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Cassazione e appello: che differenze ci sono?

Cassazione e appello sono due impugnazioni molto differenti tra loro, non solo per il fatto che, di solito, in cassazione si può andare solo dopo l’appello, ma proprio per le caratteristiche strutturali di ognuno di essi.

In appello, si chiede al giudice di riesaminare genericamente l’intero caso, quindi l’appello investe il giudice di secondo grado dell’intera materia contenuta nel caso stesso. La cassazione, invece, non ha effetto devolutivo: la cassazione non riesamina tutta la materia, ma verifica se il giudice della sentenza impugnata ha seguito un corretto percorso logico giuridico.

Il giudice d’appello, infatti, di solito fa una sentenza che sostituisce quella precedente, mentre la cassazione, sempre solitamente (fanno eccezione, da qualche tempo, le sentenze di merito ex art. 348 cod. proc. civ.), si limita a cassare appunto, cioè cancellare le sentenze che vengono ritenute viziate, con la conseguenza che poi un altro giudice, di rinvio, deve fare un altro processo per giungere alla sentenza che definisce il caso.

Un’altra importante differenza è che mentre con l’appello le critiche che si possono muovere al provvedimento impugnato sono libere, la cassazione è un mezzo di impugnazione a critica vincolata cioè le sentenza si possono impugnare solo per i motivi previsti dalla legge, che nel caso della cassazione sono dettati dall’art. 360 cod. proc. civ., più volte riformato nel corso del tempo.

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Impugnazioni: attento alla seconda botta!

Hai perso una causa, o una fase processuale, e mediti di fare ricorso, proporre impugnazione, cioè ad esempio reclamo, appello, ricorso per cassazione, ricorso alla CEDU?

La prima cosa di cui devi prendere consapevolezza è che un ricorso è sempre solo un tentativo: non è affatto detto, anche se è statisticamente abbastanza probabile, che il risultato venga cambiato.

Può anche essere che tu spenda ulteriori soldi per fare ricorso e ti procuri un’ulteriore condanna alle spese rispetto a quella che, magari, hai già.

Più in generale, chi subisce una sfortuna nella vita, giusta e ingiusta, deve stare molto attento alla «seconda botta». A molti succede che, mentre si stanno ancora lamentando di ciò di cui sono rimasti vittima, arriva una seconda ondata, spesso peggiore della prima. Accade, ad esempio, per gli infarti, gli ictus, i terremoti e, comunque, anche per le cause.

Per questo, la cosa più importante, quando si riceve un provvedimento negativo o si subisce una sconfitta processuale, è fermarsi e respirare.

Recuperare la calma e, una volta recuperata e raffreddata la mente e l’animo, valutare con cura se ci sono adeguate basi legali per fare ricorso e con quali chances di successo.

Proprio in considerazione di ciò, abbiamo strutturato il nostro lavoro in materia in modo progressiva: prima ti mettiamo a disposizione una consulenza su impugnazione e solo dopo, quando avremo eventualmente verificato la bontà dell’iniziativa che potresti intraprendere, ti possiamo indicare il tipo di ricorso praticabile nel tuo caso.

Tutti questi servizi legali sono stati pacchettizzati, cioè tariffati in modo flat o forfettario. In questo modo, sai sempre esattamente cosa vai a spendere, perlomeno su base annuale.

Quindi chi è genericamente interessato a valutare di fare un ricorso, può innanzitutto acquistare un servizio di approfondimento volto a verificare l’esistenza di adeguate basi legali per farlo. Anche questo a costo e condizioni chiare.

Una volta fatto questo approfondimento, potrai valutare ulteriormente, sulla base della nostra consulenza, l’opportunità di impugnare. Ti diremo quali sono i punti di forza e i rischi, per contro, dell’iniziativa.

Se deciderai di impugnare, potrai acquistare un «pacchetto» tra i prodotti del nostro store legale tariffato in modo forfettario o flat, avendo così anche in questo caso una conoscenza chiara dei costi.

Siamo molto soddisfatti di come abbiamo organizzato questi servizi, tutti peraltro acquistabili on line nel nostro store legale.

