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Servitù di scarico imposta: che fare?

Nel 2005 ho acquistato una porzione di testa di trifamigliare . Dal progetto risultava che ogni porzione godeva di collegamento autonomo alla rete pubblica per gli scarichi. In occasione di un tracimamento di acque fognarie ho compreso mancare ogni collegamento alla condotta pubblica. Ho provveduto a mie spese ad eseguire il necessario segnalando la difformità rispetto al progetto consegnatomi dall’architetto all’atto di acquisto.Risultato : nel mio fondo convergono ora gli scarichi di tutte le 3 porzioni : acque chiare, scure e cucine,con i disagi del caso . Vorrei vendere la proprieta’ e quindi sgravarla da questa servitù .Come posso procedere per interrompere l’usucapione del diritto di servitù ? Posso in qualche modo indurre i proprietari delle altre porzioni a provvedere ad un intervento utile a sollevarmi da questa servitù?

  1. Per interrompere l’usucapione del diritto di servitù, dovrai presentare un ricorso giudiziario al Tribunale competente oppure notificare una diffida tramite avvocato.
  2. Nel ricorso dovrai spiegare la situazione e dimostrare che la servitù non è stata accettata volontariamente, ma è stata imposta a te dai proprietari delle altre porzioni.
  3. Il ricorso potrà contenere la prova che hai fatto tutto il necessario per risolvere la situazione, come l’esecuzione dei lavori di collegamento alla condotta pubblica a tue spese.
  4. Potresti anche cercare di raggiungere un accordo con i proprietari delle altre porzioni, in cui si impegnano a fare i lavori necessari per risolvere la questione.

  5. Nel caso in cui tu non riesca a trovare un accordo, potresti anche presentare una pratica in tribunale ai proprietari delle altre porzioni per ottenere un risarcimento per le spese sostenute per risolvere la situazione.

  6. Inoltre, potresti anche valutare di richiedere l’intervento dell’autorità competente, come l’amministrazione comunale o l’ente pubblico, per risolvere il problema.

  7. Se riesci a dimostrare che i proprietari delle altre porzioni non hanno rispettato l’accordo, potresti anche chiedere un risarcimento danni.

  8. Se l’amministrazione comunale o l’ente pubblico non rispondono, potresti anche presentare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale sul loro silenzio.

  9. Se nessuna delle soluzioni sopra elencate funziona, potresti anche provare a vendere la proprietà senza risolvere il problema della servitù, ma dovrai avvertire i potenziali acquirenti della situazione.

  10. In ogni caso, ti consigliamo di approfondire al più presto con un avvocato per avere una consulenza più dettagliata sulla situazione, in modo da trovare la soluzione migliore per te.

Se vuoi procedere chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare on line direttamente da qui: in questo secondo caso, sarà lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso. Aprendo questo link, senza obbligo di acquisto, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è a Vignola, provincia di Modena, in Emilia, questo primo appuntamento potrà avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Per inviarmi i documenti, potrai usare questa semplice guida.

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In questi giorni, ho scoperto che il silenzi …

In questi giorni, ho scoperto che il silenzio ha un rumore bellissimo e che è possibile ascoltarlo, proprio come una musica.

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counseling

Amore non è un diritto: non va preteso, solo dato.

A volte ci si imbatte in persone che invocano la reciprocità nelle relazioni e nei rapporti interpersonali – a suon di «non dedicare il tuo tempo a chi non se lo merita», «regala la tua assenza a chi ti ha saputo dare solo silenzio», «tieni sempre un vaffanculo in tasca per chi te lo chiede» e altre meravigliose formule di successo per la decrescita personale.

Curioso come queste persone siano poi spesso nella vita soggetti che, se si applicasse loro la stessa regola di reciprocità, non avrebbero diritto a niente e magari dovrebbero anzi un risarcimento danni agli altri per averli disturbati, offesi, delusi o anche semplicemente, come avviene spesso, non ascoltati – di solito, dopo aver impartito il meraviglioso consiglio «non pensarci!».

O per la loro pesantezza, di cui naturalmente non hanno la minima consapevolezza.

Invocare la reciprocità, e i propri diritti ad un trattamento di riguardo da parte degli altri, significa peraltro porsi implicitamente su un piano di superiorità, ritenere automaticamente di essere quelli che hanno sempre dato agli altri, quando il valore di queste eventualità è sempre tutto da valutare.

C’è gente che ad esempio si considera titolare di un diritto a speciali riguardi per aver condiviso più foto di cani da adottare di te – attività che non è certo un male in sé, anzi, ma che prendo solo ad esempio ai fini del discorso di oggi.

Non sarebbe più funzionale partire dal presupposto esattamente inverso, e cioè considerare che siamo tutti persone limitate, finite, nel senso di confinate, piene di difetti, di peccati, che magari pure evolvono ma poi si dimenticano, oppure semplicemente hanno dormito male, mangiato peggio e a volte, spesso, finiscono per comportarsi non bene, anche per motivi appunto molto banali?

