Sta decisamente finendo l’emergenza, o psicosi, covid.
Tag: covid
Niente più tribunale, baby.

Il governo dei migliori (sottinteso: malati mentali) con il varo del decreto legge 1/2022, che puoi scaricare e leggere sul blog noinonvaccinati.com, ha previsto, secondo l’interpretazione datane dal ministro della giustizia, che gli avvocati ultracinquantenni non possano più entrare in tribunale, sia per fare le udienze, che, semplicemente, per accedere agli uffici, in mancanza di green pass “rafforzato”, ottenibile solo con vaccinazione o guarigione.
Avendo 52 anni, non essendo né vaccinato né vaccinaturo, soprattutto vedendo i macelli che le persone mi portano in studio quasi tutti i giorni, rientro tra gli avvocati esclusi dalla possibilità di accedere al tribunale e agli altri organi giudiziari.
Mi sembrava giusto dirlo alla generalità del pubblico, anche se in realtà è una cosa di scarsa, se non nulla rilevanza.
Qui di seguito, se vuoi, puoi scaricare la circolare del ministero già cennata.
Già prima di questa novità, andavo, come sanno i miei colleghi e i miei assistiti, pochissimo in tribunale, preferendo dedicarmi alle attività di studio, ricevimento persone, redazione atti e così via.
Come può un avvocato lavorare bene senza andare quasi mai in tribunale?
In realtà, é vero piuttosto il contrario: se vai a perdere tempo in tribunale, spendendo ad esempio una mattinata intera per un’udienza irrilevante di cinque minuti, come puoi fare bene il tuo lavoro?
Ormai da anni la professione forense si fa andando il meno possibile in tribunale, grazie ai processi telematici, che nel nostro ordinamento sono sette (civile, penale, amministrativo, ecc.), fanno sempre bestemmiare, però funzionano e sono utili alla fine, grazie, poi, alle sostituzioni, alle agenzie per le commissioni e così via.
Certo, si perde il contatto coi colleghi, che poi però vedi ugualmente quando ci sono da fare incontri, colloqui e altro, che comunque puoi fare benissimo in studio e che spesso, ultimamente, per ragioni di comodità, avvengono sempre più spesso tramite zoom o altri sistemi video.
É molto raro che sia richiesta la presenza personale di un avvocato e, per contro, ogni avvocato tende ad essere più bravo in una o più fasi dello svolgimento della professione. Ci sono ad esempio legali cui viene meglio parlare coi clienti, altri che si trovano bene nella redazione degli atti e altri ancora cui piace partecipare alle udienze.
Ognuno segue le sue propensioni, a me andare in udienza non è mai particolarmente piaciuto per cui quasi sempre negli ultimi anni mi sono fatto sostituire da colleghi di studio, e a volte anche esterni, che hanno finito per essere molto più bravi di quello che sarei stato io se fossi andato personalmente, conoscendo le abitudini degli uffici e dei magistrati meglio di me, frequentandoli quotidianamente.
Alcune udienze che faccio volentieri, e che posso continuare a fare non essendo richiesto l’accesso agli uffici giudiziari, sono quelle da remoto, che ultimamente, a causa dell’aumento dei contagi, i magistrati hanno ricominciato a disporre. Non è escluso che possa, anzi, anche presentare apposite istanze in questo senso, di svolgimento dell’udienza da remoto stante il mio stato vaccinale con conseguente impossibilità di accedere agli uffici, anche se in molti casi probabilmente non ne varrà la pena.
In conclusione, per me non cambia niente, però mi sembrava corretto parlarne per quelle persone che vogliono lo stesso avvocato anche in udienza, una cosa che comunque quasi mai si riesce a realizzare perché spesso le udienze si sovrappongono e un avvocato non può essere presente a tutte.
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Note dell’episodio.
Un video che spiega cosa potrebbe succedere dopo fine anno, anche nel caso in cui venisse previsto un obbligo vaccinale.
Disponibile anche come puntata del podcast per chi preferisce ascoltare.
Riferimenti.
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Per i lavoratori addetti a RAS, è previsto un obbligo vaccinale come quello dei sanitari: la legge prevede che «dal 10 ottobre 2021 al 31 dicembre 2021, l’obbligo vaccinale si applica, altresì, a tutti i soggetti, anche esterni, che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa nelle strutture di cui all’articolo 1 bis (del DL 44/2021) incluse le strutture semiresidenziali e le strutture che, a qualsiasi titolo, ospitano situazioni di fragilità».
