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Dopo Equitalia e le banche: come ci si può devastare di più?

mi trovo in Polonia vorrei sposarmi qui con una ragazza polacca e quindi cambiare la residenza, vorrei sapere se posso sposarmi avendo debiti con equitalia e banche.

Sposarsi è il terzo cardine della rovina finanziaria del maschio italiano, dopo Equitalia e gli istituti di credito, per cui mi sembrerebbe, tutto sommato, il giusto e coerente coronamento del tuo percorso.

A parte questo, se vuoi sistemare le cose con Equitalia forse potrebbe essere il caso di valutare, finché sei in tempo, la pace fiscale.

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Anomalie bancarie: come procedere.

Ho bisogno di sapere si vi occupate di diritto bancario, mi hanno pignorato tutto quello che avevo, nonostante avessi speso una valanga di denaro x legali disonesti che si sono dimostrati solo dei sciacalli. Avevo una piccola azienda di termoidraulica che dava lavoro a 15 persone, durante la crisi ho cercato di resistere pagando gli stipendi, ma alla fine ho dovuto lasciare tutto x le banche che chiedevano il rientro immediato, da quel momento mi hanno rovinato, segnalazioni e chiusura dei c/c. Inoltre il capannone in leasing con la xxx bank ben nota x i raggiri da loro applicati ho dovuto restituire con delle opere di miglioramento non riconosciute. Mi chiedevo se potreste controllare i c/c e contratti di leasing, se possiamo recuperare qualcosa, ho fatto fare delle pre-analisi dove si riscontrano delle irregolarità come usura e anatocismo. Ripeto non ho più disponibilità economiche.

Ci occupiamo regolarmente di anomalie bancarie.

Il metodo che seguiamo, grossomodo, è il seguente:

A) Valutazioni preliminari o «preperizia». Facciamo innanzitutto una valutazione preliminare, per vedere se nel caso in questione ci sono probabilmente gli estremi per un’azione di restituzione e/o risarcimento da anomalie bancarie. Questa fase è gratuita.

B) Perizia vera e propria più apertura della vertenza con lettera o diffida alla banca. Si procede a questa fase solo se la valutazione precedente è positiva, ovviamente. In questo caso viene redatta una perizia più approfondita e dettagliata, che indica la somma che in ipotesi la banca sarebbe tenuta a restituire e se ne fa la richiesta con una lettera ufficiale dello studio legale. Questa fase, purtroppo, è a pagamento. Si può valutare anche un compenso a percentuale, se le valutazioni preliminari lo consentono: questo bisogna valutarlo caso per caso.

C) Nel caso in cui l’istituto bancario cui è stata richiesta la restituzione non vi provveda spontaneamente, o in modo integrale o mediante un accordo raggiunto con una breve trattativa, bisogna procedere alla gestione giudiziale della vertenza. Per questo tipo di cause, è prevista la mediazione obbligatoria, che può essere una buona opportunità per definire la vertenza, se coltivata bene. In alternativa, oppure in seguito, si può fare (noi lo facciamo spesso), un ricorso ex art. 696 bis per CTU preventiva, per maggiori dettagli sul quale ti rimando alla relativa scheda. Dopo la mediazione e/o la CTU preventiva, se ancora la vertenza non è stata definita, si deve fare la causa di merito, nelle forme del rito ordinario o, specialmente se è stata fatta la CTU preventiva, in quelle del 702 bis. Anche qui si valuta caso per caso. Qui si parla di molta attività, molto lavoro da svolgere, di solito a pagamento, sulla base di un previo preventivo valutato dal cliente; anche qui si può valutare un compenso a percentuale, ma considera che anche nel caso del compenso a percentuale le spese documentate sono sempre a carico del cliente.

Come vedi, questo tipo di vertenze sono affrontate con un principio di gradualismo e cercando di svolgere solo l’attività e il lavoro effettivamente necessari per portarle a termine, passando alla fase successiva solo nel caso in cui non si sia riusciti a gestire la vertenza in modo adeguato in quella precedente.

