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Come farsi indennizzare le migliorie all’immobile dall’ex convivente?

avrei bisogno di sapere se posso avere qualche diritto per questa situazione:
io ho convissuto con una persona per 3 anni, dalla fine del 2010 ad agosto 2013, appena io e il mio compagno abbiamo deciso di convivere,(premetto la casa era di sua proprietà lasciata dai suoi genitori) abbiamo incominciato a farci dei lavori di ristrutturazione e abbiamo comprato i mobili,(cucina salotto,2 bagni camera da letto) tutto a carico mio,( ho versato 35 mila euro mentre lui solo 3000 euro) finendo di sistemare il tutto nel dicembre del 2011.Adesso non convivendo piu e non usufruendo piu di niente, indipendentemente da questo posso chiedere dei soldi?? il mio ex mi ha detto che i mobili sono svalutati e che a livello giuridico non mi toccherebbe niente…ma tutte le spese da me sostenute( spesa per mangiare bollette,oggetti per la casa )per tutti e 3 gli anni non contano niente?

Le spese per la conduzione del menage familiare sono obbligazioni naturali, ne abbiamo già parlato tante volte nel blog e puoi fare una ricerca al suo interno sul tema: non sei tenuta ad affrontarle, ma una volta che le elargisci non puoi più chiederne la restituzione. È ovvio che sia così, altrimenti ogni volta che finisce una convivenza ci sarebbe da andare a regolare i conti delle «spese» fatte, anche solo per il cibo, per anni addietro e la cosa non avrebbe il minimo senso.

Per quanto riguarda i mobili, invece, e le addizioni o miglioramenti che hai fatto nella casa che è poi rimasta a lui, hai un credito. Nel primo caso, corrispondente alla metà del valore di mercato dei mobili; nell’altro caso, corrispondente all’aumento di valore dell’immobile, sempre diviso due. Ovviamente, queste misure devono essere quantificate, di solito ci si rivolge ad un tecnico, come potrebbe essere un mobiliere o, rispettivamente, un geometra, ma la cosa più importante è che ci sia la disponibilità ad un accordo bonario, perché instaurare liti su cose di questo genere diventa abbastanza oneroso.

Fa eccezione solo il caso in cui le opere eseguite insieme siamo di notevole importanza, come ad esempio nel caso in cui una casa, di proprietà di uno solo dei conviventi, sia stata addirittura interamente ristrutturata. In un caso di questo genere, che mi è capitato di seguire di recente, per la quantificazione del valore degli interventi abbiamo fatto un ricorso ex art. 696 bis cod. proc. civ..

In conclusione, credo che dovresti inviare una diffida al tuo ex convivente con le tue richieste.

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Come farsi indennizzare le migliorie all’immobile dall’ex convivente?

avrei bisogno di sapere se posso avere qualche diritto per questa situazione:
io ho convissuto con una persona per 3 anni, dalla fine del 2010 ad agosto 2013, appena io e il mio compagno abbiamo deciso di convivere,(premetto la casa era di sua proprietà lasciata dai suoi genitori) abbiamo incominciato a farci dei lavori di ristrutturazione e abbiamo comprato i mobili,(cucina salotto,2 bagni camera da letto) tutto a carico mio,( ho versato 35 mila euro mentre lui solo 3000 euro) finendo di sistemare il tutto nel dicembre del 2011.Adesso non convivendo piu e non usufruendo piu di niente, indipendentemente da questo posso chiedere dei soldi?? il mio ex mi ha detto che i mobili sono svalutati e che a livello giuridico non mi toccherebbe niente…ma tutte le spese da me sostenute( spesa per mangiare bollette,oggetti per la casa )per tutti e 3 gli anni non contano niente?

Le spese per la conduzione del menage familiare sono obbligazioni naturali, ne abbiamo già parlato tante volte nel blog e puoi fare una ricerca al suo interno sul tema: non sei tenuta ad affrontarle, ma una volta che le elargisci non puoi più chiederne la restituzione. È ovvio che sia così, altrimenti ogni volta che finisce una convivenza ci sarebbe da andare a regolare i conti delle «spese» fatte, anche solo per il cibo, per anni addietro e la cosa non avrebbe il minimo senso.