Ciò risulta dal fatto che la L. 24 settembre 2021 n. 133, al comma 1, converte in legge il DL 6 agosto 2021 n. 111 con le modificazioni apportate nell’allegato alla medesima legge – suggerisco di visualizzare il decreto 111 nel suo testo vigente, come si può fare dal sito, ufficiale dello Stato italiano, Normattiva, per avere un testo coordinato.
Questo allegato, ad ogni modo, introduce, in sede di conversione del decreto, un articolo 2 bis del decreto 133, che, a sua volta, non fa altro che introdurre l’art. 4 bis all’ormai celebre decreto legge 1 aprile 2021 n. 44, convertito dalla L. 28 maggio 2021 n. 76,
Questo art. 4 bis riporta l’obbligo vaccinale per i lavoratori di RSA esattamente nei termini dell’art. 2 del DL 10 settembre 2021 n. 122, ora abrogato dalla stessa L. 24 settembre 2021 n. 133.
In sostanza, l’obbligo vaccinale per i dipendenti di RSA non è stato abrogato, ma solo spostato in un altro decreto.
Purtroppo ad oggi quindi l’obbligo vaccinale esiste, l’unico modo per non sottoporsi a vaccinazione è quello dell’esenzione per ragioni di salute, di cui ho parlato tante volte nel blog e per la quale ti rimando ai post precedenti.

Con questo post, ti allego il testo completo della sentenza 7045 del Consiglio di Stato del 20 ottobre scorso, che ha respinto definitivamente il ricorso di un gruppo di sanitari, chiarendo che, almeno a suo modo di vedere, il decreto 44 non presenta profili di incostituzionalità.
Ti consiglio di leggere con attenzione la sentenza, soprattutto la seconda parte.
Puoi scaricarla cliccando qui:
Per commentare la stessa, questa volta ho fatto un video, che puoi vedere qui di seguito
Green pass: facciamo il punto.

Nei giorni scorsi, insieme alla collega avv. Gaia Venturelli, ho fatto il punto sulla situazione del green pass alla trasmissione Life On Air – Storie di Vita Reale.
Se non hai ancora visto il video, ti consiglio di farlo: io e Gaia, stimolati dalle due brave conduttrici, facciamo riflessioni e diamo indicazioni che possono essere utili a molte persone.
Ti consiglio, con l’occasione, di iscriverti sia al blog che al mio canale youtube.

Ultimamente, ricevo molte richieste da parte di clienti che vorrebbero che andassi con loro all’hub vaccinale per difendere le loro posizioni e la libertà di scelta, il loro “diritto” di non farsi vaccinare.
In linea di principio sono disponibile a qualsiasi tipo di assistenza possa essere utile ad una persona, tuttavia ti sconsiglio molto decisamente di operare in questo modo.
Non so se sei mai andato presso un hub vaccinale. Chi fosse andato avrebbe visto tante persone in fila, come in catena di montaggio, in attesa di essere inoculate.
I medici del centro hanno davvero poco tempo e poco aggio di valutare le posizioni e le storie individuali, che per di più non conoscono.
Non si può pretendere che un medico intento a vaccinare in massa le persone sospenda tutto per un’ora o due ogni volta che arriva una persona con una valigia di documenti da esaminare o una lunga storia da ascoltare.
È esattamente per questo che il potere, ad esempio, di concedere l’esenzione dalla vaccinazione è stato concesso dalla legge al medico di base: perché lui ti conosce, sa già, più o meno, o deve sapere, la tua storia e in ogni caso ha più tempo per ascoltarti ed approfondire.
La totalità delle esenzioni che ho ottenuto sino ad ora è stata rilasciata dal medico di medicina generale (MMG, o medico di base), non ne ho nessuna che sia stata rilasciata da un medico dell’hub vaccinale.
Nonostante che alcuni medici di base si ostinino a dire che non sono competenti, in realtà la competenza a dichiarare l’esenzione, e, oltre la competenza, anche e soprattutto la possibilità di fare la diagnosi e la valutazione che ne costituiscono i presupposti, spetta a loro.