Considera che se hai subito pignoramenti probabilmente l’istituto di credito aveva a suo tempo ottenuto decreti ingiuntivi che sono poi divenuti definitivi per mancata opposizione o rigetto della stessa o anche solo provvisoriamente. Quello che importa capire al riguardo è che la questione che andresti a sollevare nei confronti della banca è nuova e non può con molta probabilità cambiare l’esito dei procedimenti già pendenti, ma solo, nel caso di accoglimento, determinare un credito a tuo favore nei confronti della banca stessa.

Un altro istituto che puoi valutare è la composizione della crisi da sovraindebitamento, su cui rimando per maggiori dettagli alla scheda relativa.

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Mutuo e separazione: come liberare un coniuge?

io e mio marito ci separiamo e visto che lui è d’accordo io vorrei continuare a pagarmi il mutuo e diventare proprietaria quindi al 100%, ma lui accetta solo se gli viene dato un docum. dalla banca dove lui esce da tutto.
Il mio avvocato, che non fa più i trasferimenti della proprietà all’interno dell’atto di separazione, e che quindi ha un notaio con cui collabora, sotto consiglio dei giudici, anche se non ho ancora capito bene i motivi, hanno parlato quindi di accollo del mutuo fuori e prima della separ.
Abbiamo un lavoro fisso, io sui 1100 al mese part time lui prende una base di 1400 e con gli straordinari arriva a 1800 ma a me non vuole dare più di 500. abbiamo 2 figli
io chiedo 600 e su questo c’è lite..il mutuo è di 550
una curiosità ci siamo andati dal avv 1 volta per capire a cosa andavamo incontro la 2 per mettere giu un accordo non trovato, è vero che ora io non posso più tenere lo stesso avv?

La liberazione di tuo marito è una decisione discrezionale della banca. Non avete alcun diritto di ottenerla, potete solo negoziare con la banca per vedere se è disposta a concederla, offrendo ovviamente qualche contropartita al riguardo, come ad esempio ulteriori garanzie.

Raramente la banca concede la liberatoria, per cui tieni questo fatto in adeguata considerazione per evitare che le trattative per la vostra separazione si arenino o diventino eccessivamente lunghe per questo specifico aspetto.

I trasferimenti immobiliari in sede di separazione sono sempre stati problematici, con orientamenti circa la loro ammissibilità e validità vari e diversi nel tempo susseguitisi nei vari tribunali della penisola; personalmente, in oltre vent’anni non ne ho mai fatto uno e mi sono sempre rifiutato di farne, per la convinzione che ognuno debba fare il suo mestiere, se vogliamo che le cose abbiano la speranza di venire fatte bene.

Nel vostro caso, la strada migliore è un accordo in house, o convenzione di negoziazione assistita, dove voi, facendo anche la separazione, vi promettete (funziona, a questo riguardo, come un contratto preliminare) la cessione, che poi andrete a realizzare dal notaio stipulando un contratto definitivo. È una soluzione che ha anche tanti altri vantaggi, tant’è vero che rappresenta la procedura tipica per le alienazioni immobiliari anche al di fuori di un contesto di separazione, con la tipica sequenza contratto preliminare / contratto definitivo.

L’avvocato che vi ha seguiti entrambi non può per ragioni di conflitto di interesse e incompatibilità seguire sulla stessa questione uno solo di voi due contro l’altro, significherebbe andare contro un ex cliente dal quale ha peraltro ricevuto informazioni confidenziali e riservate che quindi potrebbe sfruttare in modo illecito a vantaggio di chi gli è rimasto come cliente. Qualora non trovaste un accordo e la separazione dovesse diventare giudiziale, ognuno di voi due dovrebbe rivolgersi ad un altro legale.

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Revocatoria del fondo patrimoniale: perderò la casa?

sono una mamma di 34 anni con due bimbi di 10 e 6 anni.
Mio marito ha fatto da garante in una SRL dove amministratore era suo zio e lui un normale operai :ora ditta non è fallita ma è in Concordato .
Una delle banche con la quale ha firmato delle fideussioni ha messo due decreti ingiuntivi sulla sua casa,nostra abitazione,con un mutuo di 19 anni ancora da pagare!
Abbiamo fatto il fondo patrimoniale e la vendita della suddetta casa a me e lui usufruttario.ora la banca chiede la revoca di ciò
La mie domande sono: conviene ancora pagare il mutuo?
La Banca aspetta i 19 ANNI di mutuo?
La casa ha un ipoteca fondiaria ed è ancora di un altra banca.
Il procedimento che hanno attuato è un 602 bis…..entro quanto dovremo lasciare la casa?

