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Comune vuole il nostro terreno per una ciclabile: è corretto?

DOMANDA – il comune ha iniziato procedura di esproprio su diversi fondi agricoli, per la realizzazione di una pista ciclabile. Nel tratto di strada comunale interessato sfocia una strada vicinale consorziata. Per il piccolo tratto di strada vicinale interessata (35 mq), il comune ha previsto una occupazione permanente per la quale prevede un piccolo indennizzo. (Dicono che trattandosi di strada vicinale consorziata ad uso pubblico non è possibile procedere con esproprio) L’ufficio tecnico, interpellato dal presidente del consorzio, sostiene che sia necessario stipulare un rogito come se si trattasse di un esproprio e che in tale atto debba intervenire, come parte in causa, il presidente e non i 2 frontisti interessati. È tutto corretto?

— RISPOSTA – Per valutare correttamente una situazione come questa bisognerebbe approfondire ben di più di quello che è consentito in questa sede, soprattutto esaminando i provvedimenti ablatori e di diverso tipo adottati dal comune.

Volendo comunque tentare, per quanto possibile, una lettera della situazione stessa, la mia sensazione è che, espropriazioni a parte, nel caso in questione il comune abbia scelto di procedere non con mezzi appunto ablativi ma secondo le regole del diritto comune.

Il diritto privato, lo stesso ad esempio che utilizzi tu quando, sempre ad esempio, acquisti o vendi una casa o compi infinite altre operazioni di rilievo legale, può essere usato anche dagli enti pubblici, che in effetti lo usano correntemente, limitandosi ad adottare provvedimenti d’autorità solo nei casi in cui è, per qualche ragione, conveniente.

Per questo motivo, siete stati invitati ad un rogito cioè ad un contratto di compravendita con cui cedete l’area in questione al comune.

Sono operazioni che si fanno comunemente, quanto al metodo; quanto alla convenienza per te e per gli altri soggetti interessati, occorrerebbe valutarne con precisione i contenuti.

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Cavalcaferrovia non ben progettato: che fare?

Vicino alla nostra cascina c’è una strada demaniale a uso pubblico con traffico realmente ridotto e quasi esclusivamente agricolo, interrotta da un passaggio a livello ferroviario. Nell’ambito dell’eliminazione dei PL da parte di RFI ci è stato sottoposto un progetto di cavalcaferrovia sproporzionato, ma soprattutto fuori logica per il rispetto dei terreni che attraversa (più lungo di quello che potrebbe essere e che rovina i terreni attraversandoli a metà senza alcuna considerazione dei confini). Abbiamo scritto più PEC a RFI proponendo altre direzioni con minor uso del terreno (e probabilmente meno costi) ma non abbiamo mai avuto risposta. Ora il comune ci ha dato l’opera per definitiva e in procinto di partire (nonostante un incaricato RFI mi abbia detto a voce che sono ancora possibili variazioni). Inoltre il comune non ha effettuato impatto ambientale su tale opera essendo su una strada non provinciale.

In risposta alla situazione descritta:

1) RFI deve essere messo in guardia, magari con una diffida, circa la scelta di un cavalcaferrovia sproporzionato, poiché potrebbe compromettere i terreni attraversati e danneggiare la proprietà delle persone coinvolte. RFI deve essere consapevole delle leggi in materia di impatto ambientale e deve prendere in considerazione le possibili conseguenze negative che potrebbero derivare dall’utilizzo di un cavalcaferrovia sproporzionato.

2) RFI deve considerare le alternative proposte dalle parti private, poiché potrebbero avere meno impatto sui terreni attraversati, con conseguente risparmio di costi. RFI deve valutare attentamente tutte le alternative proposte, prendendo in considerazione non solo gli aspetti economici, ma anche quelli ambientali ed etici.

3) Il comune non ha effettuato un’analisi ambientale sull’opera, in violazione delle leggi relative all’impatto ambientale. Ciò comporta una ben possibile responsabilità nei confronti delle persone colpite dagli effetti dell’opera, che devono essere adeguatamente tutelate.

4) La mancanza di risposta da parte di RFI alle proposte alternative suggerisce una mancanza di volontà di considerare altre possibilità. In tal caso, RFI è tenuto a prendere in considerazione le proposte alternative e a fornire una spiegazione dettagliata delle ragioni per cui le stesse non sono state prese in considerazione.

5) La decisione del comune di procedere con l’opera nonostante le possibili variazioni suggerite da un incaricato RFI potrebbe forse essere considerata un «abuso di potere». In tal caso, le persone interessate potrebbero ricorrere al tribunale per richiedere un risarcimento per i danni subiti.

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Strada vicinale e manutenzione: chi deve, chi può, farla?

nel caso di una strada vicinale ad uso pubblico la cui manuntezione ordinaria non avviene da parte del frontista, può un singolo utente o un gruppo di utenti (che usano la strada per raggiungere la propria abitazione ma non sono frontisti) occuparsi della manutazione ordinaria della strada?
Nel nostro caso siamo 8 famiglie che non potendo più percorrere la strada vorrebbero a loro spese apportare una sistemazione ordinaria
Un singolo frontista può opporsi a lavori di manutenzioni ordinaria tipo chiusura buche e pulizia canali di scolo acque?
in che modo il frontista può opporsi? lettera? diffida?…

La situazione giuridica della strada vicinale ad uso pubblico è duplice.

C’è innanzitutto, tra i privati comproprietari, i frontisti, un comunione ordinaria basata sul noto concetto delle quote, così come si potrebbe avere per la parte comune di un condominio.

Poi c’è la partecipazione del comune, quale ente territoriale di riferimento, in virtù della titolarità di un diritto di passaggio pubblico, a vantaggio cioè della collettività.

Quando c’è bisogno di intervenire per la manutenzione di un’opera o bene oggetto di una situazione giuridica del genere chi dovrebbe intervenire? Ulteriormente, in caso di inerzia di chi sarebbe tenuto a intervenire, chi può eventualmente sostituirsi ad esso?

Le risposte non sono così facili e scontate e richiederebbero un approfondimento di un certo spessore.

Innanzitutto, è stato costituito il consorzio per la gestione e la manutenzione della strada vicinale, così come previsto dalla legge?

Le risposte, ancora, sono molto diverse a seconda che questo ente sia già stato costituito o meno e, in caso negativo, se si intenda costituirlo.

Naturalmente, i beni oggetto di comunione si amministrano, e manutengono, a maggioranza dei comunionisti, ma nelle strade vicinali la situazione è sempre più complicata.

A livello strategico, al netto di questo approfondimento che sarebbe da fare, suggerirei di inviare intanto una diffida a tutti i frontisti e all’ente territoriale, cioè al comune, in cui si rappresenta bene la situazione di necessità di manutenzione e si chiede di intervenire.

A questa diffida, trattandosi di una strada ed essendoci aspetti tecnici, non sarebbe male allegare una relazione, anche breve, redatta appunto da un tecnico, con anche un sintetico repertorio fotografico, con il duplice scopo di corroborare maggiormente la diffida ed iniziare a formare un principio di prova a favore.

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