Se devi valutare un ricorso, dai un’occhiata ai nostri prodotti, che riportiamo anche sotto per comodità di lettura. In ogni caso, ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Come fare ricorso senza rischi inutili e brutte sorprese.

Firma di un documento

Hai ricevuto una sentenza ingiusta?

Puoi fare ricorso, ma fai bene attenzione: potresti anche peggiorare la situazione e trovarti ancora più spese legali da pagare, come spiego meglio in questo post.

Acquista la nostra consulenza su impugnazione per avere immediatamente i seguenti vantaggi:

  1. Sai subito che cosa ti costa la consulenza: niente sorprese sui costi.
  2. Sai subito inoltre cosa ti costerà l’eventuale ricorso, se deciderai di farlo, perché é tariffato flat, a prezzo bloccato per chi acquista la consulenza preliminare: vedi tutti i pacchetti.
  3. Potrai finalmente prendere una decisione con cognizione di causa, sulla base di un parere scritto ben argomentato, ma soprattutto onesto e sincero.

Il terzo punto è il più importante.

Quando si riceve un provvedimento sfavorevole, e magari una condanna a pagare spese legali, è fondamentale non aggravare ulteriormente la situazione e procedere ad impugnazione solo ed esclusivamente se la cosa può avere un senso, se ci sono adeguate basi legali, altrimenti si rischia di aggravare il danno.

Le nostre garanzie sono:

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Diagnosi errata ma causa persa: si può ricorrere in Cassazione?

volevo sapere se era possibile ricorrere in cassazione dopo aver fatto una causa in primo giudizio positiva e in appello negativa per errata diagnosi mi il mio medico curante mi aveva diagnosticato una sciatalgia rivelatasi poi un ernia discale con conseguente sindrome della cauda equina permanente che significa avermi rovinato la vita cioe io faccio 4 autocateterismi al giorno ho l intestino paralizzato e una paralisi parziale dal ginocchio in su ..i miei avvocati non hanno presentato le prove come dovevano e io vorrei sapere se si puo ricorrere in cassazione se poi vuole delle delucidazioni piu precise le spieghero meglio per favore mi aiuti a capire se posso fare ancora qualcosa grazie infinite sono disperata e arrabboata con la giustizia con i miei avvocati e con il mio medico curante e l asl della mia zone io vorrei solo giustizia

Mi dispiace per la tua vicenda e per la tua situazione.

A livello giudiziario, per vedere se possibile fare ricorso in cassazione, che non è un terzo grado di giudizio, ma una fase di legittimità, cioè relativa ad un controllo specifico su alcuni aspetti del processo per lo più riguardanti l’applicazione del diritto, bisogna necessariamente studiare i due fascicoli dei procedimenti di primo grado ed appello e le due sentenze relative.

È fondamentale inoltre, nelle cause di responsabilità medica o malpractice, la relazione del consulente medico legale che, immagino, sia stata formata ed acquisita nel corso del giudizio di primo grado, specialmente in un caso come il tuo in cui il problema è derivato, a quanto pare di capire, da una diagnosi errata.

C’è poi un altro aspetto cui accenni, che va accuratamente verificato, e cioè la mancata presentazione di prove da parte dei tuoi avvocati. Se questo fosse fondato, allora purtroppo il ricorso per cassazione servirebbe a ben poco. Infatti, coi gradi di giudizio successivi al primo non si possono sanare eventuali errori commessi dai difensori in quelli precedenti e, man mano che si procede, il caso viene deciso «a fascicolo chiuso», specialmente in cassazione dove è impensabile che vengano acquisite nuove prove (ed è difficilissimo anche in appello). Se, dunque, questo fosse il caso, l’unica azione che rimarrebbe possibile sarebbe quella per negligenza professionale nei confronti dei tuoi difensori, anche questa, naturalmente, da valutare bene.

Anche per approfondire e capire questo ultimo aspetto, comunque, è necessario studiare i due fascicoli, compresa la CTU medica, e le due sentenze.

