Categorie
diritto

Compenso a percentuale e rinuncia a incarico dell’avvocato: cosa pago?

il mio avvocato ed io abbiamo avuto un battibecco e lui ora non vuole piu’ difendermi, ma mi chiede 1300 euro per le competenze, mentre eravamo rimasti d’accordo che la sua percentuale era del 10% . La causa è contro un dottore che mi ha curato male ed ho dovuto sottopormi di nuovo alla rottura e ingessamento del polso rotto.

Le interruzioni del mandato, sia per iniziativa del cliente che del legale, sono un po’ il punto debole dei contratti con compenso a percentuale, sistema di tariffazione sul quale ti invito innanzitutto comunque a leggere la scheda apposita.

Accordarsi affinché il legale determini i suoi compensi in ragione di quanto ricavato, ad esempio come nel tuo caso il 10% dello stesso, sembra una buona idea all’inizio, ma si deve pensare anche alle varie eventualità che possono accadere durante lo svolgimento del rapporto, tra cui segnatamente la rinuncia o la revoca del mandato.

Qui, infatti, si tratta di conciliare diverse esigenze. Da un lato non si può pensare né che il cliente venga privato del suo diritto di revocare il mandato all’avvocato né che l’avvocato possa non essere libero di rinunciare: ogni incarico professionale è delicato e fiduciario, per cui ognuna delle due parti deve rimanere libera di interromperlo quando lo ritiene opportuno.

Però c’è il problema, in quei casi, di determinare il compenso dell’avvocato per il lavoro svolto sino all’interruzione, svolto peraltro spesso oltre che gratuitamente, in base agli accordi, magari anche con anticipo di spese.

Proprio per questi motivi, sin da quando ho iniziato a praticarli, anni fa, tutti i miei contratti con compenso a percentuale prevedono dei meccanismi di determinazione del compenso in caso di interruzione del rapporto professionale, con apposite clausole.

Questo sarebbe stato ciò che avreste dovuto fare anche voi, prevedere u sistema «paracadute» di determinazione del compenso destinato ad operare in tutti i casi in cui la pratica per qualsiasi motivo non fosse stata portata a termine.

Chiaramente, meccanismi del genere sono irrinunciabili anche per i legali stessi. Se non ci fossero, un cliente in mala fede potrebbe far svolgere tutto il lavoro ad un legale promettendogli una percentuale del 20% a lavoro finito, revocargli il mandato due giorni prima di conseguire il pagamento e terminare la pratica da solo o con un altro legale che si accontenta magari del 5%, beneficiando così illegittimamente di tutto il lavoro svolto dal primo legale.

Per cui mi stupisco sempre quando vedo contratti fatti da altri legali che non menzionano alcunché al riguardo.

Ad ogni modo, chiudendo questa digressione, quello che devi fare tu a questo punto è definire la cosa in via negoziale, sempre che non sia possibile riuscire a chiarirti con il tuo legale e continuare il lavoro con lui, cosa che sarebbe sicuramente preferibile. Se non riusciste a trovare un accordo, temo proprio che in materia si dovrebbero applicare i parametri forensi.

Come spunto, ti suggerisco di leggere anche la nostra scheda pratica sulla malpractice o responsabilità professionale medica.

Categorie
diritto

Responsabilità medica: come individuare i responsabili?

Un paziente viene colto da aneurisma, al PS viene dato il cod. Rosso, e senza allertare il 118 (come da protocollo), con ambulanza propria viene trasportato in una clinica non accreditata alle emergenze cardiologica, dove aspetta11 ore x intervento, il decesso avviene dopo 21 giorni. Da parte medica sono individuate responsabilità, sia x ospedale x aver interrotto la catena del soccorso e invio alla clinica non adeguata, mentre la clinica x il ritardo che ha fatto perdere le chance di vita, Lei chi chiamerebbe in causa?

Nei problemi di tipo sanitario, la individuazione precisa del soggetto responsabile è sempre piuttosto problematica, perché nel trattamento di un paziente spesso «mettono le mani» più sanitari, parasanitari, istituti diversi.

La prima valutazione delle responsabilità deve essere comunque fatta da un medico legale, sulla base dell’analisi della patologia specifica e quindi della legislazione e dei protocolli applicabili in base alla stessa.

Il discorso purtroppo non può essere sviluppato in generale, ma deve essere condotto in concreto sulla base per lo più di quello che era diagnosticabile e prevedibile, con il famoso criterio della prognosi postuma, al momento in cui sono stati decisi i vari trattamenti in luogo magari di altri più consoni.

La valutazione finale, poi, circa i soggetti da coinvolgere nel giudizio di risarcimento spetta all’avvocato, ma viene sempre svolta sulla base delle considerazioni di partenza del medico legale.

