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Cicatrice e bocca che non si apre bene: danno lieve?

Ho avuto un incidente con la bici e adesso è rimasta una cicatrice tra il mento e la guancia di 6 cm. L’ assicurazione mi ha detto che si tratta di un danno estetico lieve, ma che significa ? la cicatrice si vede bene e inoltre non posso aprire la bocca ma solo 1. 5 cm , comunque devo ancora fare gli accertamenti per l’ apertura della bocca. Ma che significa danno lieve , io ho interpretato che non mi è successo nulla e così ?

Non mi sembra affatto lieve, né dal punto di vista estetico, né da quello funzionale, se come riferisci puoi aprire la bocca solo così leggermente.

Ad ogni modo, quello che devi fare è nominare un tuo medico legale di fiducia, è assolutamente inammissibile fare riferimento solamente a quello nominato dalla compagnia di assicurazione, che è in palese conflitto con il tuo interesse ad un risarcimento maggiore – e qui potrei raccontarti dozzine di storie dell’orrore prese dalla mia pratica reale.

Il tuo medico legale di fiducia, da te pagato, potrà farti una valutazione oggettiva e appunto più degna di fiducia di quella che potresti mai ricavare dalla compagnia di assicurazione.

Naturalmente, per un danno del genere, che non mi sembra affatto lieve come dicevo, ti consiglierei anche di nominare un avvocato, perchè la valutazione medico legale è solo il primo aspetto, il primo passo, poi ce ne sono molti altri che è bene siano seguiti da un professionista legalmente competente.

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Responsabilità medica o malpractice: come agire?

Nell 2010 sono stato sottoposto in ospedale comunale a una biopsia escissionale laparoscopica per sospetta linfoadenopatia pelvica. Durante l’intervento avviene la lesione dell’uretere inglobato in uno degli linfonodi interessati da linfangite neoplastica e lo si converte in laparotomia, cioè in normale intervento chirurgico, allestendo la ureterostomia in attesa di effettuare una futura riparazione. Dopo una chemioterapia con esito positivo per un anno e mezzo sono costretto di vivere e lavorare (sono responsabile commerciale) con forte disagio della ureteroscopia applicata al mio rene destro, che perdo durante successivo intervento di riparazione alla fine di dicembre 2011. Adesso mi trovo con una l’invalidità parziale e un ernia postoperatoria lasciatami ed ancora da sistemare. Se fossi sottoposto alla chemio dopo una biopsia andata bene sarei adesso perfettamente sano, con due reni funzionanti. Posso ancora chiedere un risarcimento e come dovrei procedere?

La prescrizione delle azioni per il risarcimento del danno è duplice: di cinque anni, per quella aquiliana o da fatto illecito, pertanto già spirata, e di dieci anni, per quella contrattuale. Puoi dunque ancora esercitare la azione di responsabilità contrattuale. Solitamente, quando si intenta causa per un problema di questo genere di esercitano, per sicurezza, entrambe le azioni anche perché ognuna è sottoposta a condizioni e regole diverse, anche in tema di onere della prova, ma puoi, se credi, anche agire sulla base della sola responsabilità di tipo contrattuale.

La prescrizione per l’azione aquiliana potrebbe essere più lunga qualora nel fatto in questione fosse ravvisabile un reato – di lesioni, ovviamente – e a determinate condizioni definite, man mano, dalla giurisprudenza a seconda della presenza o meno di una denuncia querela o meno, anche se non in modo del tutto univoco. Questa è tuttavia una indagine che probabilmente non vale la pena di fare, sia perché a naso condurrebbe ad una risposta più facilmente negativa che positiva, sia perché, residuando l’azione contrattuale, non c’è bisogno di sperticarsi per resuscitare azioni di cui non si ha la stretta necessità.

Ciò chiarito, prima di fare qualsiasi cosa, il primissimo passo è quello di acquisire una consulenza medico legale: occorre cioè il parere tecnico e qualificato di un medico legale che, valutato il caso alla luce dell’andamento dei fatti e delle norme applicabili, stabilisca se il danno che hai oggettivamente subito è ascrivibile a responsabilità dei medici o, invece, no, come ad esempio nel caso in cui ci sono sì danni, ma questi rientrano nelle complicanze normalmente prevedibili per interventi del genere.