Non ho capito quasi niente, per farlo dovrei vedere la documentazione del caso, per cui mi limito ad alcune osservazioni generali che magari possono essere utili, restando inteso che la cosa che dovreste fare visti i valori in gioco sarebbe andare prima possibile da un legale degno di fiducia per farvi assistere.

Se non disponete di entrate o di un patrimonio sufficienti per compensare un professionista adeguatamente, forse potete chiedere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, sempre che ce ne siano i presupposti, ovviamente.

Il procedimento ex art. 602 bis cod. proc. civ. è un procedimento di tipo sommario che in teoria dovrebbe durare meno di quello ordinario, ma non è affatto detto e, in questi primi di applicazione, la tempistica è stata molto diversa a seconda del tribunale.

Piuttosto, un’azione revocatoria è una cosa abbastanza delicata, per cui dovreste costituirvi e difendervi in questo procedimento nel modo più efficace possibile.

La domanda circa la convenienza di continuare a pagare o meno il mutuo non ha senso se non si comprende bene la situazione e non si capisce come affrontarla o trattare più in generale il problema.

Molto probabilmente, l’unico approccio possibile è quello negoziale o di instaurazione di una trattativa, anche per questa cosa è assolutamente indispensabile l’aiuto di un bravo avvocato.

In conclusione, non ci sono affatto, come sicuramente sapete anche voi, soluzioni «pronte» per una situazione così difficile ed ormai degenerata, ci si può solo provare a lavorare sopra per vedere di riuscire a gestirla nel modo migliore, cercando ove possibile di risolverla o quantomeno di contenere i danni con un accordo che possa avere una qualche utilità per voi.

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Avvocato con conto alla banca mia controparte: può assistermi?

Ho costituito un pegno a garanzia di un affidamento nell’interesse di una società.
So che il pegno sarà escusso.
So che la banca garantita ha responsabilità per quanto riguarda la gestione del rapporto garantito.
Contatto un legale spiegando i punti deboli della banca e preparo una serie di domande da sottoporre alla stessa al fine di: a) ricevere comunque dati utili in risposta; b) far capire alla banca che conosco i suoi punti deboli, confidando in una transazione.
L’avvocato ha un atteggiamento “debole” e per ora ha inviato solamente, dopo due mesi dal primo colloquio e vari solleciti, una lettera “soft”.
Oggi ho saputo per certo che lo Studio dell’avvocato ha un rapporto bancario, quantomeno di c/c, con l’istituto di credito.
Penso dovesse avvisarmi e temo che la sua (da me presunta) arrendevolezza possa essere causata da rapporti di amicizia (se non peggio) con qualche dirigente (sto parlando di una piccola BCC)

Non credo che un rapporto di conto corrente sia tale da determinare una incompatibilità o un conflitto di interessi, anche se sicuramente sarebbe stato più elegante per questo legale avvertirti. Chiaramente, la cosa andrebbe poi vista più in dettaglio, cioè che tipo di rapporto c’è tra il legale e l’istituto di credito sotto tutti gli aspetti, ma in generale mi sembra un elemento piuttosto debole.

Potrebbero essere più pregnanti invece i rapporti di amicizia con dirigenti dell’istituto stesso, ma si tratta di circostanze che dovresti, in teoria, dimostrare in modo rigoroso, anche sotto il profilo a mio giudizio dell’efficienza causale sull’allestimento di una difesa un po’ troppo «zoppa».

Da questo punto di vista, peraltro, la «leggerezza» della prima lettera non è un indice sufficiente: la maggior parte delle volte l’approccio più indicato è proprio tutto al contrario quello negoziale e dai toni contenuti, che sono peraltro una questione di stile, che appartiene ad ogni avvocato e che – ti garantisco – è una delle cose più importanti per portare a casa un risultato in una negoziazione.