Se vuoi farci fare questo lavoro, il prodotto da acquistare è questo, la consulenza per eventuale impugnazione. È un po’ più costoso della consulenza di base, perché per studiare tutte queste cose occorrono alcune ore di lavoro. Tieni anche presente che, nel caso, dovrai fornirci la documentazione, se riesci seguendo queste indicazioni, che ci velocizzerebbero il lavoro, altrimenti spedendoci delle copie cartacee.

Il costo, poi, del ricorso in cassazione, che potrai valutare di fare una volta che ti avremo eventualmente detto che ce ne sono i presupposti, è sempre tariffato flat e lo puoi trovare in questa scheda prodotto.

Ti raccomando, anche, di leggere le due schede di approfondimento sulla malpractice e sul ricorso in Cassazione, oltre che di iscriverti alla newsletter del blog o al gruppo Telegram per non perdere interessanti e utili post come questo.

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Controricorso per cassazione: che cos’è?

Oggi parliamo del controricorso in cassazione, dal momento che ricevo sempre molte domande al riguardo sia dai miei cliente che dai lettori del blog.

Il controricorso è l’atto con il quale chi ha ricevuto la notifica di un ricorso per cassazione può svolgere le proprie difese ed opporsi all’accoglimento del ricorso, presentando anche eventualmente un suo proprio ricorso (ricorso incidentale).

Con il controricorso, chi ha ricevuto il ricorso (chiamato resistente), si limita a chiedere il rigetto del ricorso. Con il ricorso incidentale, che, in pratica, viene quasi sempre contenuto, nei casi in cui viene presentato, nello stesso atto, si chiede che la sentenza venga cassata ma per motivi diversi da quelli richiesti nel ricorso dall’altra parte.

Il controricorso per cassazione, come il ricorso, non può essere presentato direttamente dal resistente, ma può essere presentato attraverso un avvocato munito di procura speciale e iscritto nell’apposito albo dei difensori presso la cassazione (avvocato cassazionista).

Il termine per presentare il controricorso è di venti giorni, decorrenti dal giorno in cui scade il termine per il deposito del ricorso principale.

Esso si presenta, come il ricorso principale, notificandolo all’altra parte e cioè al ricorrente «originario». Poi, entro ulteriori venti giorni successivi alla notifica, va depositato con i documenti e la procura speciale presso la cancelleria della cassazione.

Chi non presenta il controricorso, non potrà più presentare alcun altro atto a sua difesa e avrà solo il diritto a partecipare all’udienza.

Il controricorso, insomma, è lo «spazio» messo a disposizione dal codice di procedura civile per chi riceve un ricorso per cassazione e intende dire la sua a riguardo. Se non lo fa nei termini consentiti, in seguito non può depositare altri documenti, può solo intervenire all’udienza di discussione.

Il ricorso incidentale si presenta, sempre all’interno del controricorso, quando la sentenza impugnata contiene parti sfavorevoli anche al resistente, nei casi di soccombenza reciproca.

Il ricorso incidentale potrà essere proposto separatamente dal controricorso o può essere inserito nel controricorso stesso, che è la cosa più comoda. Infatti i termini per presentare il ricorso incidentale sono gli stessi previsti per il controricorso.

L’introduzione del giudizio davanti alla cassazione dunque passa attraverso le seguenti fasi:

  • notifica del ricorso da parte del ricorrente originario
  • deposito del ricorso presso la cancelleria della cassazione
  • eventuale controricorso e/o ricorso incidentale da parte del resistente
  • deposito di eventuale controricorso e/o ricorso incidentale da parte del resistente
  • fissazione dell’udienza da parte della corte
  • udienza
  • decisione
  • comunicazione della sentenza
  • eventuale giudizio di rinvio

Per altre informazioni, rimando alla scheda relativa al ricorso per cassazione.

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Errore in separazione consensuale: come rimediare?

5 mesi fa ho fatto richiesta tramite gli avvocati delle parti di modificare una sentenza di separazione consensuale che non aveva previsto, per dimenticanze di tutti, una cancellazione di una nota di trascrizione messa dalla mia ex a seguito di sentenza di separazione legale poi trasformata in consensuale. Una giudice del tribunale di Tivoli dovrebbe apportare la modifica che mi permetterebbe di cancellare la nota e quindi poter fare il rogito della vendita. Hai qualche suggerimento da dare per accelerare l’iter?