L’attività chirurgica, infatti, è per se stessa un’attività tipicamente pericolosa, ad eccezione probabilmente degli interventi routinari, come ad esempio l’appendicectomia, dove sia pur utilizzando le regole di comune prudenza e i dettami della scienza medica, il paziente può comunque riportare un danno, che però non è «colpa» dei sanitari, ma del fatto che si è andati ad intervenire in situazioni che sono già di loro rischiose.

Questa prima valutazione la può fare solo un medico legale serio, competente, preparato ed onesto. Non ho usato a caso questi aggettivi, ognuno di essi corrispondente ad un requisito fondamentale, la ricorrenza del quale farai bene ad accertare nel momento in cui conferirai incarico, perché si tratta di caratteristiche niente affatto scontante per chi si rivolge ad un professionista in Italia. Ovviamente, lo stesso discorso vale anche per gli avvocati, i commercialisti e così via.

Se un bravo medico legale dirà che nel tuo caso c’è effettivamente responsabilità, e dunque «colpa», dei sanitari che ti hanno operato nel danno che hai riportato, il medico legale stesso tratteggerà una quantificazione del tuo danno, esprimendolo in punti percentuali, come danno biologico, invalidità temporanea e permanente.

A questo punto, la palla tornerà in mano al tuo avvocato di fiducia che, come primo passo, invierà una diffida con la richiesta di risarcimento ai sanitari che sono intervenuti e alla struttura all’interno della quale sei stato operato, se del caso.

In molti casi, sia i sanitari che le strutture sono titolari di un apposito contratto di copertura assicurativa, per cui molto spesso il passo successivo è quello di instaurare e condurre una trattativa con la compagnia di assicurazione tenuta per la responsabilità civile dei medici.

Nel caso in cui non si giungesse ad un accordo al riguardo, noi di solito procedimento con il deposito di un ricorso ex art. 696 bis cod. proc. civ. e cioè con un ricorso per CTU preventiva, per maggiori dettagli sul quale ti rimando alla relativa scheda.

Ma qui dipende dalla situazione e dalle motivazioni per cui l’accordo che viene proposto non è ritenuto soddisfacente, sono valutazioni che si fanno con l’aiuto del proprio legale di fiducia.

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Vittima di un reato violento? Lo Stato ti paga un indennizzo.

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Purtroppo, capita molto spesso che l’autore di un reato, peraltro particolarmente odioso o grave, venga identificato e condannato, ma poi si riveli nullatenente, con la conseguenza che la vittima del reato non riesce a conseguire il risarcimento che le spetta.

Per fortuna, l’Unione Europea ha adottato una direttiva che prevede che in tali casi ci sia l’intervento dello Stato al quale la vittima si può rivolgere per vedersi riconosciuto e pagato il proprio risarcimento danni, o almeno un indennizzo.

La direttiva è la 2004/80/CE.

Essa ha istituito per tutti gli Stati il seguente obbligo: «Tutti gli Stati membri provvedono a che le loro normative nazionali prevedano l’esistenza di un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime» (art. 12, paragrafo 2).

Come previsto dall’art. 18 della direttiva stessa, il legislatore italiano avrebbe dovuto attuare detto sistema d’indennizzo entro il 1° luglio 2005.

Lo Stato italiano – ovviamente – non ha rispettato tale termine e per questo è stato poi anche condannato dalla Corte di Giustizia (sentenza 29 novembre 2007, causa C 112/07).

Ma la cosa che più importa è che alcuni giudici hanno emesso sentenze in cui hanno comunque condannato lo Stato a corrispondere l’indennizzo previsto dalla direttiva, ritenendo appunto questa direttiva già applicabile, nonostante la mancata attuazione con legge dello Stato.