In conclusione, a me non sembra il caso di stare a fare questioni contro questo legale, che comunque richiederebbero un ulteriore investimento da parte tua (di tempo, soldi, energia, ecc.) rispetto a quello che devi già fare per tutelarti nella vicenda del pegno, per cui ti consiglierei, se queste circostanze sono tali da determinare in te il venire meno della fiducia, di revocargli il mandato ed assegnarlo ad un altro legale, dopo aver adeguatamente verificato che sia degno della tua fiducia.

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Mutuo su un immobile: si può trasferire su un terreno?

Mio suocero due mesi fa ha fatto atto di donazione di 3 immobili ai figli; uno di questi è intestato a mia moglie, dobbiamo chiedere un mutuo per ristrutturarlo ma su tale appartamento mio suocero ha ancora un mutuo ipotecario che scade tra 3 anni, la banca non fa problemi per dare a noi il nuovo mutuo ma dovremmo sommare i 3 anni che restano a mio suocero a quanto chiediamo oppure estinguerlo.
Chiedo , visto che di estinguerlo non ci sono i soldi, è possibile per mio suocero trasferirlo su un terreno di sua proprietà e finire gli anni che gli mancano visto che è quello che vuole fare lui senza gravare sul nuovo mutuo che mia moglie sta chiedendo?

Non è un problema giuridico, nel senso che con il consenso delle parti, e in particolare modo dell’istituto di credito, si può fare tutto quel che si vuole, il punto è che rimane necessario appunto questo consenso.

Non sarebbe il mutuo ad essere trasferito, ma ci sarebbe la costituzione di una nuova ipoteca a garanzia dello stesso, su di un nuovo e diverso bene.

L’unica cosa che potete fare, se volete realizzare questa operazione, è negoziare con la banca, illustrando dettagliatamente il vostro progetto ed evidenziando come l’istituto, con la nuova ipoteca, sarebbe comunque tutelato per la parte residua di mutuo.

Considerate comunque anche che, una volta che avreste il consenso della banca, realizzare questa operazione avrebbe dei costi. Innanzitutto, la banca vorrà una perizia di stima sul terreno sul quale si vorrebbe iscrivere ipoteca. Inoltre, per iscrivere ipoteca occorre sempre un atto pubblico, ragione per cui dovrete passare dal notaio.

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Che succede se nessuno paga più il mutuo della casa familiare dopo la separazione?

Mia moglie ha ottenuto dal giudice l’assegnazione della casa coniugale per viverci con le figlie che le sono state assegnate .Le mie due figlie, hanno 16 e 22 anni, io vorrei vendere perché essendo un immobile di prestigio e non avendo la possibilità di permettermi un altro alloggio, infatti vivo con mia madre, ci permetterebbe di acquistare due appartamenti decorosi. Lei naturalmente non è d’accordo e per giunta non paga la metà della rata del mutuo, che ho pagato per intero fino ad un certo perodo, poi ho smesso, pertanto nessuno sta attualmente pagando il mutuo

In generale, la casa si può vendere solo con il consenso di tutti i proprietari, in mancanza ogni comproprietario può vendere la sua quota, ma chi vuoi che si comperi la quota di 1/2 di una casa gravata da un provvedimento di assegnazione che non si sa ancora per quanti anni andrà avanti?

Quanto al mutuo, siete condebitori in solido, ciò significa che in caso di mancato pagamento anche solo parziale la banca può agire indifferentemente contro uno qualsiasi di voi per chiedere quello che manca all’appello e sarà quello che è stato costretto a pagare ad avere l’onere di farsi rimborsare dall’altro condebitore.

Quindi se la banca ti viene a chiedere la parte di rata del mutuo non pagata gliela devi pagare, potendo poi chiederla indietro direttamente alla tua ex moglie con un’azione di regresso.

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Posso lasciare la mia casa alla banca se non riesco a pagare il mutuo?

ho un mutuo che non riesco a pagare e la casa è in vendita già da 4 anni e non si riesce a vendere nonostante il prezzo stracciato, visto che se anche la vendessi potrei giusto saldare il mutuo e le spese notarili è possibile lasciarla direttamente alla banca a saldo dell’ipoteca evitando tutta la procedura di pignoramento?

