro.
E tu, come la pensi?
Ti piacerebbe ricevere la consulenza di un professionista via messaggio vocale?
Cari lettori del blog, gentili clienti dello studio, cortesi visitatori dallo spazio intergalattico… Abbiamo attivato, seguendo la nostra mania di essere sempre primi in ogni cosa, il nostro account WhatsApp for Business.
Si tratta di un’altra modalità con cui potrete contattare lo studio, semplicemente utilizzando il noto programma WhatsApp sul vostro cellulare.
WhatsApp for Business è uguale al WhatsApp che tutti conosciamo, solo che è dedicato alle aziende e ai professionisti come noi e può essere utilizzato, dal nostro lato, anche con un numero di telefonia fissa e non cellulare.
Ed il nostro account, infatti, è collegato al numero «storico» del mio studio, 059 761926.
Per chattare con il nostro studio via WhatsApp, potete inserire questo numero nella vostra rubrica, aprendo poi l’applicazione di chat, oppure potete, anche più semplicemente e direttamente, cliccare qui.
In questi giorni, abbiamo già utilizzato il nostro account WhatsApp for Business con alcuni nuovi clienti che hanno acquistato consulenze dal blog, anche perché per molta gente ad esempio l’invio di documentazione è ormai più semplice tramite WhatsApp che tramite computer.
Pensiamo, ad esempio, a tutti coloro che non hanno uno scanner: possono fare una foto col cellulare e mandarci il documento via WhatsApp.
c’è una strada vicinale (sterrata) che passa nella mia proprietà che serviva probabilmente ad accedere ai campi , da circa trent’anni i terreni circostanti sono diventati edificabili e tute le proprietà confinanti hanno accesso a strade asfaltate comunali e Provinciali. Vorrei sapere se in questo caso la strada vicinale può essere chiusa.
Per sapere se puoi impedire a terzi l’accesso alla strada che pur insiste sulla tua proprietà bisogna capirne bene sia la natura giuridica, della strada stessa, sia l’esistenza e la natura di eventuali diritti di terzi, specialmente, come è ovvio, servitù di passaggio sulla medesima.
L’operazione, ovviamente, non è affatto semplice e richiede un lavoro di approfondimento, di solito da parte sia di un avvocato che di un tecnico (geometra, ingegnere civile, architetto, ecc.) non da poco.
Innanzitutto, va verificato che si tratti davvero ancora di una strada vicinale. Di solito, le strade vicinali insistono lungo il confine di diverse proprietà e non all’interno di una proprietà precisa e individuale, anche se questa situazione può essere appunto mutata nel corso del tempo, ad esempio per accorpamento di fondi un tempo appartenuti a diversi proprietari in capo ad uno solo.
Può essere dunque una strada che non ha mai avuto davvero la natura di strada vicinale, può essere che l’avesse in origine ma in seguito l’abbia perduta, può essere infine che sia ancora, davvero, una strada vicinale.
In questo terzo ed ultimo caso, sulla strada insisterebbe un diritto di passaggio a favore della collettività, «impersonificato» nell’ente locale territoriale e cioè il Comune, con la conseguenza che la strada non potrebbe essere chiusa senza il consenso, quantomeno, anche del Comune.
Se la strada, poi, non fosse vicinale, si tratterebbe di una semplice strada privata sulla quale insistono uno o più diritti di servitù di passaggio a favore di terzi. Questi diritti di passaggio non necessariamente si estinguono per il fatto che, col tempo, sono diventate disponibile strade più comode per l’accesso ai fondi. Possono estinguersi per mancato esercizio, ma nel termine di 20 anni, e deve trattarsi di un mancato esercizio effettivo, quindi lo scenario sarebbe quello che si verificherebbe se tu chiudessi adesso e non passasse più nessuno, senza protestare, per venti anni…
A livello strategico, a prescindere anche un po’ dal diritto, ci sono diverse cose che si possono comunque tentare di fare se si vuole andare nella direzione della chiusura della strada, ma è una cosa che si può vedere solo una volta valutato l’interesse in questo senso e ponderati adeguatamente i pro e i contro di una iniziativa del genere.
Ti consiglio di incaricare un bravo avvocato per una prima consulenza al riguardo.
Vi invito a darci un’occhiata, se credete, ci sono tutte le cose che ormai pratichiamo da anni, come il prezzo dimezzato per chi ha basso reddito o per i colleghi avvocati.
Inoltre è chiarita la validità legale di questo tipo di consulenze, con cui si attua il commercio elettronico anche nel settore dei servizi professionali.