La prima sentenza è quella del Tribunale di Torino n. 3145/10 del 6 maggio 2010, resa dalla Dott.ssa Roberta Dotta. Il caso riguardava la terribile esperienza vissuta da una giovane ragazza, che era stata sequestrata, percossa e violentata per un’intera notte da due ragazzi. I fatti erano stati accertati penalmente, solo che i due responsabili si erano resi latitanti nel corso del processo e comunque non avevano niente di aggredibile per risarcire i danni.

Il Tribunale, applicando i consolidati principi sanciti dalla Corte di Giustizia UE e dalla Cassazione italiana in materia di responsabilità per mancata attuazione di direttiva comunitaria, ha condannato la Presidenza del Consiglio a risarcire le “conseguenze morali e psicologiche” subite dalla ragazza, liquidando in via equitativa la somma di €90.000 e ritenendo che i pregiudizi, per essere risarciti, non abbisognassero nemmeno di un’apposita istruttoria, considerate le modalità con cui erano stati commessi i fatti.

Altre sentenze poi hanno confermato questo indirizzo, come questa di Bologna. 

Ma quali sono i reati violenti che danno diritto a conseguire un indennizzo da parte dello Stato?

La direttiva non contiene una definizione precisa, ma solo una formula generica in modo da poter ricomprendere tutti quei casi in cui può sembrare giusto che ci sia l’intervento dello Stato a risarcire chi è rimasto vittima di un reato particolarmente odioso. Sicuramente rientrano nel novero l’omicidio, la violenza sessuale e molto probabilmente anche le lesioni personali; per altre figure di reato invece conviene valutare caso per caso, tenendo presente che l’ultima parola ovviamente spetta sempre al giudice.

Per quanto riguarda, invece, l’ammontare del risarcimento, la direttiva parla di un indennizzo. L’utilizzo di questo termine può far pensare che non si tratti di un vero e proprio risarcimento cioè di una somma effettivamente parametrata al danno subito ma ha una somma che pur non essendo corrispondente al danno costituisca un fattore di ristoro per la vittima del reato come ad esempio è avvenuto nel caso giudicato a Torino. L’indennizzo, quindi, è sempre monetariamente più basso del risarcimento danni, ma è comunque già qualcosa per tutte quelle vittime che se non potessero richiedere questo indennizzo rimarrebbero completamente a mani vuote.

Una prospettiva interessante in casi come questi è che la vittima del reato può proporre al suo avvocato di seguire la pratica di risarcimento danni o comunque di conseguimento dell’indennizzo con un sistema tariffario basato su un compenso a percentuale considerata la solvibilità dello Stato italiano che è destinato a pagare al termine della vertenza, anche se la sicurezza assoluta non si può mai essere e quindi anche per questi aspetti bisognerà che cliente avvocato valutino caso per caso stabilendo un accordo articolato sui compensi destinato a prevedere le varie ipotesi in cui può concludersi la vertenza.

Se sei rimasto vittima di un reato violento e vuoi chiedere indennizzo allo Stato in base alla direttiva europea puoi chiederci un preventivo compilando il modulo apposito.

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Mio figlio è stato aggredito: può beccarsi una controquerela?

mio figlio ha avuto una aggressione da parte di un Signore di circa 70 anni ( LUi ne ha 21) dalla quale ha subito una ferita alla mano destra e conseguente avvio al Pronto Soccorso e relativa denuncia con Testimoni fra cui un Sottocapo della Locamare. Vorrei sapere, potrebbe accadere qualcosa relativamente alla Fedina Penale di Mio Figlio? Mia Moglie è preoccupata e dice che se l’altro fa una contro denuncia potrebbe accadere tale situazione ovvero sporcare la fedina penale.

Tuo figlio è vittima di un reato, per cui, in linea di principio, non dovrebbe essergli contestato nulla.

Però è vero che gli autori di reati di questo genere non così di rado presentano controquerele in cui sostengono fatti opposti a quelli che si sono oggettivamente verificati, con lo scopo di confondere le acque e procurarsi una strategia difensiva, per quanto scorretta, in assenza di elementi a favore.

Ovviamente, è impossibile prevedere se questo accadrà e, nel caso, a cosa potrà condurre.