E che, in tutto questo sfacelo, l’unica cosa che ci può nobilitare un minimo è riuscire ad amare, nonostante il fango di cui siamo e rimaniamo impastati, nonostante la catena che ci lega alla terra contro la quale periodicamente veniamo risbattuti tornando egoici?

I diritti non esistono neanche nel mondo delle leggi, a maggior ragione non hanno alcun diritto di cittadinanza nel cuore.

L’unica cosa che puoi fare, l’unica che può darti un minimo di lustro e nobiltà, è cominciare ad amare e farlo solo per vedere, o anche solo pensare, un sorriso, sorriso che sarà in sé la tua unica e sola «paga».

Se, viceversa, lo devi fare perché vuoi ricevere indietro, allora lascia perdere perché non è il tuo mestiere.

Però allora due domande fattele.

Il fatto è che nessuno di noi si merita davvero l’amore.

L’unica cosa che ci meritiamo, e di cui dobbiamo essere grati, è avere la possibilità di darlo. Non è male, anche perché, come ha detto uno che di anima se ne intendeva moltissimo, in fondo «c’è più gioia nel dare che nel ricevere»

Ti lascio con un’ultima considerazione.

Tutto ciò ha anche molto a che fare con il passaggio bambino / adulto.

A te indovinare qual è la concezione immatura e quella matura dei rapporti interpersonali, un piccolo suggerimento: il bambino è per definizione quell’essere che ha bisogno degli altri, l’adulto al contrario colui che si è reso più indipendente possibile…

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pillole

Per quanto tempo il silenzio continua a fare …

Per quanto tempo il silenzio continua a fare il rumore dei passi di chi è andato via?

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101 storie zen: libro molto piccolo, molto profondo.

Il libro.

Questo è un libricino davvero molto bello, che dovrebbero o potrebbero leggere tutti per la sua rapidità e facilità di lettura, da un lato, e per il contenuto profondo, in contrapposizione, dall’altro. Personalmente, lo uso molto spesso con le persone che seguo nel counseling, lo considero anche un vero e proprio strumento di lavoro.

Le 101 storie zen contenute in questa raccolta sono, infatti, molto brevi, molte non superano addirittura la mezza pagina, ma lasciano ampio spazio per la riflessione, in linea con la consuetudini delle tradizioni sapienziali orientali, che, a differenza di quella cristiana, sono fatte più di silenzio che di parole.

Questo è un libro infatti dove il lettore trascorre più tempo a riflettere, con il libro abbassato in mano, su quello che ha appena letto, che a leggere direttamente.

È stupefacente come storie così brevi possano contenere contenuti così ampi e profondi, spunti che a volte ti fanno riflettere per anche lungo tempo.

101 storie zen

Sotto questo riguardo, sembra di leggere le scritture cristiane: contenuti condensatissimi, che accedono prospettive e punti di vista che non sapevi nemmeno di avere, ma che senti ti arricchiscono moltissimo.

Un libro da leggere, dunque, molto lentamente, come piace a me, e, per questo godibilissimo, oltre che utilissimo.

Le storie.

Le storie sono piene di paradossi, apparenti, o reali, controsensi, come nella migliore tradizione zen dei koan, che poi sono metafore curiose che, alla fine, sono il mezzo migliore per parlare al nostro cervello emotivo.

Riporto qui di seguito la storia n. 35, che poi riprenderò nel post, che sto concependo proprio in questo periodo, in seguito alle numerose richieste ricevute, sulla mindfulness. Una storia, come si vede, di pochissime righe, ma che contiene concetti importantissimi come quelli del pilota automatico, della consapevolezza, della necessità di «vegliare sempre» – un vero e proprio mantra di Gesù! -, che ti fanno capire con pochissime parole uno degli aspetti fondamentali dello zen.

35. Lo Zen di ogni istante.

Gli studenti di Zen stanno coi loro maestri almeno dieci anni prima di presumere di poter insegnare a loro volta. Nan ricevette la visita di tenno, che dopo aver fatto il consueto tirocinio era diventato insegnante. Era un giorno piovoso, perciò tenno portava zoccoli di legno e aveva con sé l’ombrello. Dopo aver salutato, Nan-in disse: «Immagino che tu abbia lasciato gli zoccoli nell’anticamera. Vorrei sapere se hai messo l’ombrello alla destra o alla sinistra degli zoccoli.
Tenno, sconcertato, non seppe rispondere subito. Si rese conto che non sapeva portare con sé il suo Zen in ogni istante. Diventò allievo di Nan-in e studiò ancora sei anni per perfezionare il suo Zen di ogni istante.

Poi c’è, sempre ad esempio, la storia numero 1, della tazza di tè, di cui parlo in questo altro post, e che ritengo fondamentale per qualsiasi percorso di cura e guarigione personale.

Come procurarselo.

Purtroppo, il libro non esiste in formato ebook, ma solo in cartaceo.

Si può acquistare per pochi euro qui.

Non perdertelo, anche se hai poco tempo per leggere puoi fare una storia o due al giorno in pochi minuti, ti arricchirà tantissimo. Per me è un must-have.