La descrizione del caso è troppo scarna per poter tratteggiare una soluzione vera e propria, si può solo abbozzare.

Intanto, un giudizio di separazione, sia essa giudiziale o consensuale, ha un oggetto necessariamente circoscritto alle questioni riguardanti la separazione, senza possibilità di estenderlo, salvo che ciò non avvenga incidentalmente per accordo delle parti, e questo ovviamente solo in sede consensuale, a questioni immobiliari o comunque a questioni diverse da quelle che riguardano la separazione stessa e quindi rapporti tra i coniugi, figli e così via.

In generale, contro un provvedimento giudiziale si può utilizzare, in caso di vere e proprie dimenticanze che non siano però questioni di merito, lo strumento della «correzione» della sentenza o ordinanza.

Questo strumento si può utilizzare appunto solo per evidenti errori materiali e non anche per questioni di merito. Ad esempio, se il giudice fa un errore nel calcolare un totale, quando invece i dati di partenza sono esatti ed appare evidente che c’è un errore solo sul totale. Non si può invece usare quando una parte ritiene che il giudice non sia incorso in una svista, ma abbia valutato i fatti di causa in modo diverso da quello che riteneva lei: ad esempio ha condannato il debitore a pagare 1000€ perché ha valutato il danno come ammontante a quella somma e non invece a quella diversa, di 4000€, richiesta dal danneggiato. In questo secondo caso, non si può certo usare il procedimento di correzione, ma si deve usare l’impugnazione prevista a seconda del grado di giudizio in cui ci si trova, tra cui l’appello o, ricorrendone le condizioni, il ricorso per Cassazione.

A me ad esempio è capitato un caso di correzione in una sentenza in cui avevo chiesto il rimborso di due biglietti aerei e il giudice nel dar ragione senza alcune eccezioni al mio cliente ha previsto il rimborso di uno solo di essi, per una svista. Richiesta la correzione, la stessa è stata infatti concessa.

Detto questo in generale, nel vostro caso la situazione è complicata dal fatto che, se ho ben capito, la conclusione del procedimento è stata consensuale, con la conseguenza che non abbiamo una vera e propria sentenza, ma un decreto di omologa che, a livello di contenuti, non aggiunge nulla al verbale di separazione consensuale reso dai coniugi, ma si limita a «suffragarlo» certificandone la conformità alle disposizioni di legge.

Per cui a mio giudizio non si può chiederne la correzione, proprio per la struttura del procedimento di separazione consensuale.

A ben vedere, alla fine occorre fare una modifica condizioni, che si potrebbe, per praticità, realizzare preferibilmente con un accordo in house. Ovviamente, per dar corso a questa soluzione, occorre il consenso di entrambi i coniugi. In mancanza, direi che l’unica cosa prospettabile sarebbe un ricorso, di tipo contenzioso, per modifica condizioni.

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Ricorso per cassazione: faccio ancora in tempo?

desidero sapere s’e’ ci sono le condizioni di avviare il processo di Cassazione dopo aver perso in corte d’appello per interposizione di manodopera, mi spiego: alcuni ex colleghi hanno vinto in Cassazione !! A mio avviso il mio avvocato non si è avvalso della Cassazione già vinta dei mie ex colleghi e quindi adesso mi tocca pagare .la causa è stata rigettata circa 1 anno fa’

Bisogna vedere quando è iniziato il procedimento di primo grado, per accertare se vale il termine lungo di un anno, previsto prima della riforma, o il termine lungo «più breve» di sei mesi, da considerare per le cause instaurate successivamente.

Se vale il termine lungo, comunque, lo spazio a disposizione è sempre di un anno, più la sospensione feriale, quindi il tempo a disposizione in ogni caso è pochissimo, anche considerando che la redazione di un ricorso per cassazione non è una cosa che si possa imbastire in un paio di giorni, dovendosi studiare ed approfondire per bene sia i fascicoli dei due gradi precedenti, sia le questioni di diritto che sottendono all’intera vicenda.