Gli spunti che possono lasciarvi sono i seguenti.

Innanzitutto, la situazione non può essere trascurata. Ciò significa che vi occorre un avvocato che sia bravo, preparato e degno di fiducia, che dovrete quindi scegliere attentamente. Chiedetegli, ovviamente, un preventivo, perché dovete sempre avere il controllo del costo di una vertenza del genere, per non rischiare di spendere in assistenza legale cifre spropositate.

Con l’assistenza di un avvocato, si possono curare in modo particolare le prove disponibili, svolgendo anche, se del caso, le fondamentali indagini difensive, tutte cose che restringerebbero molto le possibilità di tutti coloro che volessero sostenere tesi diverse rispetto a quanto accaduto.

Poi ci sono molte altre cose da fare, sia in via proattiva sia in reazione a quanto eventualmente dovesse porre in essere controparte.

Un’altra eventualità che si potrebbe valutare, in caso di presentazione di controquerela, sarebbe una remissione reciproca, sempre che i fatti non costituiscano reati perseguibili d’ufficio per la loro gravità. Anche per tale ipotesi, tuttavia, è caldamente consigliata l’assistenza di un legale, sia per valutarne la praticabilità sia per la gestione delle trattative relative.

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Sinistro stradale con lesioni: come è meglio gestirlo?

4 mesi fa ho avuto incidente ,4 fratture scomposte e sono stata operata, ho 70 anni, la controparte viaggiava con passeggero , e nonostante le foto evidenzino come io ero sulla mia corsia, visto che l auto mezza distrutta era tutta dentro la mia corsia ,addirittura sbattuta sul marciapiede, la controparte ha cercato di usare l amico passeggero come testimone,dicendo che sono stata io ad invadere la sua corsia poi rimbalzando indietro, io ho tre testimoni ,uno che ha visto l auto che ha invaso mia corsia, e due arrivati qualche secondo dopo che han visto la mia auto tutta all ineterno della mia corsia, come da foto, loro avevano anche spostato l auto da luogo impatto.
abbiamo fatto richiesta verbale carabinieri per vedere cosa han rilevato, ma dobbiamo aspettare, perche il verbale necessita del nullaosta procura, visto che è saltato fuori che la controparte guidava in stato di ebrezza. cosa comporta questo??? poi volevo sapere per legge ogni punto di invalidita quanto sarebbe.

Visto che è un danno di una certa entità, ti conviene incaricare un legale di seguire la pratica, perché il rischio, in mancanza di un avvocato, di conseguire un risarcimento molto più basso di quello che ti spetterebbe, o addirittura di non conseguirlo o conseguirlo solo in parte, a seguito del riconoscimento di un concorso di responsabilità, è davvero molto alto.

Ci sono, specialmente nei sinistri con lesioni importanti come il tuo, aspetti tecnici e pratici che può disbrigare in modo corretto solo un avvocato esperto della materia, mentre confidare sulla correttezza e buona fede della compagnia di assicurazione che deve liquidare è davvero assurdo: le compagnie sono società commerciali interessate a liquidare il meno possibile e che fanno regolarmente tutto quello che possono per raggiungere questo obiettivo.

Ovviamente, prima di affidare l’incarico chiedi un preventivo, anche se la prassi invalsa nel settore è quella del compenso a percentuale in ragione del 10% del ricavato, che scatta peraltro solo se le spese legali non sono rimborsate dalla compagnia, cosa che secondo una recente sentenza di Cassazione sarebbe peraltro dovuta.

Ciò premesso, è normale che l’estrazione di copia del rapporto di incidente stradale richieda l’autorizzazione della procura, essendoci stato un possibile reato è stato aperto un fascicolo e c’è il segreto delle indagini preliminari, comunque basta fare un’apposita istanza, cui provvederà il tuo legale una volta che l’avrai incaricato.

Per quanto riguarda invece il danno biologico, intanto devi procedere alla determinazione del suo ammontare, cosa che puoi fare solo rivolgendoti ad un tuo medico legale – anche qui ti rinnovo l’esortazione a non fidarti delle conclusioni di quello della compagnia di assicurazione, ma a commissionare prima un accertamento ad un professionista di tua fiducia.