Per quanto riguarda i mobili, invece, e le addizioni o miglioramenti che hai fatto nella casa che è poi rimasta a lui, hai un credito. Nel primo caso, corrispondente alla metà del valore di mercato dei mobili; nell’altro caso, corrispondente all’aumento di valore dell’immobile, sempre diviso due. Ovviamente, queste misure devono essere quantificate, di solito ci si rivolge ad un tecnico, come potrebbe essere un mobiliere o, rispettivamente, un geometra, ma la cosa più importante è che ci sia la disponibilità ad un accordo bonario, perché instaurare liti su cose di questo genere diventa abbastanza oneroso.

Fa eccezione solo il caso in cui le opere eseguite insieme siamo di notevole importanza, come ad esempio nel caso in cui una casa, di proprietà di uno solo dei conviventi, sia stata addirittura interamente ristrutturata. In un caso di questo genere, che mi è capitato di seguire di recente, per la quantificazione del valore degli interventi abbiamo fatto un ricorso ex art. 696 bis cod. proc. civ..

In conclusione, credo che dovresti inviare una diffida al tuo ex convivente con le tue richieste.

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Cosa posso fare se la mia casa nuova presenta problemi di infiltrazioni e umidità?

Ho comperato un appartamento nuovo, dopo che ci sono entrato con la mia famiglia si sono verificati problemi di infiltrazioni e macchie di umidità sui muri e soffitti, come posso tutelarmi?

La cosa migliore è inviare subito alla sede legale del costruttore una raccomanda a ricevuta di ritorno o pec in cui si denunciano i vizi presenti nell’appartamento e se ne richiede l’eliminazione entro 7 giorni dal ricevimento della stessa, prospettando, in mancanza, il ricorso alle vie legali. La sede legale dell’impresa costruttrice è necessariamente indicata nel rogito di acquisto, in mancanza si può comunque rintracciarla con una visura presso la camera di commercio o una semplice ricerca sul sito infoimprese, dove è pubblicato anche l’indirizzo pec.

Se, a seguito del ricevimento della raccomandata, il venditore non interviene entro una settimana o due sistemando il problema, è meglio non attendere oltre, anche di fronte a promesse di futuri interventi, e procedere con un procedimento di accertamento tecnico o, ancora meglio, con il nuovo metodo, entrato da poco in vigore, della Consulenza Tecnica Preventiva al fine della composizione della lite, prevista dall’art. 696 bis del codice di procedura civile. Con questo sistema, si può ottenere subito una Consulenza Tecnica d’Ufficio valida a tutti gli effetti, senza bisogno di iniziare prima il giudizio ordinario. Si tratta di un risparmio di tempo valutabile in diversi anni, se si considera che la durata media di una causa, in Tribunale a Modena, è di 7-8 anni e che, prima che venga nominato un tecnico in seno ad una causa già iniziata, devono solitamente trascorrere almeno 4 anni.

Praticamente, dunque, il danneggiato può chiedere che venga immediatamente nominato un tecnico (solitamente un geometra o un ingegnere civile) da parte del giudice. Il tecnico prescelto, dopo aver effettuato un sopralluogo, farà, entro poco tempo, una propria relazione che servirà ad accertare ufficialmente la presenza dei problemi all’interno dell’appartamento e, soprattutto, le loro cause, senza che poi, relativamente agli stessi e soprattutto alla loro origine, possano insorgere contestazioni.

Dopo il deposito della relazione possono poi succedere due cose: o le parti non si accordano, oppure, all’opposto, raggiungono un accordo. Nel primo caso, il danneggiato resterà comunque libero di procedere giudizialmente nei confronti del costruttore, con il vantaggio di avere velocizzato moltissimo la causa, avendo già “in mano” l’accertamento fondamentale alla base della stessa e cioè la consulenza tecnica. Nel secondo caso, invece, il problema sarà in fatto risolto. Al riguardo c’è da dire che molto spesso, in effetti, i costruttori, se le loro responsabilità vengono accertate, preferiscono raggiungere un accordo piuttosto che subire un giudizio civile, cui comunque si può dar luogo se tramite l’accertamento preventivo non si è riusciti ad ottenere nulla di concreto. Lo stesso tecnico incaricato dal giudice ha, per legge, il dovere di tentare la conciliazione tra le parti, che sarà comunque molto stimolata dalle conclusioni del tecnico stesso, destinate come tali ad avere importanza fondamentale.