Questo è già una prima considerazione che suggerisce come sia inutile andare a tentare di lavorare all’hub vaccinale: è il bersaglio sbagliato, il tuo interlocutore deve essere in primis il medico di base.
Oltre ad essere sbagliato come bersaglio, è sbagliatissimo poi anche come metodo.
Innanzitutto, se ti presenti con un avvocato, indisponi immediatamente e gravemente il medico addetto all’hub.
Se costui avesse avuto un briciolo di disponibilità ad ascoltarti e, magari, addirittura a concedere l’esenzione, stai tranquillo che quella briciola ti viene immediatamente bruciata.
I medici vaccinali fanno un lavoro pesante, non vogliono, come tutti, scocciature o rallentamenti: dover discutere con un avvocato è una delle ultime cose che desiderano.
Anche perché non ha senso, è demenziale.
Infatti, un avvocato – questo ti sembrerà strano, ma è la verità – non ha niente da dire al medico vaccinale.
La normativa in materia è chiara e la conoscono tutti, anche i medici vaccinali.
Quella che si deve discutere è, semmai, la tua situazione sanitaria, per vedere se ci sono i presupposti per un’esenzione o meno.
Quindi su una valutazione sanitaria che cosa dovrebbe dire un avvocato, che non è in grado di distinguere, se glielo metti davanti, l’osso di una gamba da quello di un braccio?
È come andarci facendosi accompagnare dall’idraulico, a meno che tu non pensi che il medico vaccinale possa farsi convincere da eventuali ciarle dell’avvocato sull’incostituzionalità del green pass, dell’obbligo vaccinale e così via.
Il medico vaccinale ti dice che lui applica semplicemente la legge, finché la Corte costituzionale non la dichiara effettivamente incostituzionale, e fa benissimo. Io non ci trovo davvero niente da dire a riguardo, è il comportamento giuridicamente più corretto.
In conclusione, si dice che ci sono solo due cose che vanno sempre in giro in coppia: i carabinieri e i coglioni.
Andando all’hub vaccinale con un il tuo avvocato, o comunque un avvocato, rischieresti di fare, insieme a lui, esattamente la figura del coglione, cosa grave sia in sé sia perché riduce grandemente le tue già scarse possibilità di ottenere un’esenzione.
Un avvocato non lavora andando a fare il pagliaccio all’hub vaccinale, dove si discute di cose di cui non ha la minima competenza. Un avvocato lavora scrivendo lettere di valore ufficiale in cui si fanno valere circostanze accertate da altri medici, come ad esempio referti di specialisti, considerazioni, esami e così via e con le quali si mettono i medici e le istituzioni di fronte alle loro responsabilità in modo documentale e per iscritto.
Se proprio vuoi andare all’hub vaccinale accompagnato da un professionista, cosa che non serve a niente, anzi è solo dannosa, l’unica figura di riferimento utile potrebbe, semmai, essere quella del medico legale.
Se, tuttavia, vuoi evitare di fare vaccate e accrescere le possibilità di ottenere davvero l’esenzione, fai fare una richiesta via pec dal tuo avvocato, nei modi che ti ho già spiegato diverse volte nei precedenti post.
Conclusioni
- Se pensi che questo post possa essere utile a qualcuno, condividilo liberamente, anche sui social, mi fa solo piacere;
- Se vuoi chiedermi assistenza per la richiesta di esenzione o per come affrontare da non vaccinato il prossimo periodo, scrivimi su whatsapp al n. 059 761926;
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Il decreto 127 sul greenpass per l’accesso ai luoghi di lavoro si
applica anche ai lavoratori autonomi?
É controverso.
Controverso significa che una parte dei giuristi ritiene non si
applichi, un’altra parte invece che, al contrario, si applichi.
Cosa significa nella pratica?
Bisogna vedere che orientamento prenderà piede e quale interpretazione
seguirà il prefetto cui le autorità intervenute manderanno la loro
relazione di servizio.
Ti spiego meglio.
Il decreto 127 ha previsto che nessuna delle autorità che intervengono
presso l’azienda possa fare direttamente una multa: esse possono fare
solo una relazione di servizio in cui viene riportato chi c’era in
azienda, che titoli aveva o meno e ogni altra circostanza rilevante.
Questa relazione di servizio viene poi mandata al prefetto per
l’applicazione delle sanzioni del caso.