Una volta che avrai avuto la consulenza medico legale, che consiste appunto in una relazione scritta, alle conclusioni della stessa si possono applicare le tabelle attualmente previste. Per fare il calcolo in concreto, puoi usare una delle utilities che si trovano comunemente su internet.

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Se non ho prove schiaccianti della mia denuncia il giudice condannerà comunque controparte?

circa un mese fa ho presentato presso i carbinieri una denuncia-querela per ingiurie,aggressione e minaccie subite dal mio vicino di casa. Sono stato in ospedale con prognosi di 5 giorni e antidolorifici per 8 giorni. Quel giorno ho chiamato il 113 per un pronto intervento delle forze dell’ordine. Purtroppo non sono uscite per mancata disponibilità di pattuglia e nel mentre mi sono messo in sicurezza, quindi mi comunicavano che era inutile il loro intervento. Non ho un testimone. La mia buona fede è solo confermata dal pronto soccorso e dalla richiesta di aiuto al 113. Questa cosa può influire molto (senza testimone) in un procedimento penale? Come procede adesso l’iter giudiziario? Devo farmi assistere da un legale?

Tutti i procedimenti giudiziari giocoforza vivono di prove, cioè della capacità di chi li aziona di dimostrare i fatti che ne stanno alla base.

Un conto è la realtà, per come è andata, un altro conto la possibilità di provarla in giudizio: due cose che spesso non coincidono.

La chiamata al 113, la visita all’ospedale e le altre circostanze documentate o documentabili costituiscono un principio di prova, sono elementi che fondano una certe verosimiglianza di quello che sostieni, ma potrebbero non essere sufficienti per determinare la convinzione del magistrato.

Sicuramente l’assistenza di un avvocato competente potrebbe essere molto utile per lavorare sul tema della prova o per gestire in altro modo la situazione processuale e non.

Anzi, proprio il lavoro sulle prove è quasi sempre la parte più importante dei vari compiti che l’avvocato deve svolgere.

Nel tuo caso, il tema delle prove potrebbe essere ancora più importante del solito, anche perché nelle denunce penali c’è sempre un minimo di rischio, in caso non si riescano a dimostrare i fatti, di una denuncia per calunnia.

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La perizia medico legale posso farmela fare anche da un comune medico chirurgo?

Ho a che fare con un incidente stradale in cui ho subito lesioni. Ho deciso di farmi assistere da un medico che dovrà compilare una relazione sui danni subiti. E’ sufficiente un medico chirurgo per firmare la relazione ( ce l avrei in casa) o deve essere specializzato in medicina legale.

Credo che un medico iscritto all’albo ma non specializzato in medicina legale non potrebbe farti una consulenza medico legale nemmeno se lo volesse, per motivi deontologici legati alla necessità che ogni incarico sia svolto da un medico competente per svolgerlo.

Gli stessi medici legali con cui mi è capitato di lavorare negli ultimi anni in caso di problemi riguardanti un’area di pratica particolare, la più frequente delle quali era ortopedia, si sentivano tenuti ad associare alla valutazione del caso un ulteriore specialista.

Quand’anche si potesse fare, credo che un documento del genere avrebbe molto meno valore e persuasività di una relazione redatta da un vero e proprio medico legale.

Non ti consiglierei di andare al risparmio, poi ovviamente dipende dalla natura e dall’entità delle lesioni e dalla tua idea di risarcimento da conseguire.

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Se mi staccano a morsi un pezzo di naso mi conviene fare la denuncia?

Mio marito si è messo in mezzo in un litigio tra due persone per dividerle e uno di questi gli ha morso il naso staccandogli un pezzo… 6 punti e forse poi una plastica al naso… consiglia una denuncia e come devo fare e cosa comporta?

Beh ci sono davvero tante valutazioni da fare.

Innanzitutto, visto il danno e le modalità particolarmente violente, c’è da dire che probabilmente i presupposti per una denuncia anche penale ci sono tutti.