Purtroppo non puoi obbligare un creditore ad accettare, in pagamento di un tuo debito, il tuo bene, rispetto al quale il creditore potrebbe non essere interessato, come sicuramente non è nel tuo caso.

Sarebbe un caso di datio in solutum o prestazione in luogo dell’inadempimento, per la quale è sempre richiesto il consenso del creditore.

Non ci sono istituti giuridici o regole che tu possa utilizzare in una situazione come questa, l’unico modo di trattare il problema è mediante un approccio negoziale.

Questo significa, almeno a mio giudizio, incaricare un bravo avvocato, con spiccate capacità di mediazione e negoziazione.

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Come gestire un conto corrente ereditato da 16 persone?

quali sono gli obblighi delle banca nei confronti degli eredi di un loro correntista deceduto?
fatta successione, inviata alla Banca, vorrebbero chiudere il cono originario ed aprirne uno, dello stesso importo, coinestandolo a tutti gli eredi..e poi ” vi arrangiate fra di voi”…..ora, con 16 eredi, alcuni molto anziani ed altri che risiedono fuori re gione, non sapendo se su qualcuno penda un sospeso con l’ag delle entrate e si rischi il pignoramento dell’intera somma, ho chiesto alla banca se fosse possibile che lei stessa calcolasse l’importo della quota e ad emettesse 16 assegni nominati per l’importo a ciascuno spettante, possibilmente custodendoli presso la sede, affinchè ogni erede possa ritirarlo a suo comodo: è chiedere troppo? conoscono sia l’importo da dividere che le quote a ciascuno spettante: la mia richiesta è lecita? posso insistere in tal senso o vi sono altri modi per evitare un conto cointestato a firma disgiunta?

Non c’è una risposta nella legge ad una domanda del genere ovviamente.

È una situazione che dovete risolvere tramite buon senso, sia da parte vostra che da parte della banca.

Un’idea, se la cosa non si sblocca, potrebbe essere che tutti e 16 gli eredi conferiscano una procura ad un avvocato, che poi avrà il compito di fare le verifiche necessari e le pratiche conseguenti presso la banca e, una volta concluso, nei vostri confronti.

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Posso obbligare il mio ex genero a trasferire il mutuo a mia figlia?

mia figlia sposata in separazioni di beni sta separandosi . Aveva purtroppo comprato immobile ( ha pagato tutto il suo 50% con ns contributo) MENTRE l ex x il suo 50% di proprietà ha CONTRATTO un mutuo di fatto su tutto l’immobile Nonostante gli è stato proposto l accollo del mutuo da parte di mia figlia lui rifiuta. COME OBBLIGARLO? Può continuare ad avere il mutuo( che intanto paga!) sulla casa di fatto abitata ORMAI SOLO da mia figlia? gli può essere intimato di partecipare alle spese visto che intanto stanno rifacendo le facciate?? se lui non paga la rate mia figlia che rischi corre ?

Non si può obbligarlo, si tratta di una cessione di contratto per la quale occorre sia il consenso dell’ex marito di tua figlia sia della banca stessa.

Da questo punto di vista, potete solo continuare a negoziare, a questo riguardo è consigliabile fare anche qualche seduta di mediazione familiare.

Certo che può avere un mutuo su una casa abita dall’ex moglie è una situazione piuttosto comune, anche se molte persone non la vorrebbero.

Per quanto riguarda le spese, bisognerebbe vedere cosa è previsto nel titolo di separazione, se già formato, o curare che sia impostato in un certo modo, se ancora da fare.

Se lui non pagasse le rate, ovviamente la banca, dopo un certo numero di insolvenze, acquisterebbe il diritto di sottoporre a pignoramento l’immobile, avvalendosi tra l’altro dell’ipoteca che sicuramente avrà iscritto sullo stesso.

Direi che visti i valori in ballo vi convenga rivolgervi ad un avvocato o chiedere chiarimenti a quello che avete già.