Questo meccanismo é favorevole perché offre due vantaggi.
Il primo è che nessuno può venire nella tua azienda a tentare di
truffarti dicendo che è venuto per un controllo, che siccome tu o
altri siete dentro senza green pass gli dovete dare del denaro.
Carabinieri, polizia di Stato, polizia locale, guardia di finanza e
altre autorità possono entrare, ma non possono farvi direttamente la
multa.
Questo significa che puoi anche risparmiarti di chiedere tesserini: la
presenza di un falso membro delle forze dell’ordine é inutile, quindi
questo tipo di truffe é difficile che si diffonda – ovviamente se le
persone avranno le informazioni giuste, come quelle di questo post, e
non le vaccate.
Il secondo vantaggio di questo duplica passaggio accertamento più
applicazione della sanzione é che crea uno spazio per difenderti.
Una volta che avrai subito un controllo da parte delle autorità, che
avranno spedito al prefetto la loro relazione di servizio, prima
dell’irrogazione della sanzione da parte dello stesso potrai
intervenire nel procedimento e dare la tua versione dei fatti.
Se ti avranno ad esempio fatto la multa come autonomo potrai scrivere
e depositare – rigorosamente con l’aiuto di un avvocato, non fare il
costituzionaleso – una «memoria», cioè uno scritto a tua difesa in cui
sostieni, con dovizia di argomenti, che la normativa del 127 non si
applica agli autonomi.
Anche per le aziende in cui, come consiglio di cercare di fare, sono
previsti controlli a campione, ci possono essere discreti spazi di
difesa dopo un controllo da parte delle autorità.
Se il documento ex decreto 127, che ogni azienda deve redigere entro
il 15 di cui ti ho parlato nel precedente post, prevede i controlli
all’ingresso, é ovvio che se un dipendente viene trovato all’interno
senza titolo ci sono pochi cazzi.
C’è molto più margine se il metodo dei controlli é invece quello a
campione, per evidenti motivi: i dipendenti controllato sono stati
altri o il controllo doveva ancora essere eseguito.
Per questo ti ripeto se hai un’azienda è bene che il documento ex
decreto 127 lo scrivi con l’assistenza di un avvocato, dopo aver ben
ponderato ogni aspetto in relazione alla situazione della tua azienda
stessa.
Ok, adesso ci fermiamo un attimo io e te.
Spero che tu sia riuscito a seguirmi bene fino a qui, perché le cose
che ti ho detto sono molto importanti e rilevanti in molti casi.
Ora ti chiudo la necessaria parentesi e torno alla questione iniziale.
Il lavoratore autonomo per entrare nella sua azienda deve avere il
green pass come devono averlo i dipendenti?
É controverso, come ti dicevo.
Non manca chi ritiene di sì, ma io penso di no e ti spiego quali sono
i motivi che mi fanno propendere per questa tesi.
Innanzitutto, c’è un argomento letterale. Il decreto 127 parla
espressamente di «datore di lavoro». Questa é inequivocabilmente
un’espressione che si riferisce al lavoro dipendente. Gli autonomi –
imprenditori, liberi professionisti – non hanno mai un «datore di
lavoro».
Sì, su facebook le teste fresche scrivono che sono il datore di lavoro
di loro stessi, ma questa è solo una battuta priva di qualsiasi
significato tecnico, per dire che uno fa il dj o la rappresentante di
pentole.
Nel mondo del diritto, quello vero, non quello dei decretolesi, il
datore di lavoro ce l’hanno solo i lavoratori dipendenti.
Oltre a questo argomento, ce n’è un altro molto significativo. Se
ipotizzassimo che anche gli autonomi fossero soggetti alle regole del
decreto 127, chi dovrebbe fare i controlli al momento dell’accesso?
Un funzionario del governo, che evidentemente quel giorno aveva
mangiato pesante, e magari da piccolo era pure caduto dal seggiolone,
ha scritto una FAQ – si scrive effe,a,qu e si pronuncia fuck, proprio
come vaffanculo – sul sito del governo dove giulivamente sostiene che,
sì, il decreto 127 si applica anche agli autonomi e, poi – che
problema c’è? – che i controlli all’accesso sono fatti dagli stessi
soggetti incaricati dall’imprenditore di fare i controlli
all’ingresso.
Il mio mite parere é che questa FAQ non valga un cazzo.