Detto questo, bisogna valutare la convenienza di presentare effettivamente la denuncia, sotto diversi profili, tra i quali elenco molto sommariamente:
– solvenza del danneggiante (c’è il rischio di incardinare procedimenti, spender soldi in avvocati, poi non recuperare nulla)
– praticabilità della sede civile, penale o entrambe
– consistenza del danno (valutabile da un medico legale)
– ecc. ecc..

Vi consiglierei di acquistare un’ora di consulenza da un avvocato in cui approfondire adeguatamente la situazione e così valutare cosa conviene fare e prendere una decisione essendo muniti delle informazioni giuste.

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Se mia moglie mi denuncia come posso difendermi?

sono stato querelato da mia moglie. X aggressione due anni fa xche avevo decido di lasciarlapoi coi suoi ricatti mi !ha costretto a star con lei se sé volevo che mi rititasse la deenuncia quella volta l’Inps mi chiese i danni x malattia della signora a settembre e’ successo ancora mi sono lasciato con mia moglie e mi ha denunciato ancora x aggressione fatto che non ho compiuto l’Inps a distanza di quasi due mesi mi chiede il risarcimento a me non ho alcuna intenzione come devo procedere?un avvocato al quale mi sono rivolto mi ha inoltre consigliato di attendere fino all’udienza per sporgerle denuncia x calunnia solo nel momento in cui verrò condannato…ma perché questo stare zitto ora non è come ammettere il fatto?non posso prendermi una colpa che non ho anche perché la signora è un autolesionista ma ha già più volte ri
cattato di volersi provocare lesioni e suicidars. Lasciando uno scritto contro di me come posso tutelarmi?

Il fatto non è molto chiaro e andrebbe approfondito maggiormente, ma in generale sono poco d’accordo sull’opportunità di attendere senza fare niente.

Nel processo penale, specialmente durante la fase delle indagini preliminari, si possono fare molte cose utili, come ad esempio le indagini difensive che spesso hanno un peso importante in seguito. In ogni caso, è meglio definire una strategia difensiva di base e farlo prima possibile.

Al di là, poi, dell’aspetto penale della vicenda, è evidente che devi gestire la separazione da tua moglie in modo globale, anche sotto questo profilo ci sarebbero molte cose che, volendo e potendo, si potrebbero quantomeno tentare.

il mio ragazzo coinvolto in una rissa può lasciare l’Italia?

Mio fidanzato si è picchiato con due ragazzi in un bar, nessuno è rimasto gravemente ferito, ora tutti e tre hanno sporto denuncia e chiedono danni. Mio fidanzato non ha mai avuto a che fare con la polizia prima. Lui mi doveva raggiungere al più presto in Germania, ora con queste denunce lui potrà lasciare ltalia? Quanto durano queste cose, il processo se lo posso chiamare così. Cosa gli può accadere al mio fidanzato? Rischia la galera? I carabinieri gli hanno detto di non allontanarsi ma non l’hanno arrestato. Mi sai dire qualcosa riguardo a tutto questo? Io sono straniera, mi scuso in anticipo, magari non mi sono espressa tanto bene.

La prima cosa sarebbe fare una istanza ex art. 335 per vedere che tipo di reato è stato contestato.

Per il resto, sino a che il giudice non applica la misura cautelare del divieto di espatrio una persona se anche pende un procedimento penale nei suoi confronti può circolare liberamente, specialmente all’interno dell’Unione Europea. E di solito per reati di questo tipo, specialmente per persone incensurate, misure di questo genere non vengono adottate.

Per tutto il resto, bisogna capire più in dettaglio e in concreto i fatti, e la loro gravità. Può darsi che ci sia un processo, come può anche darsi che rimanga tutto nel cassetto fino a finire in prescrizione, specialmente se è un episodio con danni lievi o anche assenti. Ti consiglio di rivolgerti ad un avvocato che possa curare i vostri interessi, essendo un penale è meglio tutelarvi, anche se può essere benissimo una cosa che si risolve in niente comunque finchè pende il procedimento meglio non trascurarlo.