L’avvenuto accoglimento, peraltro, di cause analoghe non è una garanzia di sicuro accoglimento, dal momento che la Cassazione può sempre opinare diversamente in un regime come il nostro dove il precedente non è vincolante. Addirittura, in uno stesso caso deciso, per errore, due volte la Cassazione ha ragionato in modo opposto…

Se proprio vuoi coltivare questa posizione, ti consiglio di cercare, con urgenza, un bravo cassazionista che possa, esaminando i documenti, vedere se sei ancora in termini per un ricorso ed eventualmente, nel caso, assisterti per la redazione del medesimo.

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Ho perso una causa e mi trovo da pagare una barca di soldi.

Ho perso una causa, dove tra l’altro avevo anche ragione. Il giudice mi ha condannato a pagare anche le spese dell’avvocato di quell’altro, sono una enormità di soldi, non c’è niente da fare?

Confermo innanzitutto che le cause si possono benissimo perdere anche quando si ha ragione, esattamente così come una squadra molto più forte sulla carta può perdere un incontro o una partita.

Un contenzioso, infatti, rappresenta sempre un’incognita: può venire a mancare la disponibilità di un documento “probatorio” su cui si faceva affidamento, può esserci una deposizione di un teste più incerta di quel che si sperava, possono verificarsi problemi e ingorghi procedurali, decadenze o prescrizioni, interpretazioni particolari della legge e così si finisce per perdere, quando invece si sentiva di avere ragione e magari la si aveva davvero.

Quando si perde, se il giudice non stabilisce che ognuno si paga il suo avvocato (compensazione delle spese), ci si trova, con niente in mano o magari con dei soldi da pagare a controparte, a dover affrontare una bella “zuppa” quanto a pagamenti di spese legali. Oltre che compensare il proprio legale, si deve pagare anche il legale avversario. Si può anche fare appello, se la sentenza è di primo grado, ma intanto bisogna pagare. La media, in questi casi, per una causa di Tribunale è di 4-5000 euro di spese, per ogni legale, con non rari picchi superiori, con la conseguenza che una persona può ritrovarsi a pagare mediamente anche 10.000 euro in caso di sconfitta in una causa, per non avere concluso niente.

Per questi motivi, è a mio giudizio assolutamente indispensabile al giorno d’oggi, sia per i privati che per le imprese, disporre di una adeguata forma di tutela giudiziaria, grazie alla quale, in caso di sconfitta, le spese legali sono sopportate dalla compagnia di assicurazione e non dalla parte stessa.

In questo modo, qualsiasi contenzioso può essere affrontato molto più serenamente, evitando i paradossi come quelli del nostro lettore, che alla fine lasciano sempre il segno. Purtroppo, la tutela giudiziaria, come tutte le assicurazioni, va stipulata prima che insorga il problema, farlo dopo avere preso la batosta non servirebbe a niente. Nel caso del lettore, pertanto, se non c’è tutela l’unica è provare a negoziare la rinuncia ad una parte di spese verso magari la rinuncia alla proposizione dell’appello, sempre che vi siano buoni motivi per presentarlo.

A livello, invece, di gestione concreta del problema, l’unico approccio consigliabile è quello negoziale, sia col proprio legale che con la controparte: concordare pagamenti dilazionati, ad esempio, oppure anche, all’opposto, disponendo di liquidità ottenere uno sconto in cambio del pagamento tutto e subito.

Se vuoi, invece, valutare un’eventuale impugnazione, ti consigliamo di leggere questo altro post, dove approfondiamo il problema. Quanto ai costi di un ulteriore grado di giudizio, ogni avvocato può praticare le sue tariffe, per cui ti conviene sempre chiedere un preventivo. Noi per appello e ricorso in Cassazione abbiamo definito tariffe flat, o a forfait, che puoi trovare indicate nel nostro listino. Ricordati però che l’impugnazione di norma non sospende l’efficacia della sentenza di grado precedente: devi intanto pagare, poi le somme ti saranno restituite solo se eventualmente vincerai il secondo grado. Per evitare questo si può tentare un’istanza di sospensione, ma non c’è nessuna garanzia di accoglimento.