Ti faccio subito il mio esempio.
Io, grazie a Dio, ho un’impiegata, che Dio davvero me la conservi.
Quindi io dovrei scrivere il documento ex decreto 127, incaricare lei
di fare i controlli di chi entra (non sarebbero i clienti, ma gli
artigiani che venissero a lavorare presso il mio studio, ad esempio il
tecnico della caldaia).
Dunque, la mia impiegata, al mattino, dovrebbe controllare il mio
diritto di entrare nel mio studio? E se non ho il green pass perché
non ho il tampone o é scaduto mi lascia fuori dal mio studio,
lavorando nel quale prendo i soldi per pagarle lo stipendio?
Ma io butto a mare Draghi e tutta l’Unione Europea piuttosto di
sposare una conclusione così demenziale.
Dunque la prima ragione per cui il decreto 127 non si applica agli
autonomi é che accogliere l’interpretazione contraria porterebbe a
conseguenze inique e paradossali, cosa che, se le leggi devono avere
un senso, anche pratico, non può mai essere.
E la FAQ allora? É scritta sul sito del governo, é una fonte ufficiale.
Ti dò una notizia.
Le uniche fonti ufficiali sono quelle normative. Le FAQ, legalmente,
non hanno alcun valore.
Hanno lo stesso valore delle circolari: atti scritti da buoni
funzionari che cercando di aiutare le persone a capire come devono
essere interpretate le leggi, ma che non sempre purtroppo raggiungono
esiti lusinghieri e apprezzabili.
Le uniche fonti giuridiche valevoli per i magistrati e i prefetti sono
i testi normativi, cioè, detto in altri termini, un giudice o un
prefetto può sbattersene altamente sia di circolari che tanto più di
FAQ e decidere i casi che gli sono sottoposti facendo riferimento a
come secondo lui e lui solo devono essere interpretati i testi
normativi.
Diciamo che circolari e FAQ propongono un’interpretazione che gli
operatori giuridici sono liberi di seguire, se la trovano convincente,
o, al contrario, disattendere se la trovano poco convincente ovvero,
come la trovo io in questo caso, una vera e propria cazzata.
Quindi in conclusione cosa devi fare tu che sei un lavoratore autonomo?
In conclusione, devi scegliere tu.
Sai che se entri nella tua azienda senza green pass e viene un
controllo, il prefetto della tua zona potrebbe sposare la tesi
sfavorevole, secondo cui il green pass si applica anche agli autonomi,
e farti una multa – che ovviamente poi puoi tentare di impugnare per
vedere se la magistratura é di diverso avviso.
Oppure potresti trovare un prefetto che segue l’interpretazione
opposta e non ti fa nessuna multa.
La garanzia non ci può essere, per cui ognuno deve scegliere cosa
fare, sulla base delle informazioni corrette che ti ho qui fornito.
Io di sicuro non vado a farmi un tampone ogni due giorni per farmi poi
controllare dalla mia impiegata se posso entrare nel mio studio,
Draghi, Speranza e Brunetta hanno visto un film alla radio.
Io entro nel mio studio tutti i giorni per fare il mio lavoro e vaffanculo ?
Tra l’altro noi avvocati per espressa previsione del decreto 127
possiamo andare in tribunale, che é letteralmente un mercato con gente
ammassata in ogni dove, senza green pass, quindi dovremmo viceversa
averlo per ricevere una o due persone alla volta in studio?
Due colleghi del CNF hanno pubblicato uno “studio” in cui sostengono
candidamente questo, ma, di nuovo, questo studio, come tutti gli
studi, non vale un cazzo: come le FAQ, come le circolari, propone solo
un’interpretazione, che può benissimo non essere condivisa e io non la
condivido affatto perché è una boiata ed è per di più in
contraddizione col resto del decreto 127, anche sotto il profilo
teleologico di cui all’art 12 delle preleggi.
Spiace che le nostre istituzioni forensi abbiano perso un’occasione
per aiutare la categoria, cogliendone invece una oer dimostrarsi
conformiste come da lunga tradizione.
Ti chiudo anche questa parentesi, che però serviva per darti un
ulteriore dettaglio circa l’assurdità di quella tesi che vorrebbe il
green pass applicabile anche agli autonomi.
Queste sono le osservazioni corrette in diritto, se conosci qualche
autonomo mandagli pure il post perché nel marasma attuale, in cui
ognuno fa a chi la spara più grossa, é importante avere informazioni
fondate, di qualità e soprattutto sulle quali fare affidamento.
Evviva noi
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Tolgono la libertà e il lavoro a milioni di persone ma gli indagati
sottoposti a perquisizione sono 4 poveretti che hanno avuto l’ardire
di criticarli, magari un po’ pesantemente, sui social.
Certo, perché quella dei 4 poveretti é addirittura una «campagna
d’odio» (queste le parole del corriere del siero), mentre chi scrive e
promulga una normativa liberticida, che non ha nessun altro paese al
mondo e che non c’era nemmeno ai tempi del fascismo, è mosso invece da
puro amore.
Ovviamente i media dalla parte di chi stanno?
Però non è una dittatura, no.
Tranquillo.
«Dalle prime ore di questa mattina, la Digos di Roma e la polizia
postale stanno effettuando 4 perquisizioni personali e informatiche
nei confronti di altrettante persone residenti in varie città del
territorio nazionale. Sarebbero loro ad aver avuto un ruolo
significativo nella campagna d’odio, veicolata sul web anche
attraverso insulti e minacce, nei confronti del presidente del
Consiglio, Mario Draghi, in seguito alle misure adottate per il
contenimento della pandemia.»
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La proroga delle esenzioni dalla vaccinazione covid conferma che quella di
richiedere in prima battuta appunto l’esenzione é la strategia migliore,
ovviamente per quelle persone che presentano una o più patologie.
Molti mi chiedono per quali patologie si può ottenere l’esenzione, ma é una
domanda che non ha senso.
Non esiste una patologia, a parte l’intolleranza a una delle sostanze
contenute in tutti i vaccini disponibili, che consenta di ottenere
automaticamente l’esenzione.
Va sempre considerata la situazione sanitaria della singola persona.
Ci sono certamente dei precedenti e ti potrei, altrettanto certamente,
parlare delle patologie per cui l’hanno ottenuta alcuni miei clienti, ma il
discorso non avrebbe alcun senso.
Ogni situazione é diversa.
Oltre a variare per età, sesso, condizioni personali, molti soggetti
presentano un cumulo di patologie che, appunto assommate tra loro, hanno
indotto i sanitari a concedere l’esenzione, quando invece, se si fossero
presentate isolatamente, l’esenzione non sarebbe stata concessa.
Ribadisco che é difficile ottenere l’esenzione, nella mia esperienza la
media é di un caso su dieci, ma in molte situazioni vale ugualmente la pena
di tentare, sia per ragioni di tutela individuale che per ragioni, più
ampie, di sistema, tanto per non subire passivamente l’imposizione di
questo sistema senza alcuna logica né fondamento.
Nella PEC con cui chiedo la concessione dell’esenzione menziono sempre
l’attività lavorativa esercitata dal soggetto che la richiede, perché
questo serve a qualificare il danno che si determina nel momento in cui
l’esenzione non viene concessa e la persona rischia di perdere l’accesso al
luogo di lavoro.
La richiesta viene mandata al medico di base, che a mio giudizio, a mente
della normativa vigente, é il soggetto primariamente tenuto alla
valutazione della situazione personale del richiedente, e comunque all’ASL
di riferimento per il territorio.
Le stesse ASL, nel riscontrare alcune richieste, hanno confermato per
iscritto la competenza dei medici di base, che naturalmente i medici non
vorrebbero avere, come sempre accade, ma che purtroppo incombe su di loro,
sia perché lo dice la normativa, sia perché sono quelli che possono
conoscere meglio la storia del paziente.
L’esenzione, quando viene concessa, può rivelarsi molto importante
specialmente se un domani venisse approvato per legge un generale obbligo
vaccinale, come secondo alcuni analisti potrebbe capitare nel 2022,
ottenute le autorizzazioni da parte delle agenzie del farmaco che sino ad
ora sono mancate.
É un modo, infatti, per risolvere il problema piuttosto alla radice.
Purtroppo non ci sono soluzioni definitive, se le avessi diventerei
milionario nel giro di poche settimane.
Al momento é importante tentare quel che si può tentare, prendere tempo,
arrivare bene comunque a fine per vedere poi che cosa succede.
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