Ti consiglio pertanto di acquistare una consulenza medico legale, specificando o facendo specificare dall’avvocato che ti segue che il consulente dovrà pronunciarci anche sul novero dei soggetti a suo giudizio responsabili.

Il problema va valutato e risolto con attenzione perché citare in giudizio un soggetto che poi non si rivela avere alcuna responsabilità può essere fonte di condanna alle spese legali.

Ti consiglio comunque di leggere con attenzione la nostra scheda sulla responsabilità medica.

Categorie
diritto

La struttura sanitaria è responsabile se il paziente cade dal letto?

un paziente che sia ricoverato in un struttura sanitaria pubblica e riporti una o più cadute all’interno del nosocomio, in seguito alle quali debba sottoporsi ad intervento di protesi d’anca, ha diritto ad un risarcimento (specie se i paramedici non hanno apposto i necessari presidi protettivi -sponde – al letto dove il malato giaceva) ?. Se poi, non come conseguenza diretta,in mancanza cioè di nesso causale, il paziente muore pochi giorni dopo l’intervento per infarto o arresto cardiocircolatorio, l’eventuale risrcimento aumenta?

Bisognerebbe vedere meglio le circostanze del caso, sotto il profilo, soprattutto, del tipo di patologia per cui il paziente era stato ricoverato e se era tale da richiedere o consigliare in modo particolare una sorveglianza o un presidio atto ad impedire le cadute dal letto.

In un caso che abbiamo seguito come studio, abbiamo conseguito il risarcimento per un paziente che ricoverato per un episodio depressivo si era buttato dalla finestra dell’ospedale. In quel caso, mi sembra che fosse evidente il particolare dovere di sorveglianza o di adozione di precauzioni in capo alla struttura.

Per quanto riguarda il danno da decesso, come farebbe ad essere risarcibile o anche solo ad aumentare la quantificazione di quello eventualmente ancora risarcibile se manca o comunque non è dimostrabile l’esistenza del nesso causale?

Può essere un argomento di convincimento in sede di negoziazione, al massimo.

Il mio consiglio è quello di provvedere ad acquisire, se già non lo avete fatto, una perizia medico legale da un bravo professionista del settore.

Categorie
diritto

Responsabilità medica o malpractice: sempre più frequente.

Errori medici, la guerra dei pazienti. In un anno 28mila richieste danni da Repubblica del 23.9.2008

ROMA – Operazioni sbagliate, errori nella somministrazione dei farmaci, diagnosi mancate: in dieci anni in Italia le denunce dei cittadini contro i medici e gli ospedali sono aumentate del 66%. Secondo l’Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, si è passati da 17mila danni segnalati nel 1996 a 28mila nel 2006. Per reggere l’urto delle richieste dei cittadini le Regioni stipulano polizze per la responsabilità civile in campo sanitario per un totale di circa 500 milioni di euro l’anno.

Dietro al boom ci sono vari motivi, spesso non classificabili come malasanità. Lo dice lo stesso organismo autore dello studio, indicando tra l’altro “una maggior consapevolezza dei propri diritti da parte dei malati” che li spingerebbe ad una conflittualità più marcata. Denuncia inoltre non vuol dire automaticamente colpa: restano una minoranza i casi in cui si arriva ad un risarcimento. Secondo il Simpas, sistema informativo ministeriale sulle polizze assicurative in sanità, i soldi vengono riconosciuti in un terzo dei casi. E arrivano tardi, anche a causa della lentezza dei processi. Sempre secondo Ania nel 2006 era stato liquidato solo il 68% del valore dei sinistri provocati per errore medico dieci anni prima. La media dei rimborsi è tra i 25 e i 30mila euro.

Mentre il ministro alla pubblica amministrazione Renato Brunetta parla con una certa frequenza di “macellai” tra i chirurghi, le Regioni e il governo si organizzano per disporre di un sistema di “risk management”, cioè di controllo dell’errore in corsia. “Le realtà più avanzate sono l’Emilia, la Toscana, la Lombardia, il Veneto e il Friuli – spiega Gianmario Raggetti, professore all’Università politecnica delle Marche e responsabile del Simpas – Riguardo alle denunce, è vero che in un decennio c’è stato un aumento, ma negli ultimi anni registriamo numeri abbastanza costanti”. In molti casi i contenziosi possono essere risolti senza processo, quando assicurazione e danneggiato si accordano.

“Secondo le nostre stime succede nel 25% delle segnalazioni – dice ancora Raggetti – Bisogna considerare inoltre che quando le questioni vanno avanti per via penale o civile, le sentenze definitive riconoscono un risarcimento al 6% di chi lo ha chiesto. Le Regioni veramente all’avanguardia classificano anche gli errori non denunciati. Rilevarli fa acquisire una cultura del rischio che serve poi ad contenere gli sbagli”. Tra le realtà con il migliore controllo della situazione c’è la Toscana. “Quando si parla di aumento di denunce bisogna tenere conto anche del fatto che l’attività sanitaria è cresciuta negli ultimi dieci anni – spiega Riccardo Tartaglia responsabile del Centro gestione rischio clinico della Regione – Inoltre c’è stato un aumento dell’aspettativa dei pazienti, a volte superiore alle possibilità della medicina. Noi spendiamo ogni anno 40 milioni di euro in assicurazioni ma visto che il 60% dei risarcimenti sono per cifre sotto i 2mila euro, stiamo avviando un progetto per aumentare il numero di conciliazioni dirette tra aziende sanitarie e cittadini. Così risparmieremo sulle polizze”.

Nel nostro paese non esiste uno studio preciso sulle cause degli incidenti in ospedale e il Simpas sta per avviare ora un nuovo sistema di raccolta dati. All’inizio di settembre è però uscito un lavoro sulla rivista edita dal British medical journal, QSHC (che sta per qualità e sicurezza nel sistema sanitario), basato su 8 lavori riguardanti 75mila pazienti in Usa, Australia, Inghilterra, Nuova Zelanda, Canada. Ebbene i ricoverati che subiscono danni in ospedale sono il 9,2%, di cui oltre la metà senza conseguenze serie. I maggiori problemi si registrano in sala operatoria, con quasi il 40% delle segnalazioni di danni al paziente. Segue la somministrazione di farmaci sbagliati con il 15%. La classifica dei medici più spesso coinvolti vede in testa i chirurghi generali, con il 26% dei casi, e gli ortopedici, con il 22 (Michele Bocci).

Categorie
diritto

Medico legale: necessario per capire se c’è malpractice.

La domanda e’ un po complessa,il punto e’ questo,io convivo con Giulia di 37 anni,che,assurdamente e’ invalida civile del 75%,dico assurdamente perche’ scopro dopo tanti anni di convivenza che lei a livello psichico è normale. Ora vi racconto: Giulia è una persona dolcissima,ma che ha avuto in passato molte spiacevoli persone di sua famiglia,che l’hanno maltrattata in modo psicologico molto male,lei carattere molto fragile e molto condizionato da certi comportamenti, le hanno procurato a livello caratteriale dei piccoli problemi psicologici,il punto e’ questo,che chiedendo aiuto all’asl,la situazione invece di migliorarla l’hanno massacrata. In poche parole la imbottiscono di medicinali molto pericolosi,che per molti anni prese senza resistenza. Questi farmaci io da persona intelligente posso dire che,procurano ad una persona normale,effetti collaterali,ed a Giulia gli effetti erano molti ,paranoie,allucinazioni visive,allucinazioni uditive,tremori,isteria,ed altro che forse solo un medico poteva piu’ o meno dire gli effetti con esattezza,io non sono un medico ma posso arrivare con intelligenza a capire piu’ o meno di che effetti si tratta. Quindi io oggi sono sicuro dopo tante lotte contro la sua fantomatica malattia,posso essere certo che di malattia non si trattava,visto che oggi Giulia sta molto bene,senza nessuna terapia farmacologica,e’ un errore medico questo,ed io ora vorrei sapere se c’e’ una giustizia per l’errore psichiatrico per questo caso? Insomma la storia e’ lunga ma e’ stato facile per me capire che era un errore,proprio dalle analisi cliniche che le sono state fatte. Spero che mi rispondiate al piu’ presto.
Innanzitutto, per potere verificare se ci sia o meno una responsabilità medica occorre periziare la Sua compagna; di conseguenza si dovrebbe contattare un medico legale e a tal fine (avendo la perizia un costo di non poco valore) sarebbe importante conoscere se si hanno i requisiti per potere essere ammessi al gratuito patrocinio a spese dello stato o, in ogni caso, possedere una buona polizza di tutela legale che copra le spese legate all’operato dell’avvocato scelto.
In caso di colpa medica si dovrebbe agire in giudizio penalmente e, in questo modo, si procederebbe contro i medici responsabili. Successivamente, al fine di ottenere un giusto risarcimento, occorrerebbe costituirsi parte civile nel procedimento penale. Le ricordo, infatti, che l’azione penale ha lo scopo di punire i responsabili di un reato, ma non provvede automaticamente al risarcimento (economico) di chi ha subito le conseguenze del reato. A tal fine occorre appunto la costituzione di parte civile con la quale si avanza richiesta per il ristoro